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Autore: ffetpino    11/01/2015    0 recensioni
si è tenuta oggi una manifestazione silenziosa nella mia città per commemorare l'attentato e supportare la libertà di espressione. Avevo scritto un breve discorso che non ho potuto leggere, ma mi fa comunque piacere condividerlo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre creduto nella libertà di espressione, qualsiasi forma essa assuma. E' ciò che dovrebbe caratterizzarci come specie completamente evoluta: e dico dovrebbe in quanto vi è ancora molta strada da fare. 
Il tragico attacco di mercoledì ha avuto, a mio parere, una duplice valenza: da un lato ci ha unito, come possiamo vedere oggi, in nome della libertà di espressione. Dall'altro ha sollevato nuovamente la discussione sull'utilità di una satira così spinta e grottesca. Se sul primo punto infatti ci troviamo tutti d'accordo, sul secondo si sono sprecati, in questi giorni, fiumi di inchiostro. 
A mio parere la satira di Charlie Hebdo ha una forte utilità sociale: si inserisce infatti in contesti di muro contro muro, e attraverso lo scandalo e l'indignazione genera teatri di discussione che altrimenti non si formerebbero. Se vuoi che le persone discutano su certe tematiche profonde devi farle indignare,perchè un lungo e posato articolo non li scalfisce nemmeno. 
Alcuni si chiedono però se abbia senso fare satira con chi non parte dalle nostre stesse basi culturali, e che quindi può prendere alla lettera quelle che sono esagerazioni e provocazioni. Io credo che sia l'unico modo per creare anche in questo campo una maggior consapevolezza, sebbene ciò comporti un alto rischio. Gli estremiismi si combattono purtroppo con le armi,ma si sconfiggono con la cultura e il confronto intellettuale. 
Proprio per questa mia presa di posizione mi sento di dire "Je suis Charlie": ma pregherei coloro che si sentono parte di questo movimento di ragionare sullo slogan che stanno adottando. Per quanto ammiri infatti il vostro impegno per la difesa della libertà di stampa, chiedetevi sul serio se vi sentite Charlie Hebdo, tentate di capire lo scopo che perseguivano. Perchè in Italia, se fossimo tutti Charlie Hebdo come diciamo di essere, avremmo quantomeno un giornale satirico degno di questo nome, cosa che manca dal 1982 quando è stata chiusa la redazione de "Il male", ultimo vero giornale satirico nostrano. 
   
 
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