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Autore: fren    06/01/2015    7 recensioni
Le coincidenze non esistono. Questo, almeno, è quello che Lina Inverse ha sempre pensato. Fino alla sera in cui, in una locanda di viandanti, lei e Gourry non si imbattono in un vecchio compagno d’arme dello spadaccino. Joy Shadow, questo il nome del mercenario, dopo aver suscitato un’istintiva antipatia nella maga, rivelerà di essere in viaggio per la stessa missione per cui sono stati ingaggiati anche loro. Una strana casualità, in cui Lina avverte subito puzza di bruciato. Cedendo alla richiesta dello spadaccino di condividere il viaggio con il suo amico di vecchia data la maga non ha la minima idea del fatto che Joy si insinuerà come fumo nero nella loro consolidata quotidianità, accampando delle pretese su Gourry e sconvolgendo i loro equilibri, né tantomeno dei pericoli a cui sta andando incontro. E, proprio quando il rapporto tra lei e lo spadaccino evolverà, trasformandosi in qualcosa di più della semplice amicizia, entrambi si troveranno a fare i conti con la prova più difficile mai affrontata fino a quel momento. Una prova che li porterà sul limite di un oscuro confine. Un confine che, una volta varcato, non permette di tornare indietro.
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amelia, Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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epilogo
Epilogo

Io non lo so
Quanto tempo abbiamo
Quanto ne rimane
Io non lo so
Che cosa ci può stare
Io non lo so
Chi c’è dall’altra parte
Non lo so per certo
So che ogni nuvola è diversa
So che nessuna è come te.
(Ligabue, Sono sempre i sogni a dare forma al mondo)


Amelia è disperata. Il termine disperata è addirittura eufemistico, nel suo caso. Mi guarda con occhi supplichevoli, sull'orlo delle lacrime. Lo sguardo di un martire. O di un potenziale assassino.
«Cosa significa... Niente abito bianco?» esclama, con voce tremula.
Sbuffo, spazientita, e incrocio le braccia al petto, irremovibile.
«Quello che ho detto, Amelia: niente abito bianco. Non insistere, tanto è inutile.»
Ho accettato che si occupasse del matrimonio ponendo tre, imprescindibili, condizioni:
Niente abito bianco. Dopo averne indossato uno per otto, interminabili, mesi, ho un netto rifiuto.
Niente anelli. Gli anelli, abbiamo stabilito io e Gourry, portano sfiga. Meglio evitare.
Infine, niente fiori. Se vedo una calendula nel raggio di un chilometro, faccio una strage. E vale per qualsiasi cosa abbia dei petali.
Amelia è scoraggiata. Ma dovrebbe quantomeno essermi grata: se fosse stato per me, mi sarei sposata indossando gli abiti di sempre, in un giorno qualunque, senza troppo clamore. Il fatto che abbia affidato il compito ad Amelia, che non è mai stata famosa per la sobrietà, dovrebbe farle capire quanto, in fondo, le voglio bene. Lei, però, ha preso le mie condizioni come un affronto personale. Se le lasciassi carta bianca, trasformerebbe questo giorno in una confettosa nuvola rosa, con putti alati che scoccano frecce e una pioggia di cuori che cade dall'alto. Ho i brividi al solo pensiero.
«Amelia, tesoro, so che puoi creare qualcosa di grandioso venendo incontro a queste mie semplici richieste» le dico, alzandomi dal tavolo su cui sono sparsi scampoli di stoffa, nastri colorati, confetti e alzatine colme di dolci. Il campo di battaglia di Amelia. Lei scuote la testa, prendendosi il volto tra le mani.
«Niente abito bianco, niente anelli e niente fiori! Che razza di matrimonio è?» la sento borbottare mentre esco.
Cammino piano nei corridoi del palazzo, attardandomi davanti alle grandi finestre che affacciano sui giardini botanici. La luna illumina dolcemente il profilo delle palme e dei cespugli di bouganville, gli archi di rose si tendono verso il blu della notte. Per un istante, un solo istante, mi sembra di scorgere Joy sul prato bagnato di rugiada. Guarda in su e i  nostri occhi si incrociano. Scuoto la testa e quando torno a guardare Joy è scomparso.
Sono passati sei mesi, dall'ultima volta che l'ho visto. Poco più di un anno dalla notte della mia morte. O presunta morte. E ho ancora gli incubi. Una cosa è certa: per tutta la mia vita non berrò mai più una goccia di camomilla.
Mi stacco dalle finestre e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo ai giardini muti e immobili, mi dirigo verso la mia stanza.
Nel camino ardono alcuni pezzi di legno, prossimi a consumarsi. Gourry dorme sul letto sfatto, una mano infilata sotto al cuscino e i capelli biondi sparpagliati attorno a lui come fili d'oro. Sono ricresciuti, adesso gli arrivano tra le scapole. Abbastanza lunghi per permettermi di ricominciare a dargli il tormento facendogli trecce e treccine. Mi sfilo la vestaglia, buttandola sulla poltrona di fianco al letto, e mi infilo tra lenzuola accanto a lui. Il soffitto, rischiarato dalle braci morenti, è color vermiglio. Dopo qualche istante sento la mano di Gourry stringermi con delicatezza un fianco, attirandomi verso di lui.
«Sei tornata, finalmente» mormora, la voce impastata di sonno. «Allora, come è andata? Amelia si è rassegnata ad avere a che fare con la sposa più scorbutica della penisola?»
«Amelia non si rassegna mai, Gourry» dico, con un sospiro. «Il giorno in cui Amelia si rassegnerà a qualcosa, preoccupati: la fine del mondo sarà vicina, probabilmente.»
Lui sorride, affondando il viso nel mio collo.
«Mmmh… hai un buon profumo, sai di panna e zucchero filato. E fragole, anche» sussurra, baciandomi piano una spalla.
«Sono tutte quelle torte che ho assaggiato» rispondo, pensando che, per ora, l’unico cosa che mi ha entusiasmato nell’organizzazione del matrimonio è stata la scelta della torta nuziale.
Gourry mi abbassa una spallina della camicia da notte, mordicchiandomi una clavicola, disegnando una lenta fila di baci sulla mia gola, e io non posso fare a meno di rovesciare la testa all'indietro, sospirando.
Mi prende i seni tra le mani, accarezzandoli, e in un attimo è su di me è mi sta baciando con passione,
«Credevo che avessi sonno» sussurro con il fiato spezzato, quando le sue labbra si separano dalle mie.
«Infatti, ma il profumo di dolci che hai addosso mi ha svegliato e adesso ho parecchia fame. Credo che ti mangerò» dice, prima di impadronirsi nuovamente della mia bocca.
Oh, beh. Non è che mi dispiaccia, farmi mangiare da lui.
Lascio che mi sfili la camicia dalla testa, affondando il viso tra i miei seni, baciandomi l'ombelico e l'interno delle cosce. Mi accarezza con la lingua, tra le gambe, e io stringo i suoi capelli tra i pugni chiusi, respirando con affanno. In sei mesi mi ha insegnato sull'amore più di quanto sia riuscita a imparare in una vita. È  stato un maestro generoso di elargire il suo sapere e io un'allieva desiderosa di apprendere. Ormai conosco ogni singolo centimetro della sua pelle, ogni neo, ogni piccola cicatrice. E lui conosce il mio corpo, lo conosce come nessuno lo ha mai conosciuto. Lo conosce come conosce la mia anima. Mi sono donata a lui in un modo in cui non credevo sarai mai riuscita a fare con qualcuno. Totalmente. Abbiamo imparato ad amarci in maniera diversa, più intima, più completa.
Forse, non sarò poi una moglie così disastrosa. Lo spero, almeno. Perché amo quest'uomo con tutta me stessa.
Quando si stacca da me siamo entrambi senza fiato. Ho le gambe indolenzite e le labbra congestionate di baci. Il piacere si diffonde a ondate nel mio corpo, come un'eco che va scemando. Gourry si copre il volto con il braccio, vedo il sudore luccicare sulla sua fronte e sul torace liscio e scolpito. Ha un corpo che piega le ginocchia da quanto è perfetto. Ed è mio, penso con segreta soddisfazione.
«Dei» mormora lui, cercando di tornare a respirare normalmente. Io sorrido tra me e me. Sì, sono diventata piuttosto brava. Sono sempre stata una che si applica, in fondo.
Mi addormento cullata dal suo respiro e, per una volta, non sogno l'acqua.

Il giorno dopo Amelia è di nuovo sul piede di guerra. Mi assilla a colazione, a pranzo e praticamente per tutto il giorno, fino a quando non sopraggiungono ospiti importanti che non può esimersi di accogliere personalmente. Torno in camera con un diavolo per capello, sbattendo la porta dietro di me. Gourry è seduto allo scrittoio e quando solleva il volto per poco non scoppio a ridergli in faccia. Ha uno sbaffo di inchiostro che gli disegna un arco nero dal mento fino all'attaccatura del naso. Ai suoi piedi ci sono svariati fogli di pergamena strappati e accartocciati.
«Hai di nuovo litigato con Amelia?» mi domanda, riponendo il pennino nel calamaio.
Mi siedo sul letto, sfilandomi gli stivali e lanciandoli lontani.
«Già. Ricordami, Gourry, perché abbiamo deciso di sposarci a Sailunne e affidare l'organizzazione ad Amelia?»
«Perché è la tua migliore amica?» suggerisce lui, pacatamente. «E, probabilmente, perché se non le avessimo affidato l'incarico avrebbe trovato il modo di farcela pagare con qualche sermone infinito sul valore dell’amicizia e altre cose che ti avrebbero mandato fuori di testa.» conclude, stringendosi nelle spalle. Ha i capelli sulla fronte completamente arruffati, come se ci avesse passato svariate volte la mano. Lo osservo alcuni secondi, sospettosa.
«Cosa stai combinando, Gourry?»
«Niente» risponde, assumendo un’espressione cauta.
«A me non sembra. Credo di non vederti con un pennino in mano da... Mai.»
Lui aggrotta le sopracciglia, titubante. Ha le dita completamente nere e i fogli, sotto le sue mani, sono pieni di impronte sbavate.
Come sia possibile che un uomo che sa usare una spada con tanta perizia si riveli poi del tutto incapace di tenere un pennino in mano, è uno dei grandi misteri che non riuscirò mai a svelare.
Mi alzo in piedi, pronta a indagare, ma lui è più veloce e fa sparire tutti i fogli nel cassetto dello scrittoio.
«Gourry Gabriev» esclamo, puntandogli l’indice contro. «Tu mi nascondi qualcosa: avanti, sputa il rospo.»
Lui sbuffa.
«È praticamente impossibile farti una sorpresa» dice, sconsolato.
Sbatto le palpebre, stupita, e lui si appoggia allo schienale della sedia, distogliendo lo sguardo dal mio e rivolgendolo al soffitto.
«È la mia promessa» ammette infine, imbarazzato. «La sto scrivendo perché, beh... Non sono famoso per la memoria, come ben sai.»
Questa confessione mi stringe il cuore.
«Non credo tu abbia bisogno di prendere appunti, Gourry. Le promesse sono sempre state il tuo forte, in fondo» mormoro, sorridendogli.
Dopo qualche istante sentiamo le trombe degli araldi che annunciano un nuovo arrivo a Sailunne. Mi lascio ricadere sul letto, coprendomi gli occhi con le mani. Quanta gente hanno invitato Amelia e Phil a questo benedetto matrimonio?
 Gourry, pulendosi le dita su un fazzoletto, si avvicina alla finestra, lanciando un’occhiata al cortile.   Vedo il suo sguardo indugiare, pensieroso. Quando si volta verso di me sul suo volto c'è un sorriso tranquillo.
«È arrivato Joy.»
Mi sollevo di scatto, trattenendo il respiro, poi lo lasciò andare lentamente.
«Oh. Bene.»
Gourry mi scruta.
«Non scendi a salutarlo?»
Deglutisco, distogliendo lo sguardo.
«Lo farò dopo, c'è tempo, in fondo.»
Anche se non lo sto guardando sento i suoi occhi indagarmi a lungo. Mi chiedo se si sia accorto che mi mordo nervosa l'interno di una guancia. Ma certo che se ne è accorto. Gourry si accorge di tutto, anche se sembra distratto.
«Lina» dice, dopo qualche istante, «vai da lui.»
Riporto i miei occhi nei suoi e ci guardiamo per alcuni secondi, in silenzio. Gourry annuisce e allora scatto in piedi e, senza prendermi il disturbo di infilare gli stivali, corro verso la porta, e poi nel corridoio.
Il cortile brulica di servitori che sono rimasti con le mani in mano. Joy non ha un corteo e nemmeno una carrozza. Lo vedo scendere da un cavallo nero e rifiutare con garbo l'aiuto che qualcuno sta porgendo alla piccola Anouk. Le si avvicina e la solleva personalmente dalla sella del suo pony come se fosse fatta d'aria, posandola a terra con un movimento aggraziato. È un fratello affettuoso e pieno di premure.
«Joy Shadow» esclamo alle sue spalle, avvicinandomi. Lui si irrigidisce, poi si volta lentamente. Dietro di lui svetta, maestoso, il tempio in cui è cominciato il nostro strano rapporto. Un sodalizio che si è trasformato in qualcosa di indefinibile e imprescindibile.
Perché, per quanto ami l'uomo che sto per sposare, qualcosa di Joy si è incastrato dentro di me, tra le costole e il respiro, e non se ne andrà. Perché per un breve istante siamo stati la stessa cosa, la stessa persona. Perché ogni istante della mia vita, ogni sorriso, ogni battito di cuore, lo devo a lui. Solo a lui.
«Lina Inverse» risponde lui, ricambiando il mio sguardo. E in un attimo siamo l’una nelle braccia dell’altro e ci stringiamo, aggrappandoci come se dovessimo ricomporre qualcosa che è stato a lungo separato.
Gourry ci raggiunge dopo qualche minuto. Sento i suoi passi tranquilli alle mie spalle e mi stacco da Joy. Il cuore mi martella furioso nelle tempie mentre li vedo avvicinarsi e guardarsi a lungo.
Si abbracciano, scambiandosi pacche sulle spalle. Gourry lo trattiene un secondo più del dovuto.
«Grazie, Joy. Hai salvato la sua vita e... La mia. Ti devo tutto.»
«Ho solo ricambiato quello che tu hai fatto per me. Finalmente ci sono riuscito.»

È quasi notte quando io e Gourry ci ritiriamo. Insieme a Joy, Amelia e Zel abbiamo mangiato, bevuto e ricordato, soprattutto ricordato. Anche ciò che fa male ricordare. L’abbiamo ricordato perché è solo attraversando tutto quel dolore che oggi possiamo essere qui a ridere e scherzare insieme.
Ci scrutiamo a lungo, nel corridoio pieno di ombre. Questa notte non dormiremo insieme, Amelia è stata categorica. Pare che porti una sfortuna tremenda che lo sposo veda la sposa la sera prima del matrimonio e non ci è sembrato il caso di sfidare nuovamente la sorte. Anche se, in effetti, in questo momento siamo l’una di fronte all’altro. Tenerci separati è praticamente impossibile.
Allungo una mano, sfiorandogli una guancia, e lui la copre con la sua, portandosela alle labbra. Sento la sua bocca calda contro alla pelle e un brivido mi percorre la schiena. Mi chiedo se mi farà sempre questo effetto, anche quando sarò sua moglie.
«Domani è il grande giorno» mormoro. «Sei sicuro di non avere ripensamenti? Pare non sia proprio una passeggiata fuggire dal Tempio di Sailunne…»
Eh, già. Io e Joy ne sappiamo qualcosa.
«Non sono mai stato tanto certo di voler qualcosa come voglio te, Lina.»
Questo mi conforta. Perché anche io voglio lui, più di qualsiasi altra cosa.
«Lina...» dice all’improvviso Gourry. «Tu e Joy, sai... Credo di essere un po' geloso» confessa, in un sussurro.
«Gourry…»
Lui sventola una mano davanti a sé.
«Lo so, lo so. È stupido e immotivato. Non sono geloso di lui, comunque, non nel senso tradizionale del termine. È  per quello che avete vissuto insieme. Per quello che lui ha fatto per te. È qualcosa con cui non posso competere» dice, amareggiato.
Scuoto la testa, con un sorriso.
«Sai qual è la cosa buffa , Gourry? Che all'inizio ero io quella gelosa di Joy, del vostro rapporto, di quello che avevate condiviso. Mi sembrava assurdo credere che avevi avuto un'intera esistenza senza di me. Una vita in cui io non ero al tuo fianco... mentre lui c’era. Lui c’era prima di me, e aveva il tuo affetto. Questa cosa mi mandava fuori di testa.»
«Beh, i ruoli si sono decisamente invertiti» commenta lui, cercando di mantenere un tono tranquillo. Io torno a scuotere la testa.
«No, Gourry. C’è una grossa differenza, sai? Nel rapporto tra me e Joy, tu ci sei sempre stato. Sempre. Siamo diventati amici grazie a te; se abbiamo combattuto insieme, l’abbiamo fatto per te. Sei tu che hai mosso i nostri passi, che hai motivato le nostre azioni.» Lo guardo, nella penombra del corridoio, e all’improvviso sento che tutto quello che ci circonda, non ha poi molta importanza. Contiamo solo io e lui, ciò che siamo l’una per l’altro. «Tu, Gourry, ci sei sempre. Sei in tutto quello che faccio. Sei parte di me, la parte migliore.»

Quando rientro nella mia stanza, dopo avergli augurato la buona notte, sul ripiano della toletta trovo un meraviglioso bouquet di rose. Sono rosse come il sole infuocato del tramonto.
«Non si è mai vista una sposa senza fiori» dice una voce alle mie spalle. Sollevando gli occhi scorgo, nel riflesso dello specchio che ho davanti, Joy disteso sul letto. Ha le braccia dietro la testa e le caviglie incrociate. Sembra del tutto a suo agio. Tra le labbra tiene quello che, a una prima occhiata, sembra un bastoncino di legno.
Mi volto verso di lui, le sopracciglia aggrottate.
«Ho sbagliato stanza?» chiedo, con un sorriso.
Lui si solleva, facendo spallucce.
«Le serrature non sono mai state un problema per me, lo sai. Inoltre, è lo sposo che non deve vedere la sposa, non di certo il testimone.» Mi guarda, nella penombra della stanza, e mi rendo conto che mi è mancato, più di quello che sono stata disposta ad ammettere fino ad adesso. «E poi dovevo portarti i fiori: senza i fiori, non è la stessa cosa.»
«I fiori si usano ai funerali…» mormoro, distogliendo lo sguardo.
«E ai matrimoni» dice, togliendosi dalle labbra il bastoncino e tenendolo tra le dita come se fosse una sigaretta. Nel riflesso della specchiera, lo vedo avvicinarsi. «Domani non pensare alla morte, pensa alla vita.»
«Come lo sai?» sussurro. «Come sai che, da allora, non faccio che pensarci?»
«Sarebbe strano se non lo facessi, Lina. Quando l’hai toccata con mano non riesci più a levartela di dosso. È successo anche a me, sai? Ma un giorno qualcuno mi ha detto che sono io a controllare la mia mente, non il contrario.»
«Doveva essere una persona molto saggia.»
«Assolutamente no: era impulsiva, sconsiderata e decisamente folle.»
«Una bella spina nel fianco…»
«Puoi dirlo forte. È per questo che le rose sono i fiori perfetti per lei.»
Joy si piega su di me, tanto vicino che riesco a sentire il suo respiro sfiorarmi il collo. Un profumo pungente mi avvolge per intero.
«Cos’è questo odore?»
«Liquirizia» risponde Joy, sventolandomi davanti al naso il bastoncino che aveva tra le labbra. «Ho smesso di fumare. O almeno, ci sto provando.»
«Davvero?»
«Sì. Qualcuno ha definito le mie sigarette ‘vomitevoli’ e mi ha fatto restare male.»
Gli sorrido, scettica, attraverso lo specchio. Il suo viso, vicino al mio, è pallido come la luna.
«Tu che tieni in considerazione la mia opinione? Sei forse impazzito?»
«È probabile. Anzi, quasi certamente è così…» sussurra. La sua espressione si fa improvvisamente seria. «Ora devo andare. Prendi quei fiori, fammi contento.»
«Va bene.»
La sua voce mi arriva come un sussurro, mentre sta varcando la soglia della mia stanza. Talmente fievole che non sono certa di averla sentita per davvero.
«Ti avrei amato, più di qualunque altra cosa. Ma non saresti mai stata mia.»

È una giornata di sole quella in cui dico, finalmente, sì.
Indosso un meraviglioso abito di velluto verde, un ragionevole compromesso che ho raggiunto con Amelia dopo interminabili trattative: suntuoso quanto basta  ma verde, come la speranza. Porto i capelli sciolti sulle spalle, un sottile filo dorato a cingermi la fronte, e in mano ho un bouquet di rose rosse. Stringo il braccio di mio padre, mentre attraverso la navata del tempio, e scorgo i sorrisi dei miei amici riscaldarmi il cuore.
Amelia, Zel, Herman, Anouk.
Joy.
E, infine, Gourry.
Ha un mantello blu drappeggiato attorno alle spalle, l’elsa della spada scintilla di riflessi cangianti. Mi sorride, come mi sorrise cinque anni fa, quando si offrì di accompagnarmi fino ad Atlas city per difendermi dai briganti. Quanta strada abbiamo percorso insieme, da allora. E quanta ancora ne percorreremo. Nemmeno la morte può separarci, ora lo so.
Mio padre mi bacia su una guancia.
«Fai la brava, non interrompere il sacerdote durante la funzione» sussurra, apprensivo. Per lui, avrò sempre cinque anni.
«Ci proverò, papà.»
Quando arriva il momento della promessa, si fa avanti Anouk. Su un cuscinetto di raso sono adagiati due braccialetti gemelli con un ciondolo di smeraldo.
Gourry mi strizza l’occhio: «Come vedi, niente anelli. Inoltre, ho avuto una soffiata sul colore del tuo abito, così ho pensato…»
«Sono perfetti» rispondo, con un sorriso.
Ci leghiamo a vicenda i braccialetti al polso, poi Gourry prende un respiro. È arrivato il momento della sua promessa e sono sollevata nel constatare che non ha foglietti macchiati di inchiostro che gli spuntano dai polsini della tunica.
«Lina» dice, guardandomi negli occhi. Le sue iridi hanno il colore del cielo in inverno, quando è terso e respirare risulta difficile, e il fiato esce come un nuvola, e quando sorridi ti si ghiacciano i denti, ma tu ridi lo stesso perché sta per nevicare e non conosci niente di più bello della neve. «Non sono mai appartenuto ad altri che a te. Questa vita ci ha insegnato che niente è regalato; che andare avanti, un passo dopo l’altro, costa fatica e sacrifici; che le salite sono più delle discese, e anche più lunghe. Ma se tu sarai al mio fianco, io accetterò tutto ciò che il futuro mi riserverà con animo lieve, perché tu sei la mia forza. E non ci saranno sfide impossibili e strade impraticabili: se stiamo insieme, possiamo affrontare ogni cosa, anche la più difficile. Io ti amo, come non ho mai amato. E credo in te, come non crederò in nient’altro: sei l’unica verità che conosco. Sei l’unica vita che voglio vivere. E ti prometto che resterò al tuo fianco fino al mio ultimo respiro.»
Prendo il suo volto tra le mani, e il ciondolo di smeraldo si illumina di riflessi.
«Sì, Gourry, fino all’ultimo respiro. E anche oltre, perché non c’è confine che possa separarci, ora ne ho la certezza assoluta.»


E così, anche The Borderline ha avuto la sua conclusione. Avrei voluto proseguirla ancora, credetemi, ma, per restare in tema con la storia, ogni cosa ha una fine. Avevo promesso che l'avrei finita per Natale, ma tra vacanze rocambolesche, connessioni assenti e influenza, il finale ve lo regalo per la Befana. Sono comunque soddisfatta di essere riuscita a  mantenere fede a ciò che mi ero proposta^^ Voglio ringraziare tutte le persone che l’hanno seguita dall’inizio, e quelle che si sono aggiunte dopo. Ma, soprattutto, grazie a chi non ha mai smesso di incoraggiarmi a scrivere: siete voi che da date un senso alle mie parole. Qua sotto trovate una lista di canzoni che ho ascoltato e riascoltato mentre scrivevo, ognuna di loro è legata a una scena particolare o a un determinato capitolo. L’ordine  in cui le ho inserite segue quello della storia.
Vi abbraccio^^

 Borderline playlist
1-    Boadicea, Enya
2    Bad Day, Daniel Powter
3    Disarm, Smashing pumpkins
4    Labyrinth, Elisa
5    Shadow of the day, Linkin Park
6    Bonfire heart, James Blunt
7    Almeno tu, Mia Martini
8    Bring me to life, Evanescence
9    Snuff, Slipknot
10    Look after you, The Fray
11    Sally’s song, Nightmare before Christmas
12    Let her go, The Passenger
13    Skyfall, Adele
14    Your guardian angel, Red jumpsuit
15    Life after you, Daughtry
16    All  of the stars, Ed Sheeran
17     Sono sempre i sogni a dare forma al mondo, Ligabue
  
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