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Autore: SexyJames    18/01/2015    2 recensioni
Come ben sai, non sono molto bravo a esprimere verbalmente me stesso e ciò che provo, forse non saprei farlo nemmeno con una lettera - infatti, non so nemmeno perché sto scrivendo queste poche righe - l'unico mezzo che mi è stato concesso è la musica e proprio per questo attraverso essa voglio lasciarti entrare un po' nel mio mondo, nella mia testa e nel mio cuore.
Ho scritto questa canzone per te, dopo uno dei nostri tanti litigi, in un posto che mi ha ricordato me... con te, e perché questa relazione è destinata a farci del male. Questo qualcosa tra noi continua ad allontanarci l'uno dall'altro, forse a un certo punto, all'improvviso, ci separerà, ma ora... ora continua a riavvicinarci repentinamente, con sempre più violenza, impedendoci di mettere un fine a qualcosa che va oltre le nostre culture differenti, oltre le nostre anime, oltre le nostre più recondite paure, oltre la razionalità, oltre la vita stessa. Così, ti invito a non avere pietà di me, di noi.
[ VAM ]
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Un po' tutti, Ville Valo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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DA.primocapitolo


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<< La disperazione mi ha reso ciò che sono, ciò che l'oscurità ha percepito e voluto fervidamente. >>

Un esile ragazzo dai lineamenti angelici, pallido come la neve che ricopriva i mesi invernali della sua città natale, Helsinki, rincorreva la direzione dei suoi pensieri malinconici con estrema tristezza. Era sempre stato un essere tormentato, fin da bambino un'aura di mistero aveva avvolto la sua timida figura, rendendolo strano agli occhi di chiunque osasse poggiare lo sguardo su di lui. Ricordava ancora tutti i litigi avuti con i coetanei delle scuole elementari, e come il disegno e la musica fossero le uniche cose capaci di calmare la sua anima tempestosa. Con il passare del tempo, però, arrivò anche quella che definiva 'la sua personale tragedia'; dal momento in cui assaporò il gusto agrodolce della speranza, non riuscì più a farne a meno. Diventò schiavo dell'amore, e ciò lo uccise lentamente. 

Fu imprigionato da sentimenti non corrisposti, abbandoni, tradimenti, passioni carnali e desideri distruttivi che lo resero sempre più fragile. Cedette emotivamente, secondo dopo secondo, scivolando in una depressione ubriaca che lo portò al limite della vita. Mente e corpo si lasciarono andare alla solitudine, alla morte, cercando la pace tanto agognata. Ma l'oscurità, pronta ad accoglierlo a braccia aperte, corse in suo soccorso senza che nessuno glielo chiedesse, donandogli l'eternità miserabile che lo trasformò in ciò che era sempre stato: un angelo della morte.


****


<< L'amore sarà la mia salvezza.  >>

Rincorrere il pericolo era l'unica cosa nella vita che gli era sempre riuscita bene, anche fin troppo. Spericolato e incosciente, due dei tanti aggettivi che le persone adoravano urlargli in continuazione, rendendo la sua indocile gioventù una colpa, pensando che agisse spesso in modo irresponsabile per attirare l'attenzione mediatica sulla propria persona. Non era affatto così, non lo faceva per egocentrismo o per un tornaconto monetario, ma solo ed esclusivamente per se stesso. La paura era sua grande amica e custode, si sentiva vivo e padrone della propria esistenza quando lasciava l'adrenalina portarlo lontano, lontano dall'apatia emotiva che aveva provava accanto ad ogni amante che in un primo momento aveva creduto d'amare.

Quando puntualmente l'insoddisfazione riaffiorava, la voglia di correre velocemente con il suo skateboard era incontenibile, facendogli desiderare d'incontrare sempre più pericoli da sfidare, da affrontare, da vivere appieno. Immaginava l'amore come un brivido caldo e denso d'elettricità, un riparo selvaggio in cui poter essere se stesso, completamente, e non come una prigione priva di qualsiasi forma di libertà emozionale. Per questo non aveva alcuna intenzione di restare incatenato in una relazione convenzionale e insoddisfacente ancora per molto, con troppo ardore desiderava essere liberato da una passione ribelle, quasi oscura, ma soprattutto pericolosa per il suo cuore temerario e da sempre assettato di forti emozioni che lo scuotessero in profondità, esattamente come quando un fremito di terrore accarezzava il suo spirito pronto a infuocarsi con fervore.


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Si trovava a Helsinki per un torneo internazionale di skateboard da solo una settimana e per l'ennesima volta durante gli ultimi due giorni si era perso per la città, vagando casualmente per le strane innevate in cerca di un locale caldo in cui rifugiarsi e un momento di calma per poter recuperare l'orientamento. Era affascinante come un posto così gelido e cupo, popolato da persone prettamente seriose e introverse, in così poco tempo potesse far sentire uno straniero il benvenuto tra loro. La frequenti carenze di disponibilità e gentilezza erano sicuramente le mancanze morali che detestava di più in alcune delle sue conoscenze più strette. Lui stesso molte volte perdeva la capacità di comportarsi in modo civile ed educato nei confronti degli altri, e forse era proprio per quello che cominciava ad amare quella città, voleva imparare a essere più comprensivo e rilassato verso il prossimo.

Sorpassò distrattamente una torre di media altezza, tenendo il suo amato skateboard ben stretto sotto il braccio. Si sentiva stanco e intorpidito dal freddo, ma quando di sfuggita con la coda dell'occhio vide una figura scura sul tetto, seduta in bilico sul cornicione e con i piedi a penzoloni nel vuoto, riacquistò lucidità velocemente. Corse su per le scale di sicurezza esterne alla struttura, intenzionato a impedire a quella persona di farsi del male.

" Hey amico, non credo che la tua vita sia così male da arrivare a compiere un gesto così tragico ed azzardato. Vieni a bere un caffè con me, prometto di essere d'ottima compagnia "

Il cuore gli batteva nel petto, ma riuscì comunque a parlare al ragazzo di fronte a sé con voce simpatica e scherzosa, cercando di nascondere il terrore frenetico che stava intossicando il suo essere. Si sentiva in dovere di aiutarlo, nessun essere umano dovrebbe sentirsi così solo e senza speranze da mettere fine alla propria vita. Il giovane non si mosse, in silenzio continuò a dargli le spalle, agitando le gambe nel vuoto come se stesse giocando con l'acqua a bordo di una piscina.

Gli si avvicinò con estrema calma, l'ultima cosa che voleva era proprio scatenare in lui una reazione improvvisa e avventata. Si sporse in avanti, cercando di guardarlo in viso, ma il ragazzo, d'altro canto, continuò a nascondersi dietro i suoi capelli mossi, mori e lunghi fino alle spalle, evitandolo completamente.

<< Ok.... Probabilmente è un po' timido >>

Con attenzione gli si sedette accanto, lasciando solo qualche centimetro di distanza tra loro. Wow! Aveva fatto molte cose stupide e pericolose nella sua ancora giovane vita, ma quella era sicuramente la più eccitante e spaventosa. La notte aveva già steso il suo scuro mantello sulla città, rendendola ancora più cupa e misteriosa. E lui, davvero, non riusciva a capire come avesse fatto a cacciarsi in quella situazione. Era proprio vero, un cuore passionale in grado di spingere a compiere atti istintivi e irrazionali poteva sicuramente essere la fine di una persona ingenua e un po' selvaggia, ma per se stesso sperava tanto che potesse essere la salvezza della sua anima costantemente annoiata.

" Sono Bam, Bam Margera "

Allungo il braccio speranzoso, sorridendo dolcemente quando il giovane uomo che aveva accanto si voltò verso di lui, incatenando lo sguardo al suo, senza però stringergli la mano. Per la seconda volta in pochi minuti si ritrovò a esclamare nella sua mente un gigantesco 'Wow!'. Era incredibile, quello sconosciuto aveva gli occhi più belli che avesse mai visto, verdi e cristallini, anche se palesemente intrisi di tristezza e malinconia.

" Bam-Bam? "

Il moro lo fissò, incuriosito dal suo nome. Bam rise di cuore, scuotendo la testa divertito. " Se è così che vuoi chiamarmi, va bene "
Da bambino aveva avuto il brutto vizio di correre velocemente contro i muri, guadagnandosi quel soprannome dal suo adorato nonno. Era passato molto tempo da quando qualcuno lo aveva chiamato così e il senso di protezione che aveva sempre provato nell'udire quel soprannome lo investì improvvisamente, scombussolandolo un po'. Quel paese e i suoi insoliti cittadini lo avevano stregato, ne era sicuro, non poteva credere di sentirsi così a suo agio in un posto completamente diverso dal proprio continente d’origine, accanto ad uno sconosciuto con manie suicide.

Il ragazzo distolse lo sguardo dal suo, interrompendo il momento magico che si era creato tra loro. L'osservò lisciarsi i capelli con gesti delicati, risultando ai suoi occhi dannatamente fragile e affascinante. " Qual'è il tuo nome, bellezza? " Ed ecco la sua vera natura che scalpitava. Era un idiota, un perfetto buffone senza buone maniere o un minimo di tatto.

" Ascolta, ho davvero bisogno di trovare un posto caldo e cercare di riattivare le mie attività motorie, sto per morire assiderato qui fuori. Sei del posto, non è vero? Potresti farmi da guida per qualche ora? Ti offro da bere! "

Con gesti frenetici si fregò le braccia con le mani, cominciando a perdere la pazienza. Il ragazzo continuava a ignorarlo, fissando il vuoto sotto di loro.

<< Si fotta, lui, la sua pazzia e i suoi dannati lineamenti perfetti >>

Si voltò con attenzione, tornando finalmente con un po' di sicurezza sotto i piedi. Per quella sera la sua voglia di pericolo era stata soddisfatta, forse anche troppo. Fece due saltelli su se stesso, assicurandosi di essere ancora in grado di camminare e di poter tornare in hotel, se mai avesse trovato qualcuno in grado di aiutarlo.

" Non muoverti così, potresti sentirti male con tutto il freddo che stai prendendo "

Il tono di voce del ragazzo era baritonale e seducente come il suono di un contrabbasso, molto più emozionante di quanto gli era sembrato in un primo momento. Gli porse una mano, finendo davvero per pregarlo di non fare sciocchezze. " Per favore, afferra la mia mano e vieni via con me "

Il moro dopo qualche secondo di lotta interiore afferrò saldamente la mano di Bam, cedendo alla sua disperata richiesta di compagnia. Bam lo tirò verso di sé senza troppe cerimonie, abbracciandolo stretto quando se lo ritrovò davanti, più giovane di quanto si aspettasse, alto ed estremante esile ed elegante. " Sei un pazzo " Le motivazioni per cui si sentisse così sollevato che un perfetto estraneo fosse sano e salvo tra le sue braccia gli erano sconosciute, e con sincerità non voleva nemmeno saperle, ne era semplicemente grato. Fine della questione.

Lo prese per mano, trascinandolo con sé per la città, incurante del fatto che aveva appena messo il proprio cuore nella situazione più estrema e pericolosa tra tutte quelle a cui già lo aveva esposto. Non si trattava più del suo solito modo schivo e annoiato di vivere un nuovo rapporto, stava per lasciarsi andare tra le braccia del pericolo che aveva sempre amato, completamente, mettendosi davvero a rischio, molto più di quanto in realtà avesse mai desiderato.



   
 
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