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Autore: ViolaNera    07/01/2015    2 recensioni
Deve trovare altri modi per comunicare il suo amore, deve farlo assolutamente per evitare di esplodere in una bolla isterica. Soprattutto in un momento come questo, subito dopo la loro prima vera lite. La prima, orrenda incomprensione.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Sosuke Yamazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Momotarou si rigira nella tenda e solleva le braccia per stringere il cuscino contro il viso surriscaldato. Si lascia andare a un breve sospiro, nonostante il desiderio di emetterne uno più intenso, rumoroso e frustrato.

Non lo fa per non farsi sentire. Perché nell'altra metà dello spazio buio e silenzioso nel quale dovrebbe cercare di prendere sonno si trova la ragione che lo tiene sveglio.

Non vuole che Sousuke si accorga di quanto sia nervoso e arrabbiato, semplicemente perché teme che quella situazione, alimentata da un'altra sfuriata, possa solo degenerare.

Si imbroncia e stringe le palpebre così fittamente da provare fastidio, quasi dolore.

Il cuore gli batte in petto con un galoppo impazzito e per una lunga manciata di minuti è come se l'aria si rifiutasse di compiere un giro completo nei suoi polmoni. Sente le narici piccole, ridotte a due minuscoli spazi insufficienti a farlo respirare bene.

Basta un movimento alle sue spalle -segno che Sousuke si è messo a sedere e sta probabilmente guardando nella sua direzione- a far spillare lacrime agli angoli degli occhi strizzati con ostinazione.

Non gli piace quel silenzio e non sopporta la pesantezza di quell'atmosfera.

«Momo.»

Ha paura di quello che potrebbe dire questa volta e ha ragione di averne.

Sousuke, come ha avuto modo di apprendere abbastanza in fretta, è un ragazzo calmo che difficilmente si infuria a tal punto da perdere le staffe; pur infastidito da qualcosa, non alza mai la voce se non per necessità e sa scandire le parole in tono fermo, mostrando l'irritazione principalmente attraverso occhi glaciali.

Non c'è mai stata, prima d'ora, occasione perché quello sguardo letale fosse rivolto a lui. Mai una volta, prima di quella sera in campeggio.

Momotarou conosce le ragioni che spingono il suo ragazzo a guardare di traverso Haruka Nanase e ora pensa di ammirare la capacità di quest'ultimo di non manifestare la benché minima paura a sostenere l'ostilità. Lui, che quegli occhi terribili se li è visti puntare addosso per la prima volta poche ore prima, dopo mesi di dolcezza quasi nauseante, è ridotto in lacrime.

Ha come l'impressione di avere la testa immersa sott'acqua; gli sembra, quando respira, che l'aria sia pregna di umidità. Si è sentito così quando da piccolo è stato con Seijurou in visita all'acquario, metri e metri sottoterra.

«Momo», ripete Sousuke al suo fianco.

Non ha veramente timore di essere lasciato, non per una ragione così frivola. Ha solo paura di essere rimproverato ancora, di averlo deluso in modo irreparabile. Per questo affonda la faccia nel cuscino e spera che le orecchie si tappino, in quella bolla di aria viziata in cui è intrappolato anima e corpo, lì dove la pressione è tutta scombussolata.

Succede qualcosa che non si aspetta: Sousuke si stende di nuovo, ma questa volta il suo corpo gli preme contro e il braccio lo avvolge da dietro per stringerselo addosso.

Momotarou trattiene il respiro con un singulto e riapre gli occhi di colpo. Sa che Sousuke è arrabbiato con lui, perché dovrebbe abbracciarlo?

«Non posso dormire sapendo che mi detesti», gli sussurra nell'orecchio come una risposta immediata ai suoi quesiti interiori.

Dovrebbe essere il contrario. Lui non ha motivi per detestare Sousuke.

Sousuke che da subito l'ha accolto in squadra con un sorriso gentile e che non si è mai lamentato, sostituendosi a Rin, nel restare fino a sera inoltrata ad assistere ai suoi allenamenti col cronometro alla mano.

Sousuke che si è comportato fin dal principio da senpai attento e premuroso, criticandolo quando era giusto farlo e incoraggiandolo quando era il momento. Sousuke che è diventato un amico, successivamente, e che non l'ha lanciato contro una vetrata nemmeno quando Momotarou l'ha aggredito bloccandogli la testa per rubargli un bacio, nonostante la più volte dichiarata passione per il gentil sesso.

Sa, tuttavia, che per Sousuke è ancora difficile fidarsi completamente di lui e mettere tutto il suo cuore in quella relazione. L'ha capito soltanto quella sera, in ritardo di mesi, quando tante azioni sono state compiute incautamente e tanti commenti fuori luogo sono ormai stati fatti, impossibili da cancellare dai suoi ricordi.

«Possiamo tornare a essere quello che eravamo, Momo. Non devi sentirti costretto a stare insieme a me. Posso capirlo.»

Il cuore. Com'è possibile che basti quella tenera carezza sul viso per farlo impazzire e guarire all'istante, ma sia poco più che una serie di parole infilate assieme quasi senza emozione a farlo sanguinare così crudelmente?

È una tortura alla quale non sa resistere senza emettere un lamento involontario e inudibile.

«Sono stato io... a dire che ti volevo», farfuglia, in preda al panico, la voce sottile come un foglio di carta.

«Lo so. Ma è diverso desiderare qualcuno e avere una relazione stabile. Questo potrebbe non essere quello che vuoi veramente da noi.»

Non sa cosa dire. Sa soltanto che fa troppo male anche deglutire e che la gola si è ristretta allo stesso modo delle narici a una velocità impressionante. Un'altra parola di Sousuke e potrebbe morirne, anche se non smette di stringerlo con tutta la cura del mondo, la voce calda e ragionevole che gli solletica i capelli sopra l'orecchio.

«Ti sei stufato di me», gli dice allora, con un tono così distorto da somigliare a uno squittio.

Non si è mai sentito meno virile di così, ma non può farci niente se il mondo sta crollando e lui è l'unico ad aspettare i detriti col viso all'insù e una paura fottuta. «Perché guardo le ragazze e faccio il cretino e prendo i loro numeri. Ma n-non è come pensi...»

Non è superficiale come sembra e i suoi sentimenti non sono da prendere alla leggera. Vorrebbe sapersi spiegare meglio di così, dirgli che per lui quella storia iniziata quasi per un capriccio non è affatto un passatempo, che ci sono sentimenti molto più importanti e intensi di quanto mai avrebbe immaginato di poter provare per un altro ragazzo.

«Mi puoi biasimare se sono geloso? Puoi davvero guardarmi negli occhi e dirmi che essere insicuro, anche se sono più grande, anche se sono più alto, anche se sono più riflessivo, sia assurdo?» Sousuke si ferma e sospira contro il suo collo.

Momotarou si irrigidisce per un momento, per poi rilassarsi in quella stretta che si fa ancora più possessiva.

«Sono innamorato di te», continua il senpai dopo una lunga pausa. «E non posso dividerti con nessuno. Può essere un mio limite. Scusa se prima ti ho trattato male.»

Momotarou sussulta ancora una volta e le lacrime rallentano la loro fuga dagli occhi.

Non è lui che deve scusarsi e in sé non è un male che sia geloso, ma Sousuke non lo è senza ragione, non è un maniaco del controllo che vuole impedirgli di socializzare con gli altri o preferirebbe chiuderlo in una gabbia. Sa perfettamente che quelle brutte sensazioni sono state causate dai suoi comportamenti stupidi.

Si gira in quell'abbraccio, ruotando il bacino con violenza per metterci meno tempo possibile, e affonda la faccia nella sua maglietta stringendo forte il cotone tra le dita fredde, rigide per la postura raccolta tenuta troppo a lungo.

«È colpa mia, SoSo! Sono io che ti faccio dubitare! Sono io che ti faccio preoccupare e stare male!» Il respiro accelera, ma l'aria che inala è ancora troppo calda e sbagliata, sembra tutta anidride carbonica e non lo soddisfa. «Ti prego, perdonami! Non succederà mai più! Non avevo capito di ferirti, sono un idiota!»

Ad ogni frase si spinge contro di lui come per usare una punteggiatura fatta di scatti. Ad ogni breve pausa le mani cambiano presa sulla maglietta, solo per stropicciarla di più e cercare un appiglio sicuro, come se Sousuke fosse destinato a disintegrarsi e sparire.

Non vuole ritrovarsi ad abbracciare il nulla. Terrorizzato, infila le gambe tra le sue e le intreccia in un modo disperato sperando di ingarbugliarsi al suo corpo.

«Fammi un succhiotto!», strepita all'improvviso.

Sousuke rilassa la stretta dell'abbraccio, sorpreso da quell'ultima esclamazione, ma Momotarou si spinge verso l'alto e gli indirizza la bocca contro il suo collo.

«Lo mostrerò a tutti con orgoglio e dirò... dirò che è stato il mio ragazzo a farlo.»

Una delle grandi mani di Sousuke gli si posa sul capo e lo accarezza.

«Non importa. Non è di questo che ho bisogno.»

«Ma io sì!», insiste.

Si separa da lui e cerca la sua fronte con la propria, alla cieca, nell'oscurità pressoché totale della tenda da campeggio.

«Io sì», ripete con un filo di voce tremante.

Il silenzio che segue non è pesante, ma è pregno d'attesa e incertezza.

Momotarou fa fatica a dire chiaramente quanto lo ami, a differenza di Sousuke che adora sussurrarglielo labbra contro labbra mentre fanno l'amore o al risveglio mentre riempie i suoi fianchi nudi di carezze in punta di dita. Sousuke lo ripete almeno una volta al giorno e lo dice anche nei suoi sorrisi.

Momotarou è estremamente schietto in tutto, ma quando si tratta di parlare di sentimenti così profondi e complessi si ritrova come bloccato. Nessuno, prima d'ora, è stato così importante per lui e ancora non sa bene come comportarsi.

Deve trovare altri modi per comunicare il suo amore, deve farlo assolutamente per evitare di esplodere in una bolla isterica. Soprattutto in un momento come questo, subito dopo la loro prima vera lite. La prima, orrenda incomprensione.

Le labbra calde di Sousuke si appoggiano alla sua gola e lui rabbrividisce sotto strati di paura che faticano ad abbandonarlo del tutto.

Poi sente le mani che si infilano sotto la maglietta e lo stringono meglio toccando direttamente la pelle. Le unghie corte di Sousuke gli imprimono piccole e per nulla dolorose mezzelune poco sopra le scapole e nello stesso momento sente il primo morso tra spalla e collo.

Il corpo si inarca di riflesso e l'istinto lo porta a inclinare la testa per offrirgli maggior spazio, per donargli più carne morbida nella quale affondare i denti.

Si lecca le labbra e il respiro si fa pesante, ma questa volta per ragioni migliori e più piacevoli. La lingua di Sousuke lambisce la pelle offesa subito dopo una mossa più intensa e Momotarou spera che sia bravo a marchiarlo, perché vuole un segno così scuro da essere visibile per giorni interi.

È uno strano modo di fare pace, pensa. Più che con le parole -anche se entrambi si sono scusati e questo in genere risolve molti problemi-, è con quelle movenze lente e sensuali che il cuore di Momotarou sembra ritrovare la giusta sequenza di battiti.

Ed è stringendo le braccia attorno alla sua testa, poco prima che Sousuke risalga a cercare un bacio, che capisce quanto sia giusto e inevitabile innamorarsene ancora un po'.

   
 
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