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Autore: scrittrice in canna    13/01/2015    4 recensioni
“Dove mi trovo?”
“Al Washington General Hospital. Era caduto in coma dopo un’incidente d’auto.”
“Incidente d’auto? Non ricordo.”
“Agente DiNozzo, stia tranquillo, è perfettamente normale che…”
“Agente? Di chi sta parlando?”
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tiva everywhere.'
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Non fu difficile decidere da dove far partire le ricerche, anche se non ne era al corrente Tony andava sempre al laboratorio quando gli serviva aiuto con uno dei suoi colleghi, testardi per com'erano. Non sono mai stati i tipi da una telefonata e via o di quelli che puoi trovare nei posti abituali – anche se, c'era d'ammetterlo, tutti avevano un locale dove andavano per schiarirsi le idee, anche se raramente – così rintracciare i numeri o il GPS o qualsiasi altra cosa avesse in mente la scienziata era da sempre una prassi, per tutti.

“Che ci fai tu qui?” chiese Abby puntandogli un dito nel petto.
“Potremmo lasciare questa cosa per dopo, per favore?” La ragazza strinse gli occhi, quasi a considerare la cosa, poi si girò vero i suoi computer, colpendo Anthony con la punta delle sue codine.
“Cosa vuoi?”
“Ziva, devo parlarle e non so dove sia” disse Tony speranzoso, avvicinandosi poco alla scrivania.

“Ma davvero, le hai per caso chiesto se a lei andasse di parlare con te?” sputò fuori la scienziata, gesticolando apertamente.
“Lo farei se mi dicessi dov'è.” Il sorriso che mostrò dopo era uno di quelli a denti stretti.
Ci fu un momento di silenzio, interrotto solo dal rumore snervante delle tastiere – Se la mia emicrania non è tornata in questi giorni con tutto l'alcool e le terapie, ci penserà lei – pensò Tony massaggiandosi le tempie tra l'indice e il pollice e chiudendo gli occhi solo qualche secondo per far andare via quel fastidioso dolorino dietro gli occhi che stava cominciando a fasi martellante quando Abby spense i computer e si incamminò verso la porta.
“Che- che stai facendo? Abby!” chiamò l'altro andandole dietro.
“Vuoi parlare con Ziva, sì o no? Credo dovreste farlo da soli. Io vado a prendermi un altro caffè” rispose lei scuotendo la tazza che teneva in mano per far sentire il rumore della cannuccia che strofinava contro il cartone vuoto prima di lasciarla cadere nel cestino e andarsene.

Con una smorfia d'incomprensione sul viso, Tony si girò verso la porta che portava alla seconda stanza del laboratorio dove una timida figura femminile arrotolata in una felpa della Polizia di Baltimora troppo grande stava aspettando di essere notata. “Ehi” fu l'unica cosa che riuscì a dire lui, sorridendo come se il viso della ragazza non fosse segnato da una nottata di sonno e – forse – da qualche ora di pianti durante il giorno.
“Ehi” rispose Ziva, arrancando un sorriso stanco.
“Volevo... chiederti scusa, per- quella scenata, in ufficio” riuscì a dire dopo qualche secondo in cui Anthony penso che lei stesse pesando le parole esattamente come stava facendo lui.
“No, sono io che ti dovrei chiedere scusa,” credo. Ma quest'ultima parola non uscì dalla sua bocca.
La risposta fu un leggero cenno del capo e due mani, già da prima unite sul grembo, sbattute dolcemente contro la felpa. Non dissero altro, si lasciarono cullare da un silenzio stranamente familiare, mentre si scrutavano alla ricerca di nemmeno loro sapevano bene cosa.
“Sta sera starai di nuovo con Gibbs?” chiese poi Ziva, cercando di colmare la calma piatta che si era creata.
“Dovresti chiederglielo” esortì Tony, forse un po' troppo velocemente e con una scintilla di... speranza, negli occhi. “Potrei venire io, se ti fa piacere. Ovviamente.”
“Mi farebbe molto piacere.”
Quando la situazione divenne troppo pesanti per entrambi da gestire Ziva fu la prima ad inventarsi un pretesto per uscire dalla stanza e andare in ufficio – o in qualunque altro posto in cui non ci fosse anche lui, con i suoi occhi verdi e il suo sorriso dolce riservato solo per i suoi pochi affetti che custodiva gelosamente. Ziva David non avrebbe mai pensato di poter essere l'affetto di qualcuno, a parte per sua madre e Tali, quindi vedere un collega preoccuparsi in quel modo, sentire che qualcuno aveva avuto paura di ferirla, le faceva uno strano effetto (lo faceva da quando le chiese se era opportuno disarmare una bomba da sola e quando lei lo aveva rassicurato, lui, testardo per com'era, le era andato dietro facendo una battuta sulla sua scollatura per smorzare la tensione) e non voleva indagare più affondo riguardo quella strana sensazione allo stomaco. La cosa migliore da fare era andarsene. Per ora.

Stare seduta alla sua scrivania, costretta ad alzare le maniche della felpa in continuazione perché cadevano sulla tastiera, non aiutava a tenere la mente lontana da dove era stata per le ultime settimane.

Lo perdiamo, Gibbs, sta volta lo perdiamo” aveva pianto sulla spalla del suo capo – della sua figura paterna – dopo essesi risvegliata la mattina seguente l'incidente e aver ricevuto la notizia che Anthony DiNozzo era ricoverato tra i casi gravi, in stato comatoso, dalla notte prima.
Andrà tutto bene, sta tranquilla” continuavano a ripeterle, ma lei non voleva stare calma. Lei voleva vederlo e né il suo braccio destro né l'apprensione materna di Abby rendevano la cosa più facile.

Quando finalmente le permisero di entrare nella sua stanza erano passati circa quattro giorni, ma a Ziva sembravano quattro settimane. Il suo primo pensiero fu che non aveva mai pensato che un giorno l'uomo che era stato la sua roccia per così tanto tempo sarebbe stato così fragile: immobile in un letto bianco d'ospedale, nessun segno di vita escluso il regolare bip delle macchine che registravano il suo battito cardiaco. Il secondo pensiero fu che era tutta colpa sua se entrambi si trovavano rilegati in quel posto, senza nemmeno il conforto l'uno dell'altra e – diavolo quegli affari l'avrebbero portata alla follia.

Bip.

Se non fosse stato per la sua stupida sete di vendetta tutto questo non sarebbe mai successo e quel viso adesso sarebbe contratto in qualche smorfia di scherno, quegli occhi sarebbero aperti e brillanti e quella barba di qualche giorno non sarebbe mai apparsa sul suo viso.

Bip.

Se c'era qualcuno da incolpare per tutto quello, prima di chiunque altro, era Bodnar e la sua stupida mania di grandezza. Il motivo per cui Eli non era lì con lei a consolarla.

Bip.

Ma, anche se fosse ancora vivo, di sicuro non si sarebbe scomodato a fare visita ad un agente Americano moribondo, d'altro canto chi poteva biasimarlo? Aveva ucciso uno dei suoi e contribuito a portagli via la sua bambina, la sua unica bambina.

Bip.

Dio, potreste far smettere questo rumore?” disse pensando a voce alta, rendendosi conto di dove si trovava solo nel momento in cui la mano di Gibbs si posò sulla sua spalla.
“Scusa. É solo che... mi ero persa.” Ma, per dire la verità, si era persa molto tempo prima.

 

“Terra chiama Ziva. Ci sei?” urlò McGee. Ziva scosse la testa e si girò stancamente verso il suo collega.
“Ti ho chiesto a che punto è il tuo rapporto, Gibbs ci ucciderà se non lo consegniamo in tempo.”
La ragazza guardò un attimo lo schermo bianco del suo computer: aveva scritto semplicemente: “La vittima è stata ritrovata alla base di Annapolis”.
“Quasi finito” ripose, mentendo spudoratamente, ma se Tim lo notò non lo diede a vedere, concentrato invece sul suo di rapporto che stava davvero arrivando ad una conclusione.

Il poco che restava della giornata lavorativa volò via, all'NCIS c'era silenzio e Tony e Ziva avevano passato il breve tragitto dalle scrivanie all'ascensore – di solito riempito da risate e battute – in silenzio, godendosi i piccoli momenti di calma prima della tempesta.

Il viaggio in macchina non fu per niente diverso e prima che uno dei due potesse intavolare una conversazione si ritrovarono a destinazione, il rumore dei fornelli era accompagnato da un leggero mormorio, Tony si accorse solo dopo che la sua collega stava canticchiando.
“David, non sapevo fossi anche una cantante” la prese in giro, evidentemente divertito dalla scoperta che sarebbe stata tale con o senza le sue memorie degli ultimi anni intatte dato che Ziva non si permetteva di canticchiare sotto la doccia, meno che mai mentre scattava foto o prendeva misure su di una scena del crimine.
“Non è una cosa che faccio spesso e non vuoi sentirmi cantare a voce alta, credimi” ribatté lei, ridendo sotto i baffi perché quello sembrava proprio il vecchio Tony.
In nemmeno trenta secondi la cucina venne riempita da una canzone un po' troppo familiare.

I live to love, I love to live
With you beside me
This role so new I'll muddle through

Non riuscì a non pensare a quando entrambi ballarono su questa canzone a Berlino, in un momento tutto per loro rubato durante una missione. Poteva quasi sentire le sue dita sul suo fianco e le loro mani l'una nell'altra, petto contro petto li aveva fatti dondolare sulla pista per un tempo che sembrò lunghissimo e allo stesso tempo infinitamente breve.

With you to guide me
In this world where many, many play at love
And hardly any stay in love

“Se non vuoi cantare, almeno concedimi un ballo.” Le sorrise, porgendole la mano e prima che uno dei due riuscisse ad accorgersene stavano ondeggiando sul pavimento di un piccolo appartamento a Washington con dei vestiti ben diversi dallo smoking e dal vestito che avevano indossato in Europa.

I'm glad there is you
More than ever
I'm glad there is you

Anche sta volta si persero l'uno negli occhi dell'altra, senza badare alla dolce voce di Julie London che avrebbe dovuto guidare i loro passi e proprio in quel momento Ziva ebbe l'illusione di pensare che magari si era finalmente ritrovata tra le braccia di una persona dolce che crede in lei e che l'ha sempre adorata. L'unica cosa che mancava era aiutare lui a ritrovare sé stesso.

 

scrittrice in canna's corner

Da quanto tempo non aggiornavo? 5 mesi? Di più? Forse di più.
Ciao a tutti! C'è ancora qualcuno che legge questa sezione di EFP? HELLO?
Fa niente, che ci siate o no mi sono ripomessa di portare a termine questa storia e lo farò.
Mi scuso enormemente ma Liceo, robe varie e ODDIO DEVO DIRVI TROPPE COSE QUINDI ANDIAMO AL PUNTO.

Allora, io sto riprendendo a fare cose e ora che Cote sta finalmente tornando sui nostri schermi ci sono foto da vedere, dirette da fare e persone da stalkerare e cose da votare 
so che tenere traccia di tutte queste cose è una faticaccia, ma io ci provo e potete trovare ogni news riguardo Cote, il cast di NCIS, lo show (che ho impaato ad apprezzare di nuovo) e gli aggiornamenti delle mie storie, comprese idee per progetti futuri al profilo twitter linkato nella mia biogafia.
Dato che nessuno ha voglia di andare nel mio profilo e tornare qui ve lo linko QUA e vi metto quello di Facebook che serve alla stessa cosa ve lo cecate nel profilo. Ok? Ok.

Poi... niente dovevo dirvi di andarevi a vedere Once Upon A Time e di shippare i Captain Swan come me perché sono UGUALI ai Tiva con una piccola differenza: loro sono canon. Sono solo 4 stagioni, la prima un po' è noiosa ma fate un piccolo sforzo per Killian Jones che ne vale la pena. Il Tony DiNozzo dei sette mari 'nsomma.
Ho finito di blaterare, spero mi scuserete per i mesi di interminabile assensa.
Vostra,
Scrittirice in Canna.

 

   
 
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