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Autore: The_Black_Raven00    08/01/2015    2 recensioni
Commodo, mezzo ubriaco e disperato, tenta di dichiarare il suo amore a Lucilla. Riuscirà il giovane e folle imperatore ad aprirsi con la sua amata? In fondo lui morirebbe per lei...
Dedicata alla mia Gulliver e a tutti i fan di questa coppia che sinceramente io ho amato alla follia :) è la mia prima fanfiction quindi siate clementi nelle recensioni xD spero vi piaccia
a presto :-*
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Commodo, Lucilla
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Angolo dell'Autrice: alloooora, Salve salvino a tutti! Questa è la mia prima fanfiction... sinceramente non ho nulla da dire. XD... siate clementi... un bacio :-*


Commodo guardava con gli occhi assenti e spenti di chi riflette l'ennesimo calice colmo di vino davanti a sé e, distrattamente, lo prese in mano, portandolo alla bocca. Sorseggiò un pò di quella bevanda, assaporandone il gusto particolarmente forte. Sospirò e, alzatosi, si avvicinò alla finestra, per osservare la grande Roma imperiale che si apriva sotto di lui come un grande sipario. Quanto era bella quella città? Quanto era grandiosa la sua gloria? Se Roma era talmente potente, non era certo grazie a lui: Commodo, imperatore di Roma, il figlio più giovane di Marco Aurelio. Il figlio pazzo di Marco Aurelio. Colui che uccise il suo stesso padre.
Ma lui non era pazzo, o almeno cosi egli stesso sperava. Era solamente desideroso di un pò di affetto da parte del padre e, soprattutto, bramava l'amore della sorella Lucilla, grande donna romana dall'elegante portamento e dalla mente arguta.
Ciò che la caratterizzava di più era la sua bellezza casta e pura, era angelica. Aveva l'aspetto di una statua: la pelle bianca come il marmo, il corpo esile ma sinuoso, i capelli castani tutti riccioluti e gli occhi azzurri, proprio come quelli di Commodo. Ma egli considerava i suoi stessi occhi mediocri a confronto di quella della sorella, quelle due splendide pozze d'acqua. La cosa che il folle imperatore, tuttavia, preferiva della sua amata sorella era il sorriso. Un sorriso così dolce non lo aveva mai visto. Appena accennato, con gli angoli della bocca lievemente sollevati e le gote rosate che si colorivano di più. Ogni suo sorriso per lui era come un tesoro, solo lui avrebbe voluto provocargliene uno. Ma non era cosi. Raramente il povero Commodo riusciva a far sorridere la sorella, per questo quando Lucilla lo faceva lui custodiva quel dono gelosamente. 
Sfiorò il vetro con le punte delle dita, immaginando di avere davanti il viso della sorella.《Lucilla》, disse, tutto d'un fiato.《Lucilla, io...》, continuò, esitante 《io... io ti amo》, la carezzò con dolcezza, con un sorriso appena accennato e gli occhi lucidi. Immaginò che Lucilla sorridesse, nel modo che lui amava. Il cuore gli palpitava in gola, sentiva una vena lungo il collo battere freneticamente.《Amo ogni singolo centimetro di te, la tua risata, i tuoi occhi azzurri, la tua pelle bianca...》, una lacrima gli rigò il volto.《 Adoro il tuo cuore impavido e profondo, il modo in cui guardi alle persone che ti stanno a  cuore》, scorse le dita sul vetro, immaginando di carezzare il lungo collo bianco della sorella, fino ad arrivare al suo cuore. Intanto le lacrime continuavano a bagnargli le gote, al pensiero che, nonostante quelle parole dolci, Lucilla non avrebbe mai accettato Commodo, mai. Era suo fratello, non era giusto. E poi lui, lurido e vigliacco imperatore, voleva uccidere Massimo, forse l'unico che Lucilla aveva mai amato come se stessa, l'unico a cui lei aveva dedicato l'onore di aver un posto nel suo cuore, e quel posto non l'avrebbe mai ceduto a nessun altro. E questo a Commodo faceva male. Male da morire.《Adoro come ragioni, come parli, come pensi. Amo osservarti mentre leggi, con gli occhi assorti, gli scritti del grande Cesare》, spostò le dita dal petto della sorella alla fronte, carezzandogliela. Immaginò di sfiorare con i polpastrelli le labbra sottili della sorella e di baciarle dolcemente. Immaginò che ella fosse un pò arrossita per l'imbarazzo e che stringesse le braccia sottili intorno al collo di lui.

Cominciò a singhiozzare, per la sofferenza che gli scoppiava in petto. Sapeva che tutto ciò non era reale. Lo sapeva fin troppo bene. Era un dolore che gli squarciava il cuore, glielo riduceva in mille pezzi. Nascose il volto sofferente tra le mani. Lucilla, pensava, Lucilla,  perché non mi ami come ti amo io?! Perché?
Intanto il pianto si faceva più forte e convulso, la sua testa adornata d'alloro dorato si accasciò sul vetro della finestra, mentre le lacrime scendevano come fiumi.《Commodo?》. Il suo pianto cessò, smise addirittura di respirare,  drizzò le orecchie per verificare che non fosse solo un'illusione,  e poi sentì nuovamente la voce delicata e gentile di Lucilla che lo chiamava. Spalancò gli occhi, preoccupato. Che lo avesse sentito?《 Commodo, cosa succede?》, disse, preoccupata, donando poche carezze al suo volto. Dall'espressione che lei aveva sul viso Commodo realizzò che non aveva udito le sue parole.《 Hai pianto! Fratello, cosa è accaduto?》, lo abbracciò. Piccoletta com'era, gli arrivava a malapena al mento. Commodo restituì l'abbraccio, accarezzando la testa di Lucilla. 《Niente per cui disperare, sorella》, disse, con un filo di voce. Chinò il capo sulla spalla della sua amata e sorrise amaramente, accarezzato dalle mani esili di lei. La dolce voglia che aveva di baciarla si accanì su di lui, ma la represse. 《Commodo, ricorda che io sono qui per te. Qualunque cosa tu desideri, rammenta che sono qui, fratello, qui per te》. Se sei qui per me, pensò l'imperatore, allora...  《Amami》, sussurrò questa parola con la voce strozzata da un sussulto del suo cuore. Era tutto ciò che aveva sempre desiderato dirle. Non sarebbero servite tutte quelle parole sdolcinate. Egli necessitava solo di una parola. E l'aveva pronunciata.
Ma poi si era accasciato a terra con l'aria di un defunto, a causa del vino, Lucilla sul suo corpo esile e possente allo stesso tempo che gridava il suo nome. Poi il nulla, il buio più infinito. E di quel giorno, Commodo ebbe un ricordo annebbiato e sbiadito, come se fosse stato un sogno. Ma da allora Lucilla non lo guardò più come soleva, ma cominciò ad evitarlo, a evitare il suo sguardo, a essere impertinente nei suoi confronti. E Commodo non si spiegava il perché. La morte, il dolore e la gelosia, intanto, gli mangiavano piano piano il cuore.
   
 
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