Videogiochi > Tales of the Abyss
Ricorda la storia  |      
Autore: YakuraWolf    17/01/2015    0 recensioni
Purtroppo non esiste una categoria di Tales of the World, la storia è interamente ispirata a quello, personaggi e ambientazioni. Storia che si è scritta da sola sulla Discendente che torna a casa ai piedi dell'Albero del Mondo. E' una storia fine a sé stessa non proseguirà in capitoli, completamente fantasy che vuole rendere omaggio a questo fantastico videogioco ed alle sue stupende storie/ambientazioni! Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Che dire, sperando di essere maturata sono ritornata con una storia diversa dalle precedenti ed essendo stata ispirata da buona musica ho deciso di scrivere un bel racconto breve su una saga che delle tante di Tales of mi è rimasta particolarmente nel cuore: "Tales of the World". Purtroppo non esiste la sezione adatta al mio racconto, ma quando (e se) verrà fatta allora sarò ben lienta di spostarla! Il racconto si è scritto da solo e spero vi piaccia, ho deciso di lasciare i tratti della protagonista parzialmente incogniti rispettando anche la tradizionalità del gioco per permettere al lettore di crearsi un'immagine della protagonista tutta personale. Se volete lasciare qualche commento sarò felice di leggerli! Spero che vi piaccia. Buona lettura! :)





I capelli ramati ondeggiavano al vento raccolti in una ferma coda alta al centro della testa, la frangetta le infastidiva la visuale ma era di fretta. Un ruggito e una presenza che correva veloce alle sue spalle emanava un’aura spietata e assetata di sangue. L’armatura leggera luccicava nella foschia del crepuscolo, raggi di sole riuscivano a penetrare nella fitta boscaglia facendola risplendere quando si scontrava con la rugiada mattutina, con gli avambracci spostava le fronde degli alberi, con un colpo potente di spada tagliava i rami che intralciavano la sua folle corsa. Balzò con un agile salto giù per una piccola discesa seguita a ruota da zanne e artigli famelici che reclamavano carne fresca, un enorme orso che nonostante la massa corporea riusciva a tenere il suo passo, uno scatto della bestia e lei cadde in prossimità della cascata, i due rotolarono nel dirupo: un urlo, una luce ed il silenzio. Il rumore dell’acqua era rilassante dopo quel trambusto, una quiete assordante avvolgeva lo spiazzo verde del bosco incontaminato, i pini sempreverdi e le querce dalle foglie rosse decoravano la vegetazione di mille e più sfumature, l’autunno stava arrivando. L’acqua cristallina del torrente si colorava di cremisi, l’odore fresco del sottobosco si impregnava di metallo, l’aria era diventata pesante ed irrespirabile. Bolle nell’acqua. Una testa rossa che compare.



Svolazzava quanto più veloce possibile Mormo, con le sue ali ed il suo portamento goffo, gli occhietti azzurri felini pieni di preoccupazione: non era ancora tornata. La Discendente non tornava. Passò a tutta velocità accanto ad un ramo spezzato e non prestando attenzione a ciò che faceva si ritrovò con una zampetta graffiata e un rivoletto di sangue perlaceo che gli percorreva il profilo dell’arto e gocciolava a terra. Era preoccupato, arrivò nello spiazzo e rimase atterrito dallo spettacolo macabro che vide mentre una lacrima rigava il suo musetto triangolare, non poteva essere possibile, nemmeno lontanamente concepibile, non poteva contemplare una simile possibilità.



Si strizzava i capelli la ragazza, moriva di freddo, si accasciò al tronco di una quercia e scivolò a terra, sospirò e strinse a sé la spada insanguinata, la sollevò e poi la ripose a terra: uccidere, uccidere ancora.

Con la mano destra si avvicinò a sfiorare la spalla sinistra, la maglia era lacerata e si infilò due dita nella carne sbuffando per il dolore: il taglio era profondo. Fece ciondolare la testa che sbatté sul tronco, la bestia l’aveva ferita gravemente durante la caduta dalla cascata; fece cadere la mano insanguinata a terra, mescolando il terriccio muschiato del terreno con il suo sangue ferroso, socchiuse gli occhi e si concentrò sul sapore delle sue labbra, un sapore dolce ma non troppo, persistente, fresco. Sospirò.


Risollevò il braccio e stavolta sfiorando impercettibilmente la ferita cercò di fermare l’emorragia, una luce pervase il suo palmo, una figura circolare lo racchiudeva, il suo braccio era inondato da una sensazione calda e rassicurante, avvolgente; la ferita smise di sanguinare, il cerchio ricamato di figure preziose cangiò colore e prese le sfumature del verde. Rimase così, immobile. La testa ciondolava.



Non si era ancora fermato, la zampetta doleva ma non era un problema, doveva trovarla.




Si rialzò e prese la sua spada, doveva tornare da Lui. Correva per il bosco e la trovò l’entrata per il labirinto, indugiò all’entrata ma decise di proseguire. I corridoi e gli spiazzi centrali erano formati da spazi ampissimi ed altissimi, pareti murate dove le radici degli alberi in superficie dispettose si infilavano per cercare nutrimento ma invano.
Percorse tre livelli del labirinto di corsa senza mai fermarsi, la sua figura bassa, trafelata e rossa si rifletteva nell’acqua eterea, illuminata e azzurra ai lati dei percorsi, un’aura impalpabile avvolgeva quel luogo e sembrava quasi che bolle di luce si levassero dal suolo del labirinto; le piante e i fiori colorati sulle sfumature del viola, del blu e dell’indaco ornavano i margini dei sentieri. Non aveva mai percorso le strade di quel posto, si faceva guidare dall’istinto ed alla fine arrivò: una scalinata ti tre semplici gradini bassi e uno rialzato, il pavimento ornato di simboli mistici del quale nemmeno lei comprendeva appieno il significato e di fronte a lei eccolo, l’Albero del Mondo in tutto il suo mancato splendore, la maestosità, poteva sentire l’energia attraversarla; Il tronco largo, nodoso e possente si stagliava verso l’alto immenso verso il soffitto senza fine ai piedi dell’Albero. Si avvicinò alla balaustra di mattoni scuri e si sporse per affacciarsi e finalmente si guardò, stravolta dopo una notte in agguato per cercare quell’orso. Il viso tondeggiante, gli occhi stanchi e castani che si guardavano spossati nel riflesso dell’acqua, i capelli rossi e mossi le ricadevano sul viso.



La trovò la Discendente, era tornata nella sua casa e si stava fissando inespressiva nel riflesso dell’acqua che ai piedi dell’Albero ne lasciava intravedere le radici. I capelli lunghi le ricadevano in avanti, ondeggiavano quasi al pelo dell’acqua e lui rimase lì in silenzio a fissarla fino a quando decise di avvicinarsi, l’aveva cercata tutta la notte.



Una presenza familiare e un peso leggero sulla sua spalla: Mormo l’aveva cercata e trovata. Spostò lo sguardo da sé stessa a lui e passò velocemente un dito sulla ferita della sua zampa sporcandosi le mani di un liquido bianco, iridescente. Lo guardò sulle sue dita, Mormo sussultò. Con un movimento lieve passò il suo palmo vicino al suo fido compagno e guarì anche la sua ferita: la missione era finita ed era stata più dura del previsto.





Si raddrizzò e si ricompose, guardò verso l’alto ad occhi socchiusi mentre i suoi capelli ondeggiavano e brillavano di un riflesso scarlatto, sospirò di nuovo e si abbandonò a dei ricordi che nemmeno lei pensava di avere: il Frutto dell’Albero per la sopravvivenza dell’umanità; chiuse gli occhi.



«Bentornata a casa.».
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tales of the Abyss / Vai alla pagina dell'autore: YakuraWolf