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Autore: rosso rubino    13/01/2015    3 recensioni
"Due occhioni verdi si aprirono, per la prima volta a guardare il mondo.
Era nato un piccolo diamante"
Ciao a tutti! Sono rosso rubino e voglio proporvi il mio epilogo della saga di Red-Blue-Green che Adoro, con la A maiuscola. Ecco la continuazione della storia d'amore di Gideon e Gwendolyn, con tanto di spoiler! Spero vi piaccia e, mi raccomando, recensite!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gideon de Villiers, Gwendolyn Shepherd
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Due occhioni verdi si aprirono per la prima volta a guardare il mondo.
Era nato un piccolo diamante.
Presi in braccio la bambina che avevo sempre avvertito mentre scalciava e si rigirava nel mio pancione. La bambina che avevo aspettato per mesi e che finalmente era lì, fra le mie braccia. Era così…bella. Aveva due enormi occhioni verdi, come quelli di Gideon, ma i capelli neri erano miei. Un ciuffo color carbone le partiva dalla testa e le arrivava sul viso paffutello, coprendole quasi tutta la fronte. Era mia figlia. Mia.
Cercai lo sguardo di Gideon tra le persone e i medici, ma soprattutto fra i dottori, e trovai subito i suoi occhi e il suo viso rigato dalle lacrime. Mi teneva ancora la mano stretta. Si alzò leggermente dalla sedia su cui era seduto e mi stampò un bacio bagnato di lacrime sulla fronte. Io alzai leggermente il mento e strofinai il mio naso contro il suo. Poi il suo sguardo passò alla bambina. Con la mano le accarezzò la testa piena di capelli e pianse, pianse come poche volte lo avevo visto piangere. La sua testa riusciva a malapena a occupare palmo e dita di Gideon.
-E’ bellissima- sussurrò-Sei bellissima, piccola principessa-. La piccola creaturina sbuffò qualcosa come un “gaaah”.
-Spero solo che tu non divenga rompiscatole come tua madre- disse, poi si girò verso di me con un sorriso che tradiva le sue lacrime. Cercai in tutti i modi di mostrarmi indignata, ma proprio non riuscivo a difendermi da quegli occhi. Andava a finire che mi ci perdevo e rimanevo completamente disarmata. E pensare che di occhi come quelli, da quel giorno, a casa, ne avrei avuti quattro.
Sbuffai, ma l’unico verso che riuscii a produrre era un misto di divertimento e stanchezza. Gollum si avvicinò a me e mi guardò. Cominciò a accarezzarmi le guance che ovviamente erano imperlate di sudore e solo allora mi accorsi di quanto in realtà fossi stanca. Poi, molto lentamente chiuse gli occhi e le sue labbra premettero sulle mie in un bacio prima lento, dopo più appassionato. La piccola cominciò subito a piangere e noi ci staccammo, ma solo fisicamente, perché noi non ci separavamo mai. La mia anima era con la sua e la sua con la mia. Lo amavo e avrei passato l’eternità a condividere tutta me stessa con lui. Ad arrabbiarmi, ad abbracciarlo, a guardarlo storto quando faceva le sue solite battutine arroganti, baciarlo, ad addormentarmi avvinghiata a lui, a minacciarlo di omicidio con in mano del sedano. Cose così. Con lui avrei fatto qualsiasi cosa.
-Lo so che sei gelosa, però prima tocca a Gwen e poi a te- sbuffò Gideon. Ecco, una cosa che non gli mancava mai: l’arroganza. Feci una smorfia e stetti al gioco.
-Mr. De Villers, ha ancora pensieri proibiti? –dissi. Scoppiammo a ridere. Lui baciò il nasino della piccolina che produsse quello che sembrava un urlo divertito. Poi, iniziò a farle il solletico sotto i piedini. E mentre padre e figlia giocavano, io mi commossi ulteriormente. Avevo le due persone della mia vita davanti a me. E ad un tratto, non so come, non so perché, mi sentii triste. Piansi e mi misi pure a singhiozzare. Forse perché io una vera famiglia non ce l’avevo mai avuta e non ho mai potuto crescere con la mia vera madre ed il mio vero padre. Non mi sentivo ancora pronta per essere mamma, avevo paura di sbagliare qualcosa e far del male alla piccola. Gideon, preoccupato, mi prese delicatamente il viso tra le mani e mi chiese: -Gwen, tutto a posto? -
-Sono solo un po’ stanca- mentii, ma lui aveva già capito tutto. Mi sussurrò dolcemente che sarebbe andato tutto bene, che ci sarebbe stato, sempre e che eravamo una famiglia. E io ci ho creduto. Poi, con voce meno preoccupata mi ha riportato alla realtà.
-Peccato, perché c’è qualcuno che avrebbe tanta voglia di vedere la piccola Lucy-
E io sapevo perfettamente chi quel qualcuno fosse. Mi misi a ridere e a piangere, di gioia, e gli fui immensamente grata. Per tutto il parto mi era stato vicino tenendomi la mano, nonostante mi avesse promesso che avrebbe trasmigrato, nonostante avesse rischiato di morire. Per me. Da un borsone tirò fuori il cronografo e insistette per tenere in braccio Lucy, ritenendosi più esperto. Con fatica mi alzai dal lettino e sentii le vertigini. La prima a trasmigrare sarei stata io. Misi il dito nell’apertura corrispondente alla mia gemma. L’ago mi punse il dito e mi fece male. No, non ci si abitua proprio mai.
Ma questo non importava. Eravamo in tre. Eravamo una squadra. Passai velocemente lo sguardo ai due. Poi un vortice di luce rossa mi sommerse. Questa non sarebbe stata la fine, ma un inizio.
   
 
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