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Autore: Lem_    15/01/2015    3 recensioni
Kurt e Blaine si incontrano per la prima volta in una caffetteria di New York, entrambi troppo presi dai loro problemi, quando incontrano l'uno gli occhi dell'altro si rendono conto di non essere poi così soli al mondo. Come avviene tutto ciò? Un semplice scontrino caduto dalle tasche del troppo frettoloso Kurt.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia batteva forte sulla finestra dell'appartamento quella sera di Novembre, Kurt era steso sul divano con in mano un copione, ed ai suoi piedi, proprio come un cagnolino, c'era Rachel intenta a mandare messaggi al suo nuovo spasimante conosciuto alla NYADA.
“Oh mio dio Kurt, mi ha detto che sono il suo raggio di sole! Vuol dire qualcosa, no?”
“Certo Rachel, adesso però smetti di usare quell'aggeggio infernale e concentrati sulle battute che dobbiamo ripetere per domani o butterò il tuo iphone giù dalla finestra.”
“So quelle battute a memoria e tu lo sai.” Disse con fare giocoso Rachel.
“Sei solo geloso perché finalmente qualcuno mi fa il filo e invece tu sei troppo chiuso per fare nuove amicizie!”
Una fitta nel cuore di Kurt si fece avanti come una fulmine a ciel sereno. Sapeva che Rachel non pensava prima di parlare e che diceva cose a caso senza rendersene conto, ma tutto quello che proferiva veniva registrato nel cervello di Kurt e mai dimenticato.
Ma non glielo faceva mai notare. Perché? Perché era solo stanco. Più che stanco, forse, combattuto. Combattuto tra qualcosa che non aveva mai avuto nella sua vita, l'amore e il suo essere freddo e distaccato con tutti.
“Sì, va bene, vado a prendere una boccata d'aria, okay?”
“Con questa pioggia? Sei impazzito per caso?”
Kurt doveva davvero essere impazzito, perché non usciva mai fuori con la pioggia o il tempo umido, proprio perché non sopportava che i suoi capelli si gonfiassero o dichiarassero di avere il controllo della sua testa senza il suo consenso, ma quella sera voleva uscire da quell'appartamento, andare via da Rachel che sembrava così felice e bere qualcosa di caldo per farsi passare quella malinconia che bussava alla porta del suo cervello urlando: “TOC TOC SONO IO, APRIMI O SFONDO LA PORTA. TANTO SAI CHE PRIMA O POI ENTRERÒ.”
“Non sono impazzito, ho solo voglia di fare una passeggiata, ci vediamo dopo.”

Okay, forse uscire alle 8 di sera nel bel mezzo del diluvio universale non era stata una buona idea, poi col traffico che c'era a New York non sarebbe stata una passeggiatina tranquilla, così Kurt, con le scarpe quasi inzuppate, iniziò ad incamminarsi verso un vialetto ai cui lati c'erano maestosi alberi che però, essendo l'inverno alle porte, erano quasi tutti senza foglie.
Arrivato vicino ad una panchina, si sedette e iniziò a pensare a quanto tempo aveva sprecato a riuscire a farsi accettare dagli altri senza mai avere l'occasione di innamorarsi perdutamente di qualcuno. Aveva passato anni e anni perseguitato dal suo peggiore incubo, Dave Karofsky, un bullo omofobo che non gli ha dato tregua per tutti gli anni del liceo.
Il Glee Club era stata la sua unica ancora di salvezza ed ora che si trovava a NY, forse   poteva davvero uscire dall'ombra, smettere di avere paura e iniziare a conoscere nuova gente.
Certo, alla NYADA si era fatto molti compagni di corso, ma non aveva mai pensato a
loro in “quei termini”, non ne era semplicemente attratto, neanche un poco.

Un forte tuono lo scosse dai suoi pensieri e solo in quel momento Kurt si rese conto di essere seduto su una panchina vicino ad una caffetteria e pasticceria.
Il suo stomaco brontolava, così decise di entrare, prendere una cioccolata calda, e poi tornare a casa. Ma quanta strada aveva fatto? Dannazione, sarebbe dovuto tornare in metropolitana.
La porta della caffetteria fece un suono tintinnante, Kurt entrò e si mise a sedere ad uno dei tavolini vicino ad una piccola finestra che dava sulla strada.
Si guardò intorno, era davvero un bel posto, piccolo ma accogliente, decise che forse quella era la sua caffetteria preferita, tutto dipendeva dal sapore che avrebbe avuto la sua cioccolata, però.
Al suo tavolo arrivò una ragazza sulla ventina, bionda, con una targhetta sulla sua camicetta: Brittany. Questa gli sorrise raggiante.
“Buonasera! Ordinazione?”
“Una cioccolata calda, grazie.”
“Arriva subito!”

La ragazza si allontanò e già dopo due minuti tornò con una grande tazza da cui proveniva l'odore più buono di tutto il pianeta.
“Ecco a te, e ricorda che noi abbiamo la cioccolata più buona del mondo.” Gli strizzò un occhio e si allontanò quasi saltellando.
Kurt si sentì particolarmente felice vedendo quella ragazza che era stata così spontanea e divertente con lui, si portò la tazza alle labbra e assaggiò la cioccolata.
Brittany aveva ragione, quella era la cioccolata più buona del mondo e diamine, quella caffetteria era ufficialmente la sua preferita.
Pensò che avrebbe dovuto fare una statua all'inventore della cioccolata calda, ma smise di pensare a tutte queste cose una volta visto entrare dalla porta del locale un ragazzo quasi bagnato fradicio, con un ombrello nero in mano e dei ricci che sbucavano qua e là da un cappello verde scuro.
Era proprio carino e non riusciva a smettere di fissarlo.
Okay ora dovrei smettere. Basta Kurt, stai esagerando lo sai? Non è che solo perché non vedi un ragazzo così carino da... da... mai, puoi fare così! Oh merda, mi ha guardato? Ovvio che mi ha guardato, lo sto fissando da due minuti. Quelli sono occhi color ambra? Perché oddio sono bellissimi. Okay ora basta.

Kurt finì la sua cioccolata calda e guardò sottecchi il ragazzo con l’ombrello nero e il cappello verde a intervalli, un buon passo avanti, no? Era seduto ad un tavolino più avanti dal suo e sembrava avere molta fame, a giudicare dagli sguardi amorevoli che rivolgeva ai muffin sul bancone e sembrava anche aspettare qualcuno.
La cosa che fece rattristire Kurt fu che quest'altro non gli rivolse più lo sguardo, così nella sua mente iniziarono a farsi spazio i soliti pensieri riguardanti la scuola, lo stress e l'essere single da sempre.
Si alzò ed andò a pagare, Brittany gli fece un gran sorrisone e gli disse “Ti aspetto, okay?”

“Sicuramente, quella cioccolata era un'utopia.”
“Aspetta ma dimmi almeno il tuo nome, unicorno!”
Kurt aggrottò le sopracciglia e sorrise a Brittany.
“Mi chiamo Kurt.”
“A presto, Kurt!” gridò Brittany, Kurt fece per andare velocemente fuori, ma venne fermato da qualcuno che gli stringeva il braccio. Un brivido gli attraversò la schiena e giunse proprio al collo.
“Hai dimenticato questo” fece il ragazzo dai riccioli neri e dagli occhi ambrati, porgendogli lo scontrino del negozio con un sorriso che avrebbe fatto sciogliere un iceberg.
“G-Grazie mille” furono le sole due parole che riuscì a pronunciare davanti al viso del ragazzo che lo stava guardando dritto negli occhi. Che altro avrebbe potuto dire, sennò? Il suo cuore fece una capriola, Kurt si allontanò velocemente fino ad arrivare alla porta e uscire fuori.
Perché si sentiva così? Cos'erano tutte quelle sensazioni allo stomaco e il cuore che batteva all'impazzata? Cancellò subito l'idea “amore a prima vista” perché non era possibile che succedesse proprio a lui. Kurt Hummel che esce dal suo guscio, va in una caffetteria e fissa come un assassino un ragazzo, il quale gli rivolge un sorriso stravolgente.
Okay devo smetterla. Sono davvero patetico. Non sono mica una sedicenne su di giri, no no. Poi neanche lo conosco, pft! Probabilmente è etero, anzi, sicuramente! Perché non dovrebbe esserlo? Con quel fascino, poi.
Il flusso dei pensieri nella sua testa lo aveva talmente distratto che Kurt non si era reso conto che stava ricominciando a piovere.
Dannazione la metro.
Si diresse alla stazione e lesse che la metro sarebbe passata alle 22.25, in quel momento erano le 22.00
Fantastico, mi tocca anche aspettare venti minuti in questo schifo di stazione.
Si mise a sedere su una delle panchine vicino la fermata e cominciò a pensare di nuovo a quel ragazzo con gli occhi ambrati.

*

22 novembre 2014
Sebastian:
Blaine, non posso raggiungerti alla caffetteria, sono impegnato ora... scusami.

Ovvio, quando mai riesci a trovare del tempo per me?
Blaine si era appena seduto al tavolo della caffetteria, aveva letto il messaggio e dalla sua bocca non uscì che un ghigno di disapprovazione.
Doveva smetterla di dare mille possibilità a Sebastian, ormai era da troppo che questa storia andava avanti. Si erano piaciuti alle superiori, ma adesso la situazione stava davvero degenerando. Non si baciavano da quanto? Un mese? Due? Sembrava proprio che Sebastian volesse lasciarlo, ed a lui non poteva che far bene, dato che aspettava quel momento da tanto, troppo tempo. Blaine non ci riusciva, non riusciva proprio a dire alcune parole in fila come “scusa ma non credo ci sia più qualcosa tra noi, è finita.” Non ci riusciva perché aveva paura di ferirlo, o forse di rimanere solo.
Sicuramente più la seconda.
“Ciao! Cosa posso portarti?” gli sorrise una ragazza dai capelli biondi.
“Un caffé macchiato, grazie.”
Blaine riprese il telefono tra le mani, aprì la galleria ed iniziò a guardare le foto che aveva fatto in una gita a Londra con Sebastian, un anno prima.
Iniziò ad eliminare ogni sua foto dal cellulare, premette ad ogni foto il tasto ‘conferma’ e nessun senso di colpa fece capolino nella sua testa. Strano? O forse no, non provava davvero niente nel fare ciò.
Dopo aver finito, si sentì soddisfatto e nello stesso momento arrivò la ragazza con i capelli biondi con il suo caffè.
“Grazie.”
Solo in quel momento alzò gli occhi.
Ad un tavolo davanti a lui c’era il ragazzo più bello che avesse visto: la pelle chiara, gli occhi azzurri ed un sorriso stupendo, solo che stava andando via.
Come un felino, Blaine scattò e decise di andare a pagare anche lui, desideroso di vedere più da vicino quel ragazzo dal viso angelico.
Sentì la cameriera chiamarlo Kurt.
Kurt-Kurt-Kurt, ha un nome stupendo, dio mio.
Lo vide andare via, ma vide anche che gli era caduto lo scontrino della sua ordinazione.
Senza rendersene conto, si ritrovò a fissare gli occhi di quel ragazzo con un sorriso ebete e uno scontrino in mano. In una manciata di secondi, il ragazzo era sparito davanti ai suoi occhi.
Stupido, stupido Blaine. Che diamine ti è saltato in testa? Sembravi uno stalker! Ma davvero? Fissare con quella faccia un ragazzo così... bello.
Decise di non pensare più a quella storia, oggi ne aveva avute abbastanza di delusioni da parte di se stesso, così decide di andare a prendere la metropolitana per tornare a casa.

*

Oh finalmente è arrivata, tutte queste persone stavano iniziando a farmi venire l’orticaria. A questo tipo non hanno mai insegnato che ci si mette la mano sulla bocca quando si starnutisce?
Kurt entrò nella metro quasi piena e trovò posto davanti ad un anziano signore che aveva iniziato a guardarlo male dal primo momento in cui si era seduto.
Kurt provò ad ignorarlo e tirò un sospiro di sollievo non appena vide che il signore scese alla prima fermata.
Si guardò un po’ intorno e non gli sembrò vero: il ragazzo della caffetteria era lì, nella sua stessa metro a poco più di due posti davanti a lui.
Ma si può sapere perché mi perseguita? Oh dio, ha tolto il cappello, ha dei ricci meravigliosi. Per non parlare delle labbra. E degli occhi. BASTA KURT.
Erano rimasti in quindici nella metro. Il ragazzo dagli occhi ambrati aveva lanciato a Kurt parecchi sguardi, e così aveva fatto anche quest’ultimo.
Quello sfidarsi con gli occhi li aveva persino portati a far comparire un sorriso sui loro volti. A Kurt era sembrato di andare a fuoco e invece Blaine non sembrava voler smettere di guardarlo, quasi volesse veder dipingersi sul volto bianco dell’altro, un colore vivace e nuovo.
La magia di quel momento si spezzò quando un suono assordante provenì dalla cabina dove vi era il guidatore.
Le luci si spensero e le persone iniziarono ad agitarsi e guardarsi intorno.
“Che diamine succede?” Quasi urlò un ragazzo di circa trent’anni, visibilmente in preda al panico.
Un attimo dopo, il guidatore uscì e tutti si rivolsero verso di lui con fare speranzoso e con un espressione paragonabile a quella che farebbero tutti ad una visione di Dio.
“Sono davvero spiacente, c’è stato un guasto al motore e sono riuscito per fortuna ad arrivare in tempo ad una fermata. So che non sarà facile per voi arrivare a destinazione, ma dovrete prendere un altro mezzo di trasporto o andare a piedi. Siamo vicino a Central Park, scusate ancora per il disagio.”
Detto questo, le porte si aprirono ed i passeggeri scesero dalla metro.
Kurt poteva sentire dietro di sé le lamentele dei più anziani, a lui semplicemente non importava, era quasi vicino a casa.
Ma dov’era finito il ragazzo moro?
Proprio in quel momento sentì una voce alle sue spalle.
“Scusa, ehy, so che non ci conosciamo e potrei sembrare una specie di stalker oggi, dato che è la seconda volta che ci incontriamo, ma non conosco molto bene questa zona e casa mia sta un bel po’ lontano da qui, quindi mi chiedevo se potessi darmi delle indicazioni su come raggiungere Madison Avenue.”

Kurt aveva smesso di pensare nell’esatto momento in cui quel ragazzo aveva iniziato a parlargli. Stava succedendo davvero? Era stato davvero notato da qualcuno in carne ed ossa e che non fosse il suo gatto Brian.
Era rimasto imbambolato per un bel po’ e decise di dover iniziare a parlare o quel ragazzo sarebbe scappato a gambe levate.
“S-sì” riuscì a balbettare Kurt.
“Davvero? Grandioso!” il sorriso di quel ragazzo era davvero qualcosa di indescrivibile. E la sua voce lo era ancora di più.
“Credo che sia parecchio lont-”
Un lampo fece capolino dietro gli alberi di Central Park ed iniziò a piovere di nuovo.
“Ah dannazione questa pioggia” disse Blaine.
“Senti, casa mia è proprio lì, la vedi? Posso farti stare cinque minuti finché non smette di piovere e darti una cartina, magari, che ne dici?” Kurt non sapeva nemmeno quello che stava dicendo. Da quando era diventato così socievole e aperto con le persone?
“Oh mio dio grazie mille, io sono Blaine comunque.”
Blaine, si chiama Blaine, che nome meraviglioso. Blaine-Blaine-Blaine.
“Io sono Kurt, ma adesso è meglio sbrigarci o rischiamo di prenderci una polmonite, stasera.”


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Salve a tutti! Questa è la mia prima ff, spero davvero che possiate seguirla con passione insieme a me. Ho finito di mettere a posto il mio account, non lo toccavo dal 2012 ;_; Volevo dirvi che questa storia prenderà forma nei prossimi capitoli, per quanto l'inizio possa essere banale, vi prometto che il tutto sarà ben studiato e verranno fuori i sentimenti di quei due cuccioli piano piano. La prossima settimana avrò moltissimo da studiare, ho 4 compiti tutti di fila ._. quindi credo proprio che pubblicherò il prossimo sabato. A meno che non muoia prima a causa della 6x03. (It's too late <-- morte.) Vi ho annoiati abbastanza? Spero di no dai. Grazie a chi leggerà e seguirà questa storia, spero vi piaccia. Un bacione.
  
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