Asteria.
Siamo tutti nella fogna,
ma alcuni di noi guardano le stelle.*
Il significato del nome ‘Black’ è sempre stato più che esplicito: è il
buio di una notte senza luna. Questo Regulus lo sa
sin da bambino.
Lui che è sempre stato il secondo in ogni campo, che ha sempre guardato la vita
attraverso gli occhi di qualcun altro.
“Svegliati Regulus!
Smettila di lasciarti accecare dalle opinioni altrui! Che ti importa di quello
che pensano gli altri?!” questo suo fratello
glielo ripeteva sempre.
“Sirius”…Regulus ha sempre osservato suo fratello
maggiore con gelosia, con aspettativa, con ammirazione, con affetto…Già, perché
lui era il numero uno. Ai suoi occhi Syr è sempre
stato perfetto: il più grande, il più dotato, il più bello, il più
intelligente, il più simpatico, il più forte…forse troppo.
Troppo per lasciarsi imbrigliare, per sottomettersi al volere dei loro
genitori, per non pensare con la propria testa, per non affascinare il mondo
intero. Semplicemente troppo. Non sono mai esistite catene in grado di
legarlo.
Tra loro c’era sempre stato un rapporto di amore-odio. Sapeva di essere
meschino, perché dentro di se lo aveva continuamente invidiato, ma Sirius
c’era sempre e per questo lui gli voleva bene.
C’era quando non riusciva a completare quelle maledette traduzioni di latino e
lo aiutava senza bisogno che chiedesse niente.
Era accanto a lui quando sbagliava i passi di danza dettati dal
loro maestro – si, perché “un Black deve
sapersi muovere in ogni campo, non siamo zotici qualunque!” come amava ripetere
il loro padre, bacchetta alla mano – anche dopo ore ed ore di prove, a
differenza di suo fratello che li imparava alla prima dimostrazione…ed allora
gli tendeva la mano e lo aiutava a rialzarsi, mandava via il precettore e con
pazienza ripeteva i passi con lui, perché lo sapeva che altrimenti i loro
genitori avrebbero punito il suo fratellino e lo avrebbero fatto piangere.
C’era durante i temporali, quando Regulus tremava per
i tuoni e, nonostante fosse ‘un bambino grande’ ormai, lasciava che si intrufolasse
in camera sua e scostava le pesanti coperte di damasco per accoglierlo nel suo
letto.
A prescindere dalle discussioni, dai litigi, dalle opinioni avverse…il suo
fratellone c’era sempre. Vicino, ma inarrivabile,
proprio come la stella che gli dava il nome, troppo lontana da raggiungere,
troppo brillante per avere eguali.
E poi Sirius aveva compiuto 11 anni, era andato a Hogwarts
e qualcuno pari a lui lo aveva trovato, un amico altrettanto brillante e
sfrontato con cui era stato smistato a Grifondoro…quale
onta per l’antica e nobile Casata dei Black!
Inutile dire quanto s'infuriò il loro padre quando lo venne a sapere, lo prese
come un affronto personale e si rifiutò di catalogarla come una ‘ribellione
adolescenziale’, così come aveva sempre fatto in precedenza con le idee
anticonformiste del proprio erede.
“Deludimi anche tu, Regulus e non la passerai liscia!”
Come se fosse una COLPA non essere smistato a Serpeverde!
Sirius era stato semplicemente se stesso! Come sempre, del resto...
Qual è il vero significato del nome ‘Black’? E’ il buio dietro alla
maschera di perfezione che tutti loro continuavano ad ostentare. Ma suo
fratello non ne aveva mai avuto bisogno, era sempre stato migliore di tutti
loro senza ricorrere a finzioni.
E poi Sirius se n’era andato per sempre. Era scappato da quella casa
d'ipocriti, da quella famiglia crudele e priva d’amore, oscura come il loro
nome. E la loro ‘cara’ mammina lo aveva rinnegato.
-Dove andrai?- gli chiede mentre Sirius arraffa lo stretto necessario e lo
stiva nel baule.
-Ti importa davvero?- ribatte lui, sprezzante.
-Dove andrai?- ripete, nascondendo ogni sentimento come è ormai troppo
abituato a fare.
-Da James- risponde laconico.
Ed il viso di Regulus si contorce in una smorfia.
Li ha visti cacciarsi nei guai a scuola, sostenersi a vicenda, considerarsi
‘fratelli’...FRATELLI!! Sirius c’è l’ha già un
fratello e gli sta davanti ADESSO, se n’è forse dimenticato?!
Beh, ha intenzione di ricordarglielo!
-Non andartene fratellone, che farò senza di te?- lo afferra per un braccio
prima che imbuchi la porta.
Sirius si volta a guardarlo e scuote il capo, incredulo: -Te ne ricordi
sempre e solo quando ti fa comodo! Non sembrava ti mancassi tanto a Hogwarts, tra i tuoi compagni di Casa…nemmeno mi rivolgevi
la parola! Sai che ti dico? Sono stanco, l’affetto non può
essere a senso unico, scegli, una volta per tutte: o mi lasci andare o vieni
con me-
Regulus si sente sbiancare: -E poi che faremo?
Dove andremo? Non abbiamo soldi, non possiamo fare magie e se nostro padre ci
scopre ci ammazza!-
-E chi se ne sbatte di quello che pensa l’eccelso Orion
Black! Se lui non mi considera più un figlio perché io dovrei ritenerlo un
padre?!Ti ripeto: scegli, Regulus!-
Ma il ragazzo esita un secondo di troppo ed il fratello maggiore sibila –Codardo-
e se ne va.
Con un affondo di bacchetta il suo nome sparisce dall’Arazzo di Famiglia e Regulus non può fare altro che guardarlo da lontano, mentre
i muri della casa gli si chiudono attorno intrappolandolo e la maschera si
fonde col suo viso, facendogli dimenticare chi sia davvero, così come impongono
Orion e Walpurga Black.
E poi la guerra scoppia e si ritrova preso in mezzo, spinto dai suoi genitori e
dai suoi cosiddetti ‘amici’, troppo smaniosi di unirsi al Lord Oscuro ed
ottenere così una briciola di potere nonché il rispetto che il loro sangue puro
merita e che quei rozzi babbanastri hanno dimenticato
di dovergli. E all’inizio sembra persino divertente, niente che si discosti
eccessivamente dal torturare i primini delle altre
Case come faceva a scuola.
Ma poi Voldemort si spinge più in là, sempre di più e
solo allora tutti si rendono conto di cosa sia capace. Torture, omicidi,
stragi…l’Oscuro Signore brucia i terreni e sparge il sale su tutto ciò che gli
si oppone o non lo aggrada.
Un pugno lo colpisce alla mascella spaccandogli il labbro, poi un calcio lo
raggiunge all’addome, facendolo accasciare in quel lurido vicoletto di Nocturn Alley e, mentre Regulus tossisce cercando di evitare il travaso di bile
dovuto al dolore, un'altra violenta scarpata gli arriva sullo zigomo
offuscandogli la vista.
-Ora non te la tiri più così tanto, vero Black?!-
sbraita la voce di uno degli assalitori.
-Avanti, in piedi ragazzina!- lo
sbeffeggia l’altro.
Ma lui ha sempre avuto un fisico piuttosto fragile, troppo delicato e di certo
non adatto a contrastare quei due energumeni di Tiger e Goyle…quelli
che dovrebbero essere i suoi ‘compagni’.
“Contegno, ragazzo! Non
esiste che un Black si lasci mettere i piedi in testa!” Sente la voce di suo padre nella propria mente. Ma la
sua bacchetta giace a terra, spezzata e credere di poter affrontare quei due
gorilla a mani nude è pura eresia.
Un basso ringhio animalesco squarcia l’aria ed i due grossi Mangiamorte
fanno appena in tempo a voltarsi, prima che un enorme cane nero, quasi simile
ad un lupo, salti addosso a quello più vicino e gli azzanni il braccio che
tiene la bacchetta. Quello urla e l’altro esclama: -Il Gramo, è il Gramo!- e
terrorizzato si Smaterializza, seguito poco dopo dall’amico che si regge l’arto
insanguinato.
Regulus osserva allibito la loro scomparsa, con un
occhio semichiuso per il gonfiore e quando riporta lo sguardo sul randagio
questo non c’è più.
Al suo posto c’è la familiare figura di un ragazzo alto e muscoloso, le lunghe
gambe fasciate da jeans aderenti e stivali al ginocchio, il torace coperto da
una semplice maglia nera e da una giacca in pelle. Alla coscia destra porta una
fondina per bacchetta, all’altezza giusta per permettere alla mano, che ora
giace mollemente lungo il fianco, di sfilarla rapidamente. I penetranti occhi
di graffite, che adornano quel volto affascinante, sono adombrati da alcune
ciocche sottili di capelli corvini, un po' più lunghi del dovuto, che gli
ricadono lievemente sugli zigomi.
-Possibile che io debba sempre raccoglierti da terra?- Chiede il suo salvatore,
con quella voce calda ed amata e Regulus può solo
balbettare il suo nome: -Sirius…- e sentirsi
giudicato e messo a nudo da quello sguardo puro, specchio di quel cuore giusto.
Perché lo sa che suo fratello l’ha riconosciuto sul campo di battaglia, che
conosce i crimini di cui si è macchiato.
-Avanti alzati, vieni via da qui- Gli tende una mano come faceva quando erano
bambini, lo rimette in piedi e si passa un suo braccio attorno al collo per
sostenerlo ed aiutarlo a camminare.
-Tieniti forte- Lo redarguisce poco dopo mentre accende, con forte rombo, il
motore dell’enorme moto nera e si alza in volo.
-Dove mi porti?- Chiede Regulus ansioso e
vede l'altro serrare i denti ed irrigidire la mascella.
-Dove dovrebbero stare gli sciocchi ragazzini come te…- ringhia ed il suo
fratellino trema –A casa, da mamma e papà- Conclude duramente.
E Regulus lo abbraccia stretto e poggia la testa
sulle sue spalle forti. Soffoca un singhiozzo mentre inspira il suo profumo
così buono, che sa di sicurezza, di amore e di casa più di qualsiasi
altra cosa al mondo. Perché Sirius è di nuovo lì a proteggerlo, nonostante
tutti i suoi sbagli e gli anni di silenzio, è nuovamente lì. Cerca di non
lasciarsi sfuggire qualche uscita da femminuccia, come ‘Mi sei mancato’ o
peggio ancora ‘Non ho fatto altro che aspettarti’ ed in men
che non si dica sono nel quartiere di Grimmauld Place.
Atterrano in un parco, deserto a quell’ora di notte e poi proseguono sulla
strada. Parcheggia davanti al numero 12, visibile solo ai loro occhi di maghi e
Regulus esita, restio a lasciarlo.
-Vuoi entrare?- Propone con voce fievole.
-Quella non è più la mia famiglia. Torna a casa Regulus,
è il posto più sicuro e non farti rivedere o la prossima volta ti consegnerò
agli Auror- Replica senza guardarlo.
Il più giovane si sente gelare: -Non puoi…tu non sai…non hai idea di
cosa io abbia passato!-
-Potevi scegliere…ma, purtroppo, non hai mai capito perché i Black hanno nomi
di stelle- E con quest’ultima, enigmatica nota, mette nuovamente in moto e se
ne và. E Regulus si sente morire, vorrebbe sbattere
la testa al muro perché è sempre il solito vigliacco. Vorrebbe poter tornare
indietro nel tempo e pregarlo di prenderlo con se, anziché continuare a
comportarsi come un burattino per ottenere un po’ d’affetto dai loro frigidi
genitori, perdendo così lui, l’unica persona che l’abbia mai veramente amato.
Ma Sirius l’ha salvato anche questa volta e forse non è troppo tardi per
cambiare, per fare la scelta giusta ora che ha aperto finalmente gli occhi.
Caro Sirius,
questa lettera ti giungerà di certo inaspettata, ma sono tante le cose che
ho da dirti e non ho altro modo per farmi ascoltare. Ti prego non stracciarla,
arriva almeno alla fine e poi fanne ciò che vuoi.
La prima cosa è la più scontata e la più difficile da dire: avevi ragione,
su tutto e mi dispiace.
Sono sempre stato un coniglio, non volevo rendermi conto davvero, rischiando
di perdere gli agi a cui sono da sempre assuefatto e quel briciolo di affetto
che i nostri genitori ci concedevano. E così ho perso qualcosa di mille volte più importante: ... te…E poi l’innocenza,
la stima di me stesso, la dignità e l’orgoglio. Il mio nome ora mi pesa, forse ancor più delle colpe, sulla coscienza.
Voglio inoltre dirti che non sono un assassino, questo no, mai. Ed è il
motivo per cui sono stato aggredito... ho contravvenuto agli ordini, non sono
stato in grado di eseguirli. Perché ho realmente “guardato” e ho visto
l’orrore in cui stavo vivendo. Ho dovuto assistere a delle stragi di innocenti per
VEDERE davvero, per capire che i bambini babbani
piangono allo stesso modo dei nostri ed allo stesse
modo delle streghe, le loro madri si sacrificano per difenderli.
Mi ci è voluto molto, ma alla fine ho compreso che, forse, non è troppo
tardi per fare qualcosa di buono con le informazioni di cui sono venuto a
conoscenza.
Abbi fiducia in me un’ultima volta, fratello mio e non ti deluderò.
Prenditi cura di te.
Con amore,
Regulus.
P.S: Un cosa ancora...puoi spiegare al tuo sciocco fratellino il significato delle parole che mi hai detto l'ultima volta che ci siamo visti? Perché abbiamo nomi di stelle?
Affida la lettera ad un gufo e lo guarda portarsi via un pezzetto di se. Poi
riporta gli occhi sulla scrivania, dov’è posato un piccolo medaglione che ha
sottratto a sua madre, prende la piuma in mano e traccia altre poche righe su
un biglietto.
-Kreacher!- Chiama poco dopo e l’elfo domestico
appare, rivolgendogli il consueto inchino –Mi devi accompagnare in un posto…-
Poco ore dopo arriva la risposta, ma Regulus non la leggerà mai.
Caro Regulus,
mi dispiace che tu ti sia “svegliato” solo adesso…che, prima di questo
momento, tu abbia sempre guardato la vita attraverso gli occhi di tutti, tranne
che i miei.
Perché, se lo avessi fatto, avresti visto un mondo diverso e la persona che
sei DAVVERO. Io c’ero quando cadevi e ti rialzavi ogni volta, pur incespicando,
pur sbagliando e non ti arrendevi mai, sino ad ottenere il miglior risultato
possibile. E’ sempre stata questa la tua forza: non importa quante volte
cadessi, quante volte tu dovessi ricominciare daccapo, hai sempre guardato in
alto con tenacia e costanza.
Ti ho sempre ammirato per questo, io che non sono
mai stato una persona perseverante.
Perché i Black hanno nomi di stelle? Perché più la notte è buia, più
gli astri splendono. Perché ognuno di noi ha la capacità di brillare…non
dimenticarlo mai fratellino, potresti essere un Leone.
Tuo,
Sirius.
FINE.
*La frase d’introduzione è tratta da ‘Il ventaglio di Lady Windermare’ di Oscar Wilde.
Il titolo ‘Asteria’, ovviamente, non ha niente a che vedere con Asteria
(o Astoria) Greengrass, semplicemente in greco vuol
dire ‘stella’.
Infine Sirius scrive al fratello che potrebbe essere un Leone, non solo per un
riferimento al coraggio Grifondoro, ma perché la
stella ‘Regolo’ è la più brillante della costellazione di Leo.