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Autore: M a r t    18/01/2015    2 recensioni
Adorava abbracciare in quel modo Sehun. Nonostante fosse lui il più grande tra i due, addirittura di ben quattro anni, la loro differenza d'altezza era abbastanza grande da permettergli di farsi prendere in braccio quando aveva troppo sonno per arrivare a letto sulle sue gambe o per infossare il volto nel suo petto quando ne sentiva il bisogno. E la cosa più bella di tutto ciò era quando Sehun lo circondava completamente con le sue braccia, facendolo sentire piccolo e protetto, al sicuro.
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{HunHan}
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Sehun, Sehun
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tiene il bicchiere lungo e sottile colmo di champagne con estrema grazia, in piedi vicino alla pista da ballo. Le luci che durante la cena erano forti e gli facevano lacrimare gli occhi, ricordandogli vagamente quelle degli ospedali o delle scuole, si erano spente lasciando spazio ad altre più vivaci e colorate che si muovevano per la piccola sala che gli sposi avevano affittato per il loro giorno speciale. Ha un'espressione decisamente preoccupata, spostando l'attenzione da una parte all'altra in cerca del suo accompagnatore. La miriade di parenti -dello sposo o della sposa- e altra gente che non conosce lo confondono costringendolo a rinunciare a trovarlo, per il momento.
Prende un sorso dal bicchiere e subito lo allontana schifato. Non gli sono mai piaciute questo genere di cose ed il fatto che si fosse ritrovato con quella bevanda in mano era stato un fatto del tutto casuale.
In realtà anche la sua presenza a quel matrimonio era del tutto casuale. Fosse stato per lui, non sarebbe mai andato. Eppure il volto del suo fidanzato così abbattuto dal dover andare a tale evento da solo lo aveva fatto desistere. Maledetto.
Lo aveva persino lasciato lì, solo come un cane, vicino alla pista da ballo ed a disagio. Di buttarsi nella mischia non se ne parlava proprio, non era il tipo ed era più che sicuro che una volta messo piede sul parquet chiaro dove una massa di gente entusiasta si scatenava, le due sorelle grassocce della sposa lo avrebbero trattenuto più del dovuto giusto in tempo per i balli di gruppo e da spiaggia. O peggio ancora, per il trenino.
No, lui non era proprio il tipo. 
Si sarebbe volentieri seduto, poi, se non avesse perso di vista il suo tavolo. Tornò a guardarsi intorno, intravedendo la sposa chiacchierare con un uomo anziano e con gli stessi lineamenti della giovane. Decise di andare nella loro direzione, per presentarsi e fare gli auguri, magari chiedendo se avessero visto il suo accompagnatore da qualche parte. Del resto lui era il fratello della sposa.
Quindi, si disse, lei saprà dove si trova.
Attraversò con ampie falcate i metri che lo separavano dai due, porgendo il bicchiere ad una ragazza già sulla buona strada per svegliarsi con un emicrania il giorno seguente e cercando di evitare il maggior numero di contatti con gli invitati, per lui tutti completi sconosciuti. 
Anche la sposa e suo padre, in realtà, non si poteva dire li conoscesse bene. Si erano presentati frettolosamente, prima che lei salisse in macchina con il neo marito, un luminoso sorriso a dipingergli il volto. Rallentò il passo, preso da una nuova ondata di disagio, diversa da quella provata pochi secondi prima. 
Era imbarazzato all'idea di parlare con i parenti di lui senza la sua presenza rassicurante. Si morse un labbro e si bloccò sul posto. Le luci colorate continuavano a girare vorticosamente per la sala, illuminando i suoi capelli di un banale castano chiaro. Era tornato ad un colore pressoché normale per evitare di essere notato più di tanto al matrimonio della quale era l'intruso. 
Qualche settimana prima li aveva rossi come il fuoco, davvero belli. Gli piangeva il cuore averli colorati nuovamente di un colore che, decisamente, non lo faceva impazzire. Lui non aveva commentato, sorridendogli dolcemente quando era tornato a casa tutto mogio e abbracciandolo, tenendolo stretto contro il suo petto. Gli aveva detto che era bellissimo anche così, che lo amava e che la sua famiglia sarebbe esplosa di gioia dopo averlo conosciuto o, che se non fosse stato così, poco importava. Sorrise a quel ricordo, sentendosi un vero idiota.
Prima che potesse riprendere la sua marcia verso i suoi parenti, stavolta mosso da una più che grande determinazione, si sentì prendere per i fianchi, fino a scontrarsi con il petto di qualcuno più alto di lui. Si irrigidì inizialmente, per poi rilassarsi subito dopo aver inspirato un dolce profumo di cannella che gli stuzzicò le narici.
"Ti stavo cercando." Disse semplicemente, posando la testa all'indietro e alzando un po' lo sguardo, riuscendo a guardarlo in viso. Oh Sehun gli sorrideva con quel suo fare dolce e protettivo, con una punta di divertimento che solitamente aveva solo in sua compagnia. Il completo nero gli stava così bene che, da quando erano usciti, non era riuscito a staccargli gli occhi di dosso. Certo a parte per l'ultima ventina di minuti.
"Scusami, parenti impertinenti." Si difese il minore, baciandogli una guancia lentamente, godendosi le spettacolari sensazioni che quel contatto, seppur piccolo e casto, gli regalava.
Si rigirò nell'abbraccio, sorridendo furbamente e posando le labbra su quelle del biondo e circondandogli il collo con le esili braccia. 
Adorava abbracciare in quel modo Sehun. Nonostante fosse lui il più grande tra i due, addirittura di ben quattro anni, la loro differenza d'altezza era abbastanza grande da permettergli di farsi prendere in braccio quando aveva troppo sonno per arrivare a letto sulle sue gambe o per infossare il volto nel suo petto quando ne sentiva il bisogno. E la cosa più bella di tutto ciò era quando Sehun lo circondava completamente con le sue braccia, facendolo sentire piccolo e protetto, al sicuro.
Restarono in quel punto tra il buffet e la pista da ballo, continuando a baciarsi in modo lento e casto -del resto erano comunque circondati da molta gente- tranquilli del fatto che fosse scattata l'ora in cui tutti i bambini si addormentavano stanchi per la lunga giornata, evitandogli interruzioni sgradevoli ed imbarazzanti.
Quando si staccarono erano ancora terribilmente vicini, gli sguardi incatenati tra loro e i nasi che si sfioravano. La musica ritmata e veloce aveva lasciato posto ad una più lenta e tranquilla. Con la coda dell'occhio riuscì a scorgere le coppie più mature e meno ubriache stringersi amorevolmente, dondolando al ritmo della dolce melodia. Venne pervaso da una strana voglia di correre in pista e fare lo stesso. Ballare con Sehun in quel modo così intimo e personale per sempre, senza le preoccupazioni e i brutti pensieri. Era così palese che fossero l'unica coppia omosessuale a quel matrimonio. Eppure quel desiderio continuava a divorargli lo stomaco, facendogli venire degli imbarazzanti lacrimoni.
Sehun parve comprendere e condividere i pensieri del maggiore, prendendogli le mani fra le sue e stringendole, infondendogli sicurezza e forza, trascinandolo successivamente al centro della sala tra le altre coppie. Fu un po' esitante all'inizio, l'imbarazzo era davvero troppo e lui non ci era abituato. Ma poi decise che non gli importava un accidente e che, comunque, effettivamente nessuno lo conosceva lì dentro. 
Portò una mano del minore sul suo fianco, posando la sinistra sulla sua spalla e intrecciando la destra con la sua, guardandolo felice. Sehun si abbassò quel che bastava per posargli un bacio sulla fronte, attirandolo più a sé ed iniziando a dondolare e girare in tondo.
"Spero non ti sia annoiato troppo, i miei familiari sono così fastidiosi a volte, mentre quelli del tipo di mia sorella sembrano essere delle statue di ghiaccio." Gli sussurò ad un orecchio, ridacchiando appena. Rise anche lui, divertito dal modo e dal tono con il quale il biondo aveva chiamato il suo neo cognato. Sehun sapeva essere una persona estremamente gelosa, che si trattasse della sorella o di lui. Ricorda ancora quando lo aveva trattenuto dentro casa per circa quattro giorni pur di non fargli incontrare Minseok, suo migliore amico, che voleva assolutamente presentargli il suo ragazzo. Alla fine era riuscito ad incontrare Jongdae solo grazie ad un'uscita a quattro, vinta dopo milioni di compromessi e qualche premio. Solo il pensiero lo faceva arrossire.
"Oh, povero, non chiamarlo così!" Lo riprese scherzosamente "Comunque non è stato tanto male. Mi piacciono i matrimoni." Affermò serio, continuando a muoversi insieme al più alto.
Ed era vero: nonostante odiasse lo champagne, i balli sfrenati e i trenini spezza-gambe, adorava i matrimoni. Aveva seguito tutta la cerimonia con attenzione ed in silenzio, senza staccare un secondo lo sguardo dai due, oramai, coniugi, sorridendo nel vedere le lacrime di gioia scendere dalle guance di lei e le mani tremanti intente ad infilare la fede di lui. 
Aveva sempre sognato un matrimonio e una famiglia. Proveniva da una famiglia tradizionalista, che gli aveva insegnato che il periodo migliore per sposarsi era verso i ventisette/ventott'anni e che le famiglie numerose erano le più belle e le più felici. Lui che era figlio unico, dato che prima di trasferirsi in Corea era vissuto in Cina per gran parte della sua vita senza quindi poter avere fratelli o sorelle, era sempre stato d'accordo con questa affermazione, sapendo quanto potesse essere brutto passare dei noiosi pomeriggi da solo a casa, quando suo padre era al lavoro e sua madre aveva delle faccende da sbrigare.
I suoi sogni, però, rimanevano tali. Di certo sarebbero passati ancora molti anni prima che il matrimonio gay venisse reso legale, così come l'adozione di un bambino da parte di una coppia omosessuale. Era felice con Sehun, lo amava più di ogni altra cosa, ma il pensiero di quella mancanza nella sua vita lo rendeva terribilmente triste e giù di corda. I suoi genitori sapevano del suo orientamento e del fatto che non gli avrebbe mai dato quello per il quale avevano fantasticato insieme per così tanti anni, ma avevano accettato, seppur con un po' di resistenza iniziale da parte di suo padre, le preferenze del loro unico figlio.
Strofinò la guancia contro la giacca nera del completo di Sehun, sospirando appena e chiudendo gli occhi, lasciandosi cullare dalle note dolci e dai movimenti sicuri del biondo, che lo guidava in quella lenta danza. 
"Se potessi, non esiterei un attimo a chiederti di sposarmi." disse il minore facendolo destare, come a leggergli nel pensiero. Gli sembrava di essere un libro aperto in sua compagnia, non un dettaglio sfuggiva ai suoi occhi scuri e, anche se ci era abituato, rimaneva sempre un po' sorpreso di questa sua capacità. Incrociarono i loro sguardi, fermandosi di colpo nonostante la musica continuasse ad invadere la sala. Si sporse verso le sue labbra, baciandole con passione, aggrappandosi alle spalle larghe del biondo.
"E io accetterei. Sempre." Rispose con il respiro corto e gli occhi colmi di lacrime intrise di luminosa felicità.
Sehun lo abbracciò, infossando il naso nel suo collo e strofinandocelo sopra, provocandogli un'infinità di brividi lungo la schiena. Glielo baciò, avvicinandosi successivamente al suo orecchio.
"Non ti farei mai soffrire." un bacio sul lobo.
"Lo so."
"Ti preparerei la colazione tutte le mattine, portandotela a letto e baciandoti fino a che non mi chiederai di smettere ridendo, lamentandoti che farai tardi al lavoro." si spostò sulla mascella, soffiandoci sopra per poi posare anche lì le labbra piccole e piene.
"Ti pregherei di restare qualche altro minuto, prima di andare via, perché la mattina sei così raggiante anche se assonnato." baciò una guancia arrossata e mancò davvero poco che scoppiasse a piangere come una ragazzina. Sehun a volte era così sdolcinato.
"E, Luhan," le gambe si fecero molli e gli occhi brillarono al suono del suo nome pronunciato da lui "ti amerei ogni giorno e ogni notte come se fosse la prima volta, perché nonostante tutti questi anni passati insieme il mio cuore continua a perdere battiti alla vista di un tuo sorriso." arrivò alle labbra, puntando gli occhi nei suoi per poi baciarlo piano, senza fretta. Il mondo sparì intorno a loro e tutto diventò superfluo e privo di qualsiasi importanza. 
Gli sembrò di entrare in un buco nero, buio e freddo, lontano dai rumori, lontano dai problemi e, nonostante la paura fosse tanta, il solo sapere di avere Sehun vicino gli fece provare calore, rendendo tutto più luminoso e splendente. Sa che finché starà con lui niente potrà essere sbagliato, sa che finché si ameranno e vivranno insieme starà bene.
"Ti amo." Sussurrò, come se fosse un segreto che solo loro potevano comprendere. E si chiese varie volte se non fosse davvero così, se fosse così difficile capire che l'amore che li legava era normale è magnifico tanto quanto quello che poteva legare un uomo ed una donna. I matrimoni, per Luhan, simboleggiavano un'appartenenza eterna, un amore che riusciva a durare per sempre. Non crede nel divorzio o cose simili. E in cuor suo, sa che già appartiene a Sehun, anche senza il bisogno di un'anello al dito.
 
Finita la festa riuscì a salutare la famiglia di Sehun, trovando un caloroso benvenuto a rassicurarlo dalle sue paure. Tornarono a casa verso un'ora imprecisata, probabilmente nel bel mezzo della notte, dato il lungo viaggio percorso. Appena arrivati si erano fatti un bagno caldo, giocando con le bolle di sapone e baciandosi le labbra divenute rosse ed i corpi nudi, rilassandosi nell'acqua calda e rigenerante.
Quando si infilarono sotto le coperte, Luhan si avvicinò al biondo, accoccolandosi al suo petto in un gesto naturale, sorridendo nel sentire le braccia del minore avvolgerlo. 
Sehun disegnò con l'indice ghirigori immaginari sulla schiena del maggiore aspettando che si addormentasse, per poi cadere anche lui subito dopo tra le braccia di Morfeo.
 
E la mattina seguente Luhan si svegliò con una deliziosa colazione al letto, un bacio del buongiorno sulle labbra, e un Sehun con uno sguardo adorante. Non si lamentò perché avrebbe fatto tardi al lavoro ed il biondo non dovette pregarlo per restare con lui altri cinque minuti.
E si amarono come se fosse stata la prima volta, perché magari non erano ancora sposati ma questo non gli impediva di certo di essere felici.












 
Dovute spiegazioni di una castagna:
 
Salve a tutte/i!
Sono tremendamente nervosa dato che questa è la prima fanfiction che pubblico in questo fandom >_<
L'idea mi è venuta verso mezzanotte circa e nonostante stessi morendo di sonno ho deciso di scrivere le mie fantasie malate da fluffosa shippatrice di questi due patati. Lo sapevo che cercare post hunhan su Tumblr affogando nel disagio e nella tristezza mi avrebbe portato a scrivere obbrobri, ah. Non è nulla di speciale, il titolo un po', vogliamo dire scontato?, e il fatto che il testo non sia proprio un papiro lo dimostrano. In realtà non volevo pubblicare per la prima volta in questo fandom con una OS, anche perché ho già iniziato un progetto che probabilmente riuscirò a portare a termine quando sarò diventata un'ottantenne pensieri positivi.
Spero che vi sia piaciuta almeno un pochino, che non ci siano errori e ringrazio chiunque sia arrivato a leggere fino qui.
Adios y
 
happy chestnuts ☆
   
 
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