1.L'inizio
La Russia.
Una terra fredda e inospitale, dove la neve e il ghiaccio divorano ogni cosa. Ma
il Monastero svettava nitido contro il cielo bianco, immerso anch'esso nel
freddo cotone.
Una bambina di soli cinque anni guardava atterrita la nera sagoma, tormentandosi
una ciocca di capelli rossicci. Camminava per mano a sua madre, una donna fredda
e arrogante.
Suo padre invece... suo padre era diverso.
Le teneva l'altra mano, con apprensione, e nell'altra teneva una valigia.
-Su Ayumi, affretta il passo!- intimò la madre alla bambina.
Ayumi non capiva perchè la stessero portando in quel posto
-Papà, cosa facciamo?- chiese a suo padre mentre la madre bussava al pesante
portone.
Il padre guardò la bambina negli occhi scuri e indagatori ma non rispose. Si
limitò a sospirare e carezzarle la testa con affetto.
-Vieni
Ayumi, presto- la esortò la madre ad entrare, sempre con Ayumi che teneva
stretta la mano del papà.
Una
grossa sala di pietra con una scrivania in fondo dominava tutto il labirintico
edificio.
Il resto era tutto fatto di corridoi con porte e, in fondo a una rampa di scale,
si sentivano delle urla e incitazioni in russo e un rumore di qualcosa che
strideva sul ferro.
-Fatti vedere, bambina...- disse una voce roca al di la della poltrona dietro la
scrivania.
-Vai tesoro, su...- la incitò il padre con una piccola spinta nella schiena,
mentre la madre la guardava impassibile.
Ayumi camminò titubante, stropicciandosi l'orlo del vestitino azzurro.
Davanti alla scrivania, la poltrona ospitava un uomo alto e magro, con una
maschera sugli occhi
-E così... questa sarebbe la famosa Ayumi Kiyo...- cominciò l'uomo alzandosi
dalla poltrona.
-Si signor Vorkof, la accoglierebbe al suo Monastero?- chiese la mamma di Ayumi
mettendo una mano sulla spalla della figlia.
Vorkof
sospirò e si avvicinò ad Auymi che, spaventata da quell'uomo, si rannicchiò
contro le gambe del padre, che si inginocchiò e la abbracciò.
-E' necessario, Mako?- chiese alla moglie guardandola con supplica.
Mako tolse la figlia dall'abbraccio protettivo del padre
-Voglio solo il suo bene, Hiroyuchi, lo sai...- e la mise in braccio a Vorkof.
Ayumi cercò di scendere e andare dal suo papà, ma la madre lo stava portando
via.
-Aspetti
signora, le manca un bey!- esclamò Vorkof richiamando i genitori di Ayumi.
Dentro di se, la bambina si chiese cosa mai fosse un bey... forse quelle strane
trottoline con cui suo padre a volte lavorava.
Il padre si avvicinò, mettendole nella manina un bey rosso scuro
-Tieni Ayu... cresci e diventa grande. Ma non dimenticarmi...- disse con la voce
triste l'uomo, dando un buffetto sulla guancia della bimba e andandosene.
-Papà!-
lo chiamò Ayumi, ma l'uomo e la madre stavano già uscendo dal portone.
Silenziose lacrime scesero sulle sue lentiggini, bagnando il colletto del
vestitino.
-Adesso
che sei qui, signorina- disse Vorkof mettendo giù Ayumi -scordati di
divertirti! Qui ci si allena e non si chiede di vedere il papà o la mamma...-
Poi si risedette alla scrivania e, con un altoparlante, chiamò un nome
-Yuri!- intimò.
Subito
nel salone arrivò un ragazzino, di sei anni più o meno, con i capelli rossi e
gli occhi azzurri.
-Ha chiamato, signore?-
-Si. Porta Ayumi nella camera destinata a lei, dovrebbe essere tre stanze dopo
la tua...- disse Vorkof al bambino, che guardò Ayumi di fianco all'uomo.
-Certo signore...- si inchinò leggermente, prese la valigia e prese per mano la
bambina -Vieni-
Ayumi annuì e seguì quel buffo bambino, così sicuro di se, per il corridoio.
Arrivati
davanti ad una porta di ferro, Yuri la aprì ed entrò insieme alla bimba.
-Ecco, qua dormi tu...- spiegò il ragazzino indicando una brandina vicino al
muro -Ti piace?-
Ayumi non rispose.
Guardò il bey che aveva ancora in mano. Il suo viso si riflettè nelle
placcature rosso scuro.
-Ah, quello è il tuo bey?- chiese curioso Yuri avvicinandosi.
La bimba annuì e vide l'altro tirare fuori dalla tasca un bey bianco e argento
-Questo è il mio! Si chiama Wolborg, vedi?- disse mostrandolo -C'è un lupo,
per questo l'ho chiamato così...-
Ayumi ancora una volta non rispose.
Non capiva cosa ci facesse li, cosa voleva la mamma da lei, perchè il papà
l'aveva abbandonata e perchè le aveva dato quel... bey.
-Il tuo come si chiama?- chiese Yuri guardando compiaciuto il bey della bimba.
-Non... non lo so...- disse titubante Ayumi guardandolo
-Dovresti dargli un nome... Sarebbe meglio!- la incitò Yuri prendendoglielo
dalla mani -Io direi...Devil! E' rosso come un diavoletto e poi c'è disegnato
una specie di... di coso con le ali...- disse squadrandolo da vicino. Ayumi annuì
-Si... bello-
*
Durante la notte, Ayumi non riusciva a dormire.
Le mancavano i suoi pupazzi, il suo caldo e morbido letto e... il suo papà.
Su quella brandina aveva freddo con la sua camicina da notte bianca con il bordo
a fiori blu. Le lacrime cominciarono a solleticarle gli occhi e si rannicchiò
in posizione fetale, attorcigliando al dito i capelli rossicci.
Poi le venne in mente di andare da Yuri.
Sapeva che era solo tre camere dopo la sua.
Silenziosa si alzò, poggiando i piedini sul freddo pavimento di pietra. Aprì
la porta di ferro e si avviò scalza lungo il corridoio.
Davanti alla terza porta dopo la sua, la spinse delicatamente e si trovò in
piedi in una camera buia ma... non c'era solo un letto come nella sua. C'erano
ben altre quattro brandine, occupate da altrettante persone.
Ad Ayumi prese il panico
-Cosa faccio adesso... Dov'è Yuri?- pensò.
-Y...
Yuri...- chiamò sussurrando.
Vide una sagoma alzare la testa insonnolita
-Chi è?- chiese di rimando con voce gonfia di sonno il bimbo.
-Sono... sono Ayumi...-
Yuri si svegliò totalmente
-Che c'è Ayu?- chiese sottovoce per non svegliare gli altri e avvicinandosi
alla bimba
-Posso... posso dormire con te? Ho freddo di là...- parlò Ayumi supplichevole.
Yuri
stette un attimo in silenzio
-Certo... vieni ma silenzio, o sveglierai i miei compagni...- e andarono alla
brandina di Yuri.
Sotto le coperte, Ayumi si sdraiò davanti a lui, mentre quest'ultimo la
abbracciava. Subito il freddo passò. Si girò verso di lui, respirando il suo
dolce profumo di bucato che gli ricordò tanto il suo adorato papà.
-Yuri...-
-Dimmi-
Ayumi sospirò e chiese
-Siamo amici?- Il bimbo la avvicinò ancora di più a se
-Ma certo...-
E si addormentarono abbracciati.
La
mattina dopo si svegliò da sola, sentendo le voci di Yuri e degli altri
compagni di stanza
-Ma Yuri! Chi è quella?- chiedeva una voce acuta al suo amico
-Si chiama Ayumi ed è nuova... E' arrivata ieri e non riusciva a dormire perchè
aveva freddo così...-
-Raccontala giusta Yuri! Non ti credo...- lo seccò una voce di un altro
-Smettila Kei! E' la verità...- si difese Yuri.
Ayumi decise di alzarsi. Scese dal letto, ancora assonnata, andando vicino a
Yuri.
-Ciao
Ayu... Allora ti sei svegliata!- esclamò il bimbo
-Ayumi ti presento i miei compagni. Questo è Boris...- disse indicando un bimbo
con i capelli ispidi e gli occhi grigi che la guardò con sufficienza -quello è
Ivan...- un altro bimbo con un cappello da pilota le sorrise, ma non
rassicurante -lui è Sergej...- un bimbo alto e con la faccia seria si mise in
riga -e quello è Kei!- disse indicando un altro bimbo,seduto sulla brandina con
le braccia incrociate e gli occhi chiusi. Aveva sulle guance due strisce blu,
probabilmente dipinte da lui.
Quando aprì gli occhi li aveva freddi ma molto espressivi e la guardava con
sguardo serio.
Ayumi ebbe paura di quello sguardo così serio e misterioso, di solo un bambino
di sei anni, prese il braccio di Yuri e si rannicchiò contro di lui, portandosi
una manina alla bocca.
-Guarda che non ti mangio mica, bambina...- disse Kei alzandosi e andandosene
dalla stanza sbattendo la porta. Gli altri lo seguirono, Boris si girò
-Vieni Yuri?- chiese.
-Un attimo, porto Ayumi da Vorkof e arrivo...- disse Yuri al compagno.
Ayumi
non mollava il braccio di Yuri per tutto il corridoio, fino alla porta di Vorkof.
Il bimbo la aprì e vide l'uomo parlare con Kei, che aveva una valigia in mano e
un uomo alto alle sue spalle.
-Va bene, ci rivedremo Kei... Sei diventato molto bravo anche in solo anno...-
disse Vorkof facendo uscire il bimbo dalla stanza.
Prima di uscire, Kei guardò fisso Ayumi e la bimba le sorrise timidamente.
Kei rimase sbigottito da quel gesto di spontaneo affetto, mai ricevuto da
qualcuno e mentre usciva, sentiva che non avrebbe mai dimenticato la timida
Ayumi e che un giorno si sarebbero rivisti.