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Autore: _Fedra_    16/01/2015    8 recensioni
Giurereste mai che le ragazze che abitano al piano di sopra siano in realtà due spietate cacciatrici di demoni?
Con l'arrivo di Claire e Teresa in uno squallido appartamento alla periferia di Roma, la Città Eterna si trasforma in un teatro gotico in cui nulla è più come sembra e anche il più candido angelo di pietra può trasformarsi in un mostro assetato di sangue.
Riuscirà il giovane Raki a sopravvivere in questa nuova realtà?
DAL CAPITOLO 1:
Un'ombra scura si allungò sulle gradinate della Facoltà di Lettere e Filosofia, salendo lentamente le scale che conducevano all'ingresso.
Claire osservò compiaciuta gli sguardi dei presenti che si spostavano per lasciarla passare.
Sui loro volti poteva leggere le espressioni più diverse: stupore, curiosità, invidia, timore.
Le sembrava di poter fiutare la paura nascosta dietro quelle maschere malcelate, come se in fondo il loro istinto animale gli stesse suggerendo che ciò che temevano di più al mondo si trovava proprio davanti ai loro occhi.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire, Priscilla, Raki, Teresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Occhi d'argento'
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A mia sorella, che mi ha impedito di distruggere questa storia.

 

 

 

Uno.
Incontri

*

 



Non siamo soddisfatti.
Abbiamo fame.


Fame del viscerale.
Del catartico.
Ispirati.
Provocatori.


Non siamo eroi
o anti-eroi.


Portiamo solo
la nostra bandiera.


Questo non è il momento
di voltarci indietro per vedere
se qualcuno ci sta seguendo.


Questo è il momento
di scagliarci
nell'ignoto.


(Linkin Park, The Hunting Party, 17 giugno 2014)

 

 

 

 

 

Un'ombra scura si allungò sulle gradinate della Facoltà di Lettere e Filosofia, salendo lentamente le scale che conducevano all'ingresso.
Claire osservò compiaciuta gli sguardi dei presenti che si spostavano per lasciarla passare.
Sui loro volti poteva leggere le espressioni più diverse: stupore, curiosità, invidia, timore.
Le sembrava di poter fiutare la paura nascosta dietro quelle maschere malcelate, come se in fondo il loro istinto animale gli stesse suggerendo che ciò che temevano di più al mondo si trovava proprio davanti ai loro occhi.
La ragazza superò l'atrio che puzzava di nicotina e altre sostanze su cui era meglio non indagare e attraversò il corridoio di marmo gremito di studenti.
Ripassò mentalmente la strada che ormai conosceva a memoria: in fondo a destra, poi a sinistra.
Eseguì gli ordini meccanicamente, come se lo facesse ormai da anni.
Si trovò così di fronte al Dipartimento di Storia dell'Arte e Spettacolo.
La sua nuova casa.
Sul suo volto perfetto non poté che delinearsi una smorfia di sarcasmo, che sparì con la stessa rapidità con cui era comparsa.

I ricordi tornarono subito al giorno prima quando, sotto una martellante pioggia autunnale, lei e Teresa avevano trascinato i loro pochi averi fino al quinto piano del palazzo in cui avrebbero vissuto da quel giorno in poi.
Era un casermone squallido e scrostato risalente alla fine degli anni Sessanta, con vista sulla tangenziale.
Negli androni e sulle scale, la puzza di muffa e piscio di gatto era nauseante.
Nascosta nella sua gabbietta, Maleficat aveva lanciato un soffio di disappunto.
Nulla però era paragonabile all'ira di Teresa.
Claire non era ancora riuscita a guardarla in faccia dal momento in cui avevano abbandonato quella che per cinque anni era stata la loro casa, una piccola baita di legno persa tra le montagne austriache.
“Avete fatto un ottimo lavoro, ragazze. Grazie a voi, la comunità umana può finalmente vivere in pace. Ecco perché ho fatto il vostro nome all'Organizzazione per occuparvi dello spinoso caso che sta insanguinando la Città Eterna”, aveva detto il loro capo quando era venuto a portarle via.
O forse, aveva letto subito tra le righe Claire, vorrei ricordarvi che la vostra è una missione e non una vacanza.
Per Teresa, quella era stata una vera e propria punizione ingiustificata per chissà quale crimine.
Lei odiava la città quanto Claire.
In particolare quella città, sebbene fosse stato proprio lì che si erano conosciute molti anni prima.
Perlomeno, a quei tempi avevano come base il verde dei Castelli Romani, per quanto profanato dalle bombe degli americani.
Sempre meglio di quel posto squallido e nauseabondo che si affacciava direttamente sul guard-rail della tangenziale.
Del resto, non potevano opporsi al volere dell'Organizzazione.
Il loro compito era quello di uccidere gli yoma, stop.
Se fino ad allora essi avevano deciso di fondare una comunità nascosta nelle foreste attorno a Salisburgo, era stata una semplice e fortunata coincidenza.
“Maledetti bastardi figli di puttana!”, aveva ululato Teresa mentre facevano ingresso nel loro nuovo appartamento. “Solo per aver scelto questa città di merda come base li sterminerei tutti in un giorno dopo le più atroci torture pur di andarmene di qui il prima possibile!”.

Dal suo canto, Claire non poteva affatto darle torto.
Si fermò di fronte a una bacheca attaccata alla parete del corridoio, il cui vetro le restituì il suo riflesso.
Il volto sembrava quello di un'adolescente dai tratti pallidi e appuntiti, i capelli di un biondo quasi bianco tagliati a caschetto.
La ragazza sospirò.
Nonostante le lenti a contatto, era impossibile non notare che in lei ci fosse qualcosa di diverso.
La felpa con il cappuccio, i jeans strappati e gli anfibi non avrebbero mai nascosto il suo metro e novanta di altezza, né il corpo perfetto e muscoloso che si nascondeva sotto di essi.
Eppure, avrebbe dovuto arrendersi a quel travestimento, se voleva muoversi tra esseri umani che non avrebbero mai accettato la presenza di qualcosa che andava ben oltre la loro comprensione.
Il fatto di adeguarsi agli stili di vita di quelle creature decisamente inferiori non faceva che rallentarle il lavoro, con il rischio di essere identificata dal suo obiettivo da un momento all'altro.
La vita nei boschi era un vero e proprio lusso in confronto al mondo urbano, così stretto e caotico.
Era una vera e propria tortura doversi muovere lentamente, senza dar prova della straordinaria forza e velocità di cui ogni guerriera era dotata, con il rischio di dare nell'occhio.
Senza contare che, per mimetizzarsi in quella manica di topi di biblioteca, Claire aveva dovuto separarsi dalla sua adorata spada, senza la quale si sentiva praticamente nuda.
Il piano prevedeva di identificare lo yoma e poi ucciderlo in un secondo momento.
Niente di più stupido e pericoloso, ma non c'era altra alternativa.

Claire finse di controllare per l'ennesima volta l'orario affisso in bacheca, che in realtà conosceva a memoria.
Prima ora: Storia dell'Arte Contemporanea dalle nove alle undici, aula 1.
Era proprio quella di fronte a lei, in cui stavano entrando gruppi di ragazze vocianti.
Alcune di esse le scoccarono una rapida occhiata indagatrice a cui Claire rispose con un sorriso di sfida.
Non esisteva niente di peggio nel trovarsi in un posto in cui c'erano solo donne.
L'Organizzazione era la prova tangibile che un simile habitat portava qualsiasi essere vivente a rasentare il cannibalismo.
Anche se, in confronto alle guerriere, le umane sarebbero parse dei timidi agnellini.
Questo Claire lo sapeva bene, anche se aveva sperato fino all'ultimo di trovarsi in un ambiente decisamente più stimolante, come era avvenuto per Teresa, spedita come segretaria alla Corte di Cassazione.
La cosa l'aveva mandata letteralmente in brodo di giuggiole, dal momento che nella sua vita passata era la figlia di un avvocato.
Sicuramente, l'Organizzazione le aveva assegnato quel posto per invogliare la numero uno a dare del suo meglio.
Ed evitare che passasse la missione a bestemmiare in tutte lingue conosciute, invece di concentrarsi sulla caccia.

Claire controllò l'orologio.
Forse era meglio entrare nell'aula, se voleva trovare posto.
Perlomeno, le sue nuove compagne di corso avrebbero smesso di fissarle continuamente le gambe.
La ragazza fece ingresso nell'aula 1, sedendosi agli ultimi posti: una posizione perfetta se voleva tenere sotto controllo tutti i presenti.
Posò lo zaino a terra e vi estrasse un quaderno e una penna biro, ripassando mentalmente gli ordini del suo capo.
Hanno iniziato circa tre mesi fa, accanendosi sui barboni che dormono sotto i ponti.
Gente che non dava fastidio a nessuno e che nessuno verrà mai a reclamare.
Ma la settimana scorsa hanno sventrato due persone, una suora e un turista.
E questo non ce lo possiamo permettere.
Claire fece una smorfia amara, prendendo a scarabocchiare distrattamente sul foglio con la penna.
Funzionava sempre così: gli yoma saltavano fuori all'improvviso e scannavano gli umani per nutrirsi dei loro organi interni.
A quel punto, gli stessi capi della comunità umana, gli unici a essere al corrente del segreto dell'Organizzazione, chiedevano l'intervento delle guerriere, che loro chiavano Claymore, in cambio di lauti compensi.
Una volta uccisi gli yoma, ce n'era sempre qualcun altro che seminava il panico da qualche altra parte nel mondo.
Era sempre stato così, da quando la razza umana aveva iniziato a prendere il sopravvento su tutte le altre.
Qualcuno doveva pur ripristinare l'equilibrio naturale delle cose, affinché non consumasse il pianeta fino all'ultima insignificante risorsa dopo essersi moltiplicata con la facilità dei conigli senza che nessun predatore potesse far nulla.
E così erano arrivati gli yoma, una razza demoniaca che si mischiava tra gli umani allo scopo di dar loro la caccia come la più vile delle selvaggine.
Orribile, ma giusto.

Claire scarabocchiò con più foga.
La penna scriveva a tratti.
Improvvisamente, si fermò come pietrificata, dilatando le narici.
Frenò a malapena l'istinto di far scattare la mano destra dietro le scapole, pronta a sguainare la spada.
Un odore penetrante l'aveva appena colta di sorpresa, sovrastando qualsiasi altro all'interno della stanza.
Prima ancora che la creatura avesse potuto aprire bocca, Claire aveva già voltato la testa di scatto, ritrovandosi di fronte a un ragazzo sui ventidue anni dai folti capelli castani arruffati che le sorrideva timidamente.
Un maschio.
Sembrava quasi una mosca bianca in mezzo a tutte quelle femmine.
“Per caso quel posto è occupato?”, chiese questi, indicando la sedia vuota accanto a Claire.
La ragazza aggrottò le sopracciglia, squadrandolo dalla testa ai piedi.
“No”, rispose freddamente.
“Ehm...posso?”.
L'odore era sempre più forte.
“Fai pure”.
Il ragazzo si sedette goffamente accanto a lei, prendendo a trafficare con il suo zaino costellato di spille.
“Sei nuova? Non ti ho mai vista”, osservò non appena riemerse con un blocco di appunti tra le mani.
“Sì, ho seguito la triennale a Roma Tre”, rispose Claire in tono sbrigativo.
In realtà, non aveva smesso di studiarlo nemmeno per un attimo.
“E tu?”, aggiunse qualche istante dopo. “Sei sempre stato qui?”.
“Sì. Non cambierei università per nulla al mondo. A proposito, mi chiamo Raki”, il ragazzo le tese una mano.
“Claire”, rispose lei stringendogliela.
“Il tuo nome non è italiano”.
“Nemmeno il tuo”, osservò la ragazza, soffermandosi sugli occhi allungati di Raki.
“Mio padre è giapponese”, spiegò lui con la voce carica di orgoglio. “Si è trasferito in Italia quando era ancora uno studente e da lì non è più voluto andare via, specie dopo aver incontrato mia madre. E tu, da dove vieni?”.
Claire esitò.
“È una lunga storia”, disse.
“Puoi raccontarmela, se vuoi. Abbiamo tempo”.
La ragazza si lasciò sfuggire un sorriso.
Era un tipo strano, non c'era dubbio.
Di solito, anche il più ottuso degli esseri umani veniva messo in guardia dal proprio istinto nel momento in cui si imbatteva in una Claymore, suggerendo di mantenere le distanze e fare finta che non esistesse.
Quel ragazzo no.
La fissava con gli occhi carichi di curiosità e adorazione, senza mostrare un minimo di paura.
Davvero ammirevole.
E dannatamente stupido.
Suo malgrado, Claire provò un impeto di tenerezza verso quella creatura.
“D'accordo”, disse dopo qualche istante. “Sono nata...”.
“Ecco dove ti eri cacciato, chiacchierone!”, esclamò un'acuta voce femminile alle spalle di Raki.
Il ragazzo si voltò di scatto, incontrando gli occhi da cerbiatta di una ragazza dai lunghi riccioli scuri da cui facevano capolino due luccicanti cerchi d'argento attaccati ai lobi delle orecchie.
Senza farlo apposta, sia Claire che la sconosciuta si studiarono con aria di sfida.
“Claire, ti presento Gaia, una mia carissima amica”, disse Raki, ignorando le occhiate di fuoco da entrambe le parti.
“Tanto piacere”, disse Gaia sfoderando un largo sorriso. “Sei nuova?”.
“Sono appena arrivata”, rispose Claire senza scomporsi.
Ora le sue narici erano dilatate al massimo.
“Anch'io sono una fuori sede, sai?”, proseguì Gaia con la falsa cortesia di chi non vede l'ora di farsi gli affari altrui. “Da dove vieni?”.
“Canton Ticino”, sputò l'altra. “E tu?”.
“Tagliacozzo”.
“La conosco. Un posto davvero carino”.
Dietro il suo sorriso gelido, Claire stava letteralmente gongolando alla vista dell'espressione dipinta sul volto di Gaia.
Era fin troppo chiaro chi fosse in vantaggio delle due.
Dal suo canto, quel rimbambito di Raki sembrava fermamente convinto di aver permesso a Gaia di conoscere la sua futura migliore amica, e non di trovarsi davanti a due belve pronte a scannarsi da un momento all'altro.
Claire aveva decisamente dimenticato di quanto potessero essere spassosi gli esseri umani, certe volte.
Certo che abbassarsi al loro infimo livello per rispondere alle frecciatine di un'adolescente troppo cresciuta non era esattamente ciò che si era auspicata all'inizio della missione, per quanto divertente.
Se solo avessero saputo chi si nascondeva dietro il suo sguardo innocente, quei due avrebbero decisamente fatto meno gli spiritosi.
“Hai sentito di quel turista americano che hanno massacrato giorni fa?”, disse Gaia a un certo punto, disposta a giocarsi il tutto per tutto pur di catalizzare l'attenzione di Raki su di sé.
“Oh, sì. È stato orribile”, commentò il ragazzo mentre lei si appollaiava su una sedia vuota al suo fianco.
Ora dirà qualcosa di epico per far colpo su di lui, pensò Claire ridacchiando tra sé e sé.
Infatti, dopo una breve pausa teatrale, Gaia tornò alla carica:
“Pensa, è stato proprio a due passi da casa mia!”.
Sia Raki che Claire voltarono la testa di scatto verso di lei.
“Davvero?”, esclamarono all'unisono, scoppiando poi a ridere per quella coincidenza.
Gaia aggrottò le sopracciglia con disappunto; poi aggiunse:
“Sì! Ora ho il terrore, quando rientro dalle lezioni. Se solo Roberta non avesse scelto Museologia invece di Storia dell'Arte Moderna, a quest'ora non dovrei farmi tutta quella strada da sola con il buio!”.
“Anch'io ho scelto Museologia. Se vuoi, posso accompagnarti a casa io. Tanto ho la macchina”, propose Raki.
A quelle parole, gli occhi di Gaia parvero splendere come due stelle nella penombra dell'aula.
“Davvero lo faresti? Non allungheresti troppo il giro?”, incalzò in tono innocente.
“Ma figurati! Per me è un piacere”.
“Oh, che tesoro che sei!”.
Gaia colse al volo l'occasione per sfiorargli la guancia con un castissimo bacio, al quale Raki arrossì fino alla radice dei capelli.
“Non c'è di che”, balbettò. “E tu, Claire? Per caso hai bisogno di uno strappo?”.
La ragazza studiò per un attimo l'espressione furiosa dipinta sul volto di Gaia, poi rispose con noncuranza:
“Io non seguo Museologia”.
In quel preciso istante, la lezione ebbe inizio, mettendo fine al brusio che aveva pervaso l'aula fino a quel momento.
Dopo neanche cinque minuti, Gaia aveva già preso a tempestare Raki di bigliettini ma la cosa non parve distrarre minimamente Claire, che fingeva di prendere appunti rannicchiata nel suo angolo.
In quel preciso istante, aveva cose più importanti a cui pensare.
Se le sue intuizioni erano esatte, presto lei e Teresa avrebbero finalmente sloggiato da quel posto infernale.



Buonasera e benvenuti a questa mia nuova piccola follia!
Premetto immediatamente che, nonostante le premesse, non si tratta affatto di una vicenda alla Twilight: come ben sapete, le Claymore * che Claire non mi senta chiamarla così * hanno un pessimo carattere, amano fare a fette la gente e soprattutto non sono affatto vegetariane ;)
Certo, Raki qualche sospiro se lo farà, ma tutto nei limiti della decenza, promesso!
Spero che questa mia prima fanfction in questo fandom non risulti troppo azzardata per via dell'ambientazione tutt'altro che consueta, ma chi mi conosce sa ormai che la mia firma è proprio quella di stravolgere le storie che amo di più!
Cercherò di aggiornare ogni venerdì.
Per saperne di più su di me e le mie altre storie, passate a trovarmi sulla mia pagina Facebook:
https://www.facebook.com/LeStorieDiFedra
Ringrazio anticipatamente tutti coloro che inseriranno la storia tra le preferite, seguite o che vorranno lasciarmi una piccola recensione.
A presto!

Vostra
Fedra










 
   
 
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