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Autore: _eco    06/01/2015    4 recensioni
[Stiles/Lydia] [future!fic] [Song!fic]
A Lydia piace pensare di essere felice. Lì. In quell'esatto istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bene, non so cosa sia. So solo che sono fissata con questa canzone, che è moscissima, seriamente, ma mi ispira un sacco per quello che dice il testo.
Se la ascoltaste durante la lettura, sarebbe perfetto, visto che è tutto basato sul testo della canzone. Si intitola "I'm gonna be" degli Sleeping at least.
Anyway, è una sorta di raccolta di momenti Stydia in un ipotetico futuro che Jeff non ci darà mai, ma va bene.
Sono masochista e quindi continuo a immaginarmeli felici insieme. Cioè, più o meno felici.
Buona lettura. ♥
Ah... e il finale... penso sia la scemenza più assurda mai scritta ahahah vabbuò. 
Abbandono efp per un bel po'. Forse fino a giugno, non saprei. 
S.
 
I'm gonna be.
[Stydia] 
[I'm gonna be -
Sleeping at least]
When I wake up yeah I know I'm gonna be
I'm gonna be the man who wakes up next to you
 
Se sei stato vittima di un sacrificio che ha comportato la tua morte momentanea, potranno anche passare anni, potrai costruirti una vita impeccabile, equilibrata, serena, ma mai, mai riuscirai a ricucire del tutto la cicatrice che aleggerà in eterno su di te. Sarà parte del tuo essere. Sempre.
Dal canto suo, Lydia crede che non ci sia bisogno di aver preso parte a un sacrificio umano per essere tormentato dai fantasmi del passato. Perlomeno, lei non è mai stata immersa in una vasca ghiacciata come Stiles, eppure quella cicatrice, quel velo opaco se lo sente sempre addosso.
Ancora adesso, Stiles si sveglia di soprassalto nel cuore della notte. A volte urla. Altre volte è così sconvolto da non riuscire ad articolare una parola. A volte è così confuso che inizia a tremare e Lydia deve contare insieme a lui.
Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette. Otto. Nove. Dieci.
Ogni tanto devono contare più di una volta, perché Stiles si dimostra spesso alquanto cocciuto, anche se Lydia gli ripete continuamente che era solo uno dei tanti incubi, che loro sono lì, sono reali, stanno bene. Più o meno, aggiunge poi.
E questa precisazione lo fa sempre tornare alla realtà, lo fa persino sorridere.
A volte piange, Stiles. Piange in silenzio, perché quell’incubo sembrava sin troppo reale. E Lydia resta sveglia insieme a lui, finché non si tranquillizza, non si stende a pancia in su e chiude gli occhi.
Lydia resta con lui, perché Stiles non è mai scappato quando tutti la ritenevano la pazza della città; perché, quando è lei a urlare, Stiles lascia cadere qualsiasi cosa abbia in mano e si catapulta a raccogliere Lydia – coccio dopo coccio –  dal baratro in cui rischia di cadere ogni volta.
 
 
When I go out yeah I know I'm gonna be
I'm gonna be the man who goes along with you
 
Non sono mai stati il prototipo di coppia le cui foto vengono stampate in formato gigante sui cartelli pubblicitari per sponsorizzare un nuovo prodotto casalingo.
Non sono mai stati la coppia da film, quella che si nutre di smancerie, stereotipi, banalità.
A ben pensarci – ed è una considerazione che viene in mente ad entrambi molto spesso – quando mai sono stati normali, tutti e due?
Stiles le ha detto che la porterà da qualche parte. Si ostina a non rivelare la loro destinazione nemmeno davanti alle più eclatanti minacce da parte di Lydia, che mette su un broncio cocciuto e si rifiuta di rivolgergli la parola per tutto il viaggio.
Stiles s’impone di non cedere nemmeno davanti alla determinazione di Lydia, la cui espressione è praticamente identica a quella che assumeva all’età di otto anni davanti a un voto che si discostava di mezzo punto dalla sua media abituale.
- Quanta impazienza. – la prende in giro, rivolgendole un sorriso sornione.
- Guarda la strada. – ribatte Lydia, fingendo di essersi offesa.
Durante il tragitto Lydia si assopisce, il capo inclinato a destra. Stiles ringrazia di averla praticamente obbligata ad allacciare la cintura di sicurezza.
 
- Posso aprire gli occhi, per favore? – domanda Lydia, leggermente scocciata.
- Potresti, ma non vedresti un bel niente, visto che la mia mano ti oscura la visuale. – replica il ragazzo, guidando Lydia con la mano libera, in modo che non inciampi per strada.  
- Che gentiluomo che sei. – lo rimbrotta.
Lydia si concentra sui rumori intorno a sé, sui passi mesti che avverte nei dintorni, sul cigolio di un portone che si apre davanti a loro, sulla voce squillante di una donna che dice “Benvenuti al m-”, sul colpo di tosse anche troppo forzato con cui Stiles cerca di sovrastare il resto di quella frase.
Lydia sorride istintivamente, e Stiles lo capisce anche se non può guardarla in faccia, perché lei indugia, smette di camminare all’improvviso ed emette uno sbuffo che lui ha sempre considerato “adorabile” e lei “patetico”.
Intorno a lei capta parole grazie alle quali comprende dove Stiles l’abbia portata.
- Dovevi scegliere una ragazza che non avesse il mio intuito. – constata, cercando a tentoni la mano di Stiles per liberare il proprio campo visivo.
- Nessuna ragazza con un intuito che non sia almeno pari al tuo vorrebbe trascorrere una giornata qui, credimi. – le fa notare Stiles, mettendosi al suo fianco e godendosi l’espressione meravigliata di Lydia.
Le iridi verdi sembrano ancora più grandi, più piene, mentre passano in rassegna ogni angolo dell’enorme stanza in cui si trovano. Lydia dischiude leggermente le labbra, come una bambina in contemplazione del nuovo regalo di Natale, quello più atteso tra tutti.
Stiles si gratta la nuca, confuso dai corridoi in cui si articola il piano terra del museo, dalle pareti perimetrali tappezzate di libri, dai numerosi piedistalli piazzati un po’ ovunque, sui quali sono esposti, protetti da teche di vetro, prototipi di esperimenti vecchi perlomeno quanto la poltrona di nonna Stilinski che suo padre si ostina a tenere in salotto, anche se ormai tutta sgangherata.
- Allora, - esordisce il ragazzo, stringendo la mano di Lydia – vogliamo stare qui tutto il giorno oppure iniziamo a guardare questi cosi indubbiamente fighissimi dei quali, ovviamente, sai già vita, morte e miracoli?
Lydia deglutisce forse un po’ troppo rumorosamente. Non sa cosa le prenda. Avverte una sensazione vorticarle dentro, così velocemente da farle quasi male. Ma è un dolore piacevole.
A Lydia piace pensare di essere felice. Lì. In quell’esatto istante, in quel museo di cui ha parlato per mesi a Stiles – ed era sicura, sicurissima che lui se ne fosse dimenticato -. Le piace pensare di essere felice nell’ultimo luogo in cui una coppia normale deciderebbe di trascorrere una giornata insieme.
 
Mentre visitano con meticolosa attenzione – “Stiles, queste cose le vedi una volta nella vita!” – ogni prototipo esposto, Lydia quasi trascina Stiles dietro di sé, entusiasta.
Stiles l’ha portata nel suo piccolo mondo personale, quello di cui in passato Lydia si è spesso vergognata. E Lydia decide che non vuole essere sola in questo suo piccolo mondo, non più.
- E comunque, quando ti ho visto prendere l’autostrada, avevo già capito tutto. – confessa a un certo punto.
- Ma fammi il piacere. – replica Stiles. – Hai un senso dell’orientamento pessimo. –
- Disse colui che riuscì a perdersi anche con il navigatore. –
Stiles scuote la testa e boccheggia. – Beh, è evidente che il navigatore fosse difettoso.  –
 
 
 
If I get drunk yes I know I'm gonna be
I'm gonna be the man who gets drunk next to you
 
Lydia si stropiccia gli occhi impastati di sonno con le nocche. Trascina a fatica i piedi scalzi.
Apre la porta di casa. La luce fioca del portico rischiara il profilo longilineo di Stiles, che barcolla in modo poco rassicurante sull’uscio della porta.
- Stiles. – mormora Lydia, sull’orlo dell’esasperazione.
- Eeeeehy! – le risponde lui, aprendo la mano a ventaglio e facendola ondeggiare per aria, come una bandiera scossa dal vento.
Lydia apre di più la porta per permettergli di entrare, sperando vivamente che non si accasci a terra. Non  saprebbe come portarlo di sopra, in caso.
Stiles riesce però a reggersi in piedi, si guarda intorno, gli occhi lucidi e un sorriso ebete sulle labbra.
- Divano. – gli suggerisce Lydia, indicando il salotto a destra e accendendo la luce. – Sto arrivando. Non ti muovere. –
 
Lydia torna in soggiorno con un bicchiere d’acqua e un tubetto di pillole. Stiles è spaparanzato sul divano, un piede che poggia per terra. Ha delle gambe lunghissime e sottili. Lydia se ne rende conto ancor di più adesso.
Sospira e si siede accanto a lui.
- Devo seriamente fare una chiacchierata con Scott. – sentenzia a denti stretti, mentre scosta i capelli dalla fronte sudata di Stiles.
- Scott? Vuoi parlare con Scott? Sai, Lydia, non credo che Scott possa parlare al momento. – risponde il ragazzo con voce stralunata, continuando a mantenere quel sorriso in viso, che a Lydia suscita una sensazione a metà tra la preoccupazione e la tenerezza.
- Oh, immagino bene in che condizioni sia. – replica lei.
- No, aspetta, te lo chiamo. Scott ti vuole bene. Parlerà con te. Aspetta, eh. –
Stiles fa per alzarsi, ma ricade con un tonfo sordo sul divano.
- Scooott! Scoott! – inizia a urlare a gran voce.
Lydia si precipita a tappargli la bocca con una mano.
- Shh! Stiles, sono le tre del mattino! – sussurra, non riuscendo a mascherare un sorriso divertito.
A quel punto, Stiles inizia a sghignazzare senza un motivo ben preciso. Lydia lo ha già visto ubriaco – praticamente tutte le volte in cui esce con Scott per una delle loro “serate tra ragazzi” – ma non fino a questo punto.
Parlerà con Scott. Eccome se parlerà con Scott.
Stiles continua a ridere. Lydia è convinta che morirà soffocato dalle sue stesse risate. Rosso in viso, sembra che abbia smesso di respirare.
- Già, molto divertente, Stiles. Ora dacci un taglio. – lo redarguisce come una madre farebbe con il figlio scapestrato, scompigliandogli i capelli intrisi di gel.
Stiles non accenna assolutamente a darci un taglio. Si ostina a sghignazzare rumorosamente, gli occhi ridotti a due fessure, la vena del collo che pulsa freneticamente.
- Se mi muori sul divano ti avrò in eterno sulla coscienza. – lo avverte Lydia, prendendo il bicchiere d’acqua che aveva poggiato sul tavolino accanto.
Stiles sembra essere tornato in sé: il viso si rilassa un po’, il colorito diventa roseo, la risata fragorosa si trasforma in un sorriso sereno.
- Bevi un po’. – gli fa cenno Lydia, sollevando il bicchiere verso di lui.
Stiles fa leva sul divano con il gomito per tirarsi su. Sorseggia lentamente l’acqua.
Quando i suoi occhi ambrati sono attraversati da nuove scintille, Lydia teme che un altro attacco di ridarella compulsiva sia in arrivo.
- Stiles, ti lascio giù a ridere da solo e filo a dormire. – gli fa presente con voce autoritaria.
Stiles cerca a tentoni il tavolino su cui poggiare il bicchiere e per poco non lo fa cadere per terra con il rischio che si frantumi.
- Non riderò. – riesce ad articolare.
- E allora che hai da sorridere? – chiede Lydia.
- Sai che c’è? – replica Stiles, che ancora non si è liberato di quella voce cantilenante, tipica da sbronza.
- C’è che sono sveglia dalle sei del mattino, non mi sono fermata un secondo e ti ho aspettato sino a quest’ora e sei totalmente ubriaco e ridi senza motivo e tra poco tutto il vicinato chiamerà la polizia e…- sbotta Lydia.
-… e sei bellissima lo stesso. – la interrompe Stiles.
- Non ci provare. – ribatte Lydia, scuotendo il capo.
Stiles s’irrigidisce in volto. Pur essendo ubriaco, ha capito di averla fatta grossa.
- Sei arrabbiata? –
Le parole le muoiono in gola. Cosa dovrebbe dire? E’ arrabbiata? Sì.
No, non lo è. Non è arrabbiata. E’ solo stanca.
- Sei arrabbiata? – ripete Stiles, che adesso sembra un bambino pentito per l’ultima marachella combinata.
- No, Stiles, non sono arrabbiata. – risponde infine Lydia, sistemando il bicchiere che Stiles ha poggiato a mezz’aria sul tavolino.
- Bene. Bene. Mi fa piacere che non ti sia arrabbiata. Perché, sai, Lydia, sono un tale casino io. – ammette il ragazzo, fissando i lacci sciolti delle scarpe, che si snodano come serpenti sul pavimento. – Non lo faccio di proposito, sai. Mi dispiace che sei rimasta sveglia così tanto solo per me e che ti ho fatto arrabbiare. –
- Non sono arrabbiata. – ripete Lydia con voce calma.  – E non sei un casino. –
- Più o meno. – aggiunge Stiles, con un mezzo sorriso.
- Più o meno. – gli fa eco Lydia, accarezzandogli il viso.
 
 
When I'm working yes I know I'm gonna be
I'm gonna be the man who's working hard for you
 
Stiles si attarda spesso alla centrale di polizia, soprattuto in inverno, quando sembra sempre che ci sia un afflusso di casi più soffocante del solito.
In quei giorni è raro che Lydia rimanga a casa da sola. Quando esce dal laboratorio si dirige verso la centrale, armata di almeno due panini al formaggio e tonno.
Si chiede ancora come Stiles riesca a mangiare quella poltiglia disgustosa.
“Pesce e formaggio” è una combinazione che non è mai riuscita a concepire.
Ma Stiles è sempre stato il sostenitore imperturbabile delle combinazioni più impensabili.
Blu e arancione, per esempio.
A Lydia piace stare seduta accanto a lui nel suo studio, guardarlo mentre si scervella su un caso complesso, ascoltarlo mentre recita quasi a memoria tutte le piste che è riuscito a costruire, intervenire ogni tanto per dire la sua.
A Lydia piace aiutarlo.
Le piace anche, fra le tante cose, vedere come lavorano bene insieme, loro due; constatare quanto la più impensabile delle combinazioni, alla fine, si sia trasformata in loro.
When I'm dreaming yes I know I'm gonna dream
Dream about the time when I'm with you
 
Stiles si sveglia ancora di soprassalto. E’ una costante, una situazione che si verifica almeno una volta al mese.
Si alza all’improvviso, come se qualcuno avesse risucchiato ogni briciolo d’aria dentro di lui, l’avesse sparpagliata per la stanza e lui dovesse tentare in ogni modo di riprendersela con un unico, affannoso respiro.
Lydia si sveglia con lui, come d’abitudine. Si sveglia e aspetta. A volte con Stiles non puoi far altro che aspettare, anche senza dire niente.
Lydia sta lì, in silenzio. Ogni tanto gli accarezza la spalla, tanto per ricordargli che è ancora accanto a lui.
 
A volte Stiles si sveglia e basta, sollevando le palpebre più volte prima di mettere a fuoco ciò che lo circonda. Si sveglia e basta, come le persone normali.
Più o meno.
A volte Stiles si sveglia e basta. E c’è Claudia* accanto a lui, che tira la maglia del suo pigiama, strofina le guance contro le sue, più ruvide, e dice “Sveglia, papà. Sveglia”.


*ipotetica pargola di Stiles e Lydia ♥
 
  
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