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Autore: Mattotoro    21/01/2015    2 recensioni
Due giovani ragazzi, un prete novizio, suo malgrado, Rupert e Mickey, suo coetaneo. Amici da sempre, sono entrambi innamorati di Dorian, il fratello di Mickey, ignaro dei loro sentimenti e presto sposo.
Entrambi reagiscono in maniera diversa al dolore provocato dal loro amore per Dorian e cercano conforto l'uno nelle braccia dell'altro, l'uno nei baci dell'altro. Baci destinati solo a Dorian.
Spero leggerete, ci tengo molto!
Ho messo rating giallo per la tematica omosessuale, incestuosa e per il fatto che Rupert è un prete novizio, ma potrebbe essere tranquillamente un verde.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Dorian'
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Dorian.


 
Quando seppe della notizia, non ne fu sorpreso. Sorrise educatamente alla signora con gli occhi pieni di lacrime di fronte a lui; le baciò le guance e le strinse calorosamente la mano, congratulandosi con lei e augurandole ogni bene. Parlava, ma senza pensare: le sue parole erano meccaniche, automatiche, un copione già scritto e pronto da recitare in occasioni del genere. Fu solo quando la signora iniziò a scuoterlo con una mano che si rese conto che la conversazione era finita e si affrettò a congedarsi, come se si fosse appena ricordato di un'importante commissione che gli era sfuggita di mente. 

La stanza brulicava di parenti che stringevano l'anziana e commossa padrona di casa, ma nessuno salutò il ragazzo coi capelli rossi e l'abito da prete novizio nero come il peccato, perché questi aveva già percorso la rampa di scale da dieci minuti e da altrettanti era fermo davanti ad una porta di legno bianco, col pugno alzato a mezz'aria, indeciso su quale fosse il momento più adatto per bussare. Si schiarì la gola e raccolto tutto il coraggio, bussò. Nessuno rispose.

"Sto entrando", annunciò e prima ancora di finire la frase, si trovò circondato dal buio e dal gelo della stanza apparentemente vuota.
"Mickey, lo so che sei lì. Riconosco il tuo dannato profumo al mentolo. Prima o poi farai svenire qualcuno con questa puzza". Emise uno sbuffo infastidito e accese la luce, per trovare Mickey disteso sul letto, con la faccia pressata contro il cuscino, messo in tiro per la grande cena.

"Va' via, Rupert. Lasciami solo", disse il ragazzo moro, la gola secca e la voce tremante di chi ha ricevuto una notizia che spezza il cuore. 

Rupert rimase in silenzio, richiuse la porta, aprì la finestra e una folata di vento fece tintinnare il rosario di ferro che portava al collo. L'aria gelida di quel tramonto gli aveva fatto diventare le guance e il naso dello stesso colore dei suoi capelli. Prese la sedia a dondolo vicina al letto di Mickey e la trascinò alle spalle delle ante di legno bianco della finestra, per niente discreto, nemmeno quando aprì il cassetto della scrivania, lo svuotò e prese fiammiferi e sigarette dal doppiofondo. Si schiarì nuovamente la voce, solo per ricevere un grugnito da parte di Mickey, imperterrito nel suo volontario stato comatoso.

Il giovane prete si accomodò sulla sedia e si accese una sigaretta con disinvoltura, come se fosse stata una cosa normale che ogni studente del seminario faceva tra un'ave maria e un mea culpa. Lui conosceva bene Mickey. Si conoscevano da che erano bambini e si ritrovavano ogni giorno a scuola, a messa, al catechismo o semplicemente l'uno a casa dell'altro per giocare insieme. Rupert aspirò dalla sua sigaretta bianca e lunga e aspettò.

"Si sposa", disse il giovane disteso supino sul letto, in un tono da funerale che Rupert non gli aveva mai sentito prima.

"Lo so. Ho incontrato tua madre giù all'entrata. Piangeva, era molto contenta". Una nuvoletta di fumo grigio uscì dalle sue labbra rosa e piene. Avrebbe voluto usare un tono meno drammatico, meno pesante, ma è complicato riuscire a far caso alla propria voce, quando si sentono le viscere contorcersi e prendere mille forme diverse nel tentativo di trovare un po' di sollievo.Mickey sospirò, si mise seduto sul bordo del letto e guardò con aria rassegnata la camicia bianca sgualcita che aveva indosso.

"Vorrei esserlo almeno metà di quanto lo è lei. L'ultima cosa che provo è felicità. Mi sento distrutto. Non dovrei, lo so, ma è così. Un qualsiasi ragazzo della mia età dovrebbe sentirsi euforico o quantomeno indifferente alla notizia del matrimonio di suo fratello. Solo io mi sento come investito da un treno. Dio, la testa...". Con un sospiro profondo, si prese la testa tra le mani e si buttò di peso sul letto, in preda ad un dolore fortissimo che gli aveva attaccato le tempie e si era propagato fin dietro la nuca. Rupert li conosceva quei mal di testa. Non era la prima volta che si manifestavano. Erano tutti a causa di Dorian. Ogni volta che lui o qualcuno nelle vicinanze pronunciava il suo nome o diceva qualcosa su di lui, Mickey si scusava con tutti e s'inventava una scusa banale per allontanarsi e fumare di nascosto, per alleviare i suoi dolori.

Rupert era arrivato a metà sigaretta. La spense con frustraziome sul davanzale e nascose il mozzicone in un vaso di gerani rossi, già stracolmo.
"Fammi spazio", sussurrò con stanchezza e Mickey mise la schiena al muro per permettergli di stendersi accanto a lui.

"Vorrei non fosse mio fratello". Fu un bisbiglio quasi inudibile, sottile e doloroso.

"Anch'io vorrei farmi calpestare da duecento cavalli piuttosto che farmi prete, ma purtroppo devo, lo sai. Mi repudierebbero, se non lo facessi. Beh, lo farebbero anche se gli dicessi perché non voglio", soppesò, con una voce leggera, come se il fatto non fosse stato il suo.

"Almeno tu hai una via d'uscita. Se smetti di essere prete, smetti e basta. Dorian non può smettere di essere mio fratello. Se ami qualcuno, è solo un qualcuno. E Dorian per me non è solo qualcuno".

"Nemmeno per me, Mickey, lo sai perfettamente", disse aspramente. Rupert strinse le labbra e si alzò dal letto, aprì la porta e scese, lasciando Mickey da solo per qualche minuto, con il timore di aver esagerato.

Quando tornò, lo trovò nella stessa posizione di mezz'ora prima.
"Ho detto a tua madre che non stai bene e che sarei rimasto con te a pregare", disse tranquillo, iniziando a spogliarsi e a gettare tutto alla rinfusa sul pavimento: i suoi abiti parevano bruciare. Aprì l'armadio di Mickey e tirò fuori un pigiama chiaro che indossò senza chiedere il permesso. Spense la luce e chiuse a chiave la porta.

"Rupert, che girone è riservato per noi?", chiese il ragazzo sul letto, facendo spazio al rosso.

"La lista è lunga, Mickey. Non pensarci per stasera". Mise la testa sul cuscino e una mano fra i capelli lunghi e castani di Mickey, che nel frattempo aveva appoggiato la testa sul suo petto.

Rimasero così, in silenzio per ore intere, entrambi svegli ad aspettare il buio completo del cielo e il brusio di ospiti graditi al piano di sotto, che avrebbero nascosto il rumore bagnato e appiccicoso di baci umidi e nascosti che Rupert non confessava a Dio e che permettevano a Mickey di rilegare Dorian in un angolo della sua mente nascosto, lontano dai pensieri, almeno per qualche ora.
   
 
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