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Autore: Lumos and Nox    18/01/2015    6 recensioni
Ade se ne era andato, era ritornato agli Inferi, nel suo regno, l'unico posto che a detta di tutti- dei, mortali e Fato- poteva accorglierlo. Non c'era posto per lui, sulla terra. E nemmeno sull'Olimpo.
O forse no?
Non è concesso a tutti di godere di un Lieto Fine, dopotutto, ma tutti combattono con i denti per ottenerlo.
E Ade rientra in quest'ultima cerchia.
(Attenzione: è necessario aver letto Promessi Rivali: L'Inizio per comprendere parte della storia)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Senza un Lieto Fine'
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La Colpa del Fato


Ade la prima volta credeva che si fosse trattato di un errore. Era lì, da quelle parti a dare un'occhiata al mondo che da poco avevano liberato da quel tipaccio di papino Crono, e toh, guarda, da queste parti c'è un tempio dedicato a tutti. Meraviglioso, diamo un'occhiata. Oh, c'è pure un mortale in preghiera!
Senza pensarci troppo, gli era apparso in una nuvola di fumo nero con uno sguardo e un sorriso ammiccante. Salve mortale/Morty- posso chiamarti Morty, vero?- sono Ade, il dio dei morti!
Non aveva mai visto un mortale così da vicino- se si escludevano quelli un tantino deceduti- e fremeva dalla curiosità di vedere la sua reazione di gioia di fronte ad un incontro ravvicinato del terzo quarto tipo.
Forse proprio perché ci teneva così tanto, perché aveva riposto gran parte della sua fiducia positiva in quell'incontro che c'era... c'era rimasto così male, il Boss dei morti.
Il mortale era impallidito, aveva spalancato la bocca tanto che Ade si era stupito che non gli fosse caduta la mascella ed era scappato a gambe levate, senza dire o fare qualcosa- tipo implorare il suo aiuto, o ringraziarlo, o... o fare qualsiasi cosa!
Ade aveva provato ad attirare la sua attenzione, Ehi, aspetta, posso capire che la mia presenza possa incutere reverenza, ma se trattato nel giusto modo, potrei farti qualche...
Ma il mortale era scappato.
Ade si era passato nervoso una mano tra i capelli infuocati, cercando di non dare di matto e di non distruggere il tempio- chi li avrebbe sentiti gli altri poi?
Il mortale era scappato ma... ma era normale dopotutto, perché i mortali non erano abituati ad incontri del genere, di sicuro accadeva anche agli altri con l'umanità. Doveva solo... solo abituarsi.
La seconda volta era andata decisamente peggio, il che era strano, perché Ade solitamente era un tipo di larghe vedute e- insomma!- non era così pessimista da scoraggiarsi al primo tentativo.
Era lì, in un bosco sacro a lui, una giovane mortale. Molto carina, si sarebbe potuto dire, con le lentiggini e i capelli castani e un viso dolce. L'aveva incrociata per caso e lei si era bloccata a fissarlo come se avesse visto- indovinate?- un morto.
Ade aveva mosso la mano a mo' di saluto. Ehi! Come butta, tesoro? Sono Ade, il dio dei Morti!
Ora, Ade non... non sapeva esattamente che cosa si era aspettato. Ma le urla della mortale avevano richiamato perfino l'attenzione del suo caro fratellone Zeus, dall'alto della sua privata e personalissima nuvola.
E Zeus si era degnato di scendere dal suo paradiso privato- la mortale aveva interroto le sue grida per un piccolo inchino- e gli si era avvicinato, sfolgorante come non mai. Ade! Fratellino mio! Ma che fai, spaventi i mortali?
Ade stava per dirgli che lui non era il suo fratellino, dato che lui era il maggiore dei tre fratelli maschi, mentre Zeus solo il minore.
Ma la mortale si era intromessa e, Oh grande Zeus, Signore di tutti gli Dei, salvami dal Dio dei Morti non voglio morire!
Zeus aveva annuito con aria solenne e la mortale si era gettata ai suoi piedi e aveva ringraziato con un sorrisone e poi era scappata tra inchini vari e salamolecchi.
Ade si era massaggiato le tempie e c'era voluto gran parte del suo autocontrollo per non ridurre in mucchietti di cenere il suo bosco sacro. Zeusino... sto cercando di essere un tipo paziente, ma non capisco. Perché i mortali si spaventano così tanto con me? aveva detto, evitando di sottolineare l'intromissione odiosa del fratellino nei suoi affari.
Oh, ma non prenderla sul personale, eh, Ade! Solo che forse i mortali... bè sono un poco intimoriti dal tuo aspetto! aveva risposto il grande Zeus, dandogli come a conforto una forte pacca sulla spalla. Come a voler accentuare la sua forza rispetto a quella di Ade.
Però Ade non... non aveva capito. Insomma, non era bello come Afrodite o Narciso- che poi non era nemmeno un dio, ma era meglio lasciarglielo credere, secondo Zeus. Ade sapeva di non essere precisamente uno schianto, ma nemmeno gli altri dei lo erano. Gli occhialetti di Ermes? Inguardabili. Il completo di Ares? Pacchiano quanto il carro di Apollo.
E non era solo lui a dirlo. Però i mortali onoravano sia Ermes, che Ares, che Apollo e si prostavano e portavano loro tante offerte e richieste. Perché a lui no?
Credo di non capire, Zeusino aveva tentato, con un sorrisetto forzato, cercando anche di scherzare. Sono forse... troppo bello?
Il Dio del Cielo aveva smesso di riassettarsi la veste e lo aveva guardato. E Ade non aveva sentito la rabbia montargli dentro, no, niente rabbia, ma... ma come un senso di... inadeguatezza. Di essere sbagliato.
Lo sguardo di Zeus era stato compassionevole, uno di quelli che diceva mi dispiace molto per te, perché non potrai mai essere alla nostra altezza.
E Ade solitamente si sarebbe arrabbiato e avrebbe distrutto tutto- a parole e con i fatti, ma... ma Ade lo sapeva.
Sapeva che pensavano così di lui- il più grande tra i tre fratelli maschi, ma l'ultimo ad essere stato rigurgitato da papino Crono- e... e a volte era d'accordo, perché... perché se il Fato gli aveva designato gli Inferi e i morti e tutto doveva esserci una ragione.
Francamente, Ade, credo che non dovresti passare troppo tempo qua sulla terra. Insomma, non vorrai spaventare troppo i mortali! aveva detto Zeus guardandolo sempre in quel modo, e Ade si sentiva lacerato dentro. Andiamo, fratello, non tutti possono essere... dei Olimpi! Diciamo che tu... hai una... personalità... interessante! E la puoi mettere a frutto nell'Oltretomba!
Ade se ne era andato, era ritornato agli Inferi, nel suo regno, l'unico posto che a detta di tutti- dei, mortali e Fato- poteva accorglierlo. Non c'era posto per lui, sulla terra. E nemmeno sull'Olimpo.
Quando gli avevano affidato per la prima volta gli Inferi, gli avevano detto- con un sorriso falso e lo sguardo compassionevole- potrai venire a trovarci ogni volta che vorrai, tranquillo. Siamo la tua famiglia, dopotutto.
Ma ogni volta che Ade ci andava, sguardi sfuggenti, impegni improvvisi, chiacchiere insensate e sorrisi finti e la prossima volta, avvisaci, Ade!
Ade aveva smesso di andare sull'Olimpo. Aveva iniziato a starsene solo nel suo, di regno, ma dentro si sentiva divorato costantemente quando sentiva Zeus e Era e Poseidone e tutti gli dei spassarsela lì sopra, tra le loro nuvole.
Pian piano aveva iniziato ad odiarli. Ad odiarli tutti.
Tutti loro, così falsi e pigri, così... felici nel loro monte Olimpo.
Era il Fato a decretare la loro sorte, certo, ma Ade non era d'accordo.
Avrebbe punito la "famiglia" che non c'era mai stata, che lo aveva tradito.
Avrebbe preso lui il controllo dell'Olimpo e sarebbe stato lui e solo lui a controllare il su destino.
Ci aveva provato Ade, aveva preparato un piano lungo diciotto e più anni, ma... era bastato suo nipote, Herc il Megafusto, mortale tra l'altro e figlio di Zeus, a mandare tutto all'aria, aiutato da Megara. Lei, che gli apparteneva, e che lo aveva tradito, come la sua "famiglia".
E tutto si era sfaldato, anni di progetti gettati al vento, i Titani cacciati e gli dei liberati e persa anche la carta di Meg e anche Pena e Panico non lo avevano aiutato... e...
Lo avevano gettato nel Vortice delle Anime, Herc ce lo aveva gettato, tra tutte quelle sudice anime mortali.
Ci aveva messo quasi un anno a riuscirne, e si era ritrovato rinchiuso lì negli Inferi per un altro- con Pena e Panico e le Parche e le anime mortali- prima che tutti i Buoni convocassero una specie di Concilio, come quelli di Zeus e Era e gli altri dei che erano veramente degni di chiamarsi così. E volevano il loro Lieto Fine, i Buoni, e non volevano nessuna vendetta da parte di alcuni né anche solo vedere altri.
Perciò lo avevano scaricato nel Black Realm, un postaccio degno degli Inferi, mentre Herc e Meg, i cari Herc e Meg vivevano spensierati con Zeus e Era e Poseidone e tutti gli altri dei e tutti gli altri Buoni.
E esaltavano ancora di più tutto ciò che Ade voleva e non aveva, e non a causa del Fato, ma a causa loro.
Ma stavolta era diverso.
Perché Ade non si trovava da solo in quella specie di Oltretomba.
Oh, no, era tra centinaia e migliaia di altri non ritenuti degni, di altri amici Malvagi.
E avevano ottenuto una Prescelta che avrebbe distrutto tutti i degni e... ah, Ade non vedeva l'ora di assaporare le grida delle loro anime dilaniate da Cerbero.
E che il Grande mortale Herc o il Fato provassero a salvarli, se ci tenevano.
Dopotutto, la colpa era stata solo loro.



N.d.A.
Scusate, sono di frettissima. Ho cercato di mettere su carta la frustazione di Ade nei confronti della sua cosiddetta famiglia e dei soliti "Buoni". La prossima one-shot sarà o su Grimilde o sul Principe Giovanni, ma credo le pubblicherò entrambe. Questa su Ade non mi convince molto... forse ogfi o domani la cancellerò per riscriverla in modo più approfondito...
Sto cercando di porre rimedio a tutte le recensioni lasciate in sospeso, abbiate pazienza o al limite ammazzatemi tirandomi dietro i libri di storia. Vedete voi.
Baci
Nox
  
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