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Autore: simore    12/01/2015    2 recensioni
Quel giorno avrei voluto urlare, piangere a dirotto, strapparmi la pelle per far uscire quell’apatia che mi affliggeva; invece non feci nulla, rimasi immobile a fissare il vuoto, mentre la testa mi si riempiva delle urla disperate di mio padre. Il mondo aveva perso tutti i suoi colori e la vita appariva grigia ai miei occhi.
Eppure il tempo scorre, la vita va avanti e qualche volta nel buio si riaccende una piccola luce capace di tornare a colorare le splendide sfumature della vita.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero fatta così: quando qualcuno mi parlava di qualcosa a cui teneva veramente, lo notavo subito... Lo capivo all'istante guardando il mio interlocutore negli occhi, c'era sempre qualcosa di magico, profondo e infuocato. La passione che provava per quella determinata cosa trasudava da tutti i pori, era talmente forte e travolgente che,ogni volta, mi sembrava diventasse quasi palpabile con mano... E una volta captata questa forza invisibile quanto potente, non riuscivo a non farmi coinvolgere: se potevo essere utile alla persona per avvicinarsi di un passo all'oggetto del suo “amore”, davo tutta me stessa. Ci credevo profondamente e fu per questo che accettai di aiutare Lysandre e Castiel: avevo visto i loro occhi ardere di un amore profondo verso il loro gruppo e la loro musica e, per quanto non sopportassi quell'inutile essere rosso di capelli, non potei farne a meno... Dopo tutto questo dimostrava che anche lui aveva degli interessi e che la sua testa non era così “bacata” come poteva sembrare. Di certo avrei potuto evitare di inventare quella scusa, o meglio, di prendermi quella colpa, ma sul momento non mi erano venute altre idee e quindi eccomi lì a strofinare quegli armadietti, che non ne volevano sapere di tornare all'antico splendore.
Per tutto il tempo che era necessario per riempire un secchio d'acqua e andare a prendere spugna e detersivo, mi dovetti sorbire anche la ramanzina di Nathaniel...
“Ma che ti è saltato in mente?? Prenderti la colpa di una cosa del genere!!! Sappiamo tutti benissimo che non sei stata tu, ma quel demente di un Castiel! Eppure ti avevo avvertita di stargli alla larga, e tu invece che fai? Lo copri!!! Io davvero non capisco... Mi eri sembrata una ragazza in gamba, diavolo!”
“Ma che cavolo...! Sentimi bene Nathaniel: anche tu mi eri sembrato un ragazzo in gamba, un buon amico e soprattutto una persona che non si limitava a parlare per “sentito dire”! Non ti sei nemmeno preoccupato di chiedermi cos'è successo veramente, mi sei subito saltato addosso! Ti credevo capace di ascoltare e invece... Beh, sai cosa ti dico? Sono felice di essermi presa questa colpa, così ho capito prima che fosse troppo tardi che razza di ragazzo sei!”.
Ed era vero: ero felice di essermi presa quella colpa e aver aiutato quei due... Sapevo di aver fatto la cosa giusta e non me ne pentivo, anzi, ero persino fiera di me stessa!
“Ma che brava la piccola dolce fidanzatina che salva il suo principe azzurro e il suo prode compagno!” ero così assorta nei miei pensieri che questa voce mi fece precipitare dalle nuvole!
“Eh?????” chi diamine era ancora?
Feci appena in tempo a vedere una chioma platino, che mi ritrovai a terra con un lato b tremendamente dolorante...
“Ahah! Fai anche finta di non sentire! - che cosa c'era da ridere? Cominciava anche questa a darmi sui nervi! - Cara novellina, forse è bene che ti spieghi due o tre cosette: uno, qui comando io, due, Castiel è mio, come osi mettere le tue piccole manine su di lui?, tre, sarà molto meglio per te che questa storia finisca!”
E ora chi diavolo era questa che arrivava, mi buttava a terra e cominciava a dettar regole? Possibile che in questa scuola non si potesse stare mai tranquilli?!
“Razza di barbie cotonata! Non so chi sei e non me ne può importare di meno, mi pare che non ci sia scritto da nessuna parte che questo posto è tuo, anzi poiché per quanto ne so, non sei nessuno, smettila anche di darmi ordini!”
“Piccoletta, sarò anche stupenda e mozzafiato come una barbie, ma sono anche molto forte, perciò non ti mettere contro di me!” ghignando, riuscì a sollevarmi e sbattermi contro gli armadietti, lasciandomi dolorante a terra e dopodiché si congedò sussurrandomi: “Ah! E alla larga da Castiel... Tienilo a mente!”.
Era già la seconda persona che mi diceva di stare alla larga da quel watusso e, dovevo ammetterlo, la cotonata era stata molto più convincente rispetto a Nathaniel.
Mi rialzai ancora un po' indolenzita per le botte e ricominciai a strofinare i grigi armadietti...
“Hevelyn! Non avresti dovuto farlo... Per colpa nostra guarda cosa sei costretta a fare!”
“Oh Lys... Non ti preoccupare... Sono felice di averti aiutato a ritrovare il tuo quaderno! E poi sono io che avrei potuto trovare una scusa migliore!”
“Non potrò mai esprimere in modo adeguato la mia gratitudine nei tuoi confronti!”
Scoppiai a ridere per il suo modo di parlare... Come faceva a dire certe cose con così tanta naturalezza?
“Oh beh... Se proprio non sai come esprimerla, potresti farlo aiutandomi a pulire!”
“Ma naturalmente...” mi rispose regalandomi uno dei suoi sorrisi più dolci;
“Naturalmente no, Lys... Non ti ricordi che tuo fratello ti ha chiesto di aiutarlo con gli ordini per il negozio oggi?” il watusso rosso sbuffò per la smemoratezza dell'amico;
“Per ercole! E' vero! Io...” divenne viola;
“Vai, gentleman... Aiuto io Hevelyn a pulire...”
“Vorrei davvero rimanere ad aiutare... Hevelyn, non sai quanto mi sento in colpa!”
“Non ti preoccupare, Lys...”
“Togliti dai piedi!” rispose ridendo Castiel.
E così mi ritrovai a pulire con la persona che fino a poche ore prima avrei voluto prendere a sberle.
Incredibilmente riuscimmo a pulire ogni graffito presente nell'istituto e il watusso si dimostrò un ottimo compagno di disavventura: parlammo tutto il tempo in modo così naturale e complice che arrivai a chiedermi se fosse lo stesso ragazzo che avevo conosciuto in città! Parlammo di tutto e di niente, proprio come potrebbero fare amici di vecchia data. Mi raccontò del profondo legame di amicizia che lo legava a Lys e del suo grosso cagnone nero, e poi mi raccontò con occhi scintillanti della grande passione per la musica e, in particolare, per la sua chitarra. Ed io per la prima volta raccontai la mia storia: parlai della morte di mia madre, del tormentato rapporto con mio padre, di quel surfista biondo che mi ruppe il cuore e della nuova famiglia che avevo trovato in Iris e Ken... e fu la prima volta che riuscii ad aprirmi con qualcuno che non fossero loro due.
 
“Ehi... Tu sai chi è stato ad imbrattare la scuola?”
Avevamo da poco finito la nostra pulizia ed ormai il sole era tramontato dietro le montagne, lasciando il posto a luminose e brillanti stelle. Castiel, approfittando del piccolo momento di relax prima del ritorno a casa, si era acceso una sigaretta, mentre io accoccolata sui gradini d'entrata della scuola, mi godevo la vista di quella splendida sera.
“Sì – mi rispose espirando un po' di fumo – dicono sia stata Ambra e le sue amiche”
“Ehm... E chi sarebbero?”
“Oh beh... Ambra l'avrai già notata di sicuro: alta, con lunghi capelli biondi...”
Ecco chi era la cotonata platino: Ambra! “Ah sì... L'ho già vista...” preferii omettere il fatto che mi aveva aggredita in corridoio, facendomi sbattere contro gli armadietti... Di solito non ero un tipo che si lasciava mettere i piedi in testa dalla prima cotonata di turno! Tuttavia lei aveva veramente tanta forza!
“Come vai a casa?”
“A piedi...”
“Dai... Andiamo che t'accompagno...”
“Oh ma non ti preoccupare per me... Vai pure!”
“Non montarti la testa, pigmea! Sono a piedi anch'io e intanto mi finisco la sigaretta!” ecco il suo solito ghigno da balordo;
“Ma per cosa dovrei montarmi la testa? Ti credi tanto gnocco?”
“Puoi ben dirlo!”
“Ma per favore!”
“Ringrazia che sto fumando e non ho le mani libere...”
Sbuffai ridacchiando... Doveva sempre fare lo sbruffone? Comunque lasciai perdere e preferii cambiare discorso...
“Sai Nathaniel?”
“Ma va? Eh già che so chi è! Non sono mica arrivato ieri come te, pigmea!”
“Beh... Lui mi ha detto che eri tu il responsabile dei graffiti...”
Sbuffò con un sorriso amaro stampato in faccia: “E figuriamoci...” ma non aggiunse altro ed io non volli fare altre domande perchè, come sapevo in prima persona, nella vita era importante rispettare i silenzi altrui.
 
Trascorremmo il resto del tempo in silenzio e dopo alcuni minuti arrivammo davanti a casa...
“Beh... Grazie mille, watusso!” gli dissi sorridendo;
“Figurati... E poi sai... Le nanerottole come te, si fa in fretta a farle sparire!”
“Ma quale nanerottola! Impertinente!”
“Ammettilo: sei alta un metro e una caramella!”
“Uff! Sei sempre il solito balordo! Ed io che credevo di essermi sbagliata sul tuo conto...!”
Ghignò divertito e per risposta alzò un sopracciglio.
“Vado perchè altrimenti potrei non rispondere più delle mie azioni e non ho proprio voglia di sporcarmi le mani prendendoti a sberle!”
Feci per andarmene, ma afferrandomi per un braccio mi costrinse a tornare indietro e mi strinse a sé, attorniandomi le spalle con un braccio...
“Stavo scherzando... Mentre invece sono serio, quando dico che sei la prima persona, dopo Lys, che si dimostra davvero un'amica... Ci conosciamo ancora poco, ma so già dirti che per me sei una persona speciale...”
Detto questo mi stampò un tenero bacio sulla fronte e mi sussurrò: “Buonanotte pigmea!”; per poi voltarsi e sparire inghiottito dall'oscurità.
Fu qualcosa che non mi sarei mai aspettata da lui; da Lys forse, che mi stupiva sempre con la sua galanteria, ma non da lui. Che strana città era quella!
Cominciai a salire la scale che portavano all'appartamento e nel mentre sentì il mio telefono vibrare...
- Sai che c'è? Per tutto questo tempo sono stato male pensando a come mi ero comportato con te, a come ti avevo abbandonata nel momento in cui avevi più bisogno di me, a quello che avevo perso dal momento che io amavo tutto di te: amavo il tuo sorriso sereno, la tua vivacità nei confronti della vita, il modo in cui mi guardavi mentre facevo surf, il modo in cui facevi volteggiare i kiwido con leggerezza ed eleganza, ma senza mai perdere la concentrazione, amavo i tuoi occhi neri, così profondi da non lasciarmi via di fuga... ancora oggi mi basta pensarli perchè mi si chiuda la bocca dello stomaco! E quando ho saputo che ti eri trasferita nella mia stessa città, ho pensato che fosse un regalo del destino, un'opportunità che mi aveva donato per farmi perdonare da te, per riconquistare la tua fiducia e tornare ad essere felici come eravamo. Mentre io mi sentivo un verme e cercavo il modo per scusarmi decentemente con te, tu stavi già con un altro e ti comportavi come se nemmeno mi conoscessi... Chiami me ignobile, quando per te, il tempo trascorso insieme non è contato nulla! Non ti sei fatta problemi a mostrarti davanti a tutti con il tuo nuovo amichetto! Ma non hai nemmeno avuto il coraggio di dirmelo in faccia che stavi con Castiel! Sai cosa ti dico? Sei patetica! -
Lessi tutto il messaggio e poi mi portai alla finestra che dava sulla strada, dove una figura incappucciata con le mani in tasca, guardava verso di me nascondendo un'espressione amareggiata.
Scosse la testa lentamente ed il movimento fece ricadere sulla schiena il cappuccio della felpa, rivelando la testa bionda di Dake.
  
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