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Autore: Akira Yuki    14/01/2015    1 recensioni
Lord Samuel, discendente di un nobile casato di Parigi, è tra i pochi nobili che si occupa del bene dei più poveri. E' considerato da tutti un angelo per via della sua sconfinata bontà. Ma la predizione del fratello rinnegato si avvererà: l'angelo cadrà, consumato dalle fiamme alimentate dal desiderio verso una donna.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Dopo un’oretta di riposo decisi di alzarmi e fare un giro: era troppo presto ancora per pranzare. Mi preparai indossando una lunga giacca nera e andai facendomi accompagnare in città dal mio cocchiere. Qui c’era sempre vita e oggi addirittura il mercato.
Le bancarelle erano graziose, molte vendevano cose da femmine oppure mobili o aggeggi vari.. Poi c’erano le bancarelle di dolci, di carne e pesce. Stranamente oggi ‘era anche un mercante di animali: vendeva adorabili scimmiette, criceti, gattini o cani. Mi avvicinai e osservai alcuni pappagalli coloratissimi, poi passai ai piccoli cuccioli di cane poi ancora ai micini. Ne vidi uno tutto grigio che se ne stava da parte: aveva un occhio ambra e uno azzurro.
-Scusi… quanto verrebbe quello?-. Guardai il mercante.
-Oh quello grigio? 30!-.
Annuii. –Lo prendo..-. Gli diedi i soldi e me lo fece prendere dalla gabbia: era piccolo e morbidoso. Lo strinsi a me e salutai il mercante. Per tutto il tempo che camminavo lo coccolavo e il piccolo alzava sempre più il volume delle fusa.
Passai dall’orfanotrofio e mentre scambiavo due parole con la proprietaria lasciai il cucciolo alle coccole dei piccoli. Le lasciai un offerta, per poi salutarla e andarmene dopo aver ripreso il piccolo.
D’un tratto vidi una palla rimbalzare per strada: dei bambini stavano giocando quando per sbaglio la palla gli era sfuggita. Il bambino più grande stava correndo per prenderla all’incrocio, non vedendo una carrozza.
Il cocchiere cercò di fermare i cavalli all’ultimo minuto, appena vide il bimbo. Ma i cavalli si impaurirono per l’improvviso colpo del cocchiere così si alzarono davanti al bambino. Corsi, laniandomi verso il bambino e facendolo abbassare, così che i cavalli non potessero colpirlo.
Tutto si calmò.
-Cocchiere ma cosa..!?-. Riconobbi quella voce. Una giovane fanciulla scese dalla carrozza per rimproverare il cocchiere che si scusava con me.
Mi alzai guardando il bambino. -Tutto bene?-.
-Sì.. Grazie signore!-. Sorrisi e lo feci tornare dai suoi amici. 
Sorrisi e mi tolsi la polvere dalla giacca tenendo il micio su una mano, poi la guardai.
Era lei, la nipote di Lady Butterfly.
-Oh mio Dio, state bene Lord Samuel??-. Mi si avvicinò preocupata.
-Si si.. State tranquilla..-. Le sorrisi.
Sorrise anch’ella ma poi la sua attenzione fu catturata dal micio che cercava di prendermi una ciocca di capelli. Si coprì le labbra con le mani.
-Mio Dio che carino…-.
-Ah.. E’ il mio nuovo gatto.. Le piace?-. Sorrisi, sorpreso dal fatto che fosse rossina in viso.
Lei annuì continuando a guardarlo.
Capii e glielo passai. –Potete toccarlo..-.
-Davvero.??-. Lei sorrise e lo prese coccolandolo.
Sorrisi nel guardarla, nel vedere con quanta dolcezza accarezzava il piccolo.
Fui attraversato da un brivido.
Dopo poco lei mi guardò.
-Mi spiace per l’accaduto… Ma se vuole oggi sono dalla mia zia, la invito volentieri per un thè-. Sorrise.
Il mio cuore battè forte. –Sì.. Ne sarei onorato-.
Lei annuì e mi rese il piccolo.
-A dopo allora!-. Sorrise, salutandomi e se ne andò.
La guardai andare via.
Dopo poco decisi di tornare a casa anche io.
Pranzai da solo, come sempre, ma almeno stavolta le fusa del piccolo mi fecero compagnia.
In seguito andai nello studio a compilare delle carte. Durante il mio lavoro fui incuriosito dal piccolo che si guardava allo specchio girando la testa, come se non capisse qualcosa.
-Che fai piccolo..?-. Lui continuava e io tornai alle mie carte.

Alle 16:00, partì per andare alla villa di Lady Butterfly. Mi ero cambiato e portai con me il piccolo, sapevo che le avrebbe fatto piacere.
Arrivai in una mezzora. Lady Butterfly e sua nipote già mi aspettavano nella salotto dove avevano allestito un bellissimo ed elegante tavolo con tazze pregiate e quant’altro.
-Lady Butterfly, quale onore esser qui..-. La salutai sorridendole.
-Per me è sempre un piacere averti, Lord Samuel-. Sorrise e mi accompagnò al tavolo, dove mi sedetti. Era un tavolo circolare. Sua nipote era già seduta.
-Fanciulla.. Vi ho portato una cosa così che possiate sorridere un po’..-. Sorrisi mostrandole il piccolo.
Lei si coprì le labbra sorpresa ma felicissima e lo prese per coccolarlo.
-Grazie, Lord Samuel!-.
Le sorrisi.
Durante questa merenda, parlai spesso con entrambe e scoprì il suo nome: Ambra. Un nome azzeccato dati i suoi bellissimi occhi ambra.
Dopo poco però arrivò il cameriere.
-Mia Signora, c’è una visita per lei-.
-Oh, deve essere lui.. Vi lascio soli-. Lady Butterfly sorrise e si alzò, per poi salutarmi ed andar via.
Ora io e lei eravamo soli.
-Adoro troppo i cuccioli..-. Mi confessò mentre coccolava il piccolo.
-Vi capisco.. Anche a me piacciono molto-.
-E’ il vostro primo gatto?-. Mi chiese. Io annuii.
-Sì.. Non ho animali.. Però come l’ho visto me ne sono innamorato..-. Lei sorrise divertita.
-Sapete come prendervene cura?-. Sorrise.
-Ah.. Ecco.. Ora che ci penso no.. Non basta dargli da mangiare?-.
Lei sorrise divertita, vedendomi un po’ in difficoltà.
-Ahahha… No no.. Venite, ho un libro che dice come occuparsi dei gatti, ve lo posso prestare-. Si alzò.
-Oh.. Vi ringrazio..-. Mi alzai e la seguii.
Uscimmo dalla sala e salimmo le scale, percorrendo un lungo corridoio per poi entrare in uno studio-salotto con grandi librerie e moltissimi libri. Al centro della sala un tavolino con due libri sopra e due divani. Vicino alle finestre invece una scrivania con molti fogli sopra.
-Qui è dove studio.. Perdonate il disordine-. Sorrise, ma i miei occhi non videro disordine.
Posò il piccolo sul tavolino, ma questo si buttò sul divano e lì si mise a riposare. Intelligente il piccolo, ha subito capito che lì era più morbido.
Ambra si mise a guardare una libreria cercando il libro.
-Mh.. Dovrebbe essere qui..-.
-Tolgo il piccolo dal divano.. Non vorrei spelasse..-. Mi avvicinai al piccolo e lo presi.
-Eccolo!-. Ambra corse verso di me ma inciampò.
-Attenta!-. La presi ma il piccolo mi sfuggì di mano facendo perdere l’equilibrio anche a me. Cademmo sul divano, io sopra di lei.
-Mh.. -. Le avevo dato per sbaglio una testata… -Lord Samuel..?-.
Io ero sdraiato su di lei.. Non riuscivo a muovermi. Tremavo un poco non sapendo perché.
-Sì.. Ambra..?-. Alzai lo sguardo e la vidi, rossa in viso. Quella visione di lei mi fece passare davanti agli occhi una serie di immagini di lei ed io.. Sbattei le palpebre. No, mi ero immaginato tutto.. Non potrei mai pensare certe cose di lei!
Mi alzai subito e la aiutai a mettersi a sedere.
-Lady Ambra.. Perdonatemi..-. La guardai inginocchiandomi davanti a lei.
-Ah.. -. Si coprì il viso con un cuscino, e ammetto di aver riso a quel gesto. –Ecco a te!-. Mi passò il libro.
-Oh..-. Mi alzai e lo presi. –Grazie..-. Ella ancora si copriva.
-Ehm.. Forse è meglio se vado.. Vi riporterò il libro al più presto, e grazie per oggi..-. Presi il piccolo e andai via dopo aver salutato anche Lady Butterfly.
Fuori era già il tramonto.. Avevamo parlato molto.
Attesi la mia carrozza per cinque minuti poi mi feci riportare a casa.

Nel tragitto verso casa passai dalla via principale della città coccolando il piccolo. Dovevo ancora dargli un nome.
Avevo caldo e aprì di poco una finestra. Nel passare da quella via d’un tratto sentì le urla di una donna.
-Cocchiere ferma!-. Lui si fermò.
-Mio signore, qualcosa non va?-. Mi guardò preoccupato ma io corsi fuori tornando indietro, per poi girare ad un vicolo.
Una donna era seminuda, i vestiti tutti stracciati e un uomo con i pantaloni calati e un coltello in mano.
-Ahahha! Preparati puttana!-. L’uomo la ferì col coltello per bloccarla, ma io mi fiondai su di lui, disarmandolo. La donna fuggì spaventata.
-Brutto stronzo.. Vorrà dire che mi divertirò con te!-. Mi attaccò, raccogliendo il pugnale e cercando di colpirmi, era molto veloce. Tuttavia riuscii a deviare il colpo, prendendogli la mano e colpendolo alla spalla con il suo stesso pugnale.
-Ahhhh!!-. Il suo urlo si sentì in tutto l’isolato. –Bastardo!-. Tentò di tirarmi un pugno, ma io evitai. Guardai la mia mano, era insanguinata, piena di sangue. Guardai lui che tornò all’attacco cercando di darmi un pugno.
Col pugnale lo colpii allo stomaco, trapassandogli il corpo e rompendogli una costola.
Lui mi guardò, non più feroce come prima ma terrorizzato.
Tolsi il pugnale dal suo corpo lasciandolo dissanguarsi a terra.
Lui mi guardò, esalando i suoi ultimi respiri. –P.. Perché sorridi..?-. Era terrorizzato da me.
Rimasi sorpreso da quella domanda e mi ripresi. E’ vero, mentre lo uccidevo sorridevo. Lo guardai.
-.. D..Demone..-. Detto questo morì.
Lasciai cadere il pugnale a terra.
Le mie vesti erano ricoperte di sangue. Mi guardai le mani insanguinate e guardai verso un angolo dove c’era stato buttato una specchio rotto. Io ero disperato eppure, vedendo il mio riflesso, io stavo sorridendo.
Scappai e veloce rientrai nella carrozza.
-Mio signore..?-. Il cocchiere stava per avvicinarsi alla finestra ma io chiusi la tendina.
-Partiamo!-.
Lui annuì e mi riportò a casa.

  
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