LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
VENTISSETTE
“Secondo me
ci dovresti parlare. In fondo, prima le parli meglio sarà,
no? Chiarirete prima
e vi risparmierete un sacco di sofferenze tutti e tre, non
credi?”
“Non
lo so, Shary. Non lo so”.
Shary
e Charly si trovavano in cucina, una impegnata
a lavare i piatti e le posate utilizzate per fare colazione e
l’altra
appoggiata al piano da lavoro accanto all’amica, lo sguardo
basso e
un’espressione piuttosto mogia in volto.
“Insomma,
mia madre mi ha mentito per tutto questo
tempo, non ha mai voluto dirmi chi è veramente mio padre
e…”. continuò la mora,
guardando davanti a sé in preda a una parlantina che non era
molto tipica di
lei. Non era silenziosa come Fang, certo, ma non si poteva certo dire
che fosse
una ragazza loquace. E adesso, invece, sembrava che avesse molto da
dire. Be’,
in fondo, uno sfogo le avrebbe fatto bene.
“Tu
almeno una madre ce l’hai ancora”, la interruppe
Shary, rimettendo nella credenza un bicchiere di vetro con gesto quasi
rabbioso.
Charly
si voltò verso di lei colta improvvisamente
da un senso di panico e la guardò con gli occhi spalancati,
preoccupata di
averla ferita.
“S…scusami,
Shary… non volevo…”.
“Tranquilla,
non ti preoccupare”, la tranquillizzò
l’amica con un sorriso. “Posso capirti,
Char… ti senti arrabbiata e tradita, lo
so. Non ti aspettavi questo da tua madre. Però cerca anche
di capire lei. Molto
probabilmente era spaventata e aveva paura che, dicendotelo,
l’avresti odiata o
biasimata. Oppure che l’avresti incolpata”.
Be’,
non è che adesso le cose siano tanto diverse,
fu il pensiero
acido di Charly, ma si curò bene dal dirlo ad alta voce. Non
è che adesso
odiasse sua madre, anzi. Era arrabbiata con lei, certo, e si sentiva
tradita,
soprattutto tradita.
Aveva bisogno di un po’ di tempo per realizzare e digerire
tutto.
“Hai
ragione, Shary”, concesse alla fine la mora,
tornando a guardare di fronte a sé con sguardo un
po’ perso. “Le parlerò, prima
o poi. Adesso devo solo pensare un po’, capire che cosa fare.
In fondo, ho
appena ritrovato un fratello e mia madre neanche lo sa”.
In
quel momento dalla porta della cucina sbucò la
chioma bionda di Iggy che rivolse un sorriso strafottente alle due
ragazze.
“Ehi!
Di che parlavate?” chiese, andando a sedersi
sul tavolo della cucina dove di solito mangiavano.
“Stavo
cercando di convincere Charly a parlare con
sua madre”, rispose Shary mentre si dirigeva verso il
frigorifero per mettere
via la busta di latte.
“Oh,
e ci sei riuscita?”
“Ragazzi!
Non parlate come se io non ci fossi”, si
lamentò la ragazza lanciando occhiatacce ad entrambi.
“E ti ho detto che mi
serve del tempo, Shary! Vado a farmi una nuotata”, aggiunse
dirigendosi verso
la porta sul retro della cucina.
“Aspetta,
vengo con te”, la seguì Iggy che,
probabilmente, aveva voglia di farsi qualche giro in surf.
“Ehi!”
esclamò Max, entrando nella stanza che
condividevano i ragazzi dello Stormo e trovandovi Fang seduto a gambe
incrociate sul letto con la chitarra della sorella poggiata in grembo.
“Ciao”,
la salutò lui con un sorriso dolce,
spostandosi una ciocca di capelli scuri dalla fronte. Erano diventati
decisamente troppo lunghi.
“Che
combini?” chiese lei, sedendosi su una sedia
con le ruote e portandosi di fronte a lui.
“Tentavo
di scrivere una canzone”.
“E
ci stai riuscendo?”
“Be’,
più o meno”.
Fang
tentò con qualche altro accordo di chitarra,
sbirciando delle note su un foglio un po’ sgualcito che aveva
davanti, poggiato
accanto alle gambe.
Max, invece, si accomodò sulla poltroncina portando le
ginocchia al petto e
restando a fissare il ragazzo concentrato sul lavoro. Quando aveva
quell’espressione le sembrava ancora più bello, i
lineamenti del viso tesi, gli
occhi scuri così profondi ma difficili da leggere, i capelli
che gli scendevano
in lunghe ciocche sul viso… sembrava molto più
maturo, non li dimostrava
affatto i suoi quattordici anni.
“Che
c’è?” le chiese lui ad un certo punto,
notando
che la ragazza lo stava fissando già da un bel po’.
Max
si sentì imporporare le guance per l’imbarazzo e
voltò lo sguardo per non farlo notare a Fang.
“Ah,
no… niente”, balbettò.
“Ehm… posso leggere?”
cercò poi di cambiare argomento, indicandogli con lo sguardo
il foglio che
aveva davanti dove, probabilmente, doveva esserci scritta una canzone.
“Ehm…
ecco”, esitò il ragazzo. “Veramente non
l’ho
ancora finita”.
“Oh,
non importa. Voglio solo vedere quello che
avevi in mente di scrivere”.
Fang
esitò un attimo prima di porgerle il foglio, ma
alla fine glielo passò anche lui leggermente in imbarazzo.
Era la prima canzone
in assoluto che scriveva, non credeva che sarebbe mai arrivato a farlo
un
giorno, ma Charly gli aveva passato questa strana voglia di mettere i
suoi
pensieri su un pezzo di carta e semplicemente, quel giorno, lo aveva
fatto.
“E’
solo una bozza, veramente”.
Max
studiò un attimo il foglio prima di leggere ciò
che vi era scritto, notando un sacco di scarabocchiature, frasi
cancellate,
asterischi e segni vari.
Show me how to lie
You're
getting better all the time
And
turning all against the one
Now
dance, fucker, dance
Man,
he never had a chance
And
no one even knew
It
was really only you
With
a thousand lies
And
a good disguise
Hit
'em right between the eyes
Hit
'em right between the eyes
When
you walk away
Nothing
more to say
“E’ carina”,
commentò alla fine la ragazza,
restituendogli il foglio. “Almeno
dal testo credo sia bella. Quando l’avrai
finita me la dovrai far sentire”.
Fang
non poté fare a meno di rispondere
al sorriso stranamente allegro di Max. Era stranamente dolce quella
mattina, ma
non capiva esattamente perché. Forse era per tutto quello
che era successo in
quelle poche ore, magari pensava che lui fosse già
abbastanza nervoso di suo e
che aveva bisogno di qualcuno che lo trattasse con un po’ di
gentilezza o
dolcezza o forse, semplicemente, da quando stavano insieme, Max era
diventata
decisamente più tenera, soprattutto nei suoi confronti.
“Parla
delle bugie”, continuò la ragazza
senza guardarlo negli occhi. Nonostante stessero insieme,
c’era comunque
dell’imbarazzo tra di loro. Forse era dovuto al fatto che la
loro storia era un
po’ strana e fuori dalle loro prospettive, visto che, per
anni, erano sempre
stati come fratelli e che diventare fidanzati non li aveva mai nemmeno
sfiorati
per l’anticamera del cervello. Erano ancora un po’
impacciati, non sapevano
ancora bene come comportarsi. “Ti riferisci a quella che ha
raccontato tua…
madre?”
“Ahem…
non proprio”, fece il ragazzo.
Era vero: non si riferiva a sua madre, né a Charly o alle
bugie riguardanti
loro. In realtà non ci voleva proprio pensare a quella
storia, si era messo a
scrivere e suonare per non pensare ad Amy, per estraniarsi un attimo
dal mondo
e si era accorto che funzionava abbastanza bene questo metodo.
Ma
sembrava che Max non avesse fatto
molto caso alla sua risposta. Però, non era il caso che le
dicesse che cosa
volevano dire in realtà quelle parole.
“Sai,
secondo me dovresti tentare di
parlarci, con Amy, intendo. Insomma, non puoi lasciare le cose
così. E anche
Charly… dovete chiarirvi”.
“Non
lo so, Max”. le rispose lui
abbassando lo sguardo. In quel momento non gli andava proprio di
affrontare
quell’argomento.
“Tu
che hai intenzione di fare?”
“Non
ci ho pensato. Credo che attenderò
una decisione di Charly e mi comporterò di
conseguenza”.
“Ma,
insomma… non vorresti conoscerla
meglio tua madre? È sempre stato il nostro sogno”.
“E’
sempre stato il vostro sogno”, la
corresse Fang, questa volta guardandola negli occhi con fare deciso.
“A me in
realtà non è mai importato molto. Mi bastava
soltanto essere fuori da quella
prigione e riuscire a procurarmi del cibo per sopravvivere. Ho sempre
pensato
che mia madre fosse una drogata che a diciassette anni ha avuto la
brillante
idea di scopare senza usare precauzioni e che mi avesse abbandonato.
Be’, non
sono andato molto lontano dalla realtà”.
Max
sgranò gli occhi a quelle parole e
lo guardò incredula. Non aveva mai saputo che Fang pensasse
questo, in realtà
aveva sempre dato per scontato che pure lui desiderasse ritrovare i
suoi
genitori, come il resto dello Stormo, sebbene non avesse mai detto o
accennato
niente in merito.
Improvvisamente,
ebbe come la sensazione
di non conoscerlo affatto e ciò le dispiacque non poco. Lo
conosceva solo
all’apparenza, sapeva ciò che lui lasciava che si
vedesse, ma in realtà, nel
profondo… Fang, effettivamente, era sempre stato un ragazzo
misterioso, non
lasciava trapelare nulla nemmeno dalle espressioni. Non era come Iggy
che,
anche se non diceva niente, si capiva ciò che provava
perché glielo si leggeva
in faccia o negli occhi e non era nemmeno come Nudge che parlava sempre
e non
si preoccupava di esprimere a gran voce i suoi sentimenti.
“Amy
ha solo commesso uno sbaglio. Ne
facciamo tutti, no?”
“Sì,
sì, certo”, la liquidò
semplicemente lui, tornando a concentrarsi sulla sua chitarra.
“Come
fai ad abbronzarti così
facilmente?” chiese Charly rivolta a Iggy quando entrambi si
furono sdraiati
sulla spiaggia dopo essersi fatti un bel po’ di giri col surf.
“E
che ne so? Chiedilo alla mia pelle”.
La
ragazza rimase un attimo ad osservarlo,
facendo scorrere lo sguardo sul suo corpo abbronzato coperto solo da un
paio di
boxer da mare che già erano, nonostante
l’età, dotati di pettorali e addominali
abbastanza evidenti, sul viso dai lineamenti giovanili e sui capelli
biondi e
ancora umidi per l’acqua che gli ricadevano leggermente sugli
occhi chiusi.
Era
proprio un bel ragazzo, doveva
ammetterlo. Uno di quelli per i
quali
Shary perdeva facilmente la testa.
Poteva addirittura fare concorrenza a Sean, il ragazzo che tutti
dicevano essere
il più bello della sua scuola, il capitano della squadra di
basket, nonché il
ragazzo del capitano delle Cheerleader.
Era sicura che se avesse frequentato il suo liceo, anche Iggy avrebbe
avuto la
sua bella schiera di ragazze che gli sbavavano addosso e il fatto che
fosse
cieco andava tutto a suo favore: gli dava un fascino da ragazzo tenero
e
bisognoso di coccole che le sue compagne adorano tanto.
“Perché
continui a fissarmi?” le chiese
lui ad un tratto senza minimamente spostarsi da quella posizione, il
viso
sempre rivolto verso il sole.
“Pensavo”,
rispose laconicamente Charly,
non sentendosi affatto in imbarazzo per essere stata scoperta.
“E
a cosa pensavi? A quanto è bella la
mia pelle bronzea?” fece ancora lui con tono strafottente.
“Attenta, che Shary
potrebbe ingelosirsi”.
“Ti
piacerebbe”.
MILLY’S
SPACE
Eccomi
tornata!!! Finalmente un capitolo
leggero… fatemi sapere che ne pensate.
La
canzone composta da Fang si intitola “You’re
gonna go far, baby” e ve la consiglio, è molto
bella.
Detto
questo non ho altro da dirvi. Se avete
domande chiedete pure ^^
Bacioni,
M.
MAXFANGFOREVER:
oddio, sono così
contenta che la mia storia ti piaccia. Grazie mille per la recensione,
spero di
risentirti. M.