L’Accusatore
Ora ho le guance nere, ma non è sempre stato così. C’era un tempo in cui eseguivo la giustizia in un universo giusto, e alzavo la voce per difendere ciò che era giusto difendere.
Ora non eseguo più la giustizia, ora la giustizia sono io.
L’Accusatore rimaneva immobile per ore, muovendo la bocca soltanto, volgendo lo sguardo al cielo. Nebula ascoltava, riverente, ogni volta sperando che quelle parole fossero rivolte a lei.
Ma l’Accusatore godeva nel tormentarla.
Nebula chiamava, e lei rispondeva, pronta. Ma ogni volta, l’Accusatore tornava a volgere lo sguardo al cielo.
“Non parlavo con te”.
Davanti ai suoi occhi, attraverso la parete di vetro, una nebulosa gialla e rossa si attorcigliava su sé stessa, mansueta. E a quella egli parlava, ogni volta.
Nebula iniziava a pensare che anche quando condividevano lo stesso letto, e l’Accusatore lasciava uscire il suo nome dalle labbra, egli non si rivolgesse veramente a lei. Le guardava attraverso, come fosse distante anni e anni, nel futuro o nel passato. Nei suoi occhi vitrei si riflettevano mille mondi e mille anni, negli occhi neri di Nebula non si rifletteva nulla.
“Perché mi parli come se io non fossi qua?”
“Forse perché parlo a qualcuno che qua non è”.
La pelle dell’Accusatore era fredda, la pelle di Nebula era gelida. E quando neve cade su ghiaccio nulla che assomigli alla vita può accadere.
“Cosa c’è oltre quella nuvola?”
“Non è una nuvola, è una nebula”.
“Cosa c’è oltre quella nebula?” Domandò nuovamente Nebula, con fastidio, scivolando impudente fuori dal letto di pietra, una tavola che assomigliava più a un altare sacrificale che a un giaciglio.
L’Accusatore superava Nebula in potenza, ma Nebula non era figlia di un qualunque vagabondo. Eppure, nemmeno l’ombra di suo padre avrebbe potuto proteggerla, se ella avesse suscitato le ire dell’Accusatore, per cui usava cautela.
Gli girò attorno, come una belva studia il suo avversario prima di saltargli alla gola. Egli era in piedi, alto e solenne, completamente nudo, privo persino delle macchie nere che solitamente gli incrostavano guance e zigomi.
Davanti a sé si apriva lo spazio aperto: un’enorme volta trasparente bucava la pancia della Dark Aster, e lì l’Accusatore aveva deciso di situare i suoi alloggi, per illudersi di toccare le stelle, di sentire il vento stellare correre sulla sua pelle.
Nebula decise di osare. Lo colse alle spalle, e si allungò per quanto poteva. Pur con tutte le sue forze, non sarebbe riuscita a raggiungerlo. Ma l’Accusatore fece qualcosa di inaspettato: volse lo sguardo altrove, tolse gli occhi dalle stelle, e reclinò la testa, andando ad incontrare le sue labbra. Le cinse la vita con un braccio, aiutandola a rimanere in piedi in quella posizione precaria. Si spinse ancora un poco contro di lei, baciandola come volesse soffocarla.
“Cosa vedi dietro la nebula?” gli domandò Nebula a fior di labbra. Dunque l’Accusatore comprese, che ella l’aveva avvicinato con le sue false moine soltanto per soddisfare una sua curiosità. Con rabbia, la spinse lontano, e quasi Nebula non sbatté la testa contro il letto di pietra, scivolando sul pavimento.
“Fa’ attenzione, figlia di Thanos, perché per un attimo ho pensato di ucciderti”.
Nebula si rialzò, a fatica. La paura riempiva i suoi occhi, anche se essi non trasmettevano alcuna emozione, alcuna scintilla di vita.
L’Accusatore tornò a volgere lo sguardo al cielo, e di nuovo Nebula divenne trasparente ai suoi occhi, nei quali si riflettevano le luci della nebulosa senza nome. Sapeva di aver osato troppo, non avrebbe mai dovuto porre la stessa domanda una seconda volta.
Oltre Nebula, egli vedeva mondi lontani, pianeti remoti, stelle tristi e distanti, lasciate in un angolo. Ma dritto, oltre il centro di Nebula, egli vedeva un dio.
Un dio che avrebbe presto turbato gli equilibri dell’universo.
Sorrise, illudendosi di poterlo raggiungere solamente attraversando quell’ammasso di polvere e plasma che gli vorticava di fronte, beffardo quasi quanto Nebula, beffardo e provocante quasi quanto Nebula senza vestiti addosso.
“Mi servi. Mi serve ciò che possiedi, per distruggere Thanos”. Alzò una mano, ed essa semplicemente si fermò contro il vetro. Nebula lo guardava confusa: di nuovo parlava con sé stesso, oppure con quella stupida nuvola, il che per lei era la stessa cosa. Discreta e silenziosa, uscì dai suoi alloggi, e lo lasciò solo, volendo evitare un altro scatto d’ira.
L’Accusatore non le prestò attenzione: i suoi occhi viola erano immersi nelle profondità dell’universo, abbagliati e quasi intimiditi da esso.
“Mi. Servi”.
In un anfratto del cosmo, lontano lontano attraverso la materia dell’universo, il Signore del Caos sorgeva, tramava, e rideva.
Il tempo del Ragnarok era vicino, il Crepuscolo stava calando, la sua gloria imperitura sarebbe giunta presto.
Il cubo cosmico si mosse di vita propria, sfuggì dalla sua mano e rotolò per terra.
Il dio lo raccolse, si fermò a guardarvi attraverso, e un remoto viso ricambiò il suo sguardo.
“Ronan!”
Gli umani sono deboli: perciò ho il diritto di governarli.
Gli dei sono bizzosi, vanitosi ed estraniati nella loro ovattata eternità: perciò ho il dovere di svegliarli.
È tutto troppo ordinato, è ora che faccia succedere qualcosa.
9° class. parimerito al contest Game of Judges: La chiamata alle armi, indetto da Encha e Kaika
L'Accusatore
di Deidaradanna93 (SilverTales)
Valutazione Encha
(16.5/32 +12/18)
Stile, lessico e grammatica: 10.5/12
Il tuo stile mi è piaciuto molto: è elegante e
arricchito da alcune figure
retoriche che rendono la lettura ancora suggestiva. L’unico
appunto che mi
sento di farti riguarda le “e” congiunzione a
seguito delle virgole: in alcuni
casi le ho trovata appropriate, ma per la maggior parte temo sia un
po’
eccessive. Te ne riporto alcuni esempi:
“un’enorme volta trasparente bucava la pancia della
Dark Aster, e lì
l’Accusatore aveva deciso di situare i suoi
alloggi”
“L’Accusatore tornò a volgere lo sguardo
al cielo, e di nuovo Nebula divenne
trasparente ai suoi occhi”
“Il dio lo raccolse, si fermò a guardarvi
attraverso, e un remoto viso ricambiò
il suo sguardo.”
In più, nella frase “l’Accusatore
comprese, che ella l’aveva avvicinato con le
sue false moine soltanto per soddisfare una sua
curiosità” la virgola è del
tutto fuori posto.
“Nebula chiamava, e lei rispondeva, pronta”
– qui invece non credo di aver
compreso la meccanica dell’azione. Forse hai invertito le
prime due parole,
“Chiamava Nebula e lei rispondeva, pronta”?
Per il resto, comunque, sono felice di poter affermare di non aver
notato altri
errori!
Originalità: 8/8
Detto con un po’ di innocua ironia, questa storia
è talmente originale che, a
tratti, non riconoscevo nemmeno i protagonisti. Scherzi a parte, quando
ho
inserito questo fandom nella mia lista avevo già immaginato
che mi sarei
ritrovato tra le mani esclusivamente storie riguardanti procioni alieni
e
Groot, ma mi ha fatto molto piacere leggere questo tuo approfondimento
sul
rapporto tra Nebula, l’Accusatore e... l’altro
personaggio.
IC: 4/8
Partendo dal personaggio più “semplice”
–si fa per dire- da esaminare, la tua
Nebula non mi ha convinto molto. Sul grande schermo, l’ho
vista come un
personaggio forte e deciso, che si prende quello che vuole con la
forza; quando
questo non è possibile –ovvero quando si trova
davanti a qualcuno più grosso e
più cattivo di lei-, però, accetta il suo ruolo
di subordinata, come nella
scena in cui Nebula contesta le decisioni dell’Accusatore e
questo le impone il
silenzio. Per questo, non credo sia un personaggio che possa impiegare
la
propria bellezza per circuire gli uomini, insomma.
Passando a Ronan, ho apprezzato molto di più la sua
caratterizzazione. È
freddo, distaccato, insofferente e non esita a minacciare di morte la
figlia di
Thanos, anche se fino ad un momento prima stava avendo uno scambio di
effusioni
con lei. Il suo rapporto con Loki però mi ha un
po’ sconcertato: sarà la
maschera da cattivone, ma non riesco proprio ad immaginarmelo a
sussurrare
paroline dolci alla volta celeste. Questa coppia, anche abbastanza
crack,
lasciamelo dire, avrebbe avuto bisogno di qualche spiegazione in
più, qualche
squarcio che permettesse al lettore di rendersi conto delle sue
meccaniche,
diciamo.
Utilizzo del pacchetto 3.5/8 (prompt: 1/3; Limitazione: 2,5/5)
Siamo quindi giunti alla sezione più scomoda per entrambi.
Detto senza troppi
giri di parole, confesso che, a prima lettura, non avevo nemmeno
intravisto la
coppia attorno alla quale potesse ruotare il prompt
“relazione a distanza”. Ho
dovuto quindi leggere le tue note, ma nonostante questo ho dovuto
documentarmi
per capire chi fosse la misteriosa persona dall’altro lato
dell’universo. Il
fatto è che l’accostamento tra il parlare alle
stelle e la figura di Loki non è
affatto immediata: io e la mia compare ci siamo arrivati dopo lunghe
peripezie
ed esplorazioni in internet, che tra l’altro spesso ci hanno
anche sviato.
Nella prima bozza di questa valutazione, infatti, eravamo convinti che
la
persona che Ronan cercava di intravedere fosse sua moglie
–quella del fumetto-,
da cui era stato separato per ragioni a noi ignote.
Per quanto riguarda la limitazione, invece, Ronan e il Dio degli
Inganni non
s’incontrano mai: sono distanti anni e anni luce,
cos’altro avrei potuto
pretendere? Quello che manca, però, è la
comunicazione tra i due. Le parole che
l’Accusatore mormora al vuoto non possono essere considerate
come tale, giacché
Loki non può sentirle, per quanto mi risulti, né
tantomeno vi è uno scambio
verbale tra i due.
Gradimento personale: 2,5/6
La storia è innegabilmente ben scritta, ma, come
già ho affermato, ho potuto
valutarne sola la parte più superficiale, per
così dire. Non avendo fin da
subito afferrato il filo conduttore della trama, non sono stato in
grado di
comprenderla nella sua integrità fino a quando non sono
andato ad attingere da
fonti esterne. A mio parere, quindi, avresti dovuto aggiungere fin da
subito
qualche dettaglio più esplicito, qualche riferimento che
riconducesse alla
figura di Loki e che consentisse quindi di capire il significato della
storia a
coloro che, come me, non avrebbero neanche lontanamente mai pensato a
questa
ship. In più, l’introduzione del capitolo non
aiuta di sicuro, giacché mancano
l’avviso di crossover (che, in estremis, poteva anche essere
omesso, dati i
forti legami tra i film Marvel) e di coppia slash o, forse
più propriamente,
crack-pairing.
Ho comunque apprezzato molto la tua decisione di descrivere
quest’insolita
coppia da un punto di vista esterno, ovvero quello di Nebula.
Stile, Lessico e Grammatica: 9/12
Il tuo stile non è male. Sa essere molto fluido e di
piacevole lettura, per
quanto in alcuni punti sembra si perda un po': diventa eccessivamente
semplice
(non che la semplicità sia un difetto, assolutamente, solo
che a volte osare un
po' di più non farebbe male) e il lessico non mi
è sembrato molto ampio. Tendi,
infatti, a usare più volte le stesse parole: ad esempio,
"Nebula".
(-Oltre Nebula, egli vedeva mondi lontani, pianeti remoti, stelle
tristi e
distanti, lasciate in un angolo. Ma dritto, oltre il centro di Nebula,
egli
vedeva un dio.
-L’Accusatore superava Nebula in potenza, ma Nebula non era
figlia di un
qualunque vagabondo.)
Tendi, poi, a usare la virgola prima della "e", cosa che andrebbe
fatta solo di rado:
Lo colse alle spalle [virgola superflua] e si allungò per
quanto poteva
C’era un tempo in cui eseguivo la giustizia in un universo
giusto [virgola
superflua] e alzavo la voce per difendere ciò che era giusto
difendere.
Nebula chiamava [virgola superflua] e lei rispondeva, pronta->
Questa frase,
inoltre, è un po' ambigua, sembra che il soggetto sia
Nebula, che sia lei a
chiamare, quando, a quanto ho capito (correggimi se sbaglio),
è il complemento
oggetto. Di conseguenza, sarebbe stato meglio invertire e scrivere
"Chiamava Nebula"
Nebula iniziava a pensare che anche quando condividevano lo stesso
letto
[virgola superflua] e l’Accusatore lasciava uscire il suo
nome dalle labbra
Anche in altri punti io avrei gestito differentemente la punteggiatura:
“Mi [senza punto, ci sono molti altri modi per intendere che
si scandiscono
bene le parole] Servi”.
Dunque l’Accusatore comprese [senza virgola] che ella
l’aveva avvicinato con le
sue false moine soltanto per soddisfare una sua curiosità
Inizi anche molto spesso le frasi con la "e" e con "ma",
che sono congiunzioni e non dovrebbero quindi essere a inizio periodo.
Ad esempio:
Ma l’Accusatore godeva nel tormentarla.
E quando neve cade su ghiaccio nulla che assomigli alla vita
può accadere.
Ma l’Accusatore fece qualcosa di inaspettato
Altre due frasi un po' "strane" sono:
Nebula ascoltava, riverente, ogni volta sperando che quelle parole
fossero
rivolte a lei.
Per come è posto quell'"ogni volta", non si capisce se si
intenda che
era riverente ogni volta o se sperava ogni volta. Nel primo caso,
avresti
dovuto scrivere "Ascoltava, ogni volta riverente", nel secondo
"Ascoltava, riverente, sperando ogni volta"
La paura riempiva i suoi occhi, anche se essi non trasmettevano alcuna
emozione, alcuna scintilla di vita.
Come può la paura riempire occhi che non trasmettono alcuna
emozione? Posso
capire che tu voglia mettere in evidenza una contraddizione, ma questo
si può
fare finché c'è comunque una logica di fondo che,
almeno in questo caso, non si
vede.
Infine, hai commesso due volte un errore grammaticale abbastanza grave:
hai
scritto "sé stesso", quando il "sé", seguito da
"stesso", non richiede l'accento.
(-una nebulosa gialla e rossa si attorcigliava su sé stessa,
mansueta
- di nuovo parlava con sé stesso)
Gradimento personale: 3/6
Come ho detto anche nella sezione dedicata al pacchetto, mi
è piaciuto davvero
moltissimo il metodo con cui hai sfruttato il prompt.
Ha uno svolgimento, alla fine, abbastanza lineare, per quanto tu sia
riuscita,
efficacemente, a lasciare una "pulce nell'orecchio" del lettore, che
continua a incuriosirlo fino a quando non si arriva al finale.
Il finale, però, è il vero problema della storia:
è troppo aperto. Apprezzo
quando viene lasciato qualche punto in sospeso, lasciando alla
speculazione del
lettore, ma deve essere qualche, non praticamente tutto.
Sarò sincera, non avevo per nulla capito si trattasse di
Loki. Avevo fatto
mille speculazioni, facendo persino ricerche, dato che, nonostante i
personaggi
non siano mia competenza, comprendere la storia che sto leggendo
è la prima
cosa per giudicarla, ma niente. Dato che voglio essere onesta fino in
fondo, ho
capito chi fosse leggendo una recensione alla tua storia su EFP, dove
ne veniva
fatto menzione.
Ora, secondo me il tuo errore è stato di non segnalare il
Cross-over né la
coppia Slash, limitandoti a quella Het. Non sono fattori secondari, in
quanto
permettono di farci un'idea della storia che si va a leggere e,
soprattutto,
farci decidere se vogliamo aprirla o no secondo i nostri gusti
personali.
Non sapendo fosse un Cross-Over, non sarei mai arrivata a capire si
trattasse
di Loki. Soprattutto, quando inserisci un personaggio in un universo
che non è
il suo, ti consiglio di dedicargli qualche riga in più, nel
caso tu non voglia
nominarlo, per far inquadrare bene al lettore la situazione.
La storia è scritta bene e si legge senza particolari
intoppi, ma questa,
purtroppo, non è un questione secondaria.
Utilizzo pacchetto:5.5 /8 (Prompt: 3/3;Obbligo : 0/5;
Limitazione: 2.5/5)
Ho apprezzato il modo in cui hai deciso di inserire il prompt: la sua
presenza
è molto sottile, quasi non la si percepisce fino a quando
non si ha finito la
storia. Hai scelto di vedere una relazione a distanza attraverso gli
occhi di
qualcuno che ne è esterno, cosa che ho non poco apprezzato!
Brava!
Per il divieto, sono rimasta a lungo titubante, lo ammetto.
Nel pacchetto, ci si riferiva ai due amanti coinvolti nella relazione a
distanza e sul fatto che non si incontrino non posso dire nulla, in
quanto è
così, il problema è che non so quanto
effettivamente comunichino. Ronan parla
con il cielo, è vero, ma non è con la persona
verso la quale prova dei
sentimenti questa "discussione". Accenni qualcosa nel finale, facendo
presagire che una comunicazione, probabilmente, ci sarà dopo
il finale della
storia, ma ti era stato richiesto di farla avvenire durante. Mi
dispiace, ma
non posso darti di più.