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Autore: metaldolphin    17/01/2015    8 recensioni
Chi si divertiva a disegnare quel teschio un po' ovunque?
Era su giubbe e mezzi, sempre uguale, a contrassegnare ogni oggetto dell'Arcadia...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Yama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tra serio e faceto in CG'
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Con l'Arcadia ormai in orbita terrestre a proteggere il pianeta in rinascita, Yama è annoiato.
Ha controllato i progressi delle sue piantine, ha scoperto nuovi aspetti (a dire il vero un po' inquietanti) di quella strana astronave e adesso sta cercando di capire dove sia finito.
Deve avere imboccato il corridoio sbagliato, perché si è ritrovato in una zona della grande astronave del tutto nuova e sconosciuta.
Vi aleggia un silenzio strano e gli stessi rumori che danno vita allo scafo sono attutiti.

Intorno, nessuna indicazione utile ad aiutarlo: c'è soltanto quello stemma lugubre che si scorge un po' ovunque, su paratie, giubbe e mezzi: il teschio con le tibie incrociate.
Un nuovo interrogativo sorge nella sua mente.
Chi è che si diverte a disegnarlo un po' ovunque, in tutte le dimensioni, ma sempre uguale nella forma e nelle proporzioni?
Sebbene fosse stata, in origine, una nave della Gaia Sanction, l'Arcadia è stata ornata e modificata a quel modo negli anni e decenni successivi alla sua ribellione, quindi c'era qualcuno dietro.

Manco a dirlo, continuando quel percorso, obbligato dalla curiosità, Yama si trova una parete davanti.
Un maledetto vicolo cieco.
A giudicare dall'aspetto, quella è una paratia esterna… meglio fare dietrofront e tornare sui propri passi.

Girandosi di centottanta gradi, gli cade l'occhio su di una piccola, anonima scaletta di ferro che si arrampica fino ad una porticina che si apre ad almeno quattro metri dal pavimento.
Da essa traspare una luce chiara che non fa che aumentare la sua curiosità.
Senza esitazione, scostando i capelli dall'unico occhio rimasto, la affronta, per affacciarsi su quell'oasi luminosa che spicca tra la dark matter.

Abbagliato, deve abituarsi prima di riuscire a vedere bene.
Quando, finalmente, mette a fuoco, il piccolo ambiente che gli si apre davanti lo lascia senza parole.
È una stanzetta dalle pareti chiare, pulita ed ordinata.
La arredano soltanto un tavolo da disegno ed una sedia ampia e comoda.
Ad una parete, è appesa, tramite simpatiche calamite colorate, tutta una serie di stencil, realizzati su fogli di plastica di varia misura, raffiguranti il piratesco stemma di bordo.
Su di un lato giacciono, accatastate, diverse latte di vernice ed uno scatolo sul tavolo ospita pennelli, spugne e forbici di varie dimensioni.
In un angolo, un lavandino è macchiato da colori vivaci e una cesta ospita pezze ancora nuove, mentre altre, già ridotte a stracci consunti, sono gettate nello scatolone vicino.

Un'ampia vetrata si apre sull'hangar interno e una porticina conduce all' ampia sala, in cui riposano i grossi mezzi in dotazione all'Arcadia.
Yama tira un sospiro di sollievo: da quella parte sa come orientarsi fino ad arrivare in zone più conosciute.
Si appresta a raggiungerla, ma una presenza imponente compare alle sue spalle ed una voce prepotentemente dura gli dice: -Cosa ci fai qui? E dove credi di andare?
Quindi viene afferrato, sollevato e gettato al di fuori, fino ad atterrare vicino ad un carrello elevatore.
Tutto si fa nero, perché la luce muore nel suo occhio.

Si risveglia sul letto del suo alloggio.
Meeme lo guarda dalla sedia vicina.
Il ragazzo si volta e vede il Capitano che lo fissa con la solita espressione impenetrabile. Vedendolo riprendere i sensi, si gira e va via, senza dire una parola.
Yuki Kei si sofferma il tempo di dirgli: -Sei un imbecille. Tutti sanno che non bisogna mettere piede nel rifugio di Bob, il nostro artista di bordo… in quanto tale è un po' lunatico, non te l'ha detto Yattaran?
Senza attendere risposta, si eclissa sulla scia dell'amato Capitano e subito dopo anche l'Aliena scompare in una tempesta di lucciole fluorescenti.

Yama fissa il soffitto e cerca di ignorare il mal di testa.
E no che non glielo aveva detto, quella specie di grassone con la bandana… e mai avrebbe detto che fosse quel bestione di Bob, il responsabile di tutto quel fiorire di teschi a destra e a manca.

Una cosa sola è certa: inizia a mettere in dubbio la sua sopravvivenza su quell'astronave!





Dedicata a Marta (fornitrice ufficiale dei nomi della ciurma e di quel bestione di Bob) e ad Angelfire, ritrattista harlockiana di prim'ordine!
   
 
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