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Autore: ToraStrife    17/01/2015    1 recensioni
I Jefferson festeggiano i quarant'anni di storia.
Stasera è un'occasione speciale, e ci saranno proprio tutti.
Buon anniversario.
Genere: Commedia, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jeffersons
Quarant'anni


- Visto? Un presidente nero c'è!
La mano della domestica batté decisa sulla foto del presidente Obama, e poi si tese in orizzontale, aspettando la dovuta vincita.
George imprecò un paio di "Porca Zozza", tirando fuori dal taschino i venti dollari della scommessa.
- E' solo fortuna, la tua! - Protestò il magnate padrone di sette lavanderie a secco.
- No, signor Jefferson, è stata una profezia. Lo avevo previsto già nella primissa volta che ci siamo incontrati. Quarant'anni esatti!
Il numero stampò un'ombra di stupore sul volto nel negro. - Quarant'anni...
La porta della cucina si aprì, e la padrona di casa Louise ne uscì ondeggiando in una comoda vestaglia.
- Weezie! Ma non ti sei cambiata? - La rimproverò George con un'aria alquanto seccata.
- Perché? Questo è il mio abito. - Ribatté la moglie.
- Ma andiamo! - Protestò il signor Jefferson. - E' un anniversario importante! Che dirà la gente se non ci presentiamo in maniera decorosa?
- Non credo che quella giacca maculata si possa definire 'decorosa'. - Intervenne Florence, sollevando disgustata un lembo del vestito del datore. - Sembra un topo che è appena stato ingoiato da un pitone.
- Il pitone sei tu, perché vai in giro sempre quella bocca spalancata! Anzi, sembri la maschera naturale dell'Uomo Tigre!
E cominciò a ridere, divertito dalla sua stessa battuta. Ma Florence non si fece impensierire.
- Beh, parlando di cartoni, lei è così nano che sembra Gigi la Trottola! E infatti è sempre qua a trottolare su e giù senza concludere nulla!
La battuta provocò un'ilarità che contagiò le due donne, lasciando George con le mani sui fianchi e l'aria seccata.
Uno scampannellio interruppe le risate.
- E va bene. - Concesse Louise, più rilassata. - Andrò in camera a mettermi qualcosa di più elegante.
Ed eseguì.
Un secondo scampanellio intanto risuonò nell'appartamento, impaziente.
George e Florence si squadrarono immobili, in una muta sfida tra padrone e serva.
Un terzo dlin dlon dlan fece scappare la pazienza al piccoletto.
I baffi tremavano dal nervoso.
- Beh, perchè non trottoli ad aprire la porta?
- Ha paura di non riuscire a saltare abbastanza in alto per raggiungere la maniglia? - Ribatté Flo, arrivando all'uscio.
Sulla soglia si presentò Ralph, il portiere, con una mano tesa.
Florence non ebbe dubbi.
- Mister Jefferson, è per lei!
George la scansò per rivolgersi al nuovo venuto, mentre la domestica abbandonava la scena con noncuranza.
- Allora, è tutto pronto?
- Tutto pronto, signore. - Rispose il custode, con tono da manuale. - C'è  voluta davvero tanta fatica e...
La mano di George frugò ancora nel taschino.
- Ecco un biglietto da venti dollari.
- ... Ma per lei questo ed altro, signore.
Le dita bianche del portiere afferrarono avide la filigrana e la fecero sparire.
- Ci dobbiamo essere tutti, prima, - Spiegò George. - Attendi il mio segnale per allora.
- Beh, chissà quanto tempo dovrei rubare al mio lavoro per attendere il segnale. Molta gente avrebbe bisogno di me, nel frattempo...
- Ecco cinquanta dollari.
- ... Ma se la potranno cavare benissimo!
Ralph intascò il bonus, soddisfatto.
- Adesso stai qui fuori e aziona la sorpresa a segnale convenuto.
- Subito, signore!

Ormai solo, George si era avvicinato al divano, quando il campanello suonò di nuovo.
Provò, nella sua testardaggine, a imporre di nuovo il ruolo di padrone urlando - Florence! Il campanello!
Il separé della cucina si aprì, e Florence si affacciò.
- L'ho sentito, non sono sorda!
- E allora perché non vai ad aprire?
- Perché lei è più vicino!
Le ante si chiusero subito dopo, troncando ogni protesta da parte del piccolo padrone di casa, che scuotendo la testa e sbuffando come un mantice andò ad aprire la porta.
La sorpresa sull'uscio lo irritò ancora di più.
- I Ringo Boys. - Soffiò sarcastico, all'indirizzo dei coniugi Willis.
La coppia mista lo guardò con rassegnazione: era abituata alle sue uscite.
Ma Hellen, la moglie nera, ribatté prontamente. - Ha parlato Sunsweet, la prugna secca!
George fece per risponderle a tono, quando Tom, il buon "viso pallido", si intromise chiedendo di Louise.
- Wizzie è a prepararsi.
- E tu non vai? - Chiese Hellen.
- Perché? Sono già pronto! - Rispose George, facendo un giro per mostrarsi nel suo splendore.
- Con una giacca maculata?
Il signor Jefferson accolse l'obiezione di Tom con una delle sue solite frecciatine. - E' per intonarsi a voi: insieme fate una coppia maculata!
E giù a ridere alla sua stessa battuta.
Il campanello suonò di nuovo, ennesimo deux machina anti litigio.
Questa volta George, che cominciava a sentirsi più portiere di Ralph, accolse sulla scena Henry Bentley.
- Ciao, George!
L'ameno inglese della porta accanto, si presentò con un affabile sorriso stampato sul mento pronunciato.
- Capiti a proposito! - Lo accolse il padrone di casa, e subito volle consultarsi con la sua esperienza di interprete all'ONU. - In quante lingue si può mandare al diavolo una persona? - Con una eloquente occhiataccia a  Hellen.
Nella sua ingenuità, Mr. Bentley accolse la domanda senza battere cigio, e cominciò ad elencare tranquillamente una serie di espressioni colorite in mille lingue, che per fortuna nessuno dei presenti capì.
La scena venne ancora interrotta perché erano arrivati gli ultimi presenti: Lionel e Jenny, che costrinsero Mezzi Visi Pallidi e Nero Purosangue a seppellire l'ascia di guerra, Mamma Jefferson, che mostrò a figlio ed ospiti chi era il vero signore di casa, nonché la più piccola della casa, la nipote Jessica.
C'erano tutti, ma proprio tutti, compresa la domestica e Louise, che si era messa l'abito più bello della serata, guadagnandosi un bacio sulla bocca dai baffi arricciati del marito.
Al che finalmente quest'ultimo, il padrone di sette lavanderie a secco, urlò.

- Ralph, tocca a te!

Ralph da fuori dalla porta sentì il richiamo, tirò fuori il fido telecomando e...
tutto fu buio.

Tutti cominciarono a bisbligliare e commentare in preda allo sbigottimento. Un black-out.

- Che diavolo è successo! - Urlò George, isterico.

- E' quello che vorrei sapere anche io! - Gli fece eco Louise.

Fu Ralph, entrando, a spiegare. - Credo che il comando per i fuochi d'artificio abbia mandato in corto circuito...

George imprecò. Non solo era andato tutto storto, ma quel chiacchierone del portiere aveva spifferato la tanto attesa sorpresa.

- Sarà meglio cercare una torcia. - Suggerì il saggio Tom.

- Buona idea, signore. - Commentò Ralph. - Così mi potrà aiutare a trovare il generatore.

Bentley ebbe un'illuminazione. - Nel mio appartamento dovrei averne una a portata di mano!

- Bene, mentre voi tre andate, io vado a prendere le candele in cucina. - Fu la presa di posizione di Florence. Hellen la seguì.

Jenny e Lionel si occuparono di confortare la piccola Jessica e Mamma Jefferson.

I coniugi Jefferson si accorsero di essere rimasti in disparte, quindi George, con un gesto inatteso, aprì la porta finestra che dava sul balcone e invitò la moglie fuori.

Affacciandosi dal dodicesimo, poteva vedere l'intera, incontaminata Manhattam illuminata di mille finestrelle accese, lampioni al neon.

Louise volle chiedere al marito. - George, erano i fuochi d'artificio la sorpresa?
George imprecò sottovoce, poi sbuffò.
- Non è più una sorpresa, dato che l'avete saputo tutti. Non che serva ormai a molto.
Lei lo guardò. Il fiero muso nero che sorrideva sempre tronfio, pieno di sé, orgoglioso e irriverente aveva fatto posto al più lungo dei musi dispiaciuti.
Osservarlo in quella veste insolita la intenerì.
- Oh, George! - Gli disse con tono commosso. - L'importante è il pensiero.
- Ah, per il pensiero non c'è problema, Wizzie. Ti penso sempre. Anche dopo quarant'anni!
- George, ma dove lo troverò mai uno come te? - Gli sussurrò, colpita da quella inusuale gentilezza.
- Neanche tra cinquant'anni, Weezie! Di George Jefferson ce n'è solo uno!
Momento finito. Era tornato il solito fanfarone di sempre.
Intanto un brusio di voci con un tono di sollievo si levò dall'interno dell'appartamento.
La luce era tornata. E con essa, i fuochi partirono, creando uno spettacolo meraviglioso.
Così Manhattam salutava l'alba dei quarant'anni della serie dei Jefferson.
Tanti auguri, allegro condominio del dodicesimo piano di Colby East.





  
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