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Autore: controcorrente    09/01/2015    12 recensioni
Premessa. E'una correzione di THE SECRETARY. Avevo intenzione di cancellare il vecchio capitolo per inserirci quello nuovo, risistemandoli così, volta per volta. Purtroppo, cancellando il prologo, si è cancellata tutta la storia...e bhé, non era voluta. Sono per le soluzioni drastiche ma, almeno qui, non era ciò che volevo. Chiedo scusa per il fastidio.
Oscar Francoise De Jarjayes è una donna dalla vita ingombrante, in tutti i sensi. Segretaria dell'affascinante André Grandier, noto per i suoi modi affabili e per le sue intuizioni, è segretamente interessata al suo capo ma, per dovere, non si è mai fatta avanti. Sarà tuttavia una sera fatale a mettere in crisi tutto. André Grandier, per nulla interessato alla sua segretaria, si innamorerà però di una misteriosa bionda che, dopo una notte di passione, lo lascia solo nel letto. Si metterà alla sua ricerca ma come farà se in ballo ci sono interessi ben più grandi di lui? E come si metteranno le cose per Oscar, che ha dovuto costruire dal nulla una vita assolutamente fittizia?
Genere: Generale, Romantico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cari lettori scusate il ritardo ma l'università mi dà non pochi impicci per cui chiedo scusa per il lungo ritardo. La fic, per chi seguiva la vecchia versione, ha uno sviluppo completamente nuovo. Mi auguro che vi piaccia. Purtroppo, non ho potuto aggiornare subito perché il capitolo non era pronto, nel senso che non avevo finito di scriverlo.

Vorrei ringraziarvi per avermi seguito finora.

Siete molto gentili.

Penso di aver risposto a tutte le recensioni, come faccio di solito, prima di aggiornare...in ogni caso, vi ringrazio di nuovo.

 

LA TALPA

 

 

André venne bruscamente svegliato da uno strano trambusto al piano inferiore. Stizzito, si mise a sedere sul letto, guardandosi attorno stranito.

Si era addormentato molto tardi, preda dei pensieri che quell'incontro gli avevano scatenato dentro. Quei capelli biondi, lunghi e mossi, senza alcun laccio, pronto a legarli. Quegli occhi, carichi d'inquieta veemenza, come i flutti del mare tempestoso.

Che serata fu il primo pensiero mentre, con i soli pantaloni del pigiama, si avviava ciondolando in bagno. Non era un tipo mattiniero per natura e, a causa della notte insonne, era spossato e molto, molto seccato. Camille lo aveva preso in pieno e, non contenta, aveva preso a trattarlo come se fosse uno zerbino. Come fosse successo, bhé, era un mistero. Pensava che il nuovo incontro fosse diverso...ed era stato così ma non nel modo che credeva.

Ancora mezzo ubriaco di sonno, si gettò sotto la doccia, sperando di rinfrescarsi le idee. Poi, una volta uscito, lindo e profumato come un bebé, scese piano piano le scale.

Mentre così faceva, si vide di fronte una bambina.

Lei lo fissò a sua volta, da dietro gli occhi marroni e inespressivi. André aggrottò la fronte. Aveva sempre associato il color nocciola al calore ma quelli della piccola Anja non possedevano nulla di tutto ciò. Indossava un vestito largo e privo di fiocchi. Edmée aveva dovuto lasciar perdere ogni decorazione vagamente femminile. La piccola strappava sistematicamente tutti i vestiti che la donna gli comprava, senza dire nulla.

-Ciao-fece, abbozzando un sorriso...ma la bambina corse via.

-Non ci faccia caso, padroncino-disse il maggiordomo, vedendo la scena- Anja deve solamente ambientarsi.-

André non commentò.

-Sono passati alcuni mesi-fece-ha parlato?-

L'uomo scosse il capo. -Non spiccica una parola. Non abbiamo mai sentito la sua voce. Mia moglie non se ne preoccupa e neanche io lo farò. Ci siamo affezionati ad averla intorno però...-disse, non riuscendo ad andare oltre.

André non parve sorpreso da quelle parole. Aveva fatto pressioni perché il suo maggiordomo e sua moglie riuscissero ad avere un figlio...ma l'unica cosa che erano riusciti a fare era stato di rivolgersi ad un'associazione religiosa. Così era arrivata Anja, una piccola bielorussa di sette anni.

I risultati erano stati in chiaroscuro. Dopo un primo momento di gioia, i coniugi D'Agout avevano dovuto ridimensionare gli entusiasmi iniziali. Anja non sorrideva mai né, tantomeno, parlava. Guardava nervosamente ogni angolo, correndo a nascondersi sotto i mobili, non appena vedeva delle auto scure passare fuori dal cancello della sua casa.

-Ve l'avevano detto gli assistenti sociali-.La bambina veniva da una zona di guerra...sarà meno semplice di quello che sembra. Limitatevi a lasciarle i suoi spazi e a ricoprirla d'affetto. Sono certo che prima o poi, Anja vi darà la sua fiducia.-

D'Agout annuì. -Voglio darle fiducia, padroncino. Anja è tutto quello che abbiamo desiderato e che non speravamo di avere.-

-A questo proposito, devo andare in un posto. Stasera porterò un animale. Starà nel giardino.-disse.

Il maggiordomo ci pensò su. -Oh, Anja sembra apprezzare gli animali domestici, tranne i cani- fece, prima di bloccarsi- non è un cane, vero?-

André si fermò. -No-rispose, senza alcuna esitazione.

D'Agout annuì, mentre l'altro cominciò ad avviarsi.

-Non è un gatto, vero? No, perché Edmée è molto affezionata ai divani della casa...-continuò, facendolo fermare di nuovo.

André pensò al cervide in salotto...ed un brivido gli corse lungo la schiena. Edmée era una donna dolce e sempre sorridente. Suo marito la venerava, amandola teneramente da tempo immemore, eppure ricordava bene il timore delle sfuriate che questa era in grado di sfoderare, nel malaugurato caso in cui qualcuno avesse messo a soqquadro, in modo irreparabile, qualsiasi angolo della casa. Anche i suoi tutori la temevano e André la adorava per questa ragione. -No, non succederà. Rimarrà nel giardino.-rispose, prima di raggiungere a passo svelto la propria auto.

 

 

 

 

André si guardò attorno, chiedendosi se fosse opportuno fare una mossa del genere ma quando vide la sagoma alta e minacciosa del vigile, ogni dubbio passò in secondo piano.

-Agente De Soissons- disse, mentre lo vedeva girare tra le macchine, occhieggiando le targhe.

-Chi mi cerca?-chiese questi...prima di ghignare -Che ci fai qui, di prima mattina?-

André alzò le spalle.-Volevo vederti-rispose serafico.

Alain lo fissò, salvo poi scuotere la testa. -Mi dispiace, so di essere un bell'uomo ma, seriamente, non sei il mio tipo.-disse, serio in volto.

Grandier non apprezzò molto quella battuta, limitandosi a guardarlo minaccioso.

-Oh Oh- disse il guascone, notando l'espressione truce del moro dagli occhi verdi -Notte in bianco?-

L'altro sospirò. - Più o meno...ho trovato Camille-disse, stirando le labbra- O, forse, dovrei dire che lei ha trovato me.-

Alain inarcò la fronte. -Oh, bhé, adesso hai tutta la mia attenzione. Spara, sono curioso di sapere cosa è successo.-disse, accomodandosi sul cofano della macchina e accavallando le gambe con classe. André sospirò. Non voleva vedere il modo grossolano con cui le terga del suo amico prendevano possesso del cofano della sua macchina...ma aveva fretta e non voleva scatenare una delle sue imprevedibili reazioni. Rapidamente snocciolò tutto quello che era successo, occhieggiando nervosamente la via e la penna di De Soissons.

Man mano che proseguiva con il racconto, il guascone si fece sempre più attento, tanto da alzarsi in piedi. -Quindi hai trovato quella topa che ti sei trombato allegramente dopo quella noiosissima serata...anzi no, mi correggo. Quella sventola ti è piombata addosso come una zecca su un cavallo e tu, invece di rimediare un rewind meraviglioso...hai preferito una bestia pulciosa e agonizzante.-disse, tremando leggermente- Ti prego, dimmi che mi vuoi prendere per il culo per quella volta che mi sono spacciato per te per concludere con quella supermodella, dimmi che è così!-

André non rispose a parole...ma bastò il suo silenzio.

-No, sul serio. Non posso credere che tu ti sia lasciato andare la Venere per la quale mi hai rotto i coglioni nelle ultime settimane...dimmi che non è andata in questo modo.-lo supplicò il gigante, stravaccandosi maggiormente.

André aggrottò la fronte, guardandolo storto. Non aveva molta voglia d'indugiare in quel dialogo ridicolo, così finse un'espressione tesa alla vista del rolex. Sperava di simulare con l'impazienza la voglia di concludere quella conversazione di cui ora era seriamente pentito...ma cosa poteva aspettarsi? De Soisson era un seguace della dottrina filosofica do ut des "do perché tu dia". Non avrebbe fatto niente per niente e,dopo aver saputo della sua avventura con Camille, era più che ovvio che avrebbe domandato quello. Mai una volta che chiedesse di Anja...sempre e solo Camille.

Alain lo guardò incredulo. -Il crollo di un mito- ripeté, facendo crollare di schianto i suoi 90kg sulla macchina.

E della mia povera auto, testa d'asino si disse, guardando con preoccupazione il cofano e non sapendo se, dopo quell'incontro, avrebbe celebrato le esequie del suo bolide.

Un vero peccato che il guascone non si rendesse conto della sua possibile dipartita ma cosa doveva aspettarsi? Scialla! era il suo ultimo motto, dopo aver abbracciato per anni la frase Fracassa e vedrai cosa si incassa, ereditato dalla nonna. -Ad ogni modo, Alain, sono qui per chiederti un aiuto.-disse il moro, tentando di non perdersi nelle sue pessimistiche riflessioni.

-Se l'aiuto consiste nel mettermi una parrucca bionda e le lenti a contatto azzurre, non contare su di me. Posso sacrificarmi, andando con quella virago della tua segretaria ma non certo fare questo per te.-disse il vigile.

André, udendo quelle parole, scoppiò in una profonda e grassa risata.  -Alludi alla signorina De Jarjayes? Fidati, non credo che sia il caso.-disse, tentando di rimanere serio. L'idea che la sua segretaria potesse attirare qualcuno lo lasciava sgomento, tanto da fargli pensare che fosse una cosa contronatura.

-No, sei tu che non capisci. Può essere che abbia del potenziale...tutte le donne ne hanno uno. Dammi retta, amico. Anche la signorina De Jarjayes ha dei pregi, dietro a quella mise da nonna.- osservò, con un'espressione da bambino. Prese una delle penne che teneva nel taschino e, con fare esperto, cominciò a giocarci, facendole scivolare tra le dita. -Ad ogni modo, è inutile che ti venga a fare l'ennesima osservazione a riguardo, anche perché credo che una così, capace di reggere la tua odiosissima faccia ogni giorno senza farsi intimidire, può essere ammirata...ma amata, bhé, quello mi pare un parolone...anche se credo che quel seno che ha sia taroccato.-azzardò, guadagnandosi un'occhiataccia- O, stai calmino  André! Io faccio una mera osservazione oggettiva e te la dico pur non avendo visionato la cosa di mano...-continuò.

-Dannazione De Soisson! Non ho voglia di parlare delle tette della signorina De Jarjayes...non mi sembra proprio il caso...e poi mi spieghi come siamo arrivati a parlare di lei in questi termini?-chiese, tentando di mantenere un barlume di lucidità.

-Sono cose basilari invece! Tutte le donne sono fatte allo stesso modo anche se, come diceva la mia povera nonna Berenice, a chi troppo, a chi punto. Noi abbiamo il dovere di valorizzarle e loro ci ricompenseranno...come giustamente insegna il nostro Giacomo Casanova.- spiegò- Anche la tua segretaria, probabilmente, ha del potenziale, anche se ben nascosto. Basterebbe dargli una sbirciatina...-

-NO!- lo interruppe l'imprenditore.

Alain si bloccò, stirando le labbra con un sorriso allo Stregatto...e Grandier, vedendolo, si gelò sul posto. Come aveva potuto pensare a quella negazione tanto netta? Decise di soprassedere a quella possibile riflessione all'istante. -Alain, senti, io avrei davvero bisogno del tuo aiuto e queste domande non portano da nessuna parte. Ho trovato Camille e tu devi aiutarmi a scovarla.-fece.

Il guascone incrociò le braccia. -E come posso trovarla? Mica l'ho vista, io!-disse, inclinando la testa...salvo poi illuminarsi. -Hai una foto?-

André sospirò, dandogli un pezzo di carta.

-Speriamo che sia bella osè- disse il vigile, prima di sbottare un elegantissimo- e questo che cazzo è?-

-Numeri, come puoi vedere- rispose impassibile il moro dagli occhi verdi- per la precisione, la targa del bolide di Camille.-

-E che ci dovrei fare, scusa?- chiese l'altro.

André alzò le spalle. -Mi pare che tu ti occupi del traffico...non dovrebbe essere difficile per te.-rispose imperturbabile.

 

 

Non dovrebbe essere difficile gli aveva detto.

Alain si passò una mano sulla fronte. Miseria ladra, altro che difficile! Quello era un incarico quasi da 007. -Sono stato un'idiota a tirare così la corda con André- disse, mentre il foglio tra le mani continuava a ricordargli la fesseria appena compiuta.

Non avrebbe mai dovuto fare tanto lo spiritoso, soprattutto conoscendo la spaventosa capacità mnemonica di Grandier, una qualità che molti sottovalutavano, ingannati dall'aspetto dimesso che questi sfoggiava. De Soisson non si era mai lasciato fregare...salvo rari casi come quello appena avvenuo. Ora però era tardi per rimangiarsi la parola ed avrebbe dovuto pagarne le spese.

O almeno così pensava, mentre camminava ciondolando verso la stazione di polizia.

-Agente De Soisson!-esclamò improvvisamente una voce vagamente stridula.

Il vigile si bloccò. Anche questo, deve capitarmi! si disse, vedendo la sagoma grassa dell'uomo di fronte a sè. -Comandi, signore!- rispose, ormai abituato a quel tono e al fischio che quello stridio gli procurava.

-Agente!-esclamò di nuovo, venendogli incontro- Dannata testa di legno che non è altro...dove diavolo era?-

Alain se lo vide di fronte. Basso e sovrappeso, abbastanza per i suoi 2 metri, De Bouillet era considerato una leggenda negli anni 70, malgrado si fosse distinto per azioni non sempre ortodosse. Non ne aveva una grande simpatia, soprattutto perché aveva partecipato negli anni 70 alla contestazione nelle scuole...per metterle a tacere.

Non potevano che essere assolutamente incompatibili.

De Bouillet era basso, lui era alto.

L'altro era di destra, lui era erede della più pura e sincera tradizione della sinistra.

De Bouillet ascoltava le gerarchie, lui se ne fregava, mirando a rispettare la legge.

Non potevano essere più diversi di così e sicuramente non si sarebbero mai guardati, se non fosse stato per un particolare... e cioé che il primo era il capo e Alain il sottoposto.

Questo era un dettaglio che il vigile aveva digerito piuttosto malvolentieri...ma ormai ci aveva fatto l'abitudine. -Ho diretto il traffico come stabilito dal turno, signore.-rispose, ligio al dovere.

-Sempre a fare il simpatico, quando la smetterete?-domandò De Bouillet.

Alain subodorò il pericolo. -Scusi signore.-rispose, tentando di recitare un tono afflitto. Aveva perfezionato un modo tutto suo per fingere rimorso ma era anche consapevole che una simile mossa era controproducente per il suo apparato gastrico. Sapeva benissimo a cosa alludeva...ma fece comunque il finto tonto. Per non dargli soddisfazione, questa era la verità.

-Aaah, davvero, io non so cosa fare con lei! L'ultima volta ho dovuto risolvere l'equivoco che aveva portato un membro della giunta comunale perché, equivocando, ha fatto una multa non autorizzata e poi...e poi ho perso il conto. Le sue azioni scriteriate hanno rischiato di mettere in ridicolo il corpo dei vigili.- disse, interrompendo la sua predica - Ora però non ho tempo da perdere. E'inutile combattere i mulini a vento.-

Alain lo guardò andarsene, un po'imbambolato.

Gli era sembrato strano che il suo superiore avesse mollato la presa così velocemente, come gli era parso altrettanto insolito che non avesse prolungato il suo predicozzo fino alla fine dei tempi. Che abbia litigato con sua moglie?si ritrovò a pensare, mentre andava in ufficio. In caserma girava voce che la signora De Bouillet fosse una donna tirannica e autoritaria e che , in sua compagnia, il suo superiore diventava praticamente un agnellino. Comunque vadano le cose, ci vado di mezzo sempre io si disse, scrollando il capo.

-Oh Alain!- esclamò un uomo basso e dal viso rubicondo.

-Marcel- salutò questi- mi sai dire che gli è preso al commissario?-

Questi si ritrovò a sbuffare. -Pare che ci siano nuovi movimenti in città...-disse sibillino.

Il guascone non commentò. Sapeva bene che, pur essendo un vigile, il suo reparto era comunque interessato alle indagini poliziesche. Compiti marginali e monotoni, come  bloccare il traffico. Nulla di particolarmente rischioso, anche se doveva ammettere che una simile posizione lo annoiava un po'. -Immagino che tocchi a noi ricevere la sua stizza- commentò serafico.

-Esatto- rispose Marcel-gira voce che ci sia qualcosa di nuovo nell'aria ma noi siamo esterni. Ad ogni modo, ora ti aspettano quattro ore di straordinari in ufficio.-

-QUATTRO!-esclamò il gigante, strozzandosi con la sua saliva- Dannazione, ho sgobbato come un mulo nel traffico, facendomi il mazzo nelle ore di punta...perché diavolo...-

-Il turno, Alain. Oggi Armand ha ricevuto la chiamata dall'ospedale. Sua moglie è entrata in travaglio.-rispose.

 

 

 

 

Giuda Ballerino! Proprio oggi Annette doveva partorire? Proprio oggi che c'era la partita del Paris Saint Germain...dannazione, aveva ragione mio zio Claude. Le donne hanno la tempistica di un diavolo! pensava, mentre  scriveva i testi ed i fascicoli da compilare. Armand si occupava della parte d'archivio, uno dei settori più sedentari e noiosi del dipartimento...e Alain odiava stare fermo.

Era più forte di lui. Istintivamente si avviò verso il computer. Mi conviene mettermi al lavoro si disse, prendendo in mano il foglio. Considerando le noiose ore che lo attendevano, tanto valeva avvantaggiarsi nel favore nei confronti di Grandier.

 

 

 

 

André batteva seccamente la penna contro il piccolo vaso sulla scrivania. Non sapeva quanto fosse opportuno fidarsi di De Soisson. Sarebbe riuscito a trovare Camille? Avrebbe finalmente messo fine a quella caccia? A quella domanda, non sapeva quale risposta dare.

La ricerca di lei era ormai diventato un chiodo fisso, che non riusciva a togliersi dalla mente.

Non sembrava comunque l'unico.

La signorina De Jarjayes pareva avere la testa tra le nuvole, malgrado il suo lavoro non ne avesse minimamente resentito. Continuava a prendere appunti e a fare le ordinazioni da lui emesse, senza sbagliare un colpo, perennemente avvolta da quel tailleur anni 40 grigio antracite.

Chissà come fa fu il pensiero dell'imprenditore, guardandola con un filo d'invidia. -Mademoiselle De Jarjayes- disse improvvisamente, facendo voltare verso di lui le spesse lenti della montatura vintage che era solita portare. Chissà come fa a vedere con quei fondi di bottiglia...io non ci riuscirei mai pensò, guardandola pensieroso.

-Monsieur.-fece.

-Cosa posso fare per lei?-chiese.

-Ho ricevuto la telefonata del consiglio d'amministrazione. Hanno chiesto di lei, due minuti fa ma non ho potuto informarla subito. Il suo telefono non era raggiungibile.-disse, studiandolo da dietro le lenti spesse.

-Urgente, ha detto?-domandò di nuovo.

La segretaria annuì.

 

 

 

 

 

André raggiunse a passo di marcia l'ufficio, posto all'ultimo piano dell'edificio. -Spero che abbiate una buona ragione per avermi fatto venire fin qui-disse, entrando dentro.

Tutti i vecchi collaboratori di suo padre erano riuniti al suo interno, capeggiati da De Bouillet. -Signore, dobbiamo discutere delle ultime entrate dovute alla vendita di quei prodotti.-disse, porgendogli alcuni fogli.

-Immagino che vi riferiate al prodotto K398H, destinato all'ottica di consumo, non è così?-chiese, fissando il foglio ed aggrottando la fronte di conseguenza.-Cosa significa tutto ciò?-domandò.

De Bouillet incrociò le braccia. -Da quattro anni stiamo osservando una fuga d'informazioni. I prodotti venduti presentano somiglianze con altri beni venduti sul mercato, malgrado l'anticipo ci abbia finora messo al riparo da ogni accusa di spionaggio industriale.- spiegò- Il problema è che adesso le cose sono peggiorate. L'anticipo si sta facendo sempre più risibile e noi rischiamo una causa che può farci finire sul lastrico.-

Grandier incassò la notizia.

Era peggio di quanto pensava. -Quindi cosa deducete?-domandò.

-Pensiamo che ci sia una talpa. Le somiglianze sono troppo evidenti per non far supporre una cosa del genere.-rispose uno degli anziani collaboratori di Grandier senior.

-Dunque la faccenda si è aggravata. Perché non mi avete informato?-domandò l'imprenditore, dominando i sentimenti che la notizia avevano scatenato in lui.

De Bouillet sospirò. -Volevamo avere la sicurezza che vi fosse effettivamente una talpa...e abbiamo provato fino all'ultimo a credere il contrario. Gli archivi non sono stati violati da manovre di aggiramento né da forzature. I codici di accesso sono rimasti perfettamente al loro posto, quindi la soluzione è una sola. Chi ha spifferato le informazioni, riducendo le entrate previste dalla vendita dei prodotti, è interno all'azienda.- spiegò, fissandolo gravemente -Dobbiamo trovare la talpa, signore, prima di avere perdite considerevoli. Non possiamo aspettare oltre.-

 

Bene, questo nuovo capitolo è di passaggio. Mi auguro che piaccia e che non sia troppo frettoloso. Mi auguro che in questo tempo così sfortunato, questo piccolo pezzo sollevi un po'dalla situazione drammatica con cui è iniziato questo 2015. Ci sarà un po'di movimento in questa fic e spero di trovare il tempo.  Scusate il ritardo ma spero che non ci siano strafalcioni.

   
 
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