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Autore: solarial    21/11/2008    11 recensioni
Si sentiva nuda di fronte a quegli occhi che avevano quello strano potere su di lei, perché riuscivano a farla vacillare, a spezzarla senza alcuna pietà, a risucchiarla, senza che potesse impedirlo, dietro quel vortice candido che nulla aveva a che fare con il paradiso, perché era tanta la pena da trovarsi dritta all'inferno.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neji Hyuuga, Tenten
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-I personaggi di Naruto non mi appartengono ma sono di proprietà esclusiva di Masashi Kishimoto. Se fossero di mia proprietà probabilmente la storia si svolgerebbe diversamente, avremo Itachi ancora vivo, ed io con un anello al dito e l'aggiunta di un nuovo cognome *ride*

Questa storia si è classificata 15° su 43 fanfiction al contest "Leggende dal passato" , indetto da Red Diablo e SuperKiki. Per i giudizi e tutto seguire Qui


A Rinoa81 e ragazza_innamorata,
perché se ho scritto,
se sono andata avanti,
se ho messo la parola fine,
lo devo a voi
che mi avete sostenuto,
incoraggiato
e spronato.
A Revan,
per la dolcezza e la pazienza
che dimostrato nei miei confronti

Grazie di tutto
(L)

Prima di lasciarvi alla lettura vi volevo invitare, in seguito, a leggere la versione scritta da ragazza_innamorata che tratta l'asta dal punto di vista della NaruSaku, e la versione scritta da Rinoa81 , che tratta dell'asta dal punto di vista della ShikaIno.

L'asta

Dire che era furiosa era veramente poco. Stentava ancora a crederci: era semplicemente inammissibile, impossibile, inaccettabile! Si chiese il perché dovesse farlo! Se solo non fosse stato un ordine diretto della Godaime...
Ma di una cosa era certa, se un tempo aveva provato ammirazione per quella donna che era sempre stata un modello da seguire, ora se avesse potuto, l'avrebbe strangolata. Perché Tsunade aveva decisamente esagerato, questa volta.
Che diavolo le era passato per la mente, tanto da arrivare a una soluzione così drastica? Insomma, doveva essere ubriaca, non c'erano altre spiegazioni!
Che alzasse il gomito lo sapeva, ma non avrebbe mai pensato che la Quinta Hokage potesse arrivare a tanto.
Rabbrividì al solo pensiero di quello che da lì a poco le sarebbe successo.
Certo, doveva dire che una parte di lei era pure rincuorata dal fatto che non sarebbe stata la sola a farne le spese, visto come la stessa identica sorte era capitata alle altre Kunoichi, ma non era abbastanza.
Per un momento sorrise ripensando alle facce di Sakura, Ino e Hinata. Quest'ultima era addirittura svenuta, ma questa volta aveva avuto un motivo più che valido per farlo. Beh, se non fosse stato per il carattere orgoglioso che aveva sempre avuto, l'avrebbe seguita a ruota... non era di certo normale essere vendute per un'asta!
Sì, perché erano diventate, senza che lo sapessero e, sopratutto, senza che fossero state avvisate, premio in palio per un'asta.
Ridicolo! Per cosa poi? Raccogliere fondi che sarebbero stati devoluti per la costruzione di un “Night Club”.
- Che assurdità! - Disse allargando le braccia.
C'era da considerare che avevano fatto le cose in grande, dato che loro, povere vittime, non avrebbero saputo fino alla sera stabilita chi le avrebbe “comprate”.
E, se la cosa positiva di tutto quello era che almeno sarebbero state con gli “acquirenti” solo per un paio d'ore, quella negativa era che dovevano tener loro compagnia e cercare di soddisfarli in ogni loro richiesta. Su questo punto c'era stata persino una discussione accesa, tanto che Sakura aveva distrutto la scrivania dell'Hokage, spaventando Shizune, ma Tsunade aveva promesso che nessuno avrebbe avanzato strane proposte perché “tutelate” da una specie di contratto che attestava la loro protezione.
Insomma, non si potevano tirare indietro. Dovevano prenderla come una missione, queste erano state le parole della Godaime.
Oltre il danno pure la beffa.

Tenten si sentiva tremendamente a disagio: non era di certo abituata a girare conciata come se fosse una bambola di porcellana! Ed era tutta colpa della Yamanaka se si trovava vestita in quel modo.
Aveva cercato in tutti i modi di ribellarsi, di fuggire, di usare la forza anche, ma non c'era stato verso.
- Dannazione a te, Ino, e alla tua Shintenshin no jutsu*! - Aveva sbottato sbattendo il piede calzato da eleganti scarpe con il tacco sul pavimento. Immediatamente una smorfia di dolore le aveva attraversato il viso, finemente truccato, non appena si era accorta del gesto. Per fortuna era riuscita a limitare la perdita d’equilibrio appoggiandosi alla parete.
- Al diavolo la femminilità! - Con scatto fulmineo si era sfilata la prima scarpa - Va bene essere truccate, va bene indossare un abitino, seppur mi sembra un po' troppo corto, va bene i capelli sciolti, anche se li odio così, ma i tacchi sono assolutamente troppo! Questi strumenti di tortura femminile non sono assolutissimamente adatti ad una come me! -

Sospirò di sollievo quando, libera dai tacchi, prese a massaggiarsi i piedi. Non avrebbe mai capito il perché le donne, pur di essere belle, dovessero per forza soffrire.
Ino diceva sempre che faceva parte del loro DNA, ma chissà perché nel suo non compariva.
Istintivamente prese uno paio di Shuriken, furbamente nascosti sotto al vestito e tenuti dal porta armi ancorato alla coscia destra, facendoli girare tra le dita. Sorrise. Va bene essere donna ma di certo non avrebbe rinunciato ai suoi fedeli gioiellini. Chissà che faccia avrebbe fatto Ino se avesse saputo.

Però era curiosa. Si chiese chi avesse mai potuto spendere dei soldi per lei. Certo, più che per lei erano stati devoluti per il Night Club, ma la persona che aveva messo i suoi risparmi aveva scelto tra tutte proprio lei.
Questa cosa l'aveva seriamente sbalordita, non si era mai definita una ragazza attraente. Certo, era carina, ma non aveva mai civettato con qualcuno o mostrato la sua femminilità come arma... salvo in rare missioni, oltretutto perché costretta, e non era del tutto convinta di esserne capace.
Però doveva ammettere che le faceva piacere sapere che ci fosse qualcuno disposto a volere la sua compagnia.

Il sorrisetto che le era spuntato poco prima, all'improvviso era sparito lasciando che il viso si rabbuiasse. E se invece fosse stata scelta perché la persona era stata mossa da pena? Se avesse preteso la sua compagnia perché non poteva farne altrimenti? Magari era stata l'ultima scelta e quindi si era sentito costretto a richiederla.
Di certo Ino aveva riscosso molto successo ed anche Sakura e Hinata...
Presa da un raptus di rabbia lanciò gli Shuriken.
Di solito non usava le armi come mezzo per sfogare la propria rabbia e frustrazione, anche perché preferiva "sfruttare" Rock Lee come anti-stress, ma dato che l'amico non era al momento presente, per una volta l'avrebbe fatto, ne aveva un bisogno disperato!
Non avrebbe mai sopportato il fatto di essere stata scelta solo perché qualcuno era stato mosso da compassione. Sarebbe stato troppo umiliante!

- Avresti potuto ferire qualcuno, sai? -
Colta di sorpresa, si era voltata di scatto. Sgranò gli occhi castani, stupiti ed increduli, quando si accorse a chi apparteneva quella voce; non che non lo sapesse, erano anni che la conosceva ed aveva imparato a cogliere ogni singola sfumatura di essa, soltanto, si era sorpresa di vederlo lì.
In tutto il suo splendore, appoggiato alla parete, faceva sfoggia di sé la figura di Neji Hyuuga, vestito elegantemente, con le braccia incrociate, gli occhi chiusi e le labbra sollevate in un sorriso ironico.
Un momento, ora che ci pensava, che diavolo ci faceva lui lì? Quando era entrato? Non aveva captato la sua presenza; beh, non ne era molto stupita dato che lo Shinobi era conosciuto per quella sua andatura silenziosa ed elegante che aveva lei stessa più volte invidiato.

Neji, come se avesse colto le sue riflessioni, aprì gli occhi puntandoli dritti sulla figura di TenTen che si sentì pervadere da un brivido.
Il cuore della ragazza prese a battere forte, era come se si sentisse spogliata di ogni sua veste, di ogni sua certezza, di ogni sua volontà. Si sentiva nuda di fronte a quegli occhi che avevano quello strano potere su di lei, perché riuscivano a farla vacillare, a spezzarla senza alcuna pietà, a risucchiarla, senza che potesse impedirlo, dietro quel vortice candido che nulla aveva a che fare con il paradiso, perché era tanta la pena da trovarsi dritta all'inferno. E non era una Kunoichi, non era una maestra d'armi, di fronte a quelle iridi non era altro che una donna, umana, debole e fragile, piegata al loro volere, pronta a qualunque cosa pur di annegarvi dentro.

- Ti vedo sorpresa. - La sua non era un’esclamazione, piuttosto una constatazione, perché Neji conosceva TenTen meglio di chiunque altro e probabilmente persino di se stessa.
La vide arrossire e questo lo fece quasi sorridere, doveva ammettere che era adorabile vederla così indifesa. La preferiva determinata e minacciosa, perché era capace di tirare fuori quella grinta incredibile che riusciva a trasmettere inconsapevolmente; eppure, anche quando si lasciava pervadere dalle emozioni, non era affatto male.
Era in momenti come quello che TenTen sfoggiava quella parte di sé che solitamente teneva celata, probabilmente perché aveva paura di mostrarla e di non essere capace di controllarla. Per quanto rappresentassero i due lati della stessa medaglia, per quanto fossero diversi, su questo erano molto simili, poiché entrambi cercavano di non esporsi agli altri in un modo che avrebbe potuto rivelarsi un'arma a doppio taglio. Allora si trovavano a dover fingere, ad essere forzati a dover interpretare la loro parte, complici della stessa maschera: lei, impersonificandosi con la sua allegria; lui, nascondendosi dietro la sua apparente freddezza.
- Non dovresti essere sorpresa, non è da te... - Disse cominciando ad avvicinarsi lentamente, braccia incrociate e sguardo fisso in quegli occhi caldi che brillavano di stupore e confusione.
Sembrava non avere alcuna fretta nei movimenti e TenTen poteva sentire la lentezza di quei passi, lenti e misurati, che con ossessione, sembravano rimbombarle nelle orecchie. Inconsciamente, mise le mani sul petto, stringendolo, come se questo gesto potesse porre una barriera, un muro di protezione, tra sé e Neji.

Era alto, la sovrastava decisamente in altezza di alcuni centimetri e TenTen si era sempre sentita così piccola - protetta - accanto a quella figura, così bella, elegante e pronunciata che mostrava a tutti il suo orgoglio, il suo vigore e la sua forza.
Lui allungò una mano verso i suoi capelli, sfiorando con la punta delle dita una delle sue lunghe ciocche, senza toccarla, ma seguendo comunque il suo corso in un movimento lento che le solleticò le guance.
- Perché sei qui? -
- Ti facevo più astuta TenTen. - Rispose Neji continuandola a fissare con quello sguardo che la metteva in soggezione. Sollevò le labbra ironicamente non appena vide gli occhi della sua compagna allargarsi. Aveva capito, era lui la persona che stava aspettando.

Era vero, lui aveva richiesto la sua presenza, ma c'era un motivo per cui l'avesse fatto e di certo non coincideva con il “Night Club”, quella era stata davvero una fortunata coincidenza.
Era arrivato il momento di cambiare, di uscire allo scoperto, di dire basta con il passato e con tutte quelle convinzioni sulle quali aveva retto la sua esistenza. Non era più un bambino, ora era un uomo e, in quanto tale, non aveva più bisogno di celarsi dietro le apparenze astratte, dietro l'idea di reprimere i suoi sentimenti e se stesso, in nome di una famiglia alla quale sentiva di non appartenere.
L'aveva capito da tempo ormai, il nome, il casato, non facevano altro che rendere l'uomo schiavo dei pregiudizi, al servizio di un prestigio che si reggeva sul filo di un rasoio, pronto a spezzarsi e crollare miseramente perché non si aggrappa su basi solide e forti, ma su ideali di menzogne che piegano l'animo stesso dell'essere umano.
Lui aveva cercato di sfuggire, di piegarsi ed essere piegato dalla falsa innocenza di quel nome, celandosi dietro la gloria, l'orgoglio e il vanto di quel casato. Aveva lottato con le unghia e con i denti per continuare ad essere cieco e sordo dinnanzi alla propria interiorità, a quella voce che continuava, imperterrita, giorno dopo giorno, ad urlargli di spezzare quelle catene, di uscire allo scoperto, e non c'era stato verso. Per quanto ci avesse provato, si era dovuto arrendere: non era ancora pronto a rinunciare a quello che per lui valeva davvero. Non era pronto a rinunciare alla persona che aveva davanti solo perché appartenevano a due ceti diversi.
- Non voglio più rinunciare a niente. - Le sussurrò appoggiando due dita sulla carne tenera di quelle labbra carnose, tracciandone il contorno, sentendo sulla pelle il respiro caldo di TenTen e la presenza del suo corpo, per anni tacita tentazione, mentre l'altra mano si adagiava su quella della ragazza intrecciando le dita lentamente.
- TenTen... - le aveva sussurrato a pochi centimetri da quelle labbra. Lei si era limitata a fissarlo, tremante, ubriacata dal suo profumo, piegata da quello stesso desiderio che poteva leggere negli occhi di Neji - Perdonami... -

Chiuse gli occhi, non perché spaventata da se stessa o dalla reazione del suo corpo così vicino al proprio, ma perché consapevole di quanto costasse a Neji lo sforzo di rivelare quello che provava per lei, di scusarsi.
C'era riuscito finalmente, ad aprirsi, a gettare via quella condizione che per anni l'aveva distrutta, come donna, come compagna, come colei che aveva dovuto mentire a se stessa, costretta a indossare la maschera di solarità come autodifesa da quei sentimenti che non era riuscita a soffocare, né a cancellare, ma che negli anni si erano solo rafforzati, diventato un tutt'uno con se stessa.

Lacrime di sollievo cominciarono a scivolare via dagli occhi chiusi, e non si vergognava, non lo avrebbe fatto, a mostrarsi così dinnanzi all'unico uomo per il quale provava qualcosa di forte, perché ora era davvero libera, finalmente, di essere se stessa.
Dentro tremava di felicità, sentendo il peso di quell'amore a senso unico scivolare via, di quella maschera frantumarsi in mille pezzi lasciandola sola di fronte ai sentimenti di Neji, limpidi e ricambiati.
Arrossì quando sentì le labbra di Neji sotto le sue palpebre raccogliere una dopo l'altra quelle gocce, ognuna delle quale rappresentava il dolore, la sofferenza, l'amarezza che aveva covato in tutti quegli anni.
Quando aprì gli occhi, poté benissimo vedere il riflesso delle sue stesse lacrime dentro il luccichio degli occhi di Neji che l'accarezzavano con lo sguardo, implorando anch'essi il perdono.
Lentamente, allungò le braccia, sollevandosi sulla punta dei piedi, allacciandole dietro il collo di Neji, stringendosi con foga a quel corpo, invitante e caldo, dal quale non avrebbe mai voluto staccarsi, perché si sentiva bene, si sentiva parte stessa di quelle linee che aveva imparato ad amare sin da quando l'aveva visto la prima volta.
Quando Neji aveva posato le sue labbra su quelle di TenTen, tutto si era improvvisamente fermato; niente rimorsi, niente paure, niente di niente. Solo loro, non appartenenti a due mondi diversi, non uno Hyuuga e una ragazza comune, non compagni di Team: solo Neji e TenTen, uniti dalle radici di un sentimento che era sbocciato nel più bello dei fiori.
E se dapprima quel bacio era stato un timido toccarsi, quasi a volersi scoprire pian piano, dolcemente, senza alcuna fretta nel voler assaporare ogni singolo momento di quell'istante, troppo atteso da entrambi, successivamente, si erano lasciati andare, abbandonati alla passione lacerante, a quel desiderio, a quella brama prorompente che li stava schiacciando, senza che riuscissero a fermarsi.
Tra quelle braccia si era smarrita, tra quelle labbra si era intossicata, perché erano come l'alcool, invitanti, e lei era completamente dipendente, da quel sapore che le inondava la gola, da quell'odore che le faceva girare la testa, da quell'adrenalina che scorreva veloce nelle vene che pulsavano rendendola ubriaca della presenza di Neji.

Quando si erano separati, Neji aveva stretto la vita di TenTen con quell'esigenza, quella forza che le aveva mozzato il fiato, ma lei non si era lamentata, né si sarebbe allontanata, perché quel dolore non era spiacevole, la rendeva viva, consapevole del fatto che non stesse sognando. Era arrivato il momento di recuperare il tempo perso.
Aveva giurato sin da quando aveva posato i suoi occhi su di lui che l'avrebbe sostenuto per sempre, e se prima l'aveva fatto guardandolo da lontano, amandolo in silenzio, ora lo avrebbe fatto camminandogli accanto, fianco a fianco. Erano liberi, erano se stessi.

- Ed ora che si fa, Neji? - Aveva domandato lei non appena aveva sentito le campane risuonare: il tempo a loro disposizione era finito, l'asta si era conclusa e loro si sarebbero dovuti separare.
Il cuore cominciò a battere dalla paura, mentre il sangue pompava nelle vene senza sosta, fluendo velocemente. E se tutto fosse finito? E se il giorno dopo fossero tornati come prima?
Lui la fissò per un momento che le parve interminabile, poi le sorrise, seppur impacciato, perché quella non era un'espressione ironica, non stava sorridendo come quando era sicuro di aver vinto un combattimento o una sfida, per la prima volta le aveva rivolto un sorriso vero, sincero, che le sciolse l'ansia quasi per magia.
- Si comincia da noi.** - Le aveva sussurrato prima di baciarle la fronte, per poi cominciare ad allontanarsi mentre le mani, ancora giunte, si separavano lentamente, lasciando che le dita si sfiorassero per l'ultima volta. Neji si era chiuso la porta alle spalle, mentre TenTen era scivolata sul pavimento, incapace di reggersi ancora, felice.

Dopotutto quell'asta non si era rivelata poi così male.

Quello che TenTen non avrebbe mai saputo, era che Neji era stato spinto a partecipare a quell'asta dal sentimento di gelosia: non avrebbe mai permesso che qualcuno si avvicinasse alla sua donna, perché TenTen era solo sua ed il solo pensare a qualcuno nelle sue vicinanze lo faceva ribollire di rabbia. Aveva dovuto mettere da parte la vergogna nell'andare dalla Godaime, pagare la somma in denaro e chiedere TenTen come “premio”. Aveva dovuto reprimere l'istinto omicida verso Lee e il suo Sensei che, non appena avevano saputo di ciò, informati da Shizune, si erano messi a ballare la danza della giovinezza urlando la loro felicità al mondo, ma dopotutto, ne era valsa la pena.


Fine



Si ringraziano di cuore Kit05 per avermi betata.

Note:

*) Shintenshin no jutsu: E' la tecnica del capovolgimento spirituale. Ino ha usato la sua tecnica in modo da “entrare” (che frase equivoca *fischietta*) in TenTen e quindi provvedere al lato estetico della Kunoichi controllandola personalmente XD

**)Se qualcuno si sta chiedendo il perché Neji invece di andarsene sia rimasto dicendo a TenTen “Si comincia da noi” è voluto, questo perché all'inizio avevo pensato di farla finire in sospeso e quindi con Neji che se ne andava lasciandola da sola, ma man mano che scrivevo e man mano che la trama prendeva forma mi son resa conto che non poteva andare così. Prendetevela con i personaggi >.>
Neji, nella mia fic, si è esposto troppo, perché ha deciso di cambiare, di dire basta con il suo passato e con tutte quelle convinzioni sulla quale reggeva la sua vita, di gettare la maschera e liberare se stesso e TenTen da quella vita opprimente, e quindi non poteva andarsene, perché avrebbe significato un “torniamo indietro” e sarebbe stata una contraddizione con tutto quello che ho invece scritto. Toh, un regalo per tutte le NejiTen fan che sperano in qualcosa di simile :P

Se qualcuno se lo sta chiedendo, no... non sono pazza e non siete visionari! Sono davvero io e quella che avete appena letto è proprio una NejiTen di mio pugno XD
Confessatelo, quanto vi ho stupito? *superiore*
Perché ho scritto una NejiTen? Diciamo che era da un po' che mi frullava l'idea di scrivere su una ship diversa rispetto a quella di partenza. Sì sa che io sono una liberale da questo punto di vista, e cioè anche se tifo per A non è detto che non possa scrivere di B, ed eccoci qui!
E' vero, sono una WE, ma la tentazione di autosfidarmi con una NejiTen è stata fortissima, e devo dire che mi sono anche divertita a scrivere, tanto che dicevo a Rinoa che come coppia tutto sommato non è male e che magari potrei cominciare a considerami una “grigia”... no scherzo, la NejiHinata sarà sempre ad un gradino più alto per quello che mi dà, ma questo non vuol dire non mi piace la NejiTen, altrimenti non l'avrei mai scritta :P

Chissà se ne scriverò ancora u_u vi lascio con il dubbio!

Ja Ne
Solarial

   
 
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