Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
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Autore: SashaJohnson    10/01/2015    2 recensioni
Alcune persone non credono nell'amore.
Altre non fanno altro che sperarci.
Altre ancora credono che ogni essere umano sia destinato a qualcun'altro.
E questo è quello che succede tra Ed e Nina.
Ed, ragazzo timido e solitario, ha sempre guardato la bella Nina da lontano.
Nina, ragazza estroversa e ribelle, non ha mai degnato Ed di un'occhiata.
Ma il caso li farà incontrare, li farà conoscere, e farà nascere tra loro una profonda tenerezza, che sfocerà in un bacio.
Ma Nina un giorno sparisce, senza dire niente a nessuno, nemmeno a Ed.
Anni dopo si rincontrano, e entrambi si accorgono che nessuno di loro due ha mai dimenticato il periodo trascorso assieme. E l'amore ritorna a sbocciare tra loro.
Ma il Destino sembra non volerli insieme.
Sembra, perchè il Destino li sta solo mettendo alla prova.
Lei è sempre stata destinata a infondergli fiducia.
Lui è sempre stato destinato a curare le sue ferite.
Loro erano destinati a stare insieme.
Solo che... non lo sapevano.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ed Sheeran, Nina Nesbitt, Nina Nesbitt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non ho nessuno di speciale a cui dedicare questa FF.
Anzi, forse avrei troppe persone a cui dedicare una FF,
ma questa ho deciso di dedicarla a tutti coloro che sono
insicuri di se stessi, che non si piacciono, che pensano di
essere di incasinati e che vedono tutto nero. Probabilmente
è così, ma ricordatevi che dopo una tempesta c'è sempre l'arcobaleno.





Londra, 2065

Bip. Bip. Bip.

Questo è l'unico rumore che risuona nel silenzio.

Bip. Bip. Bip.
E' un rumore odioso, eppure è tutto ciò che sembra rimanere di lui. 

Bip. Bip. Bip. 
E' assurdo come un rumore del genere possa essere l'unico segno di vita di una persona che ami, con la quale sei cresciuto.

Bip. Bip. Bip. 
Il ragazzo seduto nel corridoio sbatteva freneticamente un piede contro il pavimento, una specie di tic nervoso. Poi si era piegato in avanti, aveva poggiato i gomiti sulle ginocchia e si era afferrato i capelli rossi. Li stringeva forte tra le mani, quasi come se volesse strapparseli. Voleva piangere, ma non lo fece. Sentiva di non avere più liquidi in corpo. Quell'attesa lo faceva impazzire. I suoi occhi verdi si guardarono intorno, quasi disperati, e si soffermarono sulla porta a pochi metri di distanza da lui, sperando di vederla aprirsi da un momento all'altro.

In fondo sperava ancora che lui uscisse da quella porta, sorridendogli affettuosamente come sempre, dicendogli che sarebbe andato tutto bene. Ma non sarebbe andato tutto bene. Ormai pure lui sapeva che non c'erano più speranze. Sperava solo che il paradiso sarebbe stato il suo luogo di riposo, se mai ci fosse stato il paradiso e se mai fosse stato così bello come dicevano. D'altronde, nessuno era ritornato indietro per dimostrare il contrario.

Il ragazzo chiuse gli occhi, tremando, e gli ritornarono alla mente tutti momenti passati con lui, tutti ricordi belli. Perchè con lui, ogni istante della sua vita era fantastico. Poi, la malattia era iniziata a venire a galla. Ma piano piano, come un rubinetto che perde l'acqua a piccole gocce. Non era mai stato niente di veramente grave. Poi, tutto d'un colpo, la malattia si era sprigionata, come un fiume che rompe la diga che la tiene prigionata, distruggendo tutto ciò che avesse attorno. E lui non aveva più riconosciuto il suo volto.

Non aveva più riconosciuto il volto di nessuno, nè dei suoi figli, nè dei suoi nipoti. Riconosceva solo il volto di lei. Suo padre gliel'aveva detto che non era colpa di suo nonno se non riconosceva il suo volto, se non riconosceva le persone che gli stavano accanto, e lui lo sapeva, Dio, non aveva più 5 anni, era un ragazzo ormai. Eppure continuava a chiedersi il perchè. Era lecito d'altronde, domandarsi il motivo di tutto ciò.

Non potevano mica aspettarsi che lui prendesse la situazione tranquillamente, come se fosse una cosa di tutti i giorni, perchè non era una cosa di sempre, o meglio, non lo era stata fino alle 3 settimane precedenti. La porta cigolò e il ragazzo alzò la testa di scatto, ma uscì solo un'infermiera che chiuse subito la porta e lo guardò compassionevole prima di girargli le spalle. Il ragazzo si alzò, frustrato, iniziando a camminare avanti e indietro.

Si avvicinò alla portò e accostò l'orecchio allo stipite. In sottofondo al "bip" si sentivano dei bisbigli e il rumore di una penna che strisciava contro qualcosa, molto probabilmente le cartelline dei medici che non facevano altro che annotare le sue condizioni. Che non facevano altro che peggiorare, fino a quando lui sarebbe morto. Si allontanò e ricominciò a camminare avanti e indietro. Poi si fermò, le mani appoggiate sui fianchi e guardò in alti, gli occhi ben sbarrati fissi sulla lampa sul soffito.

In realtà non sapeva nemmeno lui che diavolo si aspettasse, nè sapeva quello che stava facendo, ma era sicuro di star ammattendo a stare là fuori senza notizie. La porta si riaprì e lui si girò. Uscì il medico con alle spalle i suoi genitori. Anche il medico lanciò uno sguardo compassionevole al ragazzo, senza dire una parola, per poi voltarsi. I suoi genitori, stretti tra loro, invece gli si avvicinarono. Sua madre piangeva ancora, suo padre cercava di essere ancora il duro della famiglia, come se così facendo avesse potuto tenere alto l'umore di famiglia.

O forse più semplicemente stava mentendo a sè stesso. Il ragazzo non chiese nulla, e i genitori si limitarono a dire: -Puoi entrare.-, prima di andarsene anche loro, probabilmente fuori. Avevano bisogno di spazio. Il ragazzo rimase qualche secondo fermo, indeciso sul da farsi. Voleva entrare, ma al tempo stesso aveva paura. Alla fine i suoi piedi si mossero, fino alla soglia. E lui era lì, disteso su quel lettino, che dormiva, attaccato a quelle maledette macchine. L'odore nell'aria era strano. Sembrava odore... di morte.

Il rosso non pensava che la morte avesse un odore, ma se ne avesse avuto uno sarebbe stato sicuramente quello. Sua nonna era seduta su una delle sedie al lato del lettino, e gli stringeva la mano, canticchiando qualcosa. Riusciva a sentire la melodia, che era molto bella, ma non le parole. Fece dei piccoli passi e sua nonna smise di cantare, si girò verso di lui e gli sorrise con gli occhi lucidi. -Ehy tesoro.- gli disse offrendogli l'altra mano.

Il ragazzo la afferrò e la strinse piano, poi andò a sedersi sulla sedia al lato del lettino opposto. E rimasero in silenzio, per un lasso di tempo che sembrò un eternità. Poi il giovane parlò. -Senti nonna, io non ci capisco molto di tutto... questo.- disse indicando frustrato le macchine, il lettino e tutta la stanza. -Ma ho una domanda: come mai lui riconosce solo il tuo viso?- chiese indicando con un piccolo cenno del capo suo nonno.

La nonna sorrise. -Non lo so. Forse perchè siamo sempre stati destinati.- rispose. Il ragazzo non capì.
-Destinati?-
-Si, destinati a stare insieme. Ad amarci.- rispose. Il ragazzo continuava a non afferrare.
-Ma come avete capito che eravate destinati?- chiese ancora.
-John, ti ha mai raccontato nessuno come ci siamo conosciuti io e tuo nonno?- chiese sua nonna. Il ragazzo scosse la testa. In realtà non gli era mai passato per la testa, non sembrava fosse una storia degna di nota. Ma ora che sua nonna glielo aveva chiesto, gli era venuta una certa curiosità. -La vuoi ascoltare, questa storia?- gli chiese ancora sua nonna con voce flebile. Il ragazzo annuì deciso, e la nonna sporgendosi gli diede un buffetto sulla guancia, come era solita fare quando lui era piccolo. Poi, preso di nuovo posto a sedere, e tratto un profondo respiro, iniziò a raccontare. -Questa è la storia di come ci siamo conosciuti io e tuo nonno Ed.-






Note dell' Autrice:
Heylà!
Allora, buonasera, buon pomeriggio, buongiorno, insomma, un saluto a chiunque leggerà a qualunque ora del giorno e della notte. 
Per chi non mi conoscesse, mi presento, sono SashaJohnson, e questa è la prima FF che scrivo su Ed Sheeran.
Spenderò solo poche righe per questo piccolo angolo.
Allora, intanto volevo spiegare come è nata questa storia e magari volevo anche spiegare il perchè di questo prologo che magari non era proprio il prologo che ci si aspettava.
Questa storia mi è venuta in mente un pomeriggio, mentre ascoltavo "X", e ascoltando "Afire Love" mi è venuto in mente di andare a cercare il significato di questa canzone, e dopo aver letto che Ed l'aveva scritta per suo nonno che era morto di alzheimer, la mia mente malata ha iniziato a far girare le sue rotelline, e ho pensato "E se facessi un FF su Ed? E se iniziasse con questo prologo, ma in realtà il nonno fosse lo stesso Ed? E se..." ecc. Insomma, ecco come è nata la storia, da una lunga serie di "E se....". Dopo averci pensato bene, ho deciso che questa sarà una Song-fic, ovvero ogni capitolo sarà ispirato a ogni canzone scritta da Ed, non solo cantata, ma anche scritta. So che magari questo prologo non ispira tanto, non ispira nemmeno me che sono l'autrice, figuratevi, ma se faremo lo sforzo di andare avanti forse la storia potrebbe stupirci tutti (si, anche me). 
Ok, ora devo andare che è un pò tardi. 
Baci,
SashaJohnson
  
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