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Autore: funklou    11/01/2015    9 recensioni
Ogni cosa ha il suo nome, qui. Gli edifici in cui gli studenti vivono sono la Uno e la Due, e Rebecca King è semplicemente Becky, una diciassettenne che come scudo usa l'aggressività e odia le persone tormentate.
Luke Hemmings balla a Lo Spazio, disegna manga ed è della Uno, lui. È una persona tormentata e odia gli scudi della gente.
Entrambi hanno un segreto, ma sarà proprio la vita di Luke a smascherarli, a metter luce ai 24 carati. Qualcosa, o forse tutto, cambierà.
Accenni a violenze sessuali e fisiche.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Tanto o io o te prima o dopo ci ricerchiamo.
Giorni, settimane, mesi o anni. 
Lo so."
"Quando lo capirai che 
io e te un futuro lo abbiamo solo malato?
Ci facciamo male, Nali."



Gennaio 2015.
La televisione è accesa ad un volume improponibile. La stanza è completamente riempita dalla voce di un conduttore di uno show che Luke odia. Me l'ha detto un po' di tempo fa. Ha detto anche che prima o poi i vicini ci butteranno giù la porta a furia di calci e pugni, perché i muri sono troppo sottili e di là si sente tutto. Non siamo ancora abituati a seguire le regole e a rispettare qualcosa o qualcuno.
Qui a Londra bisogna essere civili. Non frega a nessuno se sei nato nella merda, se ti hanno campato su le grida, le botte e i pianti. Devi essere civile e basta. In un modo o nell'altro siamo riusciti ad acquistare un appartamento venduto all'asta. Non in periferia, non ai margini della città. A Londra, sotto gli occhi di tutti, sotto gli occhi di chi è normale.
Il programma finisce e sullo schermo compare una donna, in uno studio. Telegiornale. Se ci fosse qua Luke, adesso prenderebbe il telecomando e, impassibile, cambierebbe canale. Non gli si può dire niente quando fa così, non vuole sentire nulla. 
Però Luke stasera non c'è, ha lezione di hip hop fino alle 21:30. E quando, «Notizia dell'ultima ora riguardante l'associazione mafiosa che va espandendosi in questi tempi» annuncia la conduttrice, un po' mi sento in colpa. Luke non vorrebbe che io ascoltassi. Sullo schermo compare un inviato che «Sì, si tratta di Michael Gordon Clifford, un giovane rampante, anche se non è già capo e suo padre gli ha dato un'ampia delega di rappresentanza del mandamento» dice. Dietro ha uno sfondo che mi sembra di conoscere, e quasi mi viene voglia di cambiare canale quando mi accorgo che quella è la via della Uno e della Due. «Le ultime tracce del latitante risalgono qui a Sefton -a detta di un testimone-, un quartiere alla periferia di Sydney. La polizia, nel palazzo dietro di me, sta esaminando il posto perché pare che sia proprio lì dentro che Clifford sia andato. Non abbiamo ancora nessun accertamento, non sappiamo ancora quale sia il motivo. Le forze dell'ordine, comunque, credono di poter avere sue notizie grazie a questo avvistamento. Non certificato ma probabile, il latitante non avrebbe viaggiato da solo ma accompagnato da Matthew Jenkins-» Non fa in tempo a finire il collegamento che la conduttrice del telegiornale gli parla sopra e richiede la linea. Annuncia un nuovo servizio e due secondi dopo davanti agli occhi ho la foto di Michael. Ha i capelli rossi, sparati all'aria, un sorriso stampato in faccia e la sua felpa grigia preferita. È la stessa foto che fanno vedere ogni settimana, la più recente. 
Gliel'avevo scattata io ed ora tutto il mondo ce l'ha. 
«Michael Gordon Clifford, classe 1995, è stato inserito nella lista dei latitanti ricercati più pericolosi dell'Onorata Società» spiega una voce, mentre sullo schermo passano filmati di macchine incendiate, zone delimitate da transenne, corpi stesi a terra, coperti dalla scientifica, con attorno una macchia di sangue che si espande. Ogni suo crimine. «Di lui non sappiamo molto, ma possediamo informazioni sulla scuola frequentata, sui posti che frequentava, sulla madre che giura di non saper nulla sulla latitanza di suo figlio. L'ultima sua apparsa risale all'estate scorsa, un medico dichiarò infatti di averlo operato al braccio in seguito ad una lite sfociata in una guerra con armi da fuoco con Ashton Fletcher Irwin, non rintracciabile anche quest'ultimo ormai da tempo, ma quasi sicuramente appartenente alla Banda di Carlton, organizzazione criminale italo-australiana di Melbourne. Da allora Clifford si rese irreperibile, dando inizio alla sua latitanza: nei suoi confronti venne emesso un mandato di cattura per associazione mafiosa, omicidio, traffico di stupefacenti ed estorsione. Non si può d-»
La televisione si spegne. Non mi sono accorta della sua entrata, né della porta che si apriva. Luke non dice niente, dopo aver messo giù il telecomando oltrepassa il salotto, senza nemmeno guardarmi in faccia e, con ancora addosso i vestiti di hip hop, si reca in camera. E' tornato prima.
Sarebbe bello ripensare al passato e ridere. Forse un giorno, ma non adesso. Non adesso, che solo vedere la sua faccia di merda in tv mi fa stare da schifo. Non adesso, che la sua assenza si è trasformata in qualcosa che fa più male. In qualcosa di spietato, che uccide e non guarda in faccia. 
Ogni tanto penso a quando lo vidi sulla gradinata del campo di basket. Quando Mef l'aveva riempito di botte, e a me non stava bene. L'avevo preso dai capelli, gli avevo urlato di dirmi chi era stato. L'avrei ucciso, l'avrei ammazzato con le mie stesse mani. Oggi penso che non mi sarei dovuta fermare, che avrei dovuto farlo, fino all'ultimo respiro. 
Perché era stato proprio lì, che avevo iniziato a perderlo. 
Io a Michael ho voluto bene. L'ho fatto con tutta me stessa, nel modo in cui sapevo fare io. Perché nessuno mi è mai venuto a dire come si dovesse fare. E mi toglie il respiro pensare che non rivedrò più Michael. Mai più. Forse qualche volta come prima notizia al telegiornale, su internet, su dei fogli di carta riciclata. Ma non sarà più lui. È una sensazione troppo schifosa da capire, da comprendere e da accettare. Nonostante sia un criminale, Michael era il mio migliore amico. Ci ho speso così tanto tempo dietro a lui che ora c'è solo da piangere.
Perché Michael me la sta facendo pagare. Le vedo, tutte quelle persone che mi osservano. Sono ovunque. Mi guardano, con sguardo disinteressato per non far smascherare niente, ma Michael non mi frega. C'è lui, dietro a tutte quelle spie, è lui che me le manda. Vuole sapere tutto, ogni mossa mia e di Luke. Ci giriamo, e ce ne troviamo uno all'angolo. Eppure si riconoscono, quei pezzi di merda che non sono altro che la diramazione di Michael: hanno gli occhi lontani, lo sguardo disinteressato e attento allo stesso tempo, i lineamenti duri, le mani che son capaci di strangolare. Sono tutti dei mostri, dal primo all'ultimo. 
Ci stanno attaccati al culo, quasi in ogni posto. Ci studiano, si cibano di ogni nostra mossa per vomitarla poi davanti a Michael. 
Ed è una bella vendetta, una bella punizione. Perché ogni volta che ne vedo uno, è un gesto involontario, quello di tremare e voler ritornare a casa. Luke mi dice di non farci caso. Ma siamo destinati all'eterno, io e Michael, se lui non si staccherà mai da me. Gira voce che si sia fidanzato, che lei sia una bella della Russia, che presto si sposeranno. E Michael pensa a me. È disgustoso, mi impongo di odiarlo e in quell'odio tra le crepe si insidia sempre un po' di quell'amore malsano e consumato. 
È consumato, Michael, quell'amore. Non c'è più. Ti sta mangiando vivo, non sa più dove andare, e non devi farmi tutto questo male. Mi devi lasciare andare. 
Davanti a casa, nella cassetta della posta, tramite chiamate anonime: non importa. Sotto ogni forma, le minacce che arrivano a me e a Luke sono chiare. Nonostante questo, siamo ancora vivi. Ci viene detto che ci spareranno a una tempia e che del nostro corpo non ci sarà più traccia, eppure a me sembra sempre più che Michael lo faccia per convincere se stesso.
E che più che ucciderci, ci voglia proteggere.

Mi alzo dal divano, vado in camera e vedo Luke disteso sul letto, con il piumone a coprirgli il corpo. Faccio piano, mi sdraio a fianco a lui. Lo guardo e penso di avere il mio piccolo premio tra le mani. 
«È andato a Sefton» esordisco, senza dire chi perché semplicemente lo sappiamo. 
Luke tiene gli occhi chiusi, ma so riconoscere quando in realtà non sta dormendo. 
Mugugna un «Mh» e si rigira nel letto. 
«Secondo te perché?»
«Che cazzo ne so, ormai è fuori di testa. Immaginati la faccia di Val se l'ha visto» strascica, con le palpebre ancora abbassate e un sorriso ironico sulle labbra. 
Magari anche io riuscirò a riderne, a prenderla alla leggera. Oggi no. 
«Luke» lo riprendo io. 
A quel punto si fa serio. Serra la mascella e «Stavi guardando il telegiornale, Rebecca. Ancora» constata, forse con un po' di cattiveria. «Vedere quella merda ti fa male. Lo sento anche a distanza che stai tremando, e stanotte non dormirai. E ci ripenserai, a quel figlio di puttana, ed io non voglio stare qua a consolarti se la causa è di Michael.»
È sempre stato così. Non siamo cambiati e magari mai lo faremo. 
«Ti odio» sussurro, spegnendo la luce e girandomi dall'altra parte.
All'inizio c'è solo un silenzio tombale, accompagnato dai nostri respiri. Poi però sento un suo sbuffo, le coperte scostarsi e il viso di Luke nell'incavo del mio collo. Le sue braccia strette attorno al mio bacino, il petto contro la mia schiena e le sue gambe intrecciate alle mie. 
Farci male è solo un pretesto per curarci. E quando la notte mi stringe forte, solo in quel momento capisco il significato dei 24 carati.


Non appena due giorni più tardi arriviamo al Sydney International Terminal e posiamo le valige a terra, la scritta Benvenuti a Sydney! appare come uno schiaffo in faccia. Luke perderà quattro giorni di scuola, ma ha promesso che in qualche modo li recupererà. Dopotutto, quattro giorni per riprendersi interi anni di silenzio mi sembrano il minimo.
Il viaggio dall'aeroporto a Gosford dura una mezz'oretta. Non dico a Luke che andrà tutto bene, forse perché sono quasi del tutto convinta che la situazione non cambierà. Piuttosto, gli rassicuro che, qualunque cosa succederà, ce ne andremo da lì e torneremo a Londra. Continueremo a disfarci della nostra gabbia. 
Dopo aver suonato il campanello di casa Hemmings e aspettato qualche minuto, una donna sorridente ci viene ad aprire. Ci guarda, manca poco che si metta a piangere. Mi sposto, lascio che si renda conto. Passano solo altri due secondi, prima che stringa tra le braccia suo figlio e che capisca che i morti sono morti, non torneranno. E non bisogna lasciare che distruggano i vivi. 
E appena si lasciano andare, Luke mi stringe la mano. Fortissimo. Ed io mi rendo conto che, piuttosto che una rassicurazione, quella di tornare a Londra sarà più una sofferenza per lui.


Gosford non è lontana da Sefton, lo sappiamo. È solo un'ora di viaggio, ma sappiamo anche che andarci sarebbe come intingere le ferite nel sale. Ricorderemo le scale della Uno e della Due, le feste sui piani, gli studenti. Ricorderemo il Sefton, la nostra classe e ogni volta che mi ricadrà l'occhio sulla cicatrice sul polso di Luke, ricorderò anche la palestra, la gradinata sul campo di basket. Ogni tanto chiudo gli occhi e penso che sarebbe bello poter essere ancora lì sotto, a fuggire dalle lezioni, noi cinque, ad odiarci e volerci bene. E poi il Cimi, il parco vicino al cimitero, Lo Spazio, chiuso ormai da settimane perché sì, alla fine Luke è riuscito a dirmi chi fosse davvero suo padre, e non c'entrava assolutamente con un riparatore di computer. E ricorderò il mostro, quella costruzione mai portata a termine, abbattuta in pochi giorni. Lì, al suo posto, presto sorgerà un palazzetto di basket. Lì, lo stesso posto in cui -Luke è riuscito a confessarmelo solo pochi mesi fa- è cresciuto e anche marcito insieme ad Ashton.
Ma non ci andremo più, in quella periferia. 
Non ci andremo soprattutto perché ci ricorderà Calum, i suoi modi buffi di fare, il suo voler restare da solo nella stanza 38, la sua voglia di vivere; il suo sorriso sincero, le pieghette attorno agli occhi; il suo altruismo, la sua incoscienza, la sua non consapevolezza, il suo buonismo. Calum era troppo buono per un mondo stronzo come questo, che appena si accorge della tua debolezza, se ne nutre e ti uccide. 
Calum quel giorno doveva tornare a casa, e il giorno dopo svolgere il compito in classe di scienze con Luke. Non di sicuro morire, assassinato in un parcheggio da Ashton, che adesso non è nient'altro che un corpo che uccide per vivere. E non si ferma. Non lo fa probabilmente perché sa che gli potrebbe tornare in mente Luke. Ma si sa, certe facce non le si scorda.

Ho l'impressione che nessuno capirà mai. Calum era mio amico, era cresciuto insieme a me, mi aveva distolta spesso dalla voglia di ammazzare Michael, mi aveva consolata la notte e il mattino faceva finta di niente. Era il mio amico, non quello di Luke. Che anche se mi dice che capisce il mio vuoto, ho la sensazione che dentro a certi dolori non si possa entrare. Sono nostri, forse perché siamo proprio noi a voler tenerceli per noi. Ci sembra quasi l'unico modo per non perdere definitivamente le persone. 
A Sefton non ci torneremo mai più.


Quattro giorni dopo, in seguito a ore e ore di volo, io e Luke sospiriamo vedendo il portone del nostro palazzo. 
«Cristo, sono sfinito» si lagna, trascinando la valigia, ma con in testa la consapevolezza di riavere una famiglia. «Non vedo l'ora di mettermi a dormire.»
«Ti ricordo che domani la scuola ti attende» lo provoco, tirando fuori dalla tasca le chiavi. 
«Ah! Stai zitta.»
Poi mi giro, guardo nella cassetta delle lettere. C'è una busta. 
«Dai, non puoi aprirla quando saliamo?» sbuffa Luke.
Non lo ascolto nemmeno, la apro ed estraggo un foglietto. Dal dietro mi ricorda vagamente uno di quelli che usavo per gli appunti a scuola. Lo giro e quasi mi sento le gambe cedere, alla possibilità che quel biglietto esista ancora.
Non dirlo a nessuno che mi hai visto piangere. Ce li hai, i 24 carati, per tenere questo segreto.
Mi volto verso Luke. Lo riconosce anche lui quel pezzo di carta, l'ha scritto lui stesso un anno fa. Mi chiedo solo se Calum, salvando Michael, abbia ucciso o salvato anche me. So per certa però che la corda che mi unisce a Michael non si strapperà mai del tutto, si sfilaccerà, ci scorticherà la pelle e lo sapremo solo noi. Sapremo che non ci libereremo mai l'uno dell'altra, anche se sarà il dolore a tenerci insieme, il desiderio irrefrenabile di poter riportare al presente l'amore che prima c'era.
Perché dalla busta Luke estrae qualcosa. E tra le mani ha due proiettili.


Ciao.
Sono sempre io, sono Annalisa. Oggi piuttosto triste, vuota, come se qualcuno mi avesse strappato sette mesi di vita. Inutile dire che tutto questo mi mancherà, che metter fine a questa storia sarà un po' come privarmi di un qualcosa che mi dava motivazione. Per far cosa, questo non lo so. So solo che mi faceva bene.
24 carati per me è stata importante. Non ho idea di cosa ne rimarrà, di Rebecca King, di Luke, di Michael o dei loro rapporti strani. Come piacciono a me. 
Spero di essere riuscita a trasportarvi in questo spazio della mia vita, perché sono una persona strana e questo mio interesse nella mafia, nelle periferie, nel degrado, nell'amore consumato, graffiante e cattivo volevo che lo conosceste anche voi. 
Probabilmente tornerò e mi farò sentire con qualcosa, qualche storia. Probabilmente tra un bel po'.
Vi ricordo per l'ultima volta il trailer della storia, https://www.youtube.com/watch?v=_w_wXIrsr7g
Me ne devo andare, però. Portandomi via 24 carati.

Prima, però, volevo lasciare qui dei ringraziamenti alle persone che più mi sono state vicine, anche solo scrivendomi da qualche parte o facendosi particolarmente sentire. Probabilmente avrò dimenticato tantissime di voi e chiedo scusa in partenza. Saranno tante persone e le ho divise così: 
-Lettrici che mi hanno supportata da Twitter: xFeltonhug, anvxiety, hemmvo96, aliconsumate, Andre_Gene_, WHITESIDEVS97, xmjstake_, lukelamiancora, louistrength, tocktockitsme, MirkoTrovatoFC, Luke96s_, letsrockashton, 5secondsofbana, xhugmemichaelx, joshlabret, vaffanchood, lukesmijle, shadowoueh, hovistolouis, hemmoiji, Afterlum, fletchersorridi, weirdylrh, awfulkitz, PageAmnesia, indavidesarms, ilysmickey, MOCKINGZAYNx, Shinehar_ 
-Su EFP: greyskyscrapers, Lol9393, Rebeccoc, maybepunky, xxcamixx, 5sosgirl, ashton_irwin94, HZLNL_1D, teenagerunaway13 (aka Alex!)
-Su Wattpad: Hayley_Cohen, cacciatricedifate, Ashismyboyfriend, CateHemmings, Directionina, giulia_clifford, margheritaas, ilcappellaiomatto, puttanhemmo, 5secondsofruggero, _Meris_, irelucchese.

Oltre a queste ragazze, ovviamente, ce ne saranno molte altre di cui mi sarà sfuggito il nome. Inoltre, ringrazio chiunque abbia commentato\recensito, messo nei preferiti, seguito o semplicemente letto la mia storia.
Grazie a Ilaria. Grazie a Martina, creatrice della copertina e del trailer.
Grazie a R.
Grazie a Mostro.


Ciao belle, alla prossima!
Nali. (twitter: funklou)
  
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