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Autore: Giada_vi_ama_tutti    19/01/2015    4 recensioni
Piccola Newtmas dal punto di vista di Thomas.
E' una revisione di una parte del libro che ho voluto fare per entrare nei panni del protagonista in questo momento così duro, perciò scusatemi ma ho dovuto farlo.
Attenzione: contiene spoiler di altissimo livello sull'ultimo libro della trilogia (La Rivelazione)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Newt, Thomas
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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L'eternità di un attimo


 

- Per favore, Tommy. Per favore.-
Le parole che escono dalla sua bocca sono come lame, le sento ferirmi una alla volta, il dolore che mi offusca tutti i sensi, tanto che quasi non sento più il suo corpo sul mio.

Mi sembra di vivere un déja-vu, solo inghiottito da un brutto incubo e rivomitato, come a dire: ti piace di più così? Ma la risposta è senza dubbio un “no” definitivo.
Era sera, no… notte. L’atmosfera nella Radura era calma e silenziosa. Tutti i Radurai dormivano tranquillamente, o almeno per quanto potessero essere tranquilli nella loro situazione. Solo due ragazzi erano svegli, in una piccola stanza del Casolare.
Eravamo nella stessa identica posizione: le gambe di Newt mi stringevano i fianchi, il suo bacino che mi premeva contro il pavimento di legno che scricchiolava ad ogni movimento. Le sue mani accarezzavano ogni centimetro del mio corpo, avidamente, ma con calma; una combinazione che mi mandava semplicemente fuori di testa, e lui lo sapeva. Il silenzio che sembrava aver fatto sparire tutto ciò che avevamo intorno è lo stesso di ora. Ma in questo momento non ho la sua bocca sulla mia, non ho i suoi dolci sussurri contro il mio collo.
Ho solo un ragazzo che mi guarda dall’alto e mi prega. Ed è disperato.
Posso vedere le lacrime oltre i suoi occhi, che non scendono ma gli offuscano lo sguardo. Il suo corpo trema sul mio, ma la mano che mi stringe il polso è forte. Troppo forte.
Non posso farlo.
Il giorno in cui arrivai nel Labirinto ero terrorizzato; mi sentivo solo come non mi ero mai sentito prima. Poi era arrivato Newt. Il ragazzo biondo era entrato a fare parte della mia vita in un solo attimo; ma non allo stesso modo degli altri, le cui vite erano legate alla mia per volere di persone che giocavano con noi come animaletti chiusi in una scatola. No, Newt era stato con me fin dall’inizio. Era l’unico, apparte Chuck, che si era veramente interessato a me e alla mia salute.
Ecco perché non posso farlo. Perdere Newt sarebbe come perdere una parte di me.
Non posso non posso non posso.
Intanto le sue parole continuano a rimbombare nel vuoto della mia testa.
E’ tutta colpa tua. Avresti potuto fermarli quando i primi Creatori sono morti. Avresti potuto trovare la maniera. Invece no! Tu hai dovuto portare avanti la tua missione, cercare di salvare il mondo, fare l’eroe. E sei venuto nel Labirinto e non ti sei mai fermato. Ti importa solo di te stesso! Ammettilo! Devi essere quello di cui la gente si ricorda, che la gente venera! Avremmo dovuto ributtarti nel buco della Scatola!
Fisso i miei occhi nei suoi. Ma non vedo Newt. Vedo gli occhi di un pazzo incastrati nella sua testa.
Eppure io lo so che lui c’è. Lo sento nel punto in cui la mia pelle è in contatto con la sua. E poi vedo il suo viso: i capelli biondi e lunghi, la bocca tremante e meravigliosa, i lineamenti tesi. E’ sporco e graffiato, deve aver passato dei giorni davvero terribili, ma questo spinge ancora di più il mio corpo a volersi sciogliere dalla sua stretta, prendergli il viso tra le mani e baciarlo come se non ci fosse un domani. E poi lo abbraccerei per l’eternità, per proteggerlo da tutti i mali del mondo. Perché lui se lo merita; non doveva andare così, non per lui. Avrei dovuto esserci io al suo posto, e questo non fa che peggiorare il mio senso di colpa. Ma io sono immune. Lui non lo era.
Sto pensando a lui al passato, come se ormai fosse andato. E forse è così.
Newt. Ti prego Newt non farmi questo.
Chiudo gli occhi e immagino di essere tornato a quella notte in cui entrambi eravamo ancora imprigionati al centro del Labirinto. Me lo vedo mentre passa delicatamente le sue dita sul mio viso e continua a sussurrare perché non vuole svegliare nessuno dei nostri compagni. Sarà pure vero che fuori di qui c’è il buio, e più in là ci sono i Dolenti e che ancora oltre vi è un mondo ancora peggiore, in cui la gente impazzisce ogni giorno, le famiglie si sgretolano, l’ambiente è distrutto e la C.A.T.T.I.V.O. è convinta di poter aggiustare tutto peggiorando solo le cose. Ma a me non importa. Ci siamo solo io e Newt in questo momento.
Purtroppo la realtà mi cade addosso come un macigno: io sono in quel mondo al di fuori del territorio dei Dolenti. Sto andando verso quei pazzi che hanno trasformato Newt in questo essere. Ed ho una pistola appoggiata alla fronte dell’unica persona che io abbia mai veramente amato.
Il mio corpo non risponde più ai comandi, non lo sento più.
Lo so che è colpa mia. Sono stato io a fargli questo. Sono io che ho distrutto la vita a tutti i ragazzi che ora chiamo amici e che mi chiamano amico, pur sapendo cosa ho fatto loro. E tra loro c’è lui. Un’intera vita rovinata, un’anima infranta, una persona ormai persa nel vuoto. Non si può tornare indietro.
Ti odio ti odio ti odio! Dopo tutto quello che ho fatto per te, dopo tutta la cavolo di sploff che ho passato in quel maledetto Labirinto, non puoi fare l’unica cosa che ti abbia mai chiesto! Non riesco nemmeno a guardare la tua brutta faccia di caspio!
La mano con cui tengo la pistola, fredda come il ghiaccio contro la mia pelle, ha un tremito.
Tutto quello che mi ha urlato poco fa continua a tormentarmi, come il solito brutto sogno per cui hai paura di addormentarti la sera sapendo che ti prenderà tra gli artigli appena chiuderai gli occhi. Solo che io non posso svegliarmi, ho dormito per troppo tempo ormai.
Un groppo mi si forma in gola e mi impedisce di respirare o di rispondere.
Non so quanto è passato dalla sua ultima frase. Forse 5 minuti, forse 2 secondi.
Odiavo quel posto Tommy. Ho odiato ogni secondo di ogni giorno. Ed era tutta…colpa…tua.
Le lacrime pungono gli occhi. Voglio urlare, urlare con tutta la forza che ho. Gridare contro tutto questo caspio di mondo che ha calpestato quest’anima pura, contro tutti i suoi abitanti che non hanno potuto fare niente per impedirlo, finché la voce non mi muore in gola.
Dovrei esserci io al suo posto.
Dovrei chiedergli io di sparare un colpo contro di me.
Adesso devi rimediare.
Non posso Newt. Non posso.
Le lacrime fanno sempre più male nonostante io abbia ancora gli occhi chiusi.
Dimostra di saper fare la cosa giusta.
E poi di nuovo le sue ultime parole:
Per favore, Tommy. Per favore.
Newt…
Con il suo nome in gola, premo il grilletto, e il rumore che sento non è il colpo della pistola, ma il fragore della mia esistenza che crolla definitivamente nel buio.








*angolo dell'autrice*
Salve popolo di EFP e grazie per aver dato un'occhiata anche a questa storia :3
Devo scusarmi con voi. Perchè sono sicura che tutti voi avete sofferto quanto me in questa parte del libro ed io non ho fatto altro che infierire. Ma capitemi: ho dovuto farlo.
Devo anche dirvi che è la prima volta che scrivo in soliloquio/monologo interiore o come altro lo volete chiamare. Perciò non so cosa sia venuto fuori ma come struttura è uno stile che mi piace tanto visto che trascrive semplicemente i pensieri del protagonista così come vengono senza una vera e propria logica a volte, e io lo trovo fantastico... spero sia piaciuto anche a voi.
Ah e... anche se immagino lo sappiate, vi ricordo che le parti in grassetto, ovvero le frasi che Newt ha detto a Thomas prima del piccolo momento (che nella realtà durerà appunto pochi secondi) che segue la nota frase "Per favore, Tommy. Per favore", non sono mie ma le ho prese precise sputate dal libro.
Detto questo, sarei molto felice di ricevere recensioni di qualunque tipo, sul serio ragazzi fatevi sentire ;)
Bene... mando un bacione a tutti voi e vi ringrazio di cuore! <3
Giada.
   
 
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