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Autore: Sottopelle    13/01/2015    1 recensioni
Non più fragile: imparerò a spezzarmi senza far rumore, un domani.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non più fragile: imparerò a spezzarmi senza far rumore, un domani.
Ma tu ora guardami mentre crollo
- senza fondamenta -
carta stropicciata come quella che stringo tra le mani perché non so estirpare il male che m'avvolge, impotente come se
mpre e determinata come mai nella vita mia, i pugni chiusi di una me che forse, se non avesse queste tendenze a riflettere fin troppo anziché agire, non si sentirebbe così inutile, adesso. Che l'inchiostro, le mani danzanti, le parole sono più labili dei fatti, e io non voglio
- posso -
fare scelte definitive. Statica nel mio dubbio fintosi ormai universale, in un equilibrio precario con cui ho imparato a stare in piedi dopo le innumerevoli ginocchia sbucciate di una me più bambina, fino a quando le cose non prendono la piega che loro spetta, senza pensare mai ad oppormici.
Ho trovato la fonte dei miei mali, ma ad estirparla sento che sarà tutt'altro che facile, che io temo il dolore fisico, ma temo anche quello psicologico: alla fin fine, dall'estirparlo al lasciarlo ad espandersi internamente
- una malattia di cui non possiedo farmaci per contrastarla -
il dolore dovrebbe corrispondere allo stesso. Far appassire l'anima nascosta invece che renderne visibile la morte: non avrei creduto di ritrovarmi a valutare queste due ipotesi, fattasi ormai così reali. Ma non mi sarei mai nemmeno immaginata, anni addietro, in una così soffocante fase di stallo
- manca l'aria quando son io stessa a privarmene -
mi son fidata dei tuoi "Andrà tutto bene" quando invece tutto ha cominciato a peggiorare ancor di più di quanto non abbia fatto prima. Ho sbagliato io a fidarmi o tu a non avermi gettato in faccia la realtà? Forse entrambi. Forse nessuno. Da questi sbagli, tutto ciò che posso imparare è a non cercare rifugio nei cuori altrui. Ma l'inverno, da soli, è freddo, troppo freddo. E io ho sempre avuto timore della fredda, troppo fredda, paura che m'accarezza costantemente le ginocchia, già di per sé molli. Non sarà col sole che imparerò a non tremare.
Sei stato il focolare da cui forse sarei stata realmente persuasa dal non partire più; ora ci ritroviamo qui, dopo esserci sfruttati fino a quando c'ha fatto comodo. La tempesta ha fatto la sua apparizione ed il fuoco s'è spento: non c'è stata più ragione alcuna di ritardare la ripresa del viaggio mio. Tu hai cercato altro calore, io ho iniziato a studiare i miei itinerari per cercare di tirarmi fuori dagli stessi pensieri miei. Nessuno ci aveva detto che, anche dopo che il cielo si fosse rasserenato, la pioggia avrebbe continuato a tormentare le anime nostre.
"Passerà." Io t'ho creduto. Finendo col farmi male sia per il fatto in sé di dover gestire questa situazione da cui non trovo via d'uscita sia perché mi son sentita delusa dal fatto che le parole tue son rimaste probabilità tra le tante e non realtà. 
Tu, ora, guardami finire in pezzi. E non trovare più la forza di raccogliere i miei
- stupidi -
frammenti.



 
Agerath
  
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