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Autore: Lost on Mars    09/01/2015    9 recensioni
Dopo un grave incidente, Luke si ritrova nell'Aldilà. Clarisse, un angelo, gli fa capire di essere ancora in tempo per svegliarsi e tornare a vivere sulla Terra. Per farlo, dovrà portare a termine una serie di buone azioni, alcune saranno difficili e richiederanno dei sacrifici, ma Luke non può andarsene e lasciare tutte le persone a cui vuole bene, non può andarsene e lasciare Michael per sempre.
[Michael/Luke]
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16.
Bring me to life


 
 
 
Mi sento strappato via dal mio corpo abbastanza bruscamente e non capisco dove sono finito. Il pavimento è chiaro, lucido e pulitissimo, mi ricorda tanto quello del Corridoio che ho visto quando sono finito nell’Aldilà. Mi fa male la schiena e mi alzo con qualche difficoltà, poi mi guardo intorno. Il pavimento non sembra quello del Corridoio, ma lo è veramente. Sono ritornato indietro, davanti la porta grigia in cui Clarisse mi ha fatto entrare la prima volta che ci siamo visti. Mi ritrovo da solo, non vedo Clarisse da nessuna parte e per un attimo mi faccio prendere dal panico. Senza di lei io qui non so orientarmi. E poi ho lasciato Michael da solo, cosa gli sarà successo quando sono sparito? Come l’avrà presa?
Ma ecco che la ragazza angelo spunta al mio fianco. Mi tende la mano. « Sei pronto per tornare alla tua vita, Lucas? » mi chiede, sorridendomi. Io sento il petto gonfiarsi, ho paura ma sono anche pervaso dall’eccitazione. Annuisco con forza e le sorrido a mia volta.
« Certo che sì! » rispondo, stringendo la sua mano. Ha le dita delicate, Clarisse, più forti delle mie senza alcun ombra di dubbio. So che sa leggermi nel pensiero e so anche che lo sta facendo in questo preciso istante, perciò dirle che le voglio bene e ringraziarla per tutto non avrebbe senso. Mi basta pensarlo.
Penso che mi mancherà, che sarò felice di saperla sempre a vegliare su di me, ad impedirmi di combinare altri casini e di ritrovarmi di nuovo in questo posto, con la differenza che stavolta sarò bloccato nella porta grigia per sempre, assieme a mio nonno. Non avrò una seconda possibilità e nessuno può immaginare quanto sia grato a lei e a chiunque altro per tutto questo, per aver avuto una scelta.
Lei sorride e continua a guardare fieramente davanti a sé, davanti alla luce. Dove mi sta portando? In Paradiso?
« No, non puoi entrare in Paradiso, la tua anima verrebbe incenerita all’istante » mi spiega Clarisse, rispondendo ai miei pensieri. Non mi da più fastidio e in per un certo verso mi mancherà, lo ammetto. Le stringo ancora di più la mano e smetto di pensare a delle domande.
Mi concentro su tutte le persone che mi aspettano, sulla Terra. Penso a Calum e a tutte le cose che avrà da dirmi, a tutte le sigarette che mi chiederà di rollare al posto suo mentre mi fa domande su domande; penso a mia madre, a cui prometto di non lasciarla mai più per nessun motivo al mondo, di dimostrarle che le voglio un bene profondo più spesso, perché non si sa mai quello che può succedere e non voglio che lei pensi il contrario; penso ai miei fratelli che mi mancano da morire e con cui giuro di passare più tempo; penso a mio padre che non ho ancora perdonato e al fatto che riuscirò a farlo tornare a casa, un giorno, assieme alla sua motocicletta. E infine penso a Michael. Penso che gli ultimi due giorni assieme a lui siano stati la cosa più bella che possa esistere, e il mio cuore scalpita e si agita furioso e trepidante, al pensiero che tra poco tutti i giorni della mia vita saranno così. Mi proietto già nel futuro, a quando saremo grandi e avremo una vita tutta nostra. Immagino la sua mano stringere la mia anche quando sarà rugosa, ma calda come è sempre stata. Penso al mio amore per lui che non cesserà di esistere nemmeno dopo la morte e penso che condivideremo la Porta Bianca, quella delle anime che hanno lasciato la Terra con la consapevolezza di essere complete. Perché a me basta lui, e passare il resto della nostra vita insieme è l’unica cosa che chiedo.
« Stiamo per entrare in un posto particolare. Rispondi solo quando ti viene fatta una domanda e sii sincero. Ricorda che noi possiamo vedere se stai mentendo. Alla fine, quando ti farò un cenno, devi dire “La mia richiesta è quella di venir riportato in vita.” e allora, ti auguro buona fortuna per il viaggio di ritorno » dice Clarisse, distogliendomi dai miei pensieri.
« Ci saranno altri angeli? » chiedo.
« Ci saranno tutti gli angeli. Gli arcangeli, i miei cugini, sono troppo impegnati per questioni del genere, ma non preoccuparti. Devi solo rispondere “sì” o “no” quando ti viene fatta una domanda » mi assicura Clarisse.
Mentirei se dicessi di non essere nervoso. Un intero consiglio di angeli mi farà delle domande per decidere se posso tornare sulla Terra. Che ansia!
« Sei pronto? »
« No ».
Ma un momento dopo, siamo stati entrambi risucchiati dalla luce che c’è alla fine del corridoio.
 
Mi ritrovo seduto al centro di una stanza circolare. Addossate al muro ci sono diverse pedane, su ognuna di queste c’è un angelo. Sono tutti vestiti di bianco, gli angeli che sembrano ragazze, come Clarisse, indossano il suo stesso prendisole bianco, mentre i ragazzi hanno pantaloni bianchi e magliette a maniche corte. Continuo a chiedermi perché non ho mai visto le loro ali. Cerco Clarisse con lo sguardo e la vedo, in una pedana di fronte a me, accanto ad un angelo molto più alto di lei, con i capelli chiari e un accenno di barba sul mento. Lui indossa anche un mantello bianco, oltre agli altri capi. Sento un fastidioso vociare attorno a me, l’angelo col mantello alza un braccio e cala immediatamente il silenzio.
« Lucas Hemmings, diciotto anni terrestri, indirizzato alla Porta Grigia? » chiede l’angelo. Ha una voce davvero molto bassa e profonda che mi incute quasi terrore, guardo ancora Clarisse e la sua espressione è più seria che mai. Mentre mi domando se gli angeli avvertano anche la paura, mi affretto a rispondere.
« Sì ».
« Hai affrontato un numero di missioni pari a sette? » mi chiede ancora l’angelo.
« Sì » rispondo.
« Clarisse, accompagna l’anima qui, per favore » dice ancora.
« Sì, Aniel » dice Clarisse con voce solenne. Scende dalla sua pedana e si avvicina a me, mi tende la mano, io l’afferro mentre tremo come una foglia. Sembra che lei riesca a ancora a leggermi nel pensiero. Non dice nulla, ma mi guarda dolcemente, come se volesse darmi sicurezza.
Io mi alzo e vado di fronte all’angelo di nome Aniel, è molto, molto più alto di me e continuo ad importmi di non avere paura di lui.
« Hai mai fallito una missione? ».
« No ».
« Hai mai abusato dei tuoi doni? ».
Che razza di domanda è questa? Se ne ho abusato? Non lo so, forse. Con alcuni doni ho sistemato alcune situazioni nella mia vita che andava a rotoli. Nonostante questo, ho sempre capito quali  fossero i miei limiti e ho sempre dato priorità alle missioni che mi venivano affidate.
Con sicurezza, rispondo: « No ».
Vedo Aniel sorridere leggermente, spezzando quella maschera di austerità che ha ricoperto il suo volto fino a questo momento. Clarisse torna al suo posto e mette le mani dietro la schiena, per un momento, si alza sui talloni e mi guarda.
Che mi stia dando il segnale per porre la mia richiesta?
Prima ancora che riesca a parlare, la voce di Aniel riempie la stanza. « Fai la tua richiesta, Lucas ».
« Desidero di venir riportato in vita » mormoro, nella speranza che almeno lui, di fronte a me, sia riuscito a sentire la mia voce.
Aniel tuona ancora: « L’anima richiede di venir ricongiunta al suo corpo mortale. Come da prassi, le anime che giungono alla Porta Grigia hanno la possibilità di rimanere o provare a ritornare sulla Terra. Secondo i rapporti di nostra sorella Clarisse, l’anima ha svolto tutte e sette le sue missioni in modo esemplare. Questa corte ritiene esaudibile la sua richiesta? ».
E di nuovo ricomincia il vociare. Credo sia assurdo che dopo aver affrontato tutte le mie missioni, una corte di angeli debba decidere se posso tornare o meno sulla Terra, ma non spero altro che in una loro risposta positiva. I miei occhi si posano su Clarisse, sembra serena.
Aspetto un tempo che a me pare un’eternità, ma probabilmente saranno solo pochi minuti. Dopodiché, cala nuovamente il silenzio e, alle mie spalle, un angelo scende dalla sua pedana. I lunghissimi capelli rossi svolazzano mentre cammina e anche lei indossa un mantello. Aniel scende dalla sua pedana e va a prendere il suo posto, dietro di me.
« Io, Hariel, portavoce della corte angelica qui riunitasi, decreto in comune accordo di esaudire la richiesta dell’anima. Lucas Hemmings si ricongiungerà al suo corpo mortale ».
Spalanco gli occhi. Cosa succederà adesso? Mi addormenteranno? Sento dei passi dietro di me, ma non riesco a girarmi. Due grandi mani mi si posano sopra la testa. Cerco di guardare Clarisse un’ultima volta, ma è già tutto buio.
***
 
Ho un mal di testa allucinante e voglio aprire gli occhi, solo che le mie palpebre sono pesantissime e non riesco a sollevarle. Mi piace il buio, mi da la sensazione di essere al sicuro, perché non so dove mi trovo e non ricordo assolutamente nulla di quello che mi è successo. C’era una strada ed era notte, e forse ero da solo, non ricordo bene. Alla fine, però, il mio istinto prevale sulla mia volontà e riesco, con uno sforzo immane, ad aprire gli occhi.
È bianco da tutte le parti. I muri sono bianchi, le lenzuola in cui sono avvolto sono bianche, persino il cielo e la luce che entra dalla finestra sembrano bianchi, per un attimo, credo di avere la pelle bianca, poi mi abituo e comincio a distinguere nitidamente le cose e i loro reali colori.
Le pareti sono verdine, mentre le lenzuola sono davvero bianche, il cielo però è azzurro con qualche nuvola e la mia pelle è rosata. Non riesco a capire dove mi trovo precisamente, ma sono da solo. Mi sento così debole che non ho nemmeno la forza di alzare le braccia o di parlare, ho quasi paura di essermi dimenticato come si faccia, ma non ho l’occasione di rimuginarci sopra, perché mi addormento di nuovo.
Quando mi sveglio, il mal di testa è passato e nella stanza c’è qualcuno, anche se non riesco a capire chi è. Adesso aprire gli occhi è molto più facile, respirare non mi sembra una cosa così strana e riesco addirittura a muovere tutti i muscoli del corpo. Provo a tirarmi su e sento il rumore di qualcosa che struscia violentemente contro il pavimento, una sedia, forse... un momento dopo, una donna dai capelli biondi e gli occhi azzurri è in piedi accanto a me.
« Ehi, mamma... » mormoro piano, riscoprendo di sapere ancora parlare.
« Lukey, piccolo mio, riposati » mi dice lei, ha quasi le lacrime agli occhi e se non fossi collegato ad una macchina con dei tubi di plastica l’abbraccerei.
« Mi sento riposatissimo, devo aver dormito per giorni interi » dico.
« Magari fossero stati solo giorni... vado a chiamare la dottoressa, cerca di rimanere sveglio, tesoro, va bene? » mi dice ancora mia mamma. Mi limito ad annuire e ad incurvare le labbra. Lei esce e io faccio come mi ha detto: cerco di rimanere sveglio. Non ho capito la sua risposta, ma mi sento intorpidito e riposato come se avessi dormito davvero del giorni interi, ma a quanto pare è stato molto di più. Sono in un ospedale, quindi deve essermi capitato qualcosa di brutto. Per quanto tempo sono stato qui? Settimane, mesi? Nella mia testa non sembra che questo tempo sia mai passato, per quanto mi riguarda potrei esserci finito la notte scorsa.
Quando la porta della mia stanza si apre, rientra mia madre insieme ad una donna dai capelli castani e la pelle olivastra, che indossa un camice bianco. « Ciao, Luke » mi saluta raggiante. « Come andiamo? »
« Salve, » rispondo imbarazzato. « Ehm, bene? »
« Dolori alla testa, all’addome? Sonnolenza? »
« No, sto benissimo »
« Che dire, signora? » continua la dottoressa, rivolgendosi a mia madre. « Un vero e proprio miracolo, non avevamo mai visto un caso del genere. Suo figlio deve avere un angelo custode che lo protegge, da lassù »
Mia madre si lascia sfuggire un sorriso quasi commosso, mentre io sono confuso e il commento della dottoressa mi fa ridere: “lassù” non esiste, e nemmeno gli angeli. Evidentemente mi è capitato qualcosa di tragico, forse a quest’ora avrei dovuto essere morto, e invece eccomi qui.
« Quando sarà dimesso? » chiede mia madre.
« Quando avrà fatto tutti gli esami d’accertamento » risponde la dottoressa. Mia madre ringrazia e la dottoressa esce. Continuo a non capirci molto.
« Mamma, puoi spiegarmi cos’è successo e perché sono qui? Quanto ho dormito? Perché la dottoressa ha detto che è stato un miracolo? »
Lei sorride e mi viene vicino, prendendo la mia mano nella sua. È calda, confortevole, mi rassicura. « È una storia che preferirei dimenticare, quando starai bene te la racconterò. Adesso l’importante è che tu ti sia svegliato ».
Decido di non riparlarne più, quando uscirò di qui mi spiegheranno tutto con più calma.
 
I dodici giorni che ho passato in ospedale sono stati i più noiosi della mia vita. Non ho fatto altro che dormire, mangiare cibo insapore e rimanere ancorato a letto: potevo uscire solo per andare in altre stanze e sdraiarmi su altri letti. Le infermiere mi portavano in giro con la sedia a rotelle. L’unico lato positivo, erano le visite che ricevevo.
Quando Michael è venuto a trovarmi, il giorno dopo il mio risveglio, non c’è stato giorno che non l’ho visto entrare nella mia stanza col sorriso sulle labbra. Una volta ha detto di voler rimanere a dormire, ma il personale gli ha consigliato di tornare a casa, riposarsi e tornare il giorno seguente. Michael è tornato tutti i giorni. Non mi ha mai tenuto annoiato, a volte è venuto Calum con lui. Siamo stati a ridere e scherzare nella mia stanza, loro seduti sulle sedie e io steso sul letto. La circostanza è stata parecchio strana, ma mi è piaciuto rivederli e stare con loro.
Non ho aspettato che mia madre mi raccontasse l’accaduto. Ci ha pensato Michael, un giorno in cui Calum non c’era. Mi ha detto che avevo fatto un incidente, che ero stato portato d’urgenza in ospedale ed ero rimasto in coma per quasi un anno. Mi ha detto che a volte aveva la sensazione che io fossi lì con lui, che a volte avrebbe addirittura giurato di vedermi e sentirmi. A me è dispiaciuto così tanto che avrei voluto solamente stringerlo a me e dirgli che per fortuna ero sopravvissuto - « Anzi, la dottoressa ha detto che è stato un vero miracolo! » - e che non l’avrei lasciato mai più. La mia vita e la sua sono legate indissolubilmente, io senza di lui non vado da nessuna parte, figuriamoci se posso morire!
Mi sono completamente rimesso, ma la dottoressa ha detto che devo tornare in ospedale ogni settimana per almeno un mese, per fare ulteriori controlli medici. Mia madre e i miei fratelli sono venuti a prendere, nel parcheggio ho intravisto un’harley nera, e mentre aspettavo che mia madre parlasse con qualcuno davanti l’entrata e i miei fratelli tornassero dal bar, un uomo con degli occhiali da sole e una giacca di pelle mi ha appoggiato alla sua motocicletta.
Avrei voluto urlare a pieni polmoni che quello era mio padre, ma non l’ho fatto. Mi sono limitato a raggiungerlo, l’ho abbracciato e gli ho detto che mi manca. Che ci manca. Che manca a tutti noi e che lo stiamo ancora aspettando. Quando mia madre è tornata lui è sfrecciato via, ma quando si è tolto gli occhiali ho letto la promessa nei suoi occhi: ritornerò.
Adesso sono steso sull’erba, sotto il sole di fine primavera. La mia testa poggia sulle gambe di Michael e lui mi passa le dita tra i capelli.
« Luke? » inizia. Apro gli occhi, il suo volto copre il sole e mi fa ombra.
« Sì? »
« Devo confessarti una cosa » continua, sembra triste. Mi tiro su a sedere e lo guardo meglio negli occhi: il mio ragazzo non deve essere triste. Sono finalmente qui e sto bene, io non ho avvertito lo scorrere del tempo, ma lui sì, e credo di essergli mancato tanto.
« Che cosa? »
« Qualche mese dopo il tuo incidente, mentre stavo perdendo le speranze, ho baciato un mio amico. Avrei ceduto del tutto se non ci fossi stato tu, nella mia testa, come a ricordarmi che prima o poi ti saresti svegliato. Ho capito che non potevo mollare in quel modo e... ho capito che ti amo sul serio. Lo so che te l’ho detto tante volte, ma questa è la più importante, perché adesso ho la certezza che tu sei l’unica cosa di cui ho bisogno. Quindi... perdonami, va bene? »
Non rifletto nemmeno sulle sue parole. Gli sorrido, non riuscirei ad arrabbiarmi con lui per nessun motivo al mondo. Tutto quello che mi ha detto mi è appena entrato nel cuore e non credo che ne uscirà mai più. Gli accarezzo il volto con una mano, mentre passo l’altra dietro la suo collo e lo attirò verso di me.
Lo bacio, a lungo e lentamente, mettendoci tutto l’amore che posso. Non gli dico nulla perché so che parlare non servirebbe, che Michael ha ragione e che siamo abbastanza fortunati da bastarci a vicenda, da amarci e non farci mai mancare niente.
La dottoressa ha detto che il mio risveglio è stato un miracolo, ma a me non servono miracoli per tirare avanti. A me basta Michael.


 
Mi scuso per il ritardo inecente, ma ho le mie buone motivazioni!
1 - è ricomincaiata la scuola e vi giuro che io non arrivo nemmeno alle dieci di sera che sono stanca morta e tutto quello che voglio fare è dormire.
2 - il capitolo è il più lungo, sono quasi tremila parole e per scriverlo ci ho messo un po' di più.
3 - volevo farlo per bene e sono stata giorni interi sull'ultimo pezzo.
Okay, ora... SALVE FANCIULLE.
Oh mamma, mi sento triste, ma mi sento anche felice! Insomma, questa storia va avanti da settembre e sono passati ben quattro mesi! Mi sento quasi orgogliosa, ma mi dispiace finirla çwç davvero. Non è una cosa certa, ma se è attuabile, pensavo di scrivere una one-shot sulla nostra (mia) piccola Clarisse, la mia bambina, perché per lei è finita davvero male. Luke non ha alcun ricordo delle vicende passate sotto forma di spirito e quindi non si ricorda di lei, mentre lei... be', aveva detto che gli angeli non provano sentimenti umani, ma Clarisse aveva sempre invidiato gli umani per questo, quindi diciamo che forse un pochino di Luke si è infatuata uwu
Quindi ripeto, non è una cosa sicura, ma in caso la scrivessi ditemi se volete essere avvertiti e mi manderò un messaggio.
ADESSSSSSSO (con tante esse perché sì) eccoci giunti alla fine. Un lieto fine, direi. Luke si sveglia e ritorna dalla sua famiglia, da Calum, da Michael... persino da suo padre! Insomma, sono (quasi) tutti felici e contenti e noi non potremmo chiedere di meglio ^_^ (Oh, amatemi percHé ho saputo dare un significato al titolo improvvisato ahahaha)
Ringrazio con tutto il cuore chi c'è stato sin dall'inizio, chi si è aggiunto lungo il percorso e chi ha letto silenziosamente. Ringrazio tutti quelli che mi hanno lasciato una recensione, che mi hanno fatto sapere il loro pensierosu questa storia nata un po' per caso, per divertimento, ma che poi è diventata una cosa importante. Non farò nomi, ma vi ringrazio davvero tutti, dal primo all'ultimo. Grazie per aver seguito questa storia! ♥
Bacioni,
Marianne

 
   
 
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