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Autore: Francyalle    12/01/2015    0 recensioni
Venezia XVIII. Cassandra Ballarin, figlia diciasettenne del Doge, viene ingaggiata da un nobiluomo per scoprire chi c'è dietro alle numerose e misteriose morti avvenute nella città.
Genere: Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I minuti sembravano non passare mai.
Cassandra, seduta su una poltrocina bordeaux nel salotto di casa, guardava disperatamente l'orologio sul muro di fronte a lei. Tic-toc-tic-toc..quelle lancette pesanti e lente, continuavano a muoversi, eppure a lei sembrava che ci stessero mettendo una vita.
Non sopporto aspettare.
Ad un certo punto sua sorella Arianna le si avvicinò con passo felpato: -Il tuo cavaliere non è ancora arrivato?- domandò soffocando una risata.
- No, non ancora, ma sono sicura che starà arrivando-rispose Cassandra poco convinta.
-Per me si è dimenticato, dopo tutto non sarebbe la prima volta.- disse.
Già, non era la prima volta che Emilio si dimenticava un loro appuntamento. In quel momento però il campanello della porta suonò. Cassandra si alzò di scatto e si gettò verso l'entrata, superando la servitù. Aprendo la porta però, dall'altra parte, c'era l'insopportabile figlio del duca Dal Farra: Lorenzo.
-E' la prima volta che qualcuno mi apre la porta con così tanta rapidità.- disse con aria altezzosa.
Al momento Cassandra gli avrebbe chiuso la porta in faccia, e si sarebbe riaccomodata in salotto aspettando che Emilio si facesse vivo. Ma dovette trattenersi.
-In realtà stavo aspettando un'altra persona..- disse cercando di spiegare il motivo di tanta  fretta.
-non dovete giustificarvi. Tutti hanno un debole per me, state pur certa di non essere la prima, anzi, iniziate a mettervi in coda.- disse come se fosse l'unico uomo sulla terra.
-IO NON...- iniziò, ma venne interrotta da Arianna, che con un sorriso degno di una regina, entrò nella conversazione di sua sorella prima che si trasformasse in una dichiarazione di guerra.
-Lorenzo! Sono così felice di vedervi! Venite venite, accomodatevi pure in salotto, vado subito a chiamare nostra madre!
Lorenzo fu talmente lusingato da Arianna che si dimenticò la faccenda in meno di un minuto. D'altronde, l'egoismo rende ciechi, pensò Cassandra.
Pochi minuti dopo, donna Giulia arrivò con tè e biscottini. -Allora giovane Dal Farra, qual buon vento vi porta alla nostra umile dimora?- chiese Giulia cortesemente.
umile, mica tanto pensò Cassandra guardandosi intorno. Dopotutto quella era la casa el Doge!
- In realtà porto l'invito alla festa del mio diciottesimo compleanno alla vostra gentile famiglia, signora.- disse in tono terribilmente sdolcinato, che Arianna quasi si mise a vomitare.
-saremo certamente felici di parteciparvi- disse Giulia quasi con le lacrime agli occhi.
-Perfetto! Allora è meglio che vada, sapete ho deciso di occuparmi dei particolari io stesso.- disse vantandosi.
-Oh, che ragazzo! le mie figlie dovrebbero prendervi proprio d'esempio!- disse in tono sognante.
Chiusa la porta dietro le sue spalle, Cassandra e Arianna si guardarono e all'unisono mostrarono la faccia più disgustata possibile.
Erano state invitate, come ogni anno, allo "straordinario, unico e speciale" compleanno del "meraviglioso" figlio del duca della Serenissima, e ciò era sinonimo di stress, noia e imbarazzo davanti all'intera Repubblica.


Erano le cinque del pomeriggio, quando la pioggia iniziò a infrangersi sulla laguna.
Cassandra si era recata ore prima nella sartoria più famosa di Venezia, ma nonostante tutto non era ancora uscita da lì con un vestito per la festa. Avrebbe potuto usare quello che aveva indossato l'anno prima, ma in quest'ultimo, si era alzata parecchio, e quindi durante la prova d'abito era risultato un po' corto.
-Che genere di tessuto preferiresti?- domandò Caterina, la sarta.
-quello meno irritante, ho la pelle abbastanza delicata-rispose.
-quello che ti ci vuole è la seta, tesoro!- le disse come se la sapesse lunga, e in effetti era così. Caterina Schiavone era la sarta più celebre di tutta la Repubblica di Venezia e non solo. La chiamarono anche a Parigi una volta, e vinse innumerevoli premi stilistici. Una gentildonna entrava nel suo negozio e le chiedeva un consiglio? Lei aveva la risposta adeguata. Le portano un abito scucito? Lei lo sistema in quattro e quattr'otto. Sapeva abbinare colori e stoffe differenti, senza rovinare lo stile o il modello, insomma era una vera dea della moda e della sartoria. Purtroppo però questa "dea" aveva una sola assistente, sua figlia Susanna, e in giorni celebri, come in questo caso il compleanno del figlio di un duca, spesso il suo negozio era pieno fino all'orlo di gente.
Caterina prese un interessante corpetto arricciato sul seno, con deliziosi veli semi-trasparenti che scendevano fino alle caviglie e lo cucì con un lungo pezzo di seta, creando così uno splendido vestito di un colore blu lucente e di una freschezza e leggerezza che pareva  potesse farti volare. Era, semplicemente..magico.


-Sai bene di essere in torto- disse Arianna sull'uscio della porta di casa.
-Lo so, avrei dovuto avvertire Cassandra, ma ero in una situazione complicata!- disse disperatamente Emilio.
-Già, effettivamente non è carino dire all'amante "oh scusa! Ma ora devo mollare tutto perchè mi sono appena ricordato di avere una ragazza!"- Disse con asprezza.
-Io non ho l'amante! e poi dico, perchè nessuno mi crede?
-Perchè ormai ho creduto abbastanza!- disse una voce dietro al ragazzo, il quale si girò, abbassò il cappuccio del mantello, lasciando che l'acqua lo bagnasse.
-Cass!- disse correndo ad abbracciarla, ma la ragazza si scostò e lo guardò con uno sguardo triste e severo.
-Dove sei stato, Emilio?- chiese impassibile. Quel tono gelò l'aria, e per una volta Emilio, l'allegro ragazzo di Murano, sentì la pressione di quelle parole che incombarono su di lui. Sapeva che in quel momento nulla, nemmeno la scusa più raffinata e ben accurata, lo avrebbe tirato fuori da quella situazione. Così si avvicinò alla ragazza e abbassando lo sguardo le disse: -ero con Beatrice. Mi sono lasciato trasportare da forze più grandi delle mie, e ne sono realmente dispiaciuto. So che non riuscirai mai a perdonarmelo, e per questo ti chiedo scusa ancora più consapevolmente.
-Esatto- disse gelida e impassibile Cassandra -non posso perdonartelo.- e lo superò entrando a casa, e senza nemmeno girarsi per un ultimo sguardo. Nemmeno uno.

   
 
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