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Autore: kiara_star    11/01/2015    6 recensioni
[Thorki] [Crossdressing] [Ambientazione pre-THOR]
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Esiste un fiore molto raro che si differenzia da ogni altro per una piccola, grande peculiarità: sboccia solo di notte. Ha petali gialli, simili a gocce d'oro, e foglie di un verde con sfumature così singolari che neanche un abile pittore potrebbe mai riprodurre. Nasce sul finire della primavera, così come molti altri fiori ma, nella sua unicità, esso sboccia soltanto sotto la luce della luna, e quando sorgono i primi raggi del mattino appassisce e muore. Per questo suo insolito comportamento si è guadagnato il nome di “Primula della sera.”
[…]
“«Ma come ti viene in mente un'idea simile?!» urlò Thor e si accorse di avere le guance accaldate.
Per la rabbia, per l'offesa, mica per l'imbarazzo!
Loki lo guardava con espressione impassibile, quasi la sua fosse la più normale delle proposte.
Vestirsi da donna? Ma era ridicolo!
Thor non avrebbe mai accettato una simile soluzione."
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incest
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cap1 Ciao fandom! È passato un po' dalla mia ultima pubblicazione. Avevo deciso di prendermi una pausa, poi la vita sadicamente beffarda ha fatto in modo che fossi obbligata a mettere da parte fandom e fanfic ^^
A ogni modo questa storia l'avevo già scritta parecchi mesi fa ed era poi rimasta silente nella sua cartella. Ho deciso di riprendere pian piano con le pubblicazioni perché in verità scrivere mi rilassa e mi aiuta molto. È un ottimo antistress, così rieccomi qui ❤
Come di consueto sarà una fic sperimentale perciò partiamo con gli avvisi: sottolineo in particolare il crossdressing, invitando chiunque non gradisca genere e sottogeneri a saltare tranquillamente questa storia; è una Thorki in toni incest che però non avrà alcun elemento che vada contro il regolamento e, per finire, è una rivisitazione di un mito norreno [quest'ultimo avviso è per i puristi, così non solleverò le ire di nessuno].
La storia si basa nella fattispecie sul mito di Thrymr e quindi sul furto di Mjolnir. Vi lascio il link di Wikipedia dove viene riportata per sommi capi la sinossi della Thrymskviða. -> CLICCAMI 
Ho rielaborato tutta la faccenda secondo una mia personale fantasia, perché mi affascinava l'idea di vestire Thor da donna. Per necessità di trama ho anche rielaborato il mito stesso di Mjolnir.
La storia si sviluppa in quattro atti, come già detto, scritti e finiti, quindi niente attese lungherrime.

Un grazie in anticipo a chiunque vorrà leggere e seguire questa blasfema rivisitazione mitologica in chiave Thorki ;)
Kiss kiss Chiara



Disclaimer:  la storia che segue è frutto della fantasia ed è scritta senza scopo di lucro. I personaggi protagonisti appartengono ai legittimi proprietari e non vanto su essi alcun diritto.








[ Atto I ]







Era stata una giornata davvero pesante. Si era svegliato di buonora per poter presenziare alla lezione che Mastro Ísarr avrebbe tenuto nei giardini ai nuovi studenti.

Loki era stato uno dei suoi alunni migliori, il principe in verità asseriva di essere stato il migliore e quindi il vecchio maestro spesse volte gli chiedeva di essere presente per mostrare ai giovani a quale tipo di livello culturale avrebbero dovuto mirare. Non era raro che fosse Loki stesso a portar avanti alcune lezioni, ma lui accettava solo per non indispettire il padre Odino: il Re non avrebbe visto di buon occhio una dimostrazione di mancanza di rispetto verso il suo precettore quale sarebbe stata il rifiutare la sua richiesta.
Terminato quindi quel piccolo obbligo, Loki aveva creduto di potersi dedicare ai propri piaceri ma aveva poi dovuto ricevere Bergfinnr; l'incontro gli aveva portato via buona parte della mattinata e aveva dovuto rimandare ogni suo impegno al pomeriggio.
Il pranzo si era invece rivelato rilassante: suo fratello Thor non era presente, e così lui e i due sovrani avevano potuto pranzare piacevolmente orfani delle sue mille chiacchiere.
Quel dì sia il palazzo sia i giardini erano poco affollati. Tutti erano all'arena, dove si stavano svolgendo giochi di lotta e duelli di spade con cavalieri e guerrieri venuti da ogni regno.
Thor era ovviamente sceso all'arena già di prima mattina e Loki lo aveva scontrato nei corridoi con un'espressione eccitata sul viso. Si erano scambiati solo un fugace “Buon giorno, fratello!” prima che il maggiore sparisse in compagnia dei suoi compagni, indossando sulle spalle un insolito lungo mantello grigio.
Odino aveva chiesto a Loki il perché anche lui non fosse andato con Thor e il principe aveva risposto che era impegnato con Ísarr, solleticando l'orgoglio del padre e potendo così evitare di dire la verità: non trovava alcun tipo di divertimento in quelle esibizioni da barbari.
Nel pomeriggio si era potuto dedicare ai suoi maggiori diletti e aveva anche trascorso qualche ora nella compagnia di sua madre, con cui il principe cadetto amava conversare di qualsiasi argomento.
Era ormai il tramonto quando si era recato nelle proprie stanze per potersi concedere un lungo bagno prima di cena.
Mentre rientrava, buttò un occhio alla sua scrivania dove sostava la lettera che gli era stata consegnata da Bergfinnr. Il sigillo in ceralacca era stato rotto ma Loki non aveva trovato per nulla interessante il suo contenuto.
Le dedicò quindi solo un rapido sguardo prima di raggiungere le sale da bagno dove una vasca colma di calda acqua profumata lo attendeva. Si denudò e scese lentamente i gradini di marmo finché il tepore del bagno lo avvolse.
Affondò con il capo e poi riemerse poggiando le spalle contro la parete marmorea. Reclinò la testa all'indietro e chiuse gli occhi beandosi dell'abbraccio dell'acqua calda.
Vi era solo silenzio, infranto dai suoi profondi respiri appagati.
Sentiva il suo corpo rilassarsi e i nervi sciogliersi, persino i pensieri parevano alleggerirsi. Loki amava ritagliarsi momenti così, in solitudine, con la sola compagnia del suo lento battito cardiaco e-
Il rumore che udì infranse ogni quiete e calma.
Qualcuno aveva aperto con violenza la porta della sua camera e con passi altrettanto esagitati si stava recando nei bagni.
Aprì gli occhi all'istante guardando malamente la figura chiassosa che era appena apparsa.
«Dannazione, Thor! Ma non potevi bussare?!» lo rimproverò stirando i capelli con le dita. Quel testone di suo fratello sembrava ignorare il significato dell'espressione “Spazi personali”.
«Loki, devi aiutarmi!»
«Ma cosa stai-»
La frase rimase monca quando Thor si gettò letteralmente in ginocchio portando il viso a un palmo dal suo.
«Ho fatto un casino e non so come uscirne!» Gli poggiò poi le mani sulle spalle nude e lo guardò con un'espressione che Loki avrebbe definito spaventata se non avesse conosciuto l'animo di suo fratello.
«Non mi sembra una novità che tu abbia combinato un casino...» mormorò scostando infastidito le sue mani.
Thor si sedette sui talloni e solo allora Loki poté guardare lo smarrimento nei suoi occhi azzurri e una smorfia disperata che non si addiceva al suo viso di guerriero impavido e avventato.
Stavolta doveva averla combinata grossa.
«Allora? Cosa succede?» gli chiese abbandonando ormai l'idea di continuare il suo bagno. Thor non lo avrebbe mollato finché non lo avesse ascoltato; sapeva essere tremendamente insistente.
«Io...» iniziò il fratello facendo imporporare inspiegabilmente le guance. «L'ho perduto.»
Loki aggrottò la fronte senza comprendere.
«Chi?... Si può sapere che stai farneticando, Thor?» Già lo aveva disturbato in un suo personale momento di piacere, adesso non aveva neanche la decenza di spiegarsi in maniera chiara.
Thor prima abbassò lo sguardo stringendo i pugni che teneva poggiati sulle cosce, poi tornò a guardare il suo viso e Loki vide la sua gola sussultare.
«Mjolnir» disse. «L'ho perduto.»
Ci fu silenzio, un silenzio in cui Loki soppesò quella dichiarazione e varò l'ipotesi che Thor lo stesse prendendo in giro perché neanche un tontolone come lui poteva davvero farla così grave ma...
Il suo sguardo, le sue guance, le labbra che si stava torturando fra i denti, quel senso di colpa che gli aleggiava intorno come l'odore pestilenziale di una carcassa.
Sospirò accarezzandosi gli occhi.
«Ma cosa diamine hai fatto, Thor?» bisbigliò incredulo.



*



Si erano spostati in camera e Loki si era coperto con una lunga vestaglia e aveva preso ad asciugarsi i capelli con un telo.
Thor sedeva sul suo letto, con le gambe inelegantemente aperte e le braccia poggiate molli sulle ginocchia.
Guardava il pavimento mentre i capelli gli ricadevano sul viso quasi celandolo. L'espressione contrita però era visibile nonostante il sipario dorato.
Gli aveva raccontato che aveva sottratto di nascosto Mjolnir dalla Sala delle Reliquie per portarlo con sé all'arena. Il motivo era stato dei più sciocchi: far colpo su una ragazza. Hilja, la fanciulla in questione, era fra le poche a non essere stata conquistata dal fascino selvaggio del principe. Il suo atteggiamento distaccato e a tratti arrogante aveva spinto Thor a inseguire ancora più intensamente la ragazza, perché sarebbe stata una delle sue più grandi conquiste.
Morale: era andato in bianco anche quel giorno.

Loki era rimasto sorpreso quindi fino a un certo punto, ciò che lo aveva stupito fu, infatti, solo l'ascoltare che Thor aveva furtivamente trafugato l'arma riuscendo perfino a farla sotto il naso dei soldati.
«È stata un'azione insolita per te, Thor... così clandestina.» Aveva sorriso e suo fratello aveva lasciato andare un lungo sospiro.
«Era lì, accanto a me, non l'ho mai perso d'occhio» affermò Thor come parlasse in solitudine e poi schiantò un pugno sul letto. «Come ho potuto smarrirlo?!»
«Non dire sciocchezze, Thor, qui non si tratta di uno smarrimento ma di un semplice furto» asserì Loki gettando sulla sedia il telo umido con cui aveva tamponato i capelli e scegliendo dall'armadio le vesti da indossare.
«Furto?» Dal tono di Thor si capiva che non aveva per nulla vagliato quell'ipotesi e Loki scosse il capo.
«Ragiona: come si può perdere qualcosa di così grosso e soprattutto pesante?» chiese retorico afferrando un paio di indumenti e chiudendo l'anta. «E poi lo hai detto tu: hai cercato dappertutto senza risultati. Non credo che gli siano sbucate le zampe e se ne sia andato via di sua volontà.»
Vide Thor saltare in piedi.
«E chi può essere stato, fratello?» chiese ansioso.
«Beh, hai portato quel martello in un luogo dove si erano radunati tutti i più grandi guerrieri dei regni... diciamo pure che i sospettati sono il 90% dei presenti all'arena, senza contare quei fanatici degli spettatori. In parole povere, Thor, sei davvero nei guai.»
Detto ciò sollevò le spalle e prese a vestirsi sentendo suo fratello ricadere nuovamente sul suo letto.
«Per le Norne, Loki... e adesso cosa faccio?» brontolò prendendosi la testa fra le mani. «Mi sarebbe bastato aspettare un mese, un misero mese e Padre mi avrebbe affidato ufficialmente Mjolnir e lo avrebbe vincolato a me. E nessuno più avrebbe potuto brandirlo... e invece... quanto posso essere stupido?!»
Loki non aveva mai visto suo fratello così desolato. Aveva agito con superficialità, come suo solito, e forse con fin troppo azzardo, eppure sembrava sinceramente pentito, soprattutto, sembrava terrorizzato dalla reazione che avrebbe avuto Odino.
Ne aveva ben donde.
Mjolnir era fra i tesori più preziosi che il Grande Padre possedesse: forgiato nel cuore di una stella morente era un'arma unica e letale, che già dalla sua creazione era stata destinata a Thor. Ma Odino avrebbe atteso che suo figlio compisse diciotto anni per consegnarglielo e legarlo a lui tramite un potente incantesimo che avrebbe reso chiunque altro impossibilitato perfino a sollevarlo da terra. Già allo stato attuale era necessaria un'ingente forza per maneggiarlo. Loki, ad esempio, non aveva neanche tentato di farlo perché non ne aveva la semplice forza fisica. Thor invece lo brandiva con facilità, quasi come la sua mano fosse fatta per stringere la possente impugnatura.
La superbia e l'egocentrismo però lo avevano tradito e adesso il principe rischiava davvero di perdere la fiducia e il rispetto di suo padre.
Ormai vestito, Loki raggiunse il proprio letto e si sedette accanto al fratello.
«Devi parlarne con nostro padre» disse, poggiandogli una mano sulla spalla. «Non vi è altra scelta.»
«Oh, no, no!» Thor scosse il capo guardandolo negli occhi. «Mi ucciderà, Loki! E poi mi esilierà!»
Il giovane fratello sorrise. «Esiliare un cadavere non ha molta utilità.»
«Non scherzare, fratello... Lo conosci. La sua ira si abbatterà con violenza su di me e non potrò evitarlo.» Thor tornò a nascondere il viso nei palmi e Loki gli accarezzò la schiena con la mano.
Era insolito per lui un gesto così affettuoso, ma vedere Thor in quelle condizioni era altrettanto insolito.
«Devi rifletterci, Thor. Mjolnir potrebbe essere stato preso da chiunque abbastanza forte da sollevarlo, ma se fosse egli un nemico di Asgard?» Thor ascoltò in silenzio le sue parole e Loki continuò. «Non si tratta solo della punizione che ti spetterebbe, ma di mettere in pericolo l'intero regno. Padre non ha ancora vincolato il martello e qualcun altro potrebbe farlo al suo posto e a quel punto un'arma tanto micidiale si ritorcerebbe contro il regno che avrebbe dovuto invece difendere.»
«Hai ragione...» sospirò infine Thor con occhi bui che però presto si tinsero di una nuova luce. «Ma se riuscissi a recuperarlo? Padre non lo scoprirebbe mai e Asgard non correrebbe pericoli.»
Loki non condivideva la sua idea.
«E in quale modo pensi di farlo? Non sai chi lo abbia preso. Sarebbe come cercare un ago in un pagliaio e-»
«Un incantesimo!» propose il maggiore afferrandolo per le spalle. «Puoi fare un incantesimo per trovarlo e poi andremo a riprenderlo.»
«Ah, ho capito. Allora questa è stata la tua idea fin dall'inizio... È per questo che ti sei fiondato nel mio bagno senza decenza?!» sibilò Loki assottigliando lo sguardo e Thor abbassò il proprio confermando la sua intuizione.
Era la regola: Thor non ascoltava mai nessun consiglio, faceva sempre di testa propria, finiva così nei guai e a chi toccava salvarlo dalla melma con cui si era invischiato?
Loki amava suo fratello, però non sopportava questa sua strafottenza, più di tutto, non tollerava che desse sempre per scontato il suo aiuto.
A volte non lo incrociava per giorni, mentre se ne andava in giro con Sif e il resto della banda, e poi se lo ritrovava davanti con gli occhi da cucciolo a supplicare per il suo aiuto.
Il giovane figlio di Odino si definiva una persona molto intelligente e scaltra, eppure ricadeva in quel piccolo tranello ogni volta. Avevano dato a lui il titolo di Ingannatore, ma spesso si diceva che anche Thor ne avrebbe meritato uno simile.
«Allora mi aiuterai, fratello?» Ecco la richiesta, ecco lo sguardo, ecco la trappola.
Loki restò in silenzio qualche attimo, guardandolo con occhi freddi ma poi sospirò con un mezzo sorriso.
«Potrei fare altrimenti?!»
Thor lo abbracciò stringendolo forte e ringraziandolo.
Loki ci era ricaduto ancora una volta.



*



«Cosa fai?»
«Un rito di localizzazione.»
«E funzionerà?»
«Certamente.»
«Ne sei sicuro?»
Gli lanciò un'occhiataccia che lo fece tacere.
Prima lo pregava di fare un incantesimo per trovare quel dannato martello e poi metteva in dubbio la sua efficacia!
Loki prese una brocca con dell'acqua limpida e la versò nella tinozza di bianca ceramica che aveva sistemato sul tavolo della sua stanza.
Attorno alla tinozza aveva posizionato cinque candele, tutte alla medesima distanza, e le aveva poi accese.
Aprì un cassetto e afferrò un piccolo stiletto d'argento.
Thor seguì ogni suo gesto senza proferire parola e quando Loki gli chiese di porgergli la mano, lo fece senza fare domande.
Il giovane mago passò quindi la fredda lama nel palmo del fratello tracciando un taglio non troppo profondo che arrivava fino alla punta dell'indice.
Thor non emise un suono e si lasciò guidare fino alla tinozza dove Loki fece cadere svariate gocce nell'acqua.
«Anche se Mjolnir non è ancora vincolato a te, esso è stato comunque forgiato affinché ti appartenesse. Il tuo sangue ci guiderà da lui» spiegò anche se non erano giunte domande, ma gli occhi di Thor avevano parlato.
«Ho capito» sospirò quindi il maggiore e lasciò che la mano sanguinasse nel tino finché Loki non gli disse che poteva ritrarla. Avvolse un fazzoletto attorno al palmo e guardò intensamente l'acqua.
Loki pronunziò l'incantesimo e il sangue che si era sciolto nell'acqua si coagulò in una sola piccola macchia rossa che sembrava tremare sulla superficie limpida.
La macchia si allungò e divenne un sottile serpente che si avvolse a spirale. Poi il serpente cambiò forma e si disegnò in un simbolo che entrambi conoscevano bene.
«È Mjolnir!» disse Thor guardando le tre punte dello stemma.
Loki continuò il suo incantesimo. Adesso che era riuscito a richiamare l'essenza dell'arma, doveva capire dove fosse.
Il sangue cambiò ancora forma tornando a uniformarsi in una macchia tondeggiante; rimase sul pelo dell'acqua per diversi minuti.
«Cosa succede?» chiese Thor dopo quel lasso di tempo.
Loki guardò l'acqua che ribolliva.
«Come temevo» sospirò. «Mjolnir è tenuto in un luogo avvolto da una spessa barriera mistica.» Riusciva a percepirne la forza sotto la sua stessa pelle che iniziò a sudare.
«Ma così sarà più difficile trovarlo!» affermò Thor e lui sorrise. Era palese che non fosse per nulla avvezzo all'uso dei seiðr.
«Al contrario» ribatté. «Non tutti sono così abili da creare una barriera di questo tipo. Se riesco a scoprire che tipo di seiðr la sorregge, scoprirò anche l'ubicazione esatta del suo possessore.»
Thor lo guardò sorpreso e chiaramente impressionato.
«Davvero puoi farlo?» gli chiese e Loki lasciò salire una risata mentre teneva i palmi aperti sulla tinozza.
«Tuo fratello è il più grande Maestro di magia di tutta Asgard, Thor. Non dimenticarlo.»
«Oh, e io ti amo per questo!» E gli stampò un bacio sulla guancia per poi avvolgergli un braccio attorno alle spalle.
Thor era sempre così eccessivo in tutto.
«Però adesso lasciami lavorare» lo ammonì lui e tornò a concentrarsi sul suo incantesimo.
Sulla superficie dell'acqua, il sangue stava mutando ancora forma. All'iniziò non fu comprensibile carpirne il significato, ma più i contorni divenivano nitidi, più Loki sentiva caldo. Era il seiðr del ladro che si faceva più vicino al suo.
Doveva fare attenzione a non essere scoperto, altrimenti il ladro avrebbe potuto spostare nuovamente il martello o, peggio, celarlo con un altro sigillo stavolta ancora più ostico da trovare.
Una cosa era però chiara: chiunque avesse preso Mjolnir, aveva un grande potere, il che voleva dire che i suoi timori che si trattasse di un nemico del regno erano più che fondati.
La sua fronte era ormai madida di sudore e così sentiva il resto del corpo.
Un fuoco bruciava nella sua carne e il sangue nell'acqua stava ormai ultimando la sua forma.
Ci voleva un ultimo sforzo.
L'acqua ribollì ancora, fumando a propria volta come fosse lava; il sangue divenne più scuro, quasi rasentò il color ebano, e Thor al suo fianco sciolse l'abbraccio per guardare a labbra schiuse ciò che accadeva.
La forma era più che nitida adesso.
«Ma cos'è?» chiese Thor avvicinandosi con gli occhi. «Sembrano...»
«Due lupi» rispose Loki con un leggero fiatone guardando le due teste di lupo che si diramavano speculari l'una all'altra.
«Teste di lupo...?» mormorò Thor e sgranò gli occhi. Loki ebbe la stessa reazione e abbassò le mani terminando l'incantesimo e poggiandosi stanco alla scrivania.
Non poteva essere proprio lui, eppure...
Che sciocco, avrebbe dovuto essere uno dei primi sospettati!
«Thrymr!» urlò Thor dando voce ai suoi pensieri. «Le due teste di lupo! È lo stemma della sua casata! Figlio di buona donna, stavolta lo ammazzo con le mie mani!»
«Ehi, calmati» lo richiamò passandosi il dorso della mano sulla fronte sudata. Thor stava già per raggiungere la porta ma si fermò. I suoi occhi bruciavano come aveva fatto pocanzi la sua stessa pelle.
«Se il tuo incantesimo ha detto il vero, allora stasera Thor Odinson metterà fine alla vita di quello sporco ladro!»
«Non dire stupidaggini. Non puoi andare da Thrymr a dichiarare guerra.»
«E perché? Lui ha rubato Mjolnir. Ha arrecato una grave offesa ad Asgard e a Odino stesso! C'è bisogno di giustizia, fratello.»
«Sai, Thor, a volte mi chiedo se tu sia nato così stupido o lo sia divenuto con il tempo» brontolò Loki, sedendosi sulla sedia e guardando con biasimo il fratello per nulla offeso dalle sue parole.
«È ciò che si merita!» si difese Thor mostrando il pugno.
«Sì, ma se andrai lì a volto scoperto ad accusarlo di aver rubato Mjolnir, si scoprirà che tu l'hai trafugato in segreto e condotto fuori dal palazzo. A conti fatti non è stato Thrymr a rubarlo, ma sei stato tu a porgerglielo su un piatto d'argento. Se fosse rimasto nella Sala delle Reliquie, quell'avido arrogante non si sarebbe mai sognato di prenderlo e avrebbe continuato a bramarlo in maniera più o meno palese come ha sempre fatto.» Stavolta le sue parole tagliarono un po' l'orgoglio di suo fratello che tacque serrando però la mascella con furia repressa. «Tanto valeva andare da Padre e raccontargli tutto. Non pensi?»
«E allora cosa proponi di fare?»
Loki rifletté a lungo.
Andare da Thrymr con un'accusa come quella era una pessima idea. Già i rapporti con Odino erano dei meno stabili e i due si tolleravano solo per doveri di alleanze sigillate da vecchi trattati. Era anche vero che il suo incantesimo non poteva sbagliarsi e che quindi era stato proprio il Signore delle Terre dei Lupi a sottrarre Mjolnir dalla custodia di Thor, forse approfittando di una sua distrazione, o molto più probabilmente, distraendolo di proposito con qualche piccolo sortilegio.
«Qualsiasi cosa va fatta con prudenza ed evitando decisioni poco ponderate» considerò a voce alta.
«Le guardie!» urlò d'improvviso Thor spezzando il corso dei suoi pensieri. «Fra poco ci sarà il cambio e si accorgeranno della sparizione!»
Già, anche quello era un problema, ma Loki poteva risolverlo con qualche piccolo trucchetto.
«Creerò un'illusione di Mjolnir sul piedistallo» propose. «Finché non viene toccata nessuno capirà che è un falso.»
Thor annuì e si grattò la testa poggiando l'altra mano sul fianco.
«Così guadagniamo tempo» disse.
«Sì, ma non ne abbiamo molto» lo avvertì ancora Loki. «Come dicevo prima, se Thrymr sigilla il martello per sé, nessuno potrà più portarglielo via.» Anche se il rito per legarlo era lungo e difficile, Thrymr non avrebbe atteso molto prima di far sua per sempre l'arma.
Se dovevano agire, dovevano farlo subito.
«Una cosa non la comprendo» disse poi Thor osservando un punto lontano del pavimento. «Cosa ci faceva Thrymr qui oggi? Non è un tipo da duelli o lotte. Perché era ad Asgard?»
Alla sua domanda Loki si ritrovò a guardare la scrivania su cui sostava la lettera ricevuta la mattina.
«Deve aver accompagnato suo figlio Bergfinnr» disse recuperando il messaggio e rigirandolo fra le mani.
Thor nel frattempo lo aveva raggiunto e gli aveva sfilato la lettera dalle dita.
«Cos'è?» chiese aprendola.
«Un invito a un ballo di questa sera, per il suo compleanno» rispose mentre suo fratello leggeva con fronte corrugata il contenuto. «Bergfinnr è venuto a consegnarmelo di persona proprio questa mattina... Suo padre sarà venuto con lui e non si sarà lasciato scappare l'occasione quando ha scoperto che Mjolnir non era più protetto nella Sala.»
Thor intanto aveva finito di leggere l'invito e scuoteva il capo confuso.
«Perché quel babbeo di Bergfinnr sarebbe venuto a invitarti al suo compleanno?» chiese ancora e Loki gli strappò dalle mani la lettera gettandola nuovamente sulla scrivania.
«Forse perché crede che siamo amici.»
«E lo siete?»
Sorrise alla domanda d Thor.
«Secondo te?»
No, non lo erano. Si erano incrociati solo un paio di volte e avevano scambiato qualche parole ma Bergfinnr, che era un ragazzotto timido e anche alquanto ottuso, sembrava aver apprezzato fin troppo quei brevi dialoghi e aveva iniziato a considerare Loki un amico. Gli aveva perfino inviato lettere e gli faceva visita spesso e volentieri. Quando poteva, Loki si faceva negare e lo guardava andare via sconsolato dalla sua finestra. Non poteva fare a meno di sorridere sadicamente divertito.
In verità lui non aveva fatto mai nulla per assecondare quell'amicizia unilaterale, ma Bergfinnr era più ottuso di quello che aveva creduto.
Guardò ancora l'invito con un ghigno quando un pensiero attraversò la sua mente.
«Ma certo» sibilò sottovoce. «Potrei andare al ballo di questa sera e cercare Mjolnir senza che nessuno sospetti nulla.»
Thor ascoltò quella proposta a voce bassa e si illuminò.
«È un'idea magnifica, Loki!» disse. «Con tutta quella gente ci sarà un gran casino e potremmo trovare Mjolnir e portarlo via senza problemi! Oh, fratello, sei un genio!» Loki si ritrovò ancora una volta stretto in uno dei suoi abbracci e ancora una volta ricoperto di baci sulle guance. E ancora una volta Thor aveva compreso male.
«Non ti agitare troppo, non è così semplice» affermò mentre si puliva il viso con il dorso della mano.
«E perché?» chiese Thor fin troppo entusiasta per il suo piano.
«Come perché? Perché tu non puoi venire» chiarì infine facendo nascere sul viso del fratello un'espressione sconcertata.
«Cosa?! Ma tu non riuscirai mai a portare via Mjolnir senza di me!»
«Pensi che non lo sappia!?» gracchiò Loki irritato dal modo poco gentile con cui Thor gli aveva dato del debole. «Ma non possiamo presentarci insieme. Se Thrymr ti vedesse lì si insospettirebbe mentre io passerei più in osservato, anche perché è stato suo figlio in persona a invitarmi, quindi sarebbe mio diritto essere lì. E poi...» Raccolse nuovamente l'invito, spiegò il foglio e glielo mostrò indicando una riga in basso. «“Invito strettamente personale per Vostra Signoria e rispettiva accompagnatrice.”» lesse a voce alta mentre Thor riprendeva la lettera.
«E questo cosa significa?»
«Che anche se volessi non potrei portarti con me. L'invito parla di un'accompagnatrice, e tu non sei per niente una donna» spiegò facendolo demoralizzare di nuovo.
Thor ringhiò come una bestia in gabbia e Loki cercò di pensare a una maniera per uscire da quella situazione.
Poteva andare al ballo per fare un sopralluogo e trovare poi successivamente un modo affinché Thor lo raggiungesse quando avrebbe rintracciato il martello. Ma Thrymr era un abile seiðmaðr e se Loki avesse fatto un incantesimo per occultare la presenza di Thor, se ne sarebbe probabilmente accorto.
Non potevano però tirarla ancora per le lunghe. Tutto andava risolto quanto prima, soprattutto nel più assoluto dei segreti.
«Dannazione! Se solo fossi una donna...» borbottava Thor digrignando i denti.
Loki lo scrutò con un ghigno divertito. Se Thor fosse stato una donna sarebbe di certo stata una donna orribile: con la barba e quel grugno minaccioso, per non parlare di quel vocione che si ritrovava.
Certo aveva un punto vita così stretto da fare invidia a una qualsiasi fanciulla, e morbidi capelli che sembravano onde d'oro, e i suoi occhi azzurri con quelle lunghe ciglia castane e...
Fu un pensiero veloce come una saetta, e come una saetta squarciò la sua mente.
«Thor?» lo chiamò e il fratello si volse a guardarlo. Loki osservò il suo viso e si convinse che sarebbe stata una soluzione fattibile. Sorrise e disse: «Forse ho un'idea.»











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