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Autore: Homu    11/01/2015    8 recensioni
Mini long ambientata nel mondo degli Spiriti, post finale quarto libro. Dovrebbero essere in tutto cinque capitoli, pieni zeppi di Korrasami.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Asami, Korra
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Just the two of us








 

Capitolo 1- Il mondo degli Spiriti

 

Mani intrecciate, occhi negli occhi, il portale intorno a loro, la strana sensazione di calma e serenità che provavano quando erano da sole.
Volevano staccare dalla vita in Città della Repubblica, volevano dimenticarsi dei loro ruoli e dei loro problemi per qualche tempo.
Alla ricostruzione degli edifici ci avrebbero pensato altri, mentre la pace era ormai ritornata: nessuna delle due era necessaria momentaneamente. Questi erano i loro pensieri al matrimonio di Varrik e Zhu Li, ma una volta arrivate lì, davanti alla porta per il mondo spirituale, i loro pensieri cambiarono. Volevano soltanto stare un po’ insieme, per capire cosa era successo al loro rapporto, perché di cose ne erano accadute: da che litigavano per Mako al chè ora non potevano fare a meno l’una dell’altra, i tre anni di assenza di Korra erano stati distruttivi per entrambe, anche se cercavano di nasconderlo. Ormai avevano capito che quella che condividevano non era più una semplice amicizia, ma quel loro rapporto unico si era trasformato in amore.

Erano arrivate nel mondo degli spiriti, con i visi a pochi centimetri di distanza, gli occhi ancora fissi in quelli dell’altra e le mani ancora unite.
Nessuna delle due aveva il coraggio di muoversi da quella posizione, temendo che l’incantesimo si sarebbe spezzato, quando un piccolo coniglio volante arrivò. L’esserino, del tutto simile a Bum-Ju, abitante di quel mondo inesplorato, si poggiò sulla testa dell’Avatar e causò lo scoppio di una risata da parte di Asami, provando a mangiare i capelli di Korra: dopo poco tempo, capendo che non erano commestibili prese il volo e le due, dopo essersi guardate per un secondo, si misero ad inseguirlo ridendo.
La dominatrice riuscì a riafferrarlo e se lo mise sulla spalla e la bestiolina, dopo un attimo di paura si tranquillizzò.
Le due ripresero a camminare mano nella mano, guardandosi intorno con gli occhi lucidi di emozione. Erano lì, insieme, a godersi quel mondo dove non c’era nessuna preoccupazione, a godersi la compagnia che si facevano a vicenda. Troppo prese dal momento per parlare, troppo immerse in loro due.
Ad un certo punto il coniglio volante volò via nuovamente  e questa volta l’Avatar e l’ingegnere lo lasciarono andare.

-Allora, cosa vuoi vedere Asami?-chiese Korra ad un certo punto
-Non ne ho idea, qualcosa di stupefacente.-
La più piccola ci pensò su, prima di spalancare gli occhi e sorridere, stringendo la mano dell’altra con più forza e iniziando a correre.
-Ehi Korra cosa stai…?!- la corvina si interruppe quando la ragazza dai capelli castani si girò verso di lei continuando a sorridere come una bambina. Avrebbe dovuto fidarsi di lei e correrle dietro, come già faceva da molto tempo.
Corsero ridendo per cinque minuti, prima di arrivare in un campo di fiori viola a gambo lungo.
La non dominatrice guardò incuriosita l’Avatar , che guidò la sua mano fino a farle toccare un petalo dei fiori: questo prese a muoversi e Asami ritrasse spaventata la mano, mentre Korra rideva osservando il fiore tramutarsi in una farfalla e volare via.
Prese ancora la mano della più grande e iniziò a correre in mezzo a quella distesa viola, dove ogni fiore volava via al loro passaggio, prima di buttare se stessa e l’altra ragazza per terra e scoppiare a ridere, guardando le farfalle.
L’ingegnere però si perse quello spettacolo, continuando a fissare la più piccola e avvicinandosi lentamente a lei, alla sua risata perfetta; quella si accorse della vicinanza e arrossì, ricambiando lo sguardo.

-Korra, devo dirti una cosa.- disse con tono serio la corvina.
-Non p-puoi farlo più tardi?- le chiese l’altra, capendo dove questo discorso sarebbe andato a parare, ed imbarazzandosi.
-No. È da troppo tempo che aspetto, non chiedermi di farlo ancora.-
La castana, rossa in viso, annuì facendola parlare.
-Non posso aspettare, è già la seconda volta che rischi di morire da quando me ne sono resa conto e non voglio rischiare di perderti senza avertelo detto. Perché mi farebbe sentire stupida.- fece un grosso respiro e le si avvicinò, mettendosi sopra di lei per guardarla meglio negli occhi, arrossendo leggermente -Io, ecco, mi sono accorta di una cosa tre anni fa. E avrei tanto voluto dirtela prima, ma tu stavi male, poi sei scomparsa e dopo ancora c’è stato il casino di Kuvira, la morte di mio padre… non mi è sembrato il momento adatto.-
L’Avatar deglutì, sgusciando da sotto di lei e rialzandosi, mentre degli spiriti si avvicinavano a loro. Si grattò la base del collo e continuò a guardare l’altra.
Asami si alzò e si avvicinò a lei, lentamente.
-Korra, io ho paura di perdere te più di chiunque altro. Se ti fai male mi preoccupo terribilmente. Quando… quando eri scomparsa nel mondo spirituale, alla fine della battaglia, io pensavo tu fossi morta. Non riuscivo neanche a cercarti come si deve, non perlustravo ogni angolo del robot o della radura, non gridavo il tuo nome. Ero… io ero scioccata. Non mi capacitavo che tu non ci fossi.- Asami si fermò per poco tempo, iniziando a piangere e Korra, spalancando gli occhi le si avvicinò velocemente abbracciandola. Non voleva che piangesse da sola, ci sarebbe stata lei a sostenerla, sempre.
-Poi quando sei uscita dal portale con Kuvira mi sono sentita talmente sollevata che sarei potuta morire.- si staccò leggermente dall’abbraccio per guardarla negli occhi -Io… io ti amo Korra.-

Erano ancora lì, immobili, a guardarsi negli occhi, la maggiore con le mani sulle spalle dell’Avatar e questa con le mani sui gomiti dell’altra. La castana abbracciò la corvina con forza. Sapeva che quelle parole erano vere, che Asami le intendeva tutte, dalla prima all’ultima. In quei tre anni di lontananza aveva pensato molto agli ultimi tempi con il Team Avatar, a come si erano sviluppate le cose tra loro due. A cosa aveva fatto l’ingegnere per lei e si era accorta di non considerarla più un’amica, ne una migliore amica. Voleva tornare a Città della Repubblica per rivederla, ma le sue paure glielo hanno impedito. Quando si sono finalmente riviste Korra ha capito cos’era quello che provava, al momento del loro abbraccio, dove Asami si era tuffata tra le sue braccia, e quando avevano litigato per la sua assenza. Aveva capito cosa provava e cosa sentiva l’altra.
-Anche io Asami. Anche io ti amo, me ne sono resa conto non troppo tempo fa.- le sussurrò all’orecchio, aggrappandosi a lei, prima di staccarsi per guardare l’espressione felice dell’altra.
Non ci fu altro se non un abbraccio. L’avatar poggiò la testa sulla spalla dell’ingegnere che la tenne stretta, con gli occhi chiusi, per godersi il calore del corpo dell’altra.
Nessuna delle due voleva affrettare le cose, come avevano fatto con Mako. Si sarebbero prese il loro tempo, perché ora ne avevano, in abbondanza.

Si staccarono dall’abbraccio e ricongiunsero ancora le loro mani, continuando a camminare in silenzio, osservando gli spiriti che le seguivano, prima di fermarsi davanti ad un albero e mettersi al riparo per la notte. Asami stese una coperta per terra mentre Korra prese un po’ di legna ed accese un fuocherello per scaldarsi.
Si appoggiarono al tronco dell’albero e incominciarono a raccontarsi le cose fatte durante i tre anni di separazione. L’ingegnere le disse le fasi della ricostruzione della città, mentre l’Avatar la fuga da se stessa e l’arrivo da Toph; quando la corvina venne a sapere cosa aveva passato l’altra, la strinse a se. La castana sorrise e si accoccolò tra le sue braccia.  Ripresero a parlare e quando il discorso andò a finire sul padre di Asami, il sorriso della non dominatrice si spense e Korra si girò per abbracciarla e cullarla leggermente. Era una ferita ancora aperta che si sarebbe rimarginata con il passare del tempo.
Ci penserò io a consolarla nei momenti di sconforto, come lei ha fatto con me dopo Zaheer. Voglio esserci sempre per lei, voglio essere una persona affidabile a cui può chiedere aiuto pensò  l’Avatar.
Quando la ragazza si fu calmata, la dominatrice la fece stendere sul lenzuolo, mettendosi vicino a lei e intrecciando le loro dita. Si addormentarono così, vicine e con un sorriso sulle labbra.




  
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