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Autore: ferao    15/01/2015    6 recensioni
Nonostante avesse solo tredici anni, Ted faticava a discutere con lei. Andromeda voleva sempre avere ragione e cercava sempre di avere l’ultima parola. – Tu dici? – la prese allora in giro. – E se incontri un Licantropo, come fai?
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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TERZA storia del 2015. Non so perché io sia così produttiva in questo periodo ma non importa, spero solo di non smettere *_*
Anche questa ff è stata scritta per il "Caro Babbo Natale... again!", che tra l'altro scade domani. SIETE ANCORA IN TEMPO, SCRIVETE!
Il desiderio che volevo esaudire con questa scemenza qui è quello di FinnAndTera, che aveva chiesto: "Ultimo desiderio, ma non per questo meno desiderato, chiediamo a tutte queste belle persone che sappiamo essere belle una Ted/Andromeda in cui sono ancora ccciovani – e vivi entrambi AH AH AH."
Beh, qui SONO giovani, indiscutibilmente vivi... E' una "slice of life" senza gran pretese, e spero davvero che Tera la apprezzi. Il titolo è un richiamo alla mia "Di fazzoletti, principesse e silenzi", micro-long Ted/Andromeda che trovate qui. E' tenendo presente questa che ho caratterizzato Ted nel modo che vedrete (caratterizzazione che è MIA DI ME, mettiamolo bene in chiaro).
Buona lettura, e buon Natale in ritardo a te, Teruccia <3
Fera






Di Snasi, badanti e anomalie

 

– Ma è vero che sei riuscita a farti mettere in punizione da Kettleburn?
Andromeda sbuffò. Doveva essere la nona o la decima volta che si sentiva porre quella domanda, nell’arco della giornata. Seduta a terra su un fazzoletto per non sporcarsi la divisa, osservò una margheritina vicino al suo piede sinistro. – Non mi sono fatta mettere in punizione, – replicò, infastidita. – Gli ho solo detto esattamente quello che penso della sua stupida materia.
Sdraiato a pochi passi da lei, Ted Tonks rise forte. – Capirai, – commentò. – Sarai stata tutta miele e acqua di rose, vero?
– Lui è un cretino, e Cura delle Creature Magiche è inutile!
La ragazza cercò di contenersi, ma non ci riusciva: nonostante l’affronto subìto fosse avvenuto ore prima, ancora le bruciava. – Ha osato mettermi Scadente solo perché il mio disegno di un Asticello non era fedele. È forse colpa mia se quei cosi mi fanno schifo?
Sbuffò e il suo volto si incupì, mentre Ted continuava a ridere. – Non è un buon motivo per dire a un professore quello che pensi di lui.
– Bla, bla, bla. Se tutti i Prefetti sono noiosi come te, che Salazar mi scampi dal diventarlo.
Invece di prendersela, il ragazzo sospirò e si alzò a sedere. Dinanzi ai suoi occhi si stagliò lo spettacolo del Lago Nero illuminato dal sole pomeridiano. – Non è Kettleburn ad essere cretino, – insistette, – sei tu ad essere negata per Cura delle Creature Magiche. Fattene una ragione.
– E anche se fosse? Tanto non mi servirà mai a nulla.
Nonostante avesse solo tredici anni, Ted faticava a discutere con lei. Andromeda voleva sempre avere ragione e cercava sempre di avere l’ultima parola. – Tu dici? – la prese allora in giro. – E se incontri un Licantropo, come fai?
La ragazza sbuffò. Perché era così difficile ottenere un po’ di complicità da Ted? No, lui doveva sempre trovare una giustificazione a tutto. Come poteva essere così poco ribelle?
– Se mai dovessi incontrare un Licantropo ci penserai tu ad affrontarlo, visto che sei così bravo. Sicuramente, fuggirà via terrorizzato dai tuoi Eccezionale.
– Ma certo. Oppure potresti chiamare tua sorella, lei sì che è terrificante.
Quell’accenno fece sparire la cupezza dalla fronte di Andromeda, provocandole addirittura un sorriso. – Per carità, – soggiunse, – povero Licantropo. Mi ritroverei a dover proteggere lui da Bellatrix.
Finalmente si volse verso Ted. Come al solito, sembrava tranquillo e contento: di certo non poteva capire i crucci della piccola Serpeverde, tormentata da un’odiosa materia scolastica in cui riusciva solo ad accumulare Scadenti e Desolanti. Lui, invece, era bravo in tutto, dimostrando un talento per la magia difficilmente riscontrabile nei Nati Babbani – o almeno, così Andromeda aveva sentito dire. Era bravo in Trasfigurazione, era bravo in Incantesimi, perfino in Pozioni se la cavava, ma il suo grande amore erano le creature magiche; come questo fosse possibile, Andromeda non riusciva proprio a capirlo. Probabilmente significava solo che Ted Tonks era un’anomalia, l’eccezione che confermava diverse regole – la bruttezza di Cura delle Creature Magiche e le poche capacità dei Nati Babbani. Sì, doveva essere così, Ted era un’anomalia. Per questo Andromeda amava stare in sua compagnia, nonostante tutto.
Smise di guardarlo e fissò il Lago Nero anche lei. Un tentacolo si mosse pigro appena sopra il pelo dell’acqua, increspando il riflesso del sole e creando mille piccole onde.
– Ad ogni modo, sì, sono stata messa in punizione. – Andromeda sospirò. – Pulire la gabbia degli Snasi senza magia. Voglio morire.
– Dai, ti ci vorrà meno di mezz’ora. Gli Snasi sono pulitissimi, e anche molto carini.
– Li odio. Odio loro e odio Cura delle Creature Magiche. A che mi serve? Tanto non farò mai la naturalista.
Si morse un labbro, sentendo l’offesa montare di nuovo dentro di sé. Solo la presenza quieta di Ted le impediva di mettersi a piangere come una stupida.
– Peccato, – disse lui, dopo qualche secondo di silenzio. – Saremmo potuti andare insieme in giro per il mondo, a caccia di animali nuovi. Ti avrei portata in Amazzonia, in Congo, in India…
Lei parve risollevarsi. – Beh, possiamo andarci comunque. – Accennò un sorriso. – Tu cerchi gli animali, io visito i dintorni. Tanto, quando avrò preso i M.A.G.O. sarò libera.
– Libera? – D’un tratto fu Ted a incupirsi. – Io sapevo una cosa diversa.
– Cioè?
– Che di solito le Black si sposano appena finita la scuola.
Andromeda lo guardò seria, poi fece spallucce. – Può darsi, – mormorò, – ma quando sarò maggiorenne farò come voglio. Nessuno può obbligarmi: se vorrò sposarmi lo farò, altrimenti no.
Scosse i capelli con fare battagliero. Parlava sul serio. Fintanto che fosse stata minorenne, sarebbe stata una figlia gentile e obbediente; una volta che fosse diventata adulta, però, né i suoi genitori né chiunque altro avrebbero potuto impedirle di condurre la vita che voleva.
Ted la osservò pensoso, poi sorrise. – Sarebbe bello, – commentò. – Dico sul serio. Il grande naturalista Ted Tonks e la sua incapace assistente miss Black…
– Ehi!
– … che girano il mondo alla faccia dei Purosangue. Potrebbe uscirci un libro.
– Io non intendo essere la tua assistente. Le assistenti disegnano Asticelli e altre orride creature.
– Allora, puoi essere… Cosa puoi essere?
– La tua badante, visto che sei così scemo da averne bisogno.
Una cosa bella di Ted era che non si arrabbiava mai, a prescindere da ciò che Andromeda diceva per insultarlo. Anche quella volta, rise. – L’impavido Tonks e la sua badante miss Black. Suona ancora meglio.
Tacquero, ciascuno colto da un suo pensiero. – Mi piacerebbe, – disse alla fine la ragazza. – Davvero.
– Anche a me. – Stavolta Ted non scherzava, Andromeda glielo sentiva nella voce.
Restarono ancora un po’ così, a contemplare il Lago Nero sempre più rosso alla luce del tramonto; infine la ragazza si alzò. – Beh, meglio che vada. La gabbia degli schifoSnasi non si pulirà da sola.
– Fa’ attenzione. Dopo il tramonto tirano fuori le zanne.
L’espressione terrorizzata di Andromeda lo fece ridere a più non posso. – Sei un cretino, quasi peggio di Kettleburn, – lo sgridò lei, andandosene poi a grandi passi senza salutarlo.
Ted non le corse dietro. Sapeva che lo avrebbe perdonato appena svoltato l’angolo, perché così era Andromeda: una fiammella quieta che alla prima paglia si ingrossava e divampava, per poi tornare al suo stato originario. Rimase invece a guardare il Lago finché il sole non fu scomparso; salutò allora la piovra gigante, che ricambiò agitando un tentacolo, e tornò verso il castello di Hogwarts.
Un giorno, lui e Andromeda avrebbero girato il mondo e vissuto mille avventure. E chissà, magari non si sarebbero chiamati Tonks e Black.
Magari si sarebbero chiamati entrambi Tonks.
“… no, ora non esageriamo: Tonks e Black va benissimo” si corresse mentalmente, accelerando il passo.



 
   
 
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