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Autore: Liizzie    15/01/2015    3 recensioni
"Lo guardai negli occhi. «Ti amerò per sempre.»
E gli conficcai il paletto nel petto.
Non fu un colpo preciso come avrei voluto. Lui si dibatteva mentre io affondavo il paletto per arrivare al cuore, impacciata dalla posizione precaria. Poi, all'improvviso, smise di lottare. I suoi occhi mi fissarono colmi di stupore e le sue labbra si schiusero in un sorriso, per quanto amaro e sofferente.
«È quello che avrei dovuto dire io...» boccheggiò.
Furono le sue ultime parole."
Finale alternativo di Promessa di sangue.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dimitri Belikov, Nuovo personaggio, Rose Hathaway
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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я люблю тебя навсегда
 
Titolo scritto in russo che significa “Ti amerò per sempre” citazione del libro.
 L’ho scritto in russo perché il protagonista maschile è della Siberia e 
nel libro viene sempre citato il linguaggio russo.

 
Sentii il senso di vomito che diventava sempre più forte, questo voleva poter dire solo una cosa: Strigoi.
 
Ormai era da più di un anno che non mi capitava di incontrarne uno, da più di un anno che non mi allenavo e da più di un anno che non vedevo Dimitri. Si era trasformato in Strigoi dopo l’ultimo attacco che aveva avuto la St. Vladimir Academy, e poi era scomparso. Avevo provato a cercarlo in Siberia, ma non si voleva far trovare. Uccisi circa otto Strigoi durante il mo viaggio verso il paese natale di Dimitri. La maggior parte di loro lo conoscevano, ma non avevano nessuna intenzione di darmi informazioni riservate. Secondo qualche ricerca che avevo fatto con Sidney avevo capito che Dimitri era diventato un capo clan Strigoi. Il clan a cui apparteneva era uno dei più potenti che ammetteva solo ‘non morti’ forti; sia internamente che esternamente. Per entrare a far parte di questo clan Dimitri a quanto pareva aveva superato una prova ed anche bene, giusto che si era ritrovato ad essere non un normale membro, ma il capo. Egli aveva il potere di decidere dove spostarsi per andare a cacciare e di marcare il territorio in modo tale che Strigoi di altri clan non avessero potuto trovare le loro prede in quei terreni.
Dopo che Dimitri scomparve caddi in profondo stato di depressione. Non mangiavo più molto e rispondevo male ad ogni persona contro la mia volontà. Secondo Adrian era la tenebra proveniente dal corpo di Lissa che veniva attirata nel mio corpo perché ero Baciata dalla tenebra. La regina Tatiana chiamò gli alchimisti ed i Moroi provenienti dalla Romania per trovare una soluzione al mio problema. Essa venne trovata dopo circa sette mesi; era la peggiore soluzione che potessi aspettarmi: allontanarmi da Lissa. Secondo gli alchimisti accentuando la distanza fra me e Lissa l’attrazione della Tenebra sarebbe stata molto più lenta rispetto a quanta ne assorbivo qua in accademia accanto a Lissa. Immagino che voi conosciate bene il mio carattere e che stiate già pensando a come io reagii a quella notizia. “Io sono il guardiano di Lissa e il mio dovere è quello di proteggerla! I Moroi vengono prima di tutto.” La solita frase da Dhampir che crede di poter salvare il mondo. Dopo circa due settimane che continuavo a dibattere con la preside Kirova e con la regina Tatiana, quest’ultime decisero che sarei stata costretta con la compulsione se non avessi deciso da sola.
Un piccolo appunto semmai non sapeste cosa sia.

Com-pul-sió-ne

Compulsione s.f. [dal lat. tardo compulsio –onis, der di compellĕre « costringere, forzare], letter. –
 
  1. Costrizione, l’essere spinto da necessità a fare qualche cosa:  Il termine è usato anche in psichiatria, come sinon. di impulso irresistibile.
  2. Potere di cui sono dotati solo i posseditori dello Spirito (dote che possono possedere i Moroi, molto rara e difficile da controllare, può portare alla pazzia) in grado di costringere una persona a fare ciò che si vuole.
 
Penso che adesso vi sia chiaro il concetto. Avrei preferito continuare a ragionare con la mia testa che essere costretta a fare qualcosa. “Me ne andrò. Me ne andrò dall’Accademia” queste parole mi rimasero impresse nella mente. Programmarono il mio viaggio per il giorno dopo di primo pomeriggio subito dopo il pranzo che avremmo avuto a mensa (dove probabilmente mi avrebbero costretta a mangiare). La mattina ci fu una cerimonia in mio saluto; c’erano tutti: Mia Rinaldi, Christian Ozera, Adrian Ivashkov, Vasilisa Dragomir, che meglio conoscete come Lissa e Mason… Ah no. Mason non c’era. Era morto l’anno prima a causa di una nostra ribellione momentanea in cui decidemmo di andarcene in pieno giorno Moroi (il giorno equivale alla notte e la notte al giorno) a cercare Strigoi. Mason stava uscendo dalla casa in cui ci avevano rinchiusi e morì per salvare me. Ancora dopo un anno non riuscivo a perdonarmelo, ma fortunatamente ho avuto l’occasione di parlare con lui proprio dopo la sua morte. Oddio non pensate che io possa parlare con i morti, perché anche se sono stata Baciata dalla tenebra di sicuro tra le mie capacità, arrivatemi dopo essere stata riportata in vita da Lissa, non c’è quella di parlare con i morti, ma quella di invocare gli spiriti. Se mi concentro riesco a far apparire davanti a me le anime delle persone morte da poco tempo. Fu grazie a Mason che riuscii ad individuare dove si trovava Dimitri dopo essere diventato uno Strigoi. Comunque sia, al momento del saluto con Lissa la preside, che l’accompagnava, mi porse molti gioielli d’argento.
Gioielli magici.
Davanti agli occhi potevano apparirci come normali collane, bracciali o anelli, ma dentro di essi c’erano concentrati delle porzioni di Spirito che mi permettevano di controllare la mia tenebra e di farmi ritornare in forma come ero prima che Dimitri se ne fosse andato e il mio umore avesse scombussolato la mia  vita facendo recare la tenebra di Lissia nella mia Aura. Ad alcuni di questi gioielli si poteva pure far assorbire una parte di Spirito che permetteva di farci apparire davanti agli occhi delle persone che decideva la nostra mente con un aspetto scelto dalla creatrice del gioiello. Lissa me ne diede dieci: uno da mettermi appena arrivata e gli altri come scorta. In fondo il potere dei gioielli non durava all’infinito, secondo lissa ognuno di essi poteva durare quattro o cinque mesi. I guardiani mi scortarono dall’America all’Italia. Attraverso la magia avevano intenzione di farmi apparire come la figlia di qualche essere umano. La Kirova si era già procurata la famiglia, la scuola e anche tutte le mie carte personali. La famiglia in cui mi misero stava per perdere una ragazzina di quindici anni malata di cancro. Il guardiano Kennedy che quel pomeriggio (secondo l’orario umano) mi accompagnò a destinazione possedeva dei poteri unici che nessun Moroi e pochi Dhampir erano in grado di avere: il controllo del tempo. Kennedy fermò il tempo non appena parcheggiammo davanti all’ospedale (solo un moroi, i guardiani io e lui eravamo in grado di muoverci), della città in cui avrei vissuto se non tutta, gran parte della mia vita, dove era tenuta in un lettino la ragazzina che avrei dovuto sostituire non appena sarebbe morta. Il suo corpicino era così debole ed aveva la faccia pallidissima. La morte si stava velocemente portando via tutta la vita che le rimaneva.
Un Moroi che ci aveva accompagnato eccezionalmente decise di interrompere la sua vita, vedendo la sua Aura molto debole, staccandole le flebo della Kemio Terapia e dei fili che la facevano respirare. Mi inserii l’anello che mi avrebbe fatto prendere il suo aspetto e mi infilai nel letto. I guardiani mi diedero le ultime indicazioni per mostrarmi come dovevo comportarmi davanti ai medici e poi scomparvero dalla stanza spoglia, ridando al tempo la forza di andare avanti. Per i genitori di quella ragazza fu un miracolo pensarla di riaverla sveglia, dato che ormai avevano praticamente perso le speranze. Si chiamavano Charlie e Mary e la bambina Elizabeth. Dopo una settimana di controlli i medici senza una spiegazione all’improvviso passare della malattia, mi lasciarono andare a quale che sarebbe dovuta essere la mia casa, e circa due mesi dopo incominciai la scuola umana, certo abituarsi all’ora umana fu un po’ difficile, ma con il tempo ci presi l’abitudine.
 
In quel momento mi trovavo in classe, con un senso di vomito che aumentava sempre più rapidamente. Riuscivo a riconoscere quello che veniva per un’influenza a quello che veniva per la vicinanza degli Strigoi. Non sapevo cosa fare se non togliermi l’anello e combattere.
«Fermi tutti!» Urlai. Il silenzio incombeva nell’aula e il mio senso di vomito aumentava a dismisura. Un calcio dato alla porta fece sobbalzare tutti. Dei mocassini uscivano dall’uscio della porta. Con un salto la creatura varcò la soglia della porta. Il problema? Non era uno strigoi qualunque, era lo Strigoi, Dimitri.
«Rose, lo so che sei qui avverto la tua presenza.» La giacca nera di pelle gli arrivava fino alle ginocchia. Era così simile al mio Dimitri, ma no, non era lui. Questo essere davanti a me era un mostro. Incrociò i miei occhi.
 «Rosemarie Hathaway.» ammiccò divertito con un sorriso sbilenco. «Sei veramente convinta di potermi…ingannare?» continuò.
Deglutii. Cercai di togliermi l’anello che mi aveva creato Lissa per tornare nella mia forma naturale, con un paletto nell’apposito spazio. Vederlo mi faceva così male. Il mio Dimitri vorrebbe essere ucciso, non vorrebbe vivere, quindi lo devo fare, ci devo riuscire, per lui. Peccato che per le miriadi di emozioni che mi si erano poste davanti avevo cominciato a sudare e l’anello era bloccato nel mio anulare.
Mi alzai dalla sedia scaraventando il mio banco contro di lui e mettendomi in posizione.
«Sei bellissima quando combatti.» Non era lui. Non era il mio Dimitri, ma era così simile. La sua voce fredda usciva priva di sentimenti, ma calma. Continuai ad indietreggiare finendo per sbattere contro il muro. I ragazzi intorno a me guardavano la scena più sconvolti che impauriti ed in silenzio. Non potevo lasciare che gli succedesse qualcosa o peggio, che morissero.
Dimitri era ad un centimetro da me.
Posizionò le mani ai lati della mia testa contro il muro riuscendomi a tenere ferma. Con la mano destra provavo disperatamente a togliermi l’anello nella sinistra. La sua bocca era così pericolosamente vicina alla mia e sentivo il suo fiato sul mio collo.
Mormoro cercando di perdere tempo «So che non riuscirai ad uccidermi.»
«Certo che no. Perché dovrei fare qualcosa senza motivo?»
«Che cosa vuoi da me? Sono stata in Siberia a cercarti per molto tempo e tu non ti sei fatto vedere.»
«Bene, bene» mi disse. «Sono venuto a dirti che il processo potrebbe essere anticipato e obbligatorio. Se tu non vuoi trasformarti in Strigoi, ti trasformerò io contro la tua volontà.» Processo. E così era venuto per trasformarmi in un morto non morto come lui.
Mai.
Ridacchiò continuando «Ma prima ho intenzione di risentire per l’ultima volta le tue labbra calde contro le mie.»
Le sue labbra arrivarono appena a sfiorarmi, finalmente riuscii a sfilarmi l’anello dall’anulare. Sapevo che una volta che fossero state sulle mie con mi sarei riuscita più a controllare. Un anello di luce divampò attorno a me, mentre il mio corpo ed i miei vestiti ritornarono quelli da combattimento, accecando per poco tempo gli occhi di Dimitri. Quel bagliore mi fece ritornare in mente il giorno in cui abbagliai gli occhi di Natalie, la figlia di Victor, legittimo nemico di Lissa che voleva rubarle la vita. Natalie anche se stupida era una mia amica e vederla Strigoi mi aveva scombussolato abbastanza. Scacciai il ricordo ricordandomi che avevo ancora uno Strigoi a pochi centimetri da me.
«Ti sbagli Dimitri, questo non accadrà mai.»
Estrassi il paletto dalla tasca posteriore dei miei pantaloni neri. Avevo il suo petto a pochi centimetri da me, ma non ci riuscivo. Non riuscivo a togliergli quel poco di vita che aveva e istintivamente una risata amara uscì dalla sua bocca. Avevo perso un’occasione, ma soprattutto non avevo seguito l’unica regola che mi aveva sempre ripetuto Dimitri, la più importante: non fermarti e non lasciarti fermare, mai.
Continuammo per altri trenta minuti con l’applicazione delle arti marziali. I muscoli mi dolevano perché non mi allenavo da troppo tempo, ma fortunatamente ricordavo le mosse. Sentimmo entrambi l’entrata di un professore davanti alla porta fermandoci. «Rose, Dimitri» l’uomo si tolse una collanina argentata che portava al collo trasformandosi in un Dhampir. Ethan. Era uno dei miei amici alla Vampire Academy, era scomparso poco prima che io partissi.
«Ethan… e così è qua che ti sei nascosto?» gli domandai. Il Dhampir davanti a me accennò con la testa una risposta positiva e in pochi secondi estrasse il paletto. Con uno sguardo d’intesa cominciammo a girare intorno a Dimitri che non sapeva chi attaccare per primo, il nostro piano stava funzionando. Senza che se ne rese conto gli saltai addosso piantandolo per terra. Quel momento sembrò infinito, Ethan che gli teneva le mani ed io che gli infilzavo il paletto d’argento nel cuore. I suoi occhi si spensero e il suo sorriso sbilenco scomparve lentamente.

 
Lo guardai negli occhi. «Ti amerò per sempre.»
E gli conficcai il paletto nel petto.
Non fu un colpo preciso come avrei voluto. Lui si dibatteva mentre io affondavo il paletto per arrivare al cuore, impacciata dalla posizione precaria. Poi, all'improvviso, smise di lottare. I suoi occhi mi fissarono colmi di stupore e le sue labbra si schiusero in un sorriso, per quanto amaro e sofferente.
«È quello che avrei dovuto dire io...» boccheggiò.
Furono le sue ultime parole.
 
 
 
 ~Lizzie's notes~
Hey bellissime! proprio tre giorni fa ho finito l'ultimo libro di questa bellissima serie ed ho pensato di scriverne una fan fiction. Prima ho deciso di iniziare da una One Shot. Non volevo far dormire Dimitri, ma alla fine mi sono inspirata alla citazione del libro, l'ultima che ho riportato. Alla prossima:)
 
  
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