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Autore: TheCrow    07/01/2015    0 recensioni
Dalle prime righe: ''Obbligare un uomo ad uccidere un suo simile ha effetti devastanti sul corpo e sulla psiche: lo sapeva bene Calogero Rizzo, reduce di guerra e ora paziente del CSM di Lucca. Tutti lo conoscevano nel paese, eppure la sua storia e il perché fosse finito in quella struttura passavano troppo spesso inosservati, la verità si comportava come un fiume carsico: veniva rimossa, insabbiata e soltanto dopo mesi, talvolta anni, ritornava in superficie prima di essere nuovamente messa a tacere.''
Genere: Generale, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa breve storia ha rappresentato una sfida per me: in sole 2000 battute, spazi inclusi, ho cercato di trattare temi delicati come la guerra, la speranza, la malattia e soprattutto, di far riflettere su di un tema attuale quanto non mai ma che, paradossalmente non viene preso in considerazione. La realtà dei reduci di guerra.
Non solo, ho trovato ispirazione nel caso di Harold Van Heuvelen, anche se i riferimenti su di lui sono molto vaghi (se vi va, cercatelo su Wikipedia la pagina a lui dedicata è molto breve e piacevole).

Buona lettura!


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ALIVE


 
Obbligare un uomo ad uccidere un suo simile ha effetti devastanti sul corpo e sulla psiche: lo sapeva bene Calogero Rizzo, reduce di guerra e ora paziente del CSM di Lucca. Tutti lo conoscevano nel paese, eppure la sua storia e il perché fosse finito in quella struttura passavano troppo spesso inosservati, la verità si comportava come un fiume carsico: veniva rimossa, insabbiata e soltanto dopo mesi, talvolta anni, ritornava in superficie prima di essere nuovamente messa a tacere.
Ingenuamente, dopo la caduta della Germania, Rizzo avrebbe voluto trovare conforto nella musica che tanto aveva segnato la sua vita in precedenza. Mai, invece, si sarebbe immaginato di dover affrontare dopo gli indicibili orrori della guerra anche il calvario della malattia mentale. L’Esercito rinnegò tutto, fece in modo di nascondere i casi umani come lui non appena le inconfondibili stimmate della follia comparvero: additati  come “scemi di guerra” vennero rinchiusi in Istituti di Igiene Mentale, degni eredi dei manicomi.
Medici e psicologi non potevano nulla, le sue ferite non erano visibili e il suo tormento troppo radicato per essere alleviato: ogni giorno da vent’anni a questa parte, dopo le visite, lo osservavano accasciarsi sul letto dove vi rimaneva per ore, ammutolito ed inerme. Ma per quella mattina di dicembre le cose cambiarono. Fu l’inserviente a dare la notizia: Rizzo, con lo sguardo assente se ne stava seduto davanti alla finestra, perso in chissà quali pensieri.
Che cosa lo avesse stranamente interessato, nessuno lo poteva realmente sapere, forse era stata una sinfonia portata dal vento: la sua sinfonia, composta prima dell’arruolamento e ora suonata da un musicista di strada qualunque. Quelle note accompagnarono le sincere lacrime di Rizzo, giocavano con le sottili trame dei suoi ricordi, addolcendone le immagini e rendendo più nitidi momenti ormai dimenticati.
Un inaspettato e breve sollievo, per lui che aveva l’unica colpa di essere rimasto.
 
 
   
 
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