Meredith aveva lottato.
Aveva lottato con tutta se stessa per riuscire a scappare, per riuscire a tornare a galla. Aveva preso a calci l'acqua, l'aveva schiaffeggiata.
Aveva preso aria e aveva continuato a lottare. Urlando aiuto.
Ma nessuno poteva aiutarla, nessuno poteva aiutarla quando dentro aveva questa sensazione di dolore implacabile.
Poteva farsi aiutare da tutti, ma non sarebbe mai guarita.
Aveva chiesto aiuto, ma nessuno era arrivato a buttarsi tra le acque gelide per lei, non quando vicino c'era una nave che traboccava di morti.
Le persone svaniscono.
Il dolore diventa un fantasma.
Il sangue smette di scorrere.
Fu un attimo. Un attimo in cui le sue braccia e le sue gambe smisero di lottare, in cui si concesse la sensazione dell'annegare.
Ma a che scopo? A che scopo doveva continuare a vivere una guerra interiore che nessuno poteva placare?
Aveva molte altre cose da dire, invece di rinunciare alla vita cosė miseramente.
Molte altre cose...
Ma sentiva che stavano svanendo. Sentiva che a poco a poco, tutto si stava sgretolando attorno a lei. Era una persona ordinaria, diceva sua madre, non faceva che vivere sotto una campana di vetro che attutiva i suoni, che svolgeva meccanicamente un lavoro che quasi non sentiva suo.
Cercava qualcuno che le confermasse che anche lei poteva essere felice, che anche lei poteva concederselo.
Aveva molte altre cose da dire.
Ma lei era scomparsa.
E stavano scomparendo tutte le altre cose che avrebbe voluto dire.
E cosė aveva smesso di lottare.