Serie TV > Doctor Who
Segui la storia  |       
Autore: CassandraBlackZone    13/01/2015    1 recensioni
Paura? No, lei non aveva affatto paura. Ed era proprio questo quel qualcosa in più.
Correre per lei non era mai stato un modo per scappare, anzi: correre per lei era l’unico modo per superare la monotonia e anche se stancante, era lo svago che più la soddisfaceva. Persino più del contare le statue del Duomo.
Emily amava correre. Da sempre.
Genere: Avventura, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’unguento speciale di erbe preparato a mano da Grema fece incredibilmente effetto. Bastarono due sole passate e il livido sul collo di Jeremy si schiarì come niente, provocandogli giusto un leggero formicolio per pochi secondi.
“Questo unguento agisce sulla pelle molto rapidamente” disse l’aliena sistemando per bene il barattolo in quarzo rosa del medicinale “ giusto trenta secondi.  E’ lo stesso lasso di tempo con cui la Neve Nera agisce su un essere vivente.”
“Dove vuoi arrivare?” chiese Emi fredda e distaccata, cercando di tenere impegnati gli occhi fuori dalla finestra. Giovani batheri desiderosi di giocare fuori fissarono il giardino amareggiati, ma comunque impauriti per via dell’allarme lanciato da Gemo riguardo ad un’infezione dovuta alla Neve Nera.
“Sto solo… cercando di spiegarti, Emi.”
“Che cosa mi devi spiegare? Che il Dottore è speciale perché è durato per più di trenta secondi? Grazie, ma lo so già che è speciale.”
“Ehi, Emi. Calmati, ok? Io non ho alcun diritto di fare la voce della ragione, ma…”
“Allora stai zitto, Jeremy.”
“E invece mi ascolti, Creek!” alzarsi ed urlare fu uno sforzo inutile per Jeremy, poiché gli costò una fitta di dolore proprio al collo. Le erbe stavano ancora agendo sul livido.
“Faresti meglio a startene buono, Calvatori” disse Emi cercando di mascherare la sua preoccupazione per l’amico.
“Sei davvero testarda quando vuoi! Non pensi che la colpa in realtà sia anche, anzi, specialmente del Dottore? Lui stesso ci aveva detto che la Neve Nera è pericolosa a prescindere, ma lui si è buttato a capofitto per salvare i bambini. E’ stato un eroe, questo non lo nego, sta di fatto però che ha agito senza pensare” l’ennesimo formicolio costrinse il biondo a fermarsi per schiarirsi la voce “ e inoltre se non ricordo male la prima regola del Dottore è il Dottore mente sempre, ed è proprio quello che ci ha fatto arrivare qui!”
Emi riprese a guardare fuori dalla finestra senza rispondere, non perché non fosse d’accordo con l’amico, ma proprio perché sapeva che era la verità.
Ferita e tradita: era tutto quello a cui riusciva a pensare. Mesi fa, quando Emi aveva accettato di viaggiare con il Dottore, la prima cosa che fece era fidarsi completamente di lui, di attenersi sì alle sue condizioni, ma soprattutto porre la sua completa fiducia verso una persona che aveva reputato sua amica.
“Senti… Ormai il danno è fatto, ha inalato quel gas, ma sono sicuro che Gemo risolverà tutto, vero?”
Anche se erano tra i batheri da solo un giorno, sia Jeremy che Emi aveva imparato come riconoscere alcune emozioni di essi attraverso il colore delle loro iridi. Gli occhi di Grema erano diventati di colpo arancioni, segno che fosse mortificata.
“No… non mi dire che…” sbottò Jeremy incredulo.
Emi lasciò scivolare dalle mani il farfallino ormai ridotto ad un pezzo di stoffa e si alzò “Grema, spiegati. Ora sono pronta ad ascoltarti.”
La bathera annuì e iniziò a parlare il più delicato possibile, così da non allarmare ulteriormente i due ragazzi “Come ho detto il gas se inalato ci mette circa trenta secondi ad invadere l’intero organismo e come disse mio marito, ciò che successe poco era una delle conseguenze. Non nego il fatto che il Dottore sia speciale, probabilmente perché il suo corpo di Signore del Tempo è stato in grado di controllare il gas per un po’.”
“eccessiva attività celebrale” disse Emi con la voce che le tremava.
“Esatto. Come ben sapete la Neve Nera è un aerogel tossico, ma all’interno della vittima diventa solido e cresce, distruggendo tessuti, ossa e organi vitali.”
“Oddio… “ Emi si portò entrambe le mani alla bocca. Le lacrime erano pronte a scendere “il Dottore… il Dottore allora morirà?!”
Grema si alzò dal letto per prendere le mani della ragazza. Quest’ultima avvertì uno strano calore provenire dalle mani dell’aliena, che inaspettatamente sembrò tranquillizzarla “Emi, credimi. Lui starà bene.”
Emi spalancò gli occhi allargando un sorriso di speranza.
“Io l’ho visto, Emi. L’ho visto.”
 
Nell’intero reparto d’armi riecheggiavano diversi brusii, voci di corridoio arrivati sia tra i cacciatori di bassa categoria, i grigi, che quelli di rango superiore, neri e bianchi. All’apertura delle porte, sguardi fugaci si posarono su Jay appena entrò e tutti cessarono di parlare.
Il cacciatore cercò di ignorare i membri del Consiglio Loto in fondo alla stanza, che gli lanciarono, rispetto agli altri, uno sguardo di sfida. Che cosa aveva fatto per meritarsi una simile accoglienza, si chiese lui.
Jay sapeva già di non essere simpatico a nessuno del Consiglio a parte Shila, specialmente a Marshall, il più giovane cacciatore che diventò membro del Consiglio all’età di sedici anni, quindi il più anziano. Il cacciatore reputava Jay un rivale in tutti i sensi, persino in amore,poiché da sempre innamorato di Shila.
Il fastidioso cigolio delle scarpe di gomma riempì il silenzio del reparto. Chiunque si trovasse davanti a Jay si spostò di lato per farlo passare, chi per rispetto e chi per paura.
“Ok. La cosa sta diventando ridicola. Io devo ritirare due fucili narcotizzanti” Jay tirò fuori la ricevuta “qualcuno potrebbe darmele, per favore?”
“Hai una bella faccia tosta a parlare in quel modo” Marshall si fece largo tra la folla sfoggiando la sua lucente divisa bianca completamente immacolata. Jay si era sempre chiesto se lui e Randy fossero fratelli, dal momento che la loro somiglianza era davvero incredibile, a parte per i capelli ingellati e tirati all’indietro del primo. Le sopracciglia aggrottate circondavano i suoi occhi azzurri riducendoli a due piccole biglie di vetro, che avrebbero dovuto incutere terrore al giovane cacciatore, cosa che non accadde.
Jay lo imitò incrociando le braccia al petto e allungando il collo verso di lui. Lo ammetteva, gli piaceva prenderlo in giro.
“Oh, vedo che lo stai facendo ancora” disse Marshall a denti stretti.
“Sì, lo sto facendo. E mi diverto davvero tanto” rispose tranquillamente lui. Forse anche troppo.
“Sta’ attento, Jay. Se non fosse per lei io non me ne starei così calmo.”
“Sei sicuro di non essere un lontano parente di Randy? Sei tale e quale a lui anche da come ti comporti.”
Dare del tu ad un proprio superiore era severamente proibito tra i cacciatori e poiché Jay era un cacciatore nero le conseguenze gli sarebbero state fatali, ma non quel giorno, non quel determinato momento, e tutti nel reparto lo sapevano. Tutti tranne lui.
“Jay della gilda Loto 2” continuò Marshall ignorandolo “ti volevo dire personalmente che… Hana Hasu ti vuole parlare.”
Jay lasciò trafelare la sua inquietudine con il semplice spalancare degli occhi, concedendo a Marshall un solo secondo di soddisfazione. Anche se lo odiava, lui sapeva bene che una convocazione di Hana non era mai un buon segno.
“il compito dei fucili lascialo pure a qualcun altro. Verrai teletrasportato immediatamente nella sua stanza.”
“N-nella sua stanza?” si allarmò Jay.
“Cerca di essere composto come sempre e vedrai che andrà bene. Tu sei un ottimo cacciatore perciò spero vivamente che non si trattino di cattive notizie” l’inaspettato incoraggiamento di Marshall sembrò farlo sentire meglio “ok?”
“Ok” rispose respirando profondamente.
“Teletrasporto attivato. Stanza Hana Hasu.” Non appena una colonna di luce avvolse Jay, quest’ultimo chiuse gli occhi fino a quando non scomparve in una pioggia di pixel.
Così come era partito col teletrasporto dal reparto, così si ritrovò in una stanza completamente diversa e a lui estranea. Aperti gli occhi Jay si perse in tutto quel blu attorno a lui: le pareti dell’immensa stanza, i mobili e le tende erano tinte di diverse tonalità di blu, compreso gli innumerevoli specchi.
“Adoro il blu.”
Jay non poté fare a meno di alzare la guardia. Accortosi di aver alzato i pugni contro Hana Hasu, li abbassò subito, e con loro anche lo sguardo.
“S-signorina Hana. Io… mi scusi. Non l’avevo sentita arrivare.”
“Oh, ti prego Jay! Non ti devi scusare. Avrei dovuto chiamarti per nome. Perdonami.”
“Ehm.. no. Non si deve scusare.”
“Caro Jay, alza il tuo sguardo e dimmi: cosa ne pensi del mio vestito?”
Lentamente il biondo alzò gli occhi cercando di evitare il suo sorriso enigmatico e si concentrò sui merletti e i nastri azzurri, blu e bianchi su un vestito completamente in stile gotico.
“Allora? Che ne pensi?” ripeté la bambina innocentemente.
“Le sta benissimo” le rispose lui sorridendo.
“Oh, ne sono felice! Ormai è diventata una mia ossessione personale! Il blu mi fa sentire bene! Mi da il buon umore! A te piace il blu?”
“E’… un bel colore.”
“Sì! Lo penso anche io!”
“Mi dispiace interromperla” sii forte, continuò a ripetersi, vai al sodo “ma mi stavo chiedendo il motivo della mia convocazione.”
Hana avvicinò la mano destra alla bocca assumendo un’espressione mortificata “Oh, certo, sì! Perdonami! Caro il mio Christopher,procedi.”
“Sì, signorina.” L’androide maggiordomo si allontanò dalla sedia a rotelle per porgere a Jay una cartella di pelle blu notte. Jay subito lesse l’incisione in oro: REIETTO 3185511. Seguì il consiglio di Marshall e cercò di mantenere un atteggiamento composto, quasi inespressivo, affinché non potesse notare la sua paura.
“Ma… ma questo è…”
“Ebbene sì. È la cartella con tutte le informazione del tanto ricercato reietto 3185511.”
“Non capisco, signorina Hana. Io… io cosa dovrei farci?”
“Ho avuto modo di ficcare il naso nelle tue cartelle, e sono rimasta alquanto colpita dalle tue capacità.”
“La ringrazio…”
“Non mi devi ringraziare, Jay della gilda Loto 2. Sarò io a ringraziarti, appena mi avrai catturato il reietto 3185511.”
 
Emi rabbrividì ad ogni singolo urlo del Dottore, pur essendo dietro ad un vetro spesso svariati centimetri.
Il povero gallifreyano era legato sia ai polsi che alle caviglie da delle cinghie attaccate ad un lettino d’ospedale di metallo, un telo copriva il suo corpo nudo dalla vita in giù.
Quattro batheri, tra cui Gemo, erano equipaggiati da una tuta nera e una pratica maschera antigas: tre si preoccupavano di controllare che il Dottore non si agitasse troppo, mentre Gemo prese ad armeggiare con i tubi che avrebbe poi infilzato in diverse zone del corpo e l’ennesima bombola di contenimento dell’areogel. Emi e Jeremy non poterono notare tre enormi bombole all’angolo della sala operatoria.
“Grema… dimmi…  dimmi che tutto quello non è…” chiese preoccupata la ragazza.
“Purtroppo sì, Emi. Ed è davvero una gran quantità di aerogel” rispose a malincuore la bathera.
Jeremy non poté fare a meno di avvicinarsi ad Emi per stringerle la mano. Quest’ultima rispose abbracciandolo “Starà davvero bene come hai detto tu? Insomma… lui vivrà?”
“Io posso dirvi solo questo. Lui vivrà, ma dobbiamo essere pazienti.”
L’ennesimo urlo di dolore costrinse Emi a stringere ancora di più, mentre Jeremy assistette all’aspirazione dell’aerogel dal corpo. Prima uno, poi due e infine tutti i tubi si riempirono di una sostanza viscosa e nera, tubi che poi convergono in un unico tubo fino alla bombola. Il corpo dell’alieno era visibilmente pallido e debole, sempre contratto dal dolore.
“Porca miseria… forza Dottore. Puoi farcela” pregò Jeremy a bassa voce “nel frattempo, cosa facciamo?”
“Se volete possiamo tornare a casa. Come ho detto, l’unica cosa che possiamo fare è aspettare.”
“No” staccatasi da Jeremy, Emi sembrò aver riacquistato un po’ di coraggio e si avvicinò al vetro “Io… non lo lascerò da solo. voglio rimanere qui.”
“Se Emi rimane qui, allora rimango anche io” disse deciso il biondo.
“Comprendo che voi ci teniate al vostro amico” acconsentì Grema “ Io torno a casa per portarvi del buon tè alle erbe.”
“Grazie” dissero all’unisono entrambi i ragazzi.
L’aliena abbracciò forte a se Emi per infonderle speranza. Il dolce profumo di Grema calmò particolarmente la ragazza che rispose a tono “Darzak” che significava andrà tutto bene.
Rimasti soli, Jeremy ed Emi rimasero in piedi davanti al vetro, mentre Gemo si apprestava a cambiare tubi e bombola per la quinta volta.
“E’ sempre stato così” disse Emi per rompere il silenzio “Ha sempre voluto fare l’eroe salvando persone, popoli, persino pianeti, ma mai una volta che pensa a se stesso. Stupido Dottore…” la voce di Emi faticò ad uscire, poiché strozzata dalle lacrime soppresse invano. Era inutile arrabbiarsi con lui in quel momento così delicato, l’unica cosa in cui sperava lei era l’incolumità dell’alieno, che era costretto a sopportare per l’ennesima volta il dolore dei tubi nella sua carne.
“Non possiamo farci niente. Lui è fatto così” si limitò a dire Jeremy “come ha detto Grema, non possiamo fare altro che aspettare.” Un po’ titubante, lui circondò le spalle di Emi con le braccia e le stampò un bacio dietro la nuca “Il Dottore è duro a morire. Se la caverà.”
Emi sbottò una risata e si aggrappò ad un braccio dell’amico cogliendolo di sorpresa. Jeremy sobbalzò quando lei si appoggiò al suo avambraccio “Mi ha chiamata yapsichekiana.”
Subito Jeremy aggrottò la fronte cercando invano di ripetere quella strana parola “Come,scusa?”
“Il Dottore” puntualizzò lei “mi ha chiamata piccola yapsichekiana.”
“Ya… psiche – cosa?” ridacchiò il biondo “Non è nemmeno una parola. Sembra il nome di un…” prima ancora che Jeremy finisse di parlare, Emi si staccò da lui avanzando verso il vetro di due passi, proprio mentre Gemo stava preparando la sesta bombola: fu allora che Jeremy capì.
“Emi, non parlerai sul serio? Non era in sé, lo avrà detto perché… non so, stava pensando ad altro o…”
“Tu non capisci”, lo interruppe la mora, “ quando me l’ha detto mi sono sentita… strana. Come se conoscessi già quella parola” quella folle idea, ma plausibile, che frullava nella mente confusa di Emi, la spaventava lentamente. Poteva anche sbagliarsi. Era possibile che stesse divagando con l’immaginazione e che Jeremy avesse ragione, eppure non riusciva a non pensarci, a non preoccuparsi. Perché l’aveva chiamata in quel modo? Perché le sembrava così familiare?
“Ora piantala, ok? Tu sei tu. Ti chiami Emily Creek, hai diciotto anni, sei nata a Milano nel 1996, i tuoi genitori si chiamano Richard Creek e Vanessa Malari, in conclusione: tu sei un essere umano e non di certo una… quella roba lì!” Jeremy si sentì terribilmente stupido. Quello era sen’altro il peggior discorso che avesse fatto a qualcuno, ma sperava con tutto se stesso che sarebbe servito a far ragionare Emi. Purtroppo per lui, la risposta dell’amica lo lasciò completamente spiazzato.
“Tu sbagli, Jeremy.”
“Che cosa intendi, Emi?” provò lui a chiedere, senza nascondere la sua paura per ciò che gli avrebbe risposto.
Emi si girò verso Jeremy con le braccia incrociate e gli occhi che imploravano perdono “Jeremy, io… sono stata adottata.”
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: CassandraBlackZone