Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: Julien Bathory    15/01/2015    0 recensioni
"Cara Virginia,
questa notte un Nosferatu è morto a Pisa. Qualcuno sa perché. Qualcuno sa.
Fosse stato un semplice Topo di Fogna non sarebbe importato a nessuno. Peccato che questo povero bastardo non era uno dei tanti vermiciattoli che sciamano attorno ai ridicoli giochi di potere di questa città. Il nome Giacomo Leopardi ti dice qualcosa, vero? Brava, scommetto che sei sempre stata la prima della classe. Lascia la mela e alza la gonna."
[Fanfiction tratta dalla Sessione Oneshot Mash-up fra il GDRV Vampiri: Il Risveglio e Vampiri: Nell'Occhio del Ciclone]
Genere: Azione, Mistero, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Incest, Violenza
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Capitolo 003 – La Forza del Fratello

 

Avete mai avuto la sensazione di non essere nessuno?

Tutti attorno a voi sono felici, con le loro vite più o meno complete.

Viaggiano in giro per il mondo, fanno lavori gratificanti e se ne vanno a spasso con i loro partner come se non esistesse alcun male nel mondo. Certo, hanno i loro problemi, le loro piccole fisime, ma eccoli lì, più svegli di te, più abbienti o semplicemente... più forti.

Già, Lukan era spaventosamente forte: attorno a lui un alone di innaturale terrore, l'abbigliamento svogliato e minaccioso, lo sguardo sicuro ed i suoi capelli rossi mai pettinati. Teneva sempre la barba in quel modo, quello strano pizzetto probabilmente dava un taglio più adulto e spigoloso al suo viso. Gli occhi verdi come il veleno, socchiusi sempre in quell'espressione di superiorità, lo scrutavano come se stesse pianificando la sua morte.

Era suo “fratello minore”, ma non riusciva a comprenderlo affatto. L'umano che era prima sicuramente aveva un'età superiore alla sua, e questa era solo una delle mille ragioni che facevano sentire Lukan una spanna sopra a Markus.

I suoi muscoli erano evidenti ed avevano servito in guerra nelle loro funzioni più basilari: probabilmente non era il tipo che utilizzava la magia od altri trucchetti mentali da Vampiro; faceva tremare le dita della mano destra come se gli prudessero, come se avesse l'irrefrenabile voglia di prendere a pugni qualcuno ed immergere tutto l'arto nel cranio sfondato della vittima.

Markus rabbrividiva ogni volta che gli passava accanto, ed ormai erano due mesi che “vivevano assieme”.

Sì, da quando erano tornati entrambi dalla guerra le dinamiche fra lui ed il suo Sire erano state completamente stravolte: Markus viveva a casa di Matteus da quando era stato abbracciato, e così pure gli altri due, ma a casa non tornavano molto spesso, se non pieni di sangue dopo una “battuta di caccia”. Uscivano ed uccidevano, probabilmente i recenti fatti di cronaca legati ad una serie di ragazzi coinvolti in violenti incidenti erano stati procurati da loro.

Che diavolo stava succedendo a suo Padre? Lui era sempre stato così calmo e gelido, così esterno ai fatti che lo circondavano che quasi sembrava fatto di ingranaggi, ed ora eccolo lì, tornato a casa per l'ennesima volta colmo di tagli.

«Matteus...» Lo avvicinò.

Lui si voltò lentamente

«V-Vi serve assistenza?»

Scosse il capo, con quel tono così imponente che solo lui era in grado di sfoggiare.

«No» continuò subito: «Aiuta tuo fratello, piuttosto, io devo sbrigare degli affari all'Eliseo, e mi devo dare una ripulita»

Subito salì le scale come se niente fosse, il tappeto dell'ingresso era ora imbrattato dal sangue che lasciavano i suoi scarponi. Da quando si vestiva in maniera così poco formale?

Il fratello entrò dalla porta di ingresso pochi minuti dopo, messo molto peggio del padre.

Markus lo guardò con aria sorpresa, poi si sentì subito sotto pressione.

«Lukan! Nostro padre mi ha consigliato di guarirti al meglio che posso, vieni in salotto, per piacere, e fatti dare un'occhiata»

Il ragazzo lo squadrò un po' perplesso dall'alto dei suoi occhi scintillanti, chiedendosi di che cosa mai poteva aver bisogno, poi fece una smorfia e lo seguì nella stanza adiacente. Markus aveva già preparato frettolosamente due brocche di sangue, delle fasce di garza e del disinfettante.

«Che diavolo fai?» ruggì Lukan «Il disinfettante non fa un cazzo ai Vampiri, non lo sai?»

Markus si batté la mano sulla fronte, rendendosi conto di quanto la furia lo avesse reso stupido.

«Errore mio» cercò di salvare la reputazione «Non ti entrerebbe comunque in circolo, quindi ho pensato che non avrebbe fatto male a nessuno. Comunque...» Esitò un poco quando vide che il fratello stava fissando il cotone imbevuto d'acqua ossigenata che teneva in mano «Dobbiamo lavarle, le ferite. Sarai anche già morto, ma non vogliamo che comincino a puzzare mentre si stanno rimarginando, no?»

Non rispose, ma prese un grosso calice dal tavolino da fumo e se lo riempì di sangue fresco, rubato il giorno prima dal fratello maggiore per rifornire le scorte, probabilmente in un magazzino dell'ospedale; era troppo facile accedervi.

Markus si avvicinò al giovane uomo e gli tolse quel poco che restava della maglietta bianca, ormai zuppa di liquido rosso e denso.

«Diamine» era sorpreso «Ti hanno proprio conciato per le feste, vero?»

Lukan sembrò per un attimo particolarmente infastidito da quell'espressione, ma non tardò a rispondere con un sorriso provocatorio stampato sulla faccia:

«Dovresti vedere cosa resta degli sbandati che abbiamo attaccato. Dovrei averne ancora qualche brandello attaccato alle scarpe»

“Eww...” pensò “Questo è proprio un idiota. Che ci ha trovato mio padre in lui?”

Cominciò a passare il cotone bagnato sul gigantesco taglio che passava lungo tutta la sua spalla. Si vedeva quasi l'osso.

«Questa ti passerà in almeno due o tre settimane, anche con tutta la Vitae del mondo»

Lui grugnì, ma la ferita non sembrava procurargli alcun dolore, neanche se toccata dal batuffolo di cotone del fratello.

«Quella sul pettorale destro è molto più superficiale, giusto due giorni, direi»

E pulì anche quella, quasi contento di saper dare delle indicazioni mediche così precise. Alla fine aver letto così tanti libri di Fratelli come lui sul funzionamento del loro corpo dopo la morte gli era servito a qualcosa. C'erano anche tante sezioni in cui spiegavano come conservare i corpi di vampiro andati in Morte Ultima senza farli incenerire, a patto che non fossero periti per colpa della Luce.

Markus azzardò un accenno di discussione; sarebbe stata la prima vera chiacchierata con il suo “nuovo fratellino”:

«Sembri... molto forte...! Cosa sai fare?» Chiedere ai vampiri vanitosi tutto questo era come invitarli ad una cena galante senza farli pagare, ma la risposta di Lukan lo interdisse.

«Vuoi venire fuori a vederlo di persona?»

Se avesse avuto La Masquerade attiva adesso la sua saliva gli sarebbe andata di traverso. Lo aveva appena sfidato?! Era impossibile per lui mantenere quella calma apparente così caratteristica.

«C-Come?!»

Lukan rise forte, al punto di battere le mani sulle ginocchia dal divertimento.

«Dovresti vedere la tua faccia, sei un tale cagasotto!»

Markus era allibito. Non sapeva cosa fare. Veloce, colpì con il dorso della mano una delle due caraffe di sangue che si trovavano anch'esse sul tavolino da fumo, facendola rotolare a terra e bagnando tutto il pavimento. Colse l'occasione che si era appena creato e si alzò di scatto, quando ancora metà delle ferite di Lukan richiedevano assistenza.

«Oh, che sbadato! Devo assolutamente andare a cercare qualcosa che possa smacchiare il sangue dal cotto del pavimento! Torno fra qualche minuto!»

Imbarazzato, tentò di correre via, ma il fratello lo afferrò per un polso, con una stretta quasi dolorosa.

«Fratellino, la prossima volta che vuoi scappare da me non andare a cercare uno smacchiatore per pavimenti alle tre di notte di domenica sera, d'accordo?»

Markus si divincolò e lo guardò stralunato.

«Ma che dici?! Lo smacchiatore è proprio... nel tinello di casa, che si raggiunge da fuori!»

Non ebbe tempo di replicare: «Questa casa non ha un tinello, Markus»

Deglutì. Aveva acceso La Masquerade dall'agitazione?

Il giovanotto approfittò ancora della situazione

«Comunque complimenti, sei il primo Vampiro a riempire di sudore la propria camicia in pieno autunno».

“Fanculo” schizzò nella mente dell'ex bibliotecario “questo qui non tutto muscoli e niente cervello”.

Respirava velocemente.

“E' il Male, altroché!”

   
 
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