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Autore: Pabitel    16/01/2015    5 recensioni
Un piccolo diario. Vecchie foto e ricordi lontani.
Una vita mai vissuta.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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James si svegliò di colpo da solo nel letto, sudato e spaventato. Consapevole che non sarebbe riuscito a riaddormentarsi dopo il solito incubo confuso e tormentato, si alzò a fatica dalle lenzuola attaccaticce e uscì sul balcone. La brezza notturna gli rinfrescò la pelle, smuovendogli i pantaloni di lino mentre i rumori del traffico notturno gli arrivavano attutiti.
I brividi gli attraversarono la schiena dopo alcuni minuti, così rientrò e si sedette alla vecchia scrivania, prese una sigaretta e fumò lentamente al buio cercando di calmarsi.
Quello stesso incubo lo assaliva in piena notte da settimane, da quando aveva fatto l’incidente, eppure non riusciva a capirne il motivo.
Guardò di sfuggita l’orologio per rendersi conto che mancava ancora molto all’alba, lunghe ore di agonia. Accese la vecchia lampada e fissò il libricino marrone che aveva davanti a sé. Lesse per l’ennesima volta il titolo, inciso a caratteri dorati: “Memories"
Sfogliò distrattamente le pagine, ignorando le scritte che ormai conosceva, per fermarsi all’ultima, dove scorse nuovamente la vecchia foto sgualcita.
Ritraeva una ragazza, la stessa che popolava i suoi sogni da settimane. Nonostante i ricordi del sogno rimanessero sempre confusi, il suo volto rimaneva impresso, seppur vago, nella sua memoria.
Gli occhi verdi splendevano come un faro nella notte, il viso chiaro era coperto di lentiggini, numerose e sparse come le stelle nel cielo; il vento agitava i suoi capelli rossi mentre gli sorrideva.
Si sentiva legato a quella donna, come se si appartenessero l’un l’altra, ma James non sapeva chi fosse; in realtà non era nemmeno sicuro di sapere chi fosse lui. Dal giorno dell’incidente viveva una lotta continua tra chi gli dicevano di essere e chi credeva di essere veramente.
Il momento peggiore era la notte, quando i ricordi lo assalivano violenti e lui non riusciva a bloccarli. Il rumore della carrozzeria che si accartocciava, le urla della donna che guidava e l’urto violento che aveva provato lo perseguitavano ancora. Era bastato che l’autista del taxi si distraesse un attimo ed erano volati giù dal ponte. James era rimasto in coma per una settimana, al suo risveglio aveva trovato sul comodino il vecchio libricino sgualcito con i suoi documenti e le chiavi di casa.
Mai come quella notte, però, aveva sentito più estranea la sua casa, come se non avesse mai vissuto lì, eppure la targhetta sulla porta, la vecchia vicina che lo riconosceva, l’indirizzo contrassegnato sulle bollette, tutto, gli faceva pensare il contrario.
Tornò a fissare la foto che stringeva tra le mani. Sapeva che quel libro aveva un significato importante ma, per quanto l’avesse studiato a lungo, non gli diceva niente.
Le poche righe scritte su quelle pagine di diario sembravano appartenere ad un’altra vita, ad un’altra persona; non riusciva a credere come fossero sue le storie raccontate se non ricordava nulla.
James era tormentato da quella donna, non ne serbava alcun ricordo e, ammesso che la conoscesse, non ricordava nemmeno la sua voce, il suono della sua risata, il suo nome. Nulla.
Guardò un’ultima volta quell’oggetto che gli dava tanta pena e, affranto, spense la luce per rimanere di nuovo al buio. Gli sembrava assurdo che un semplice libro potesse causargli tutte quelle sensazioni, ma non erano quelle pagine a tormentarlo in realtà: era solo il terribile presentimento di non riuscire a ricordare mai chi avesse vergato quelle parole, a lui sconosciute ma al tempo stesso familiari.
Sospirò e, deluso e stanco, si alzò dalla sedia scricchiolante e si diresse in bagno. Osservò i suoi occhi marroni cerchiati da profonde occhiaie e il taglio sulla guancia che stentava a rimarginarsi.
Si guardò a lungo poi, avvicinandosi al suo riflesso, borbottò: “Vecchio” sebbene avesse solo ventiquattro anni. Non era stato l’incidente a ridurlo così, ma le sue conseguenze. Si riavvicinò alla scrivania e prese il libro tra le mani. “Dovrei odiarti perché mi torturi, ma sei l’unica cosa che mi rimane della mia vita. Io, però, non posso vivere nel passato” parlò al libro, come se fosse normale farlo. Lo guardò un’ultima volta e poi lo mise nel cassetto della scrivania.
Si trascinò a fatica verso il letto e si abbandonò tra le lenzuola. Stese un braccio al suo fianco e sentì il materasso, fresco, intatto. Quel tocco gli trasmise una sensazione improvvisa, sconosciuta.
Senza capirne il motivo, sentiva un vuoto accanto a sé, come se dovesse esserci qualcuno al suo fianco. Ma non c’era nessuno. James era completamente solo, nella sua stanza, nella sua casa, nella sua città, nel mondo.
 






 
   
 
 


 
  
L’incidente stradale tolse la vita all’autista del taxi e all’altro passeggero presente nella vettura: la ragazza dagli occhi verdi, Sophie.
L’urto provocò un forte trauma ai danni di James che perse per sempre parte della sua memoria.
Si dice che con il tempo i ricordi lentamente svaniscono, ma sono le cose più durature. I ricordi di James svanirono in un istante, negandogli di vivere la loro vita, una vita per due.


 
Memories: Ricordi. (Inglese)



Angolo autrice:
Sì, in questi giorni sto navigando nelle cartelle oscure del mio pc e sì, sto ripescando tutti i vecchi testi. Anche questo è stato scritto molto tempo fa per un concorso. Spero vi piaccia.
Grazie a chi recensirà e apprezzerà questa piccola storia.
Se volete contattarmi potete trovarmi qui: facebook twitter e ask :)
 
Pabitel ♥
   
 
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