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Autore: Sheep01    06/01/2015    6 recensioni
“Sempre insieme, eternamente divisi. Finché il sole sorgerà e tramonterà, finché ci saranno il giorno e la notte.”
Questa è la storia di un falco, di un lupo e di una ladra. Di come quest'ultima, in fuga da una delle prigioni più inespugnabili del regno, si troverà, suo malgrado, coinvolta in una tragica storia, alimentata da forze oscure e misteriose. Fra le sue mani, il destino di due amanti, oppressi dal maleficio di un vescovo crudele e senza scrupoli, che li costringe a una semi vita fatta di albe e tramonti che si rincorrono.
[Clintasha – Medieval AU]
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nick Fury, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi citati non mi appartengono ma sono proprietà di Marvel e Disney. La storia di “Ladyhawke” al quale questo racconto è liberamente ispirato, è di proprietà dei rispettivi creatori e case di produzione. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

 

*
 

HAWKS

 

Lo so che ho promesso di non farlo più, Signore, ma so anche che tu sai, quanto debole sia la mia volontà.”

 

*

 

Il rumore che fa la fune quando si tende, produce un suono che si potrebbe dire simile alla nota di uno strumento a corde.

Una specie di melodia.

Per quanto Katherine Bishop amasse la buona musica però, non era del tutto certa che quel tipo di suono fosse in sintonia con i suoi gusti.

Non quando quel molesto e antiestetico cappio finiva per rappresentare l’unica via di fuga dalla prigionia. E andasse a coincidere, più o meno agilmente, con il suo ultimo viaggio.

Morire per impiccagione suonava così poco romantico. Così poco tragico. Finir penzoloni per una botola, con un sacco sulla testa, le gambe che si dimenano comicamente a dar spettacolo a un gruppo di villici ignoranti.

Per questo aveva deciso che il giorno prestabilito per le esecuzioni nelle prigioni di Aguillon, sarebbe coinciso con quello della sua fuga.

Programmata, certo.

La sua fama non si fermava, per nulla, a qualche innocente furtarello al mercato.

Com’era vero Iddio, avrebbe portato a compimento una delle imprese più spettacolari della sua giovane vita. Che si narrasse delle sue gesta negli anni a venire!

L’unica donna ad essere entrata nelle prigioni di Aguillon come ladra, in procinto d’esecuzione e ad esserne uscita viva. Nonché moderatamente in forma.

C-certo un paio ossa in meno mi avrebbero fatto comodo…” smozzicò annaspando nel tunnel fatto di terra e argilla melmosa. Scavare per giorni aveva portato i suoi frutti; la fretta però non le aveva dato il tempo necessario per prendere le giuste misure. Aveva dovuto stringersi un po’… ed ora i suoi muscoli, le sue membra tutte, stavano lottando per uscire da quel cunicolo oscuro che la proiettava direttamente nei sotterranei delle prigioni.

L’odore di urina, escrementi e muffa le regalavano un mistura odorosa affatto invitante.

Uscire dall’utero materno non deve esser stato tanto diverso…” sgranò gli occhi, allungandosi, mentre le mani andavano ad affondare nell’acqua, aggrapparsi al fondo limaccioso come a cercare un ultimo appiglio per uscire da quel buco.

C-che ricordi…”

 

Che fine ha fatto il falchetto pellegrino?” la voce delle guardie arrivava lontana e ovattata come fosse a centinaia di metri di distanza. Peccato fosse solo qualche metro in superficie e che – molto probabilmente – sarebbero stati sulle sue tracce in poco meno di una manciata di minuti.

La voce della sua compagna di cella farfugliò qualcosa di davvero poco chiaro. Non una novità, considerando i suoi etilici trascorsi. Era sicura che tutto quell'idromele le avesse bruciato un bel pezzo di ragione. Le conversazioni che avevano pigramente consumato in pochi giorni di convivenza erano state tutte piuttosto fantasiose. Se mai avesse avuto modo di scriverne, Kate era certo convinta che avrebbe potuto tirar fuori delle novelle niente male.

In preda alle considerazioni ricadde con un tuffo nell’acqua torbida, annaspando per qualche istante prima di emergere.

Che schifo!” si trovò ad esclamare, muovendosi a pesanti falcate lungo il canale.

Avrebbe dovuto trovare una via di fuga rapida e possibilmente indolore. Ma quei tunnel sembravano tutti uguali e da quella prospettiva non pareva così facile orientarsi nel dedalo sotterraneo, con la scarsa visibilità, la puzza e tutto il resto.

Signore ti prego indicami la via. Se mi salvi da questa situazione ti prometto, anzi, ti giuro che mai più ruberò. Se mi permetti di cavarmela, ti giuro che dedicherò parte della mia esistenza alle buone azioni. Ad aiutare i poveri e gli affranti… a consolare i…”

Solo quando intravide una luce cominciò a indovinare una speranza concreta. Che si manifestò, con tanto di cori angelici, su per la grata che suppose improvvisamente arrivare dalla chiesa. Il vescovo stava per celebrare la funzione. Se per rendere pace agli impiccati freschi di giornata o grazie al Signore di aver liberato il paese da quella feccia, quello non avrebbe saputo dirlo.

Il vescovo di Aguillon non era esattamente rinomato per essere un grand’uomo. E che Dio avesse pietà della sua anima di giovane fanciulla ancora in fiore anche solo per averlo pensato ma… diamine! Dopotutto era quello che il popolo andava farneticando da più o meno un lustro. Il vescovo nascondeva un passato ben più torbido di quanto non mostrasse la facciata. E improvvisamente le apparve quasi chiara la metafora di come quelle stesse fogne che galleggiavano sotto la prigione e finanche la chiesa, sembravano rappresentare la gestione del suo vescovado.

In ogni caso ora il Signore, in linea o meno con le sue supposizioni, le stava mostrando qualcosa.

Magnifico come a volte la provvidenza si manifesti in modi del tutto inusuali e poco in linea con il corretto pensiero.

Signore… ti ringrazio!” si premurò di pronunciare, comparendo sotto il cono di luce proveniente da fuori. Solo quando vi fu sotto si rese conto che la via di fuga era ben meno semplice di quanto si era attesa. La luce invitante dell’esterno non le assicurava per niente l'evasione, tutt’al più andava ad illuminare una scappatoia a qualche metro di distanza, un altro canale che andava a inabissarsi verso una galleria che presumibilmente sfociava all'aria aperta. Verso il fossato che circondava l’intera struttura, lo stesso fossato che aveva solo avuto modo di intravedere il giorno della sua cattura, prima di essere ingabbiata come un lupo selvatico.

L’idea non la allettava per nulla.

Bè, Signore… se questa è la tua volontà…” con un gemito sommesso andò a recuperare tutta l’aria di cui aveva bisogno. Vinse la riluttanza per tutto quello schifo galleggiante, il conato di vomito bloccato in gola e, dopo un paio di calcoli mentali, si immerse per affrontare l’ultimo viaggio… possibilmente verso la superficie. E non per una tragica morte.

Di morti affogati ne aveva visto solo uno. E le era bastato. Una morte forse ancora meno romantica di un impiccato. Le labbra gonfie, gli occhi sporgenti e il colorito blu della pelle… non era sicura fosse la tonalità che più le si addiceva.

 

Il viaggio fu di certo meno lungo di quanto le era sembrato. Momenti che alternavano pentimenti per una vita passata, l’abbandono della famiglia che aveva tentato di insegnarle la disciplina e che, quando aveva visto fallire ogni suo più tenace tentativo, aveva tentato di rinchiuderla in un convento disperso sulle montagne, per insegnarle l’umiltà, l’obbedienza… la castità.

Tutte cose di cui avrebbe volentieri fatto a meno… prima dell’immersione, ma che le sembravano di certo più allettanti, ora che sentiva il respiro mancarle in gola e le bollicine d’aria le volteggiavano attorno al viso, a schernirla per la sfacciataggine con cui aveva deciso di affrontare l’impresa.

Quando raggiunse la superficie, la luce del sole e il respiro che incanalò tutto l’ossigeno che le era mancato, le fecero assaporare nuovamente quella sensazione invadente che la gente amava chiamare libertà.

Trattenne un grido liberatorio, tenendosi sulla sponda, per evitare le guardie, per non attirare l’attenzione. Se anche sentiva uno sgradevole sapore sulla lingua cercò di prenderlo come il prezzo da pagare per quel dono divino.

Grazie Signore… grazie…” smozzicò a fatica, prima di andare alla ricerca di un solido appiglio per uscire da quella fogna di posto.

Il più lontano possibile dalle prigioni, dal vescovo ma soprattutto dall’unica nota di quel ruvido cappio.

 

*

 

Il vescovo di Aguillon s’incamminò nervoso fuori dalla chiesa, con il suo seguito di novizi tutti di bianco vestiti, in uno stormo ubriaco.

Il capo della guardia, Jasper Sitwell, gli si affiancò con aria tutt’altro che tranquilla.

Vostra grazia… una parola.”

Anche due, purché siano rapide.”

Vide la guardia esitare, abbassare lo sguardo, non un segno che si potesse interpretare come una buona novella.

Un prigioniero è riuscito a evadere.”

Il vescovo rallentò la sua avanzata e per poco il primo del suo seguito non andò a franargli addosso.

Squadrò il capo della guardia con aria accusatoria.

Come è stato possibile?”

Ha scavato un tunnel da cui nemmeno un bambino sarebbe riuscito a passare.”

Per finire dove, esattamente?”

Nei sotterranei. Gli scarichi che portano al fossato.”

Li avete perlustrati?”

Da cima a fondo, vostra grazia.”

E allora deve essersi spinto ben oltre le prigioni. Che state aspettando? Non può e non deve sfuggirvi. Le tempeste si fanno annunciare da lieve brezza, capitano. E una sola scintilla può appiccare il fuoco della ribellione.”

Sì, vostra grazia.”

Lo guardò abbassare il capo e allontanarsi, regalandogli la flebile illusione di avergli concesso la grazia.

Si incupì rapidamente invece e congedò in malo modo il seguito andando a rintanarsi nello stanzino che usava per le sue preghiere.

Una volta solo si inginocchiò di fronte alla croce che si limitava a rimirarlo, silente, dalla sua posizione.

Ancora vi ostinate a inginocchiarvi di fronte a un Dio che evidentemente si è dimenticato di voi?”

Il vescovo sgranò gli occhi ed esitò per qualche istante sulla statua del figlio di Dio, sperando fosse stato lui a concedergli la gioia di una parola, seppur non di consolazione.

Come biasimarlo comunque, non si può certo dire che la vostra condotta incontri gli insegnamenti di vostro Signore.”

Il vescovo si voltò di scatto. Un’espressione sgomenta sul viso scavato, teso che stava arrendendosi al peso degli anni e dei suoi peccati.

E i suoi occhi videro. Videro colui che aveva tante volte cercato di dimenticare. Il giovane dai capelli corvini che sorrideva beffardo dall’oscurità. E che nell’oscurità sembrava esser stato forgiato.

Quel demonio a cui si era appellato per un maleficio… che lo aveva incatenato in un ricatto che ormai durava da due anni.

Voi, demonio…” sussurrò come se non si aspettasse una sua visita.

Demonio… attento a come parlate, vostra grazia.” Si prodigò il giovane in un inchino elegante, in netto contrasto con l’espressione di puro sdegno che gli si era dipinta in viso. Il vescovo si ritrasse, esasperato, ad arpionarsi a quel suo altare improvvisato. Come ad aggrapparsi ipocritamente alla sua fede, sperando di esserne tratto in salvo.

Vi ho già insegnato il mio nome. Buffo come ogni volta sembriate dimenticarlo.”

Non l’ho dimenticato…”

Il ragazzo sorrise, andando a rimirare il crocifisso su cui quell’omuncolo sembrava prestare tanto affidamento.

Siete venuto qui per riscattare il debito che ho nei vostri confronti, dunque?” balbettò il vescovo, cercando di ricacciare indietro il sibilo di terrore che aveva preso a respirare dalle lorde profondità della sua coscienza.

Rilassatevi, amico mio, non è ancora venuto il momento. Non è per questo che sono venuto a farvi visita…” lo rassicurò con quel suo tono pacato, ma seducente, che nascondeva ben altri intenti.

E allora a cosa devo… questa incursione durante il mio momento di preghiera?”

Suvvia, vostra grazia, sembrerebbe quasi che vogliate liberarvi di me…” lo guardò dritto negli occhi, prima di mutare espressione. E questa volta, il vescovo, in quegli occhi color del cielo, limpidi e ingannevoli come una mattina di primavera, sembrò quasi avere uno scorcio dell’abisso infinito che celavano. Si sentì inghiottire in quelle profondità e calamitare nel sibilo che le sue labbra produssero.

Molto presto qualcosa cambierà il corso degli eventi. Il maleficio che mi avete chiesto di architettare verrà minacciato da qualcosa di ben più forte della magia di qualsiasi dio terreno e ultraterreno.”

Il vescovo si sentì vibrare fin dalle ossa, un sussulto interiore che faticò a trattenere. Ancora inchiodato in quegli occhi. Su quelle labbra.

Il ladruncolo che le vostre guardie si sono lasciati sfuggire questa mattina, che è riuscito a scampare alla morte, giocherà un ruolo fondamentale… in questo cambiamento.”

Lo vide sorridere, come se lo trovasse divertente, come se fosse un gioco, uno spiritoso scherzo del destino.

Vi consiglio di spingere sulla cattura di questo ragazzino… o forse sarebbe meglio dire… ragazzina.”

Ragazzina?” le parole gli erano uscite strozzate come se dei sassi in gola gli impedissero di parlare.

Falco pellegrino… la chiamano. Un delizioso soprannome, nevvero? La connessione con la natura del maleficio ha un che di romantico.”

La ragazzina dai capelli neri.”

Lieto che vi ricordiate di lei.” Si compiacque, “In fondo come potevate tradire la vostra natura di estimatore del fascino femminile? Dopotutto non è forse grazie a questa vostra insana passione se voi ed io ci siamo incontrati? E che abbiamo stretto questo proficuo sodalizio?”

Le sue labbra produssero una risata compiaciuta, tronfia e il vescovo, di nuovo, ne rabbrividì.

Ebbene, fossi in voi, cercherei di assicurarmi che i vostri uomini facciano bene il loro lavoro. Non credo vi piacerebbe scoprire cosa il futuro ha in serbo per questa storia.”

Quando il ragazzo pallido distolse da lui lo sguardo, il vescovo sembrò riuscire di nuovo a respirare. Prese ampie boccate d’aria come se una tenace apnea gli avesse bloccato i polmoni.

E v-voi non potete… non potete intervenire affinché questo incidente abbia un esito positivo?” ebbe appena il coraggio di formulare. Se fosse stata la paura o la sfacciataggine a parlare, il giovane non ne sembrò impressionato.

Vostra grazia… non è da voi questa ingordigia.” Lo derise, senza nemmeno preoccuparsi di nascondere lo scherno nello sguardo. “Abbiate fede… continuate a pregare il vostro Dio, se questo vi fa sentire meglio, ma ricordate che alla fine di tutto… sarà a me che dovrete pagare il conto. Non mi sembra il caso di aggiungere ulteriori sovrapprezzi alla prestazione, non trovate?”

Il vescovo si appoggiò, esausto, alla parete spoglia della celletta; il sudore ormai a incorniciare il volto che faticava a nascondere il marciume di cui era lo specchio.

E se avessi bisogno di voi? Anche solo di un consiglio?” ebbe ancora l’ardire di insistere.

Il ragazzo si voltò ad osservarlo ora con una pietà quasi commovente negli occhi. Sulle labbra forse una compassionevole concessione.

Basterà che pronunciate il mio nome.”

Il vescovo fremette e quasi intuì la sfida che sembrava avergli mandato.

Poco prima che sparisse, nell’eco di una risata, la sua voce sussurrò: “Loki…”

 

*

 

Katherine aveva corso per miglia prima di decidere che avrebbe potuto concedersi una tregua.

Nei pressi di un villaggio, sul finir del giorno, il tramonto alle porte.

Racimolò dei vestiti da una casupola di contadini. Rubò un paio di mele e, scontrandosi con un mercante, sul sentiero, quella che aveva tutta l’aria di essere una sacca colma di monete.

Il primo pensiero che rivolse dopo il fortunato gesto fu verso il cielo.

Signore, so che ti avevo promesso di non rubare più, ma saprai anche… quanto debole sia la mia volontà.” Pigolò addentando la mela che, succosa, andò a imbrattarle il mento.

Cambiò i vestiti puliti con i propri che abbandonò senza rimpianti dietro a un cespuglio, al limitare di una taverna.

Il profumo delle pietanze sul fuoco, le diede la giusta ispirazione per fermarsi e rifocillarsi, con un pasto degno di questo nome.

Oste, per favore, del cibo. E del vino!”

L’omone sulla quarantina che portava i vassoi con le pietanze ai tavoli sistemati all’esterno, sotto un tetto di tralicci di vite, le scoccò un’occhiata perplessa, prima di scoppiare a ridere.

Certo, come no? Del vino. Alla larga, ragazzina.”

Che c’è?” lo rincorse, affatto propensa a farsi liquidare in quella maniera. “Credi che non sia in grado di pagare?” e nel pronunciare quelle parole gli sventolò di fronte la sacca con le monete che tintinnò, gioiosa, fra le sue mani.

Anzi, per dimostrare quanto non serbi rancore a chi dubita di me – che il Signore tenga conto del mio gesto – offro da bere a tutti gli avventori della locanda!”

E per quale motivo?” rise l’oste che adesso sembrava sinceramente curioso di scoprire dove volesse andare a parare. Come se già non fosse abbastanza singolare che una ragazzina se ne andasse in giro da sola, vestita con abiti almeno una taglia più grandi, sbandierando senza indugio le sue ricchezze.

Per brindare!” spiegò balzando in piedi su una delle panche libere attorno alle tavolate sparse tutt’intorno.

Brindare a cosa… ?” stavolta la voce arrivò da un’altra parte. Da uno dei cavalieri di nero vestiti, che stavano cenando con fagioli e pane caldo.

A una persona molto speciale.” Esclamò Katherine senza indugio, forse con un po’ troppa sfacciataggine, “ad una persona che è stata nelle prigioni di Aguillon, ed è sopravvissuta per raccontarlo.”

Concluse con un inchino che si guadagnò un'occhiata perplessa dall’oste e almeno un quartetto di clienti che sghignazzarono come a non dar peso alle sue parole.

Allora brindate a me.” Intervenne invece il cavaliere, ancora voltato di spalle, “Io sono stato in quelle prigioni.”

Katherine che fino a quel momento aveva sfoggiato una baldanza decisamente fuori luogo, forse attivata dalla scarica di adrenalina che le aveva regalato la rocambolesca fuga, ora lo guardò incuriosita.

E con quale scusa ti hanno incastrato in quel luogo? Eri un fabbro? Un tagliatore di pietre? O un prigioniero che viene fuori da lassù?” azzardò camminando sulla panca fino quasi a scorgerne il profilo.

Non ci sono stato da prigioniero…”

Kate si trovò a sgranare gli occhi, quando lo vide levarsi in piedi. Il mantello volò di lato e il cavaliere rivelò lo stesso volto dell’uomo che l’aveva catturata non meno di due settimane prima.

Oh, merda.” Imprecò, riconoscendo il capitano delle guardie in carica alla fortezza di Aguillon.

Esatto. Merda. Proprio una gran montagna… di…”

Kate arraffò la prima cosa che le arrivò sottomano (che risultò essere una ciotola ancora piena di fagioli bolliti) e gliela scagliò contro, strappandogli un grido furente.

Se stava aspettando un momento per darsela a gambe, non avrebbe dovuto farsi scappare l’occasione.

Sfuggì a un paio di mani che cercarono di afferrarla e poi via a guizzare attraverso il dedalo di guardie che sembravano essere improvvisamente comparse chissà dove.

Stavolta la fortuna non le aveva arriso. Decisamente non avrebbe dovuto infrangere il voto di non rubare.

Signore mi pento! Mi pento veramente!” gemette, mentre sfuggiva alla presa ferrea di una guardia, andando ad arrampicarsi su per i tralicci, camminando in bilico, mentre pungoli di spade andavano a stuzzicarla emergendo fra i viticci.

Cercò la fuga dalla parte opposta della locanda e quando pensò di essere ormai al sicuro dal gruppo di guardie, ecco che di nuovo il destino sembrò metterci lo zampino, facendo cedere l’intreccio di travi, lasciandola franare al suolo con un contraccolpo che non le lasciò il tempo di riprendersi.

Fu circondata in modo rapido e metodico, mentre Sitwell, ancora zuppo di fagioli, sgocciolante come un mostro di palude, veniva verso di lei con aria tutt’altro che conciliante.

Uccidetela.” Fu la sua punizione definitiva.

Kate ebbe appena il tempo di levarsi in piedi, mentre la lama di una spada calava su di lei senza indugio: “Signore abbi pietà della mia anima!” gridò parandosi come se potesse contrastare la punizione divina.

E fu in quell’attimo di estremo pentimento che straordinariamente qualcosa accadde.

La lama della spada sparì dalla sua visuale e così fece anche il cavaliere che aveva sollevato su di lei l’arma letale.

Un pugnale d’argento ora emergeva proprio al centro della sua fronte, congelando la sua espressione di attonito stupore, mentre cadeva a terra privo di vita.

Ma che cosa… ?”

Kate sollevò lo sguardo solo per trovarsi ad osservare quella che le sembrò una visione celestiale e demoniaca insieme.

Una donna. I capelli rossi come il peccato e quegli occhi glaciali e fermi che sembravano condannare l’insano gesto, come solo un angelo vendicatore sceso direttamente dal paradiso avrebbe saputo fare. Il nero mantello frustava l'armatura dello stesso identico colore.

Tu”, le si rivolse direttamente, facendole un cenno con la testa, “via” la sua voce, innaturalmente gelida, ma forte abbastanza da immobilizzare la scena in corso.

Kate boccheggiò per qualche istante, incredula. Se quella era la salvezza che il Signore le offriva come avrebbe potuto rifiutarla? Si scostò dalla presa ormai divenuta debole di una delle guardie che la stavano tenendo in ostaggio e andò a rifugiarsi alle spalle della donna, che sembrava non prestare attenzione a lei. Ma più che altro al capo delle guardie che ora la fissava con aria stupefatta e irosa assieme.

Lady Romanoff…” esalò con un tono che tutto sembrava suggerire fuorché rispetto. “Uno dei miei uomini mi ha detto che eravate tornata. Volevo tagliargli la gola per aver mentito, poiché... non vi credevo tanto stupida.”

Capitano Sitwell. Lieta di constatare che siete riuscito ad ottenere la carica che tanto bramavate.” La sentì rispondere. Una mal celata furia dietro al tono apparentemente affabile, affatto scalfito dalle parole velenose dell'uomo.

Kate restava inchiodata a qualche passo di distanza, come se non potesse fuggire prima di aver capito che cosa stava accadendo.

I due sembravano conoscersi. Ma non nell’accezione più amichevole del termine.

Non una mia colpa se quel vigliacco esiliato di Barton ha dovuto rinunciare alla carica dopo un bieco tradimento…”

Tradimento?” la facciata amichevole sembrava essersi disintegrata all’improvviso. E quegli occhi che prima apparivano glaciali, privi di calore, adesso bruciavano di un fuoco vivo. La spada ora sguainata a suggerire un attacco imminente.

Lady Romanoff…” uno dei cavalieri al suo fianco era emerso dal gruppo, e la donna, vedendolo, perse un po’ di quella furia che sembrava averla improvvisamente animata. Il sorriso pacato, i modi gentili, a sottolineare il fatto che anch’egli la conosceva.

Sir Philip…” soffiò la donna, un sorriso mesto a illuminarle il viso. L’uomo le venne incontro, come se le sue intenzioni non fossero altro che quelle di sedare quell’inutile diatriba, ma il Capitano della guardia gli fu addosso ancora prima che si potessero capire le sue intenzioni. Lo spinse deliberatamente contro la lama sguainata della spada che finì per infilzarlo da parte a parte. Gli occhi imploranti e stupefatti, incatenati a quelli della donna.

Il passo dal dare inizio un processo inarrestabile fu tanto rapido quanto violento.

La donna, dopo aver sistemato amorevolmente a terra il povero cavaliere colpito, che ancora boccheggiava ferito, adesso si era levata in piedi per scagliare un attacco senza riserve al Capitano della guardia.

Una rapidità e agilità non comuni per una donna di quelle dimensioni. Ne stese almeno tre, prima di tornare a fronteggiare Sitwell che adesso sembrava seriamente preoccupato per le sue sorti.

Sebbene Kate cominciasse a sviluppare una sorta di vivace simpatia per la guerriera vermiglia – e dovette trattenersi dal distribuire elogi più o meno vocali in tal senso – non ebbe cuore di fermarsi ad osservare la fine del duello... o forse colse solo l'occasione che le era stata fornita per darsela a gambe levate. Quella donna avrebbe saputo benissimo cavarsela da sola, e poi... chi era lei per intralciare una siffatta guerriglia? Era evidente che lo scontro sarebbe stato impari, dunque perché rischiare?

Prese in ostaggio giusto un bottiglione di vino e cominciò a correre lontano dalla taverna, nemmeno avesse avuto il diavolo alle calcagna. Le gambe avrebbero potuto protestare quanto volevano, non gli avrebbe certo dato retta.

Era riuscita ad evadere dalle famigerate prigioni di Aguillon, lei, non si sarebbe fatta ingabbiare di nuovo, non senza avere la possibilità di distribuire in giro la leggenda.

Era ancora sulla via che conduceva fuori dal villaggio quando sentì zoccoli di un cavallo in corsa alle sue spalle.

Voltandosi non riuscì a fare altro che notare il mantello nero della guerriera vermiglia. Un falco alle sue spalle, fischiò impietoso ad accompagnar l'inseguimento.

No no no no no...” gridò solo, aumentando l'andatura.

Quando la donna l'afferrò per la collottola, portandola a bordo del destriero, non poté far altro che arrendersi al fato. L'infausto destino che, ancora una volta, le aveva tirato uno scherzo di pessimo, pessimo gusto.

Se ringraziò quel suo Signore, questa volta, lo fece molto silenziosamente.

 

 

Continua...

___

 

Note:

Non sono sicura ci sia bisogno di dire da quale film trae ispirazione questa storia.

Se non avete mai visto “Ladyhawke” vi consiglio di correre a darci un occhio, perché, a mio parere, rappresenta una delle favole moderne più belle che siano mai state scritte per il cinema. Qui ovviamente le carte in tavola sono le stesse. Trama, personaggi, ambientazione. Solo cambiano i protagonisti. Invece del caro, vecchio Matthew Broderick - nel film il Topo, ladruncolo Philippe Gaston - troviamo una giovane Kate Bishop. Nei panni del fascinoso e burbero Capitano Etienne Navarre, abbiamo una Lady Natasha Romanoff che di notte veste il manto del grosso lupo nero, mentre la bella Isabeau... non è altri che il nostro Clint Barton, di giorno lo splendido falco che accompagna Lady Romanoff. Un cambio dovuto più che altro a esigenze narrative. E poi, il fatto che la nostra Natasha non sia la fanciulla indifesa, ma il cavaliere in cerca di vendetta, mi sembrava ben più appropriato.

Ovviamente i fatti si svolgeranno in maniera molto simile a quella del film (alcuni dialoghi compresi), seppur con qualche necessaria e fantasiosa modifica. E la protagonista indiscussa della storia sarà la nostra Kate, il punto di vista da cui si snoderanno tutte le vicende. Loki ovviamente è una delle fantasiose varianti. Non andatelo a cercare nel film, non lo troverete.

Avevo bisogno di scrivere qualcosa di leggero, che non mi opprimesse i neuroni. Le feste, e questo film in particolare, mi hanno lanciato la folgorazione e facilitato lo sblocco. Facile seguire una storia già scritta, dirà qualcuno. Ebbene sì, era proprio questo il mio intento: una trasposizione che non mi mettesse in difficoltà e che scivolasse sotto le mie dita come acqua fresca. Io mi sono divertita a trascinare questa favola nell'universo Marvel con i personaggi che mi sono più congeniali, spero che il volo pindarico allieti anche voi. Consiglio a chiunque legga queste righe, di accompagnarle con la musica degli Alan Parsons Project, che sia la colonna sonora reale di Ladyhawke o qualsiasi altra musica strumentale del gruppo, assicuro una buona, ottima atmosfera. Il capitolo è stato scritto quasi esclusivamente con la canzone Mammagamma.

Ringrazio moltissimo la mia beta sclerosocia Sere, che mi ha aiutata a trovare i corrispettivi personaggi per alcune comparsate e per il supporto che, come sempre, mi lancia. E al grido di GALAAAAVAAANT (questa è una cosa che temo capirà solo la beta), vi lascio. Sperando di non aver sconvolto gli affezionatissimi di una storia alla quale, io per prima, sono legatissima. Alla prossima.

  
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