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Autore: Vic 394    21/01/2015    9 recensioni
Quando Hiro ha un problema spetta a Tadashi, in qualità di fratello maggiore, trovare la cura ideale. No Hidashi.
"«La prima cosa che dovremmo fare domani sarà assicurarci di essere il più lontani possibile da San Fransokyo, o appena zia Cass si accorgerà di questo disastro saranno dolori.» constatò Tadashi, mordicchiando con interesse un bignè.
«In effetti sarebbe meglio lasciarle qualcosa da parte per quella sua fame da stress…» Hiro rise, una risata che sapeva di marmellata alla ciliegia e zucchero a velo. Azzannò una ciambella, guardando di sottecchi il fratello maggiore, che continuava a ridacchiare piano mentre mescolava la sua cioccolata."
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiro Hamada, Tadashi Hamada
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hiro doveva proprio ammetterlo: in quanto a spuntini notturni, nulla era meglio di una tazza fumante di cioccolata calda accompagnata da una vasta gamma di pasticcini.
Lui e Tadashi avevano svaligiato la cucina alla conquista di muffin, ciambelle e altre leccornie in gran quantità, per poi accomodarsi a tavola alle tre del mattino passate sghignazzando come due bambini.
«La prima cosa che dovremo fare domani sarà assicurarci di essere il più lontani possibile da San Fransokyo, o appena zia Cass si accorgerà di questo disastro saranno dolori.» constatò Tadashi, mordicchiando con interesse un bignè.
«In effetti sarebbe meglio lasciarle qualcosa da parte per quella sua fame da stress…» Hiro rise, una risata che sapeva di marmellata alla ciliegia e zucchero a velo. Azzannò una ciambella, guardando di sottecchi il fratello maggiore, che continuava a ridacchiare piano mentre mescolava la sua cioccolata.
Tadashi non gli aveva chiesto il motivo di quell’alzataccia, non ne aveva avuto bisogno. Non era la prima volta che Hiro si svegliava nel cuore della notte, e i due ragazzi ne avevano parlato a lungo in altre occasioni.
Hiro decise comunque di tirar fuori l’argomento, sentendo di non poter rimanere oltre in silenzio mentre i suoi demoni lo facevano ribollire dentro.
«Era di nuovo l’incendio.» affermò semplicemente.
Tadashi posò la sua tazza, avvicinò la sedia a quella di Hiro e gli mise una mano sulla spalla con fare incoraggiante.
«Va tutto bene. Racconta.»
 
Fino a un momento prima ogni cosa era stata perfetta.
Ora invece c’era solo un suono che Hiro riusciva a distinguere, nel caos: urla di persone che fino ad allora erano state calme come lui. Che non avrebbero potuto prevedere l’incendio.
A dominare la scena era il rosso abbagliante delle fiamme che avvolgevano l’edificio e si innalzavano verso il cielo, divorando inesorabilmente ogni ostacolo che si trovava sul loro cammino.
Tadashi incluso.
Era entrato in un disperato tentativo di portarne fuori il professor Callaghan. Era entrato e Hiro era rimasto lì fuori, immobile, incredulo, esitante, con il cappello del suo fratellone stretto fra le mani. Sapeva che non sarebbe mai riuscito a fermarlo: Tadashi doveva sempre fare la cosa giusta, a qualsiasi costo.
E ora, mentre il caldo aumentava, non c’era più nessun segno di lui.
Finalmente deciso, Hiro si era affrettato a seguirlo, ma non era riuscito a fare più di un passo prima di essere sbalzato via dall’improvvisa esplosione.
Non ci volle molto prima che si riprendesse. Di Tadashi non c’era traccia. Tutto quello che Hiro riusciva a sentire era il calore che sembrava bruciarlo vivo, mentre veniva pervaso da una sensazione di impotenza come non l’aveva mai provata.
«Tadashi!» grida disperate si levarono dal petto del ragazzo, che corse immediatamente verso le macerie del palazzo, senza mai abbassare la voce.
Non avrebbe mai dovuto lasciarlo entrare lì da solo.
Non avrebbe mai dovuto…
Gridò nuovamente il nome di Tadashi, con le mani tra i capelli e sentì il suo corpo scuotersi violentemente.
Poi il buio.
 
Hiro guardò con la coda dell’occhio l’orologio appeso al muro: le tre e quarantadue. Era quasi mezz’ora che lui e Tadashi si trovavano al piano inferiore, quasi mezz’ora da quel risveglio così traumatico.
Si era trovato a urlare nel suo letto, agitandosi nel tentativo di liberarsi una volta per tutte delle lenzuola tutte aggrovigliate, mentre Tadashi cercava di calmarlo con la sua presenza, coprendolo di parole di conforto e lasciandosi stritolare da un abbraccio fatto di respiri accelerati e preoccupazione fraterna.
Ci era voluto poco perché il ragazzo più grande trovasse la cura perfetta per il malessere emotivo di Hiro.
Ed eccoli lì, l’uno accanto all’altro, a infrangere il sacro regolamento della zia Cass sugli spuntini dopo l’orario di chiusura.

«Non sono riuscito a fermarti. Neanche stavolta.» concluse Hiro.
«Eri… Sì, insomma…»
«Sono qui, Hiro. Guardami, sto bene.» Tadashi strinse con più energia la spalla del fratellino.
«Mi dispiace, non volevo farti preoccupare.» asserì Hiro, alzando finalmente lo sguardo fino ad incontrare gli occhi color cioccolato di Tadashi.
Tadashi, che era stato a un passo dal lasciarlo per sempre.
Se non fosse stato per Hiro, che lo aveva trattenuto per quei pochi secondi preziosi, sarebbe sicuramente morto carbonizzato. Invece l’esplosione si era manifestata un attimo prima che il ragazzo, ormai in cima alla scalinata, riuscisse a conquistare le porte dell’edificio in fiamme, sbalzandolo violentemente all’indietro.
Si era risvegliato in ospedale con una gamba ingessata, un paio di costole rotte e una lieve commozione cerebrale, oltre a ustioni di varia intensità sparse per il corpo. Niente che Baymax non fosse in grado di gestire, comunque.
Hiro non avrebbe potuto essere più felice; il suo mondo era stato a un passo dallo sgretolarsi, aveva avuto una paura incredibile di perderlo. Ma ora le cose andavano alla grande.

«Tranquillo.» Tadashi gli sorrise rassicurante, per poi lasciarlo e tuffarsi sull’ultima ciambella glassata.
Hiro lo imitò, dimentico della tristezza di poco prima, avventandosi su un mucchietto di muffin.
Era abituato ad affrontare i suoi incubi da solo, ascoltando il respiro  ritmico e tranquillo del fratello che dormiva per tranquillizzarsi. Ma doveva ammettere che avere Tadashi al suo fianco, a sporcarsi di glassa senza il minimo ritegno, era quanto di meglio potesse chiedere. Che avrebbe fatto senza il suo compagno di scorribande?

«Meglio tornare indietro.» decise Tadashi quasi un’ora dopo, afferrando le stampelle accanto alla sedia. Hiro gli risparmiò la fatica di riordinare, gettando alla rinfusa i dolci superstiti nel frigorifero e passando frettolosamente uno straccio sul tavolo.
Tornarono nella loro stanza cercando di fare meno rumore possibile, cosa non semplice dati i saltelli del ragazzo più grande.
Una volta sani e salvi alla base, i due fratelli si coricarono nuovamente.
«Dovremmo rifarlo, ogni tanto.» suggerì Tadashi, spegnendo la luce.
«Basta riuscire a sfuggire alla zia.» osservò Hiro. La stanza buia fu riempita dalle risate soffocate dei due.
«Buonanotte, Hiro.» il quattordicenne sentì il fratello rigirarsi nel letto e sorrise, felice che fosse lì a pochi metri da lui. Grato che si prendesse cura di lui in quel modo.
«Tadashi?» per tutta risposta Hiro ottenne un grugnito assonnato.
«Sono soddisfatto del trattamento.»







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Angolo Vic
La mia prima storia in un nuovo fandom, non mi succedeva da un secolo, sono emozionata :D
Senza nessuna pretesa, come al solito, un piccolo esperimento dopo tre mesi di blocco. Giuro che non sono sempre così pessima, devo riprenderci la mano :) spero in qualche commento, sia positivo che negativo.
Dunque, sono ancora in profondo denial perché TADASHI e chi mi conosce lo sa fin troppo bene. So bene che la sequenza degli incubi di Hiro non è una novità, capisco quanta gente oltre a me abbia sentito il bisogno di utilizzarla. Vale qualcosa se dico che ci sto pensando almeno dal 21 dicembre? Perché per me vale. Scriverla è stata un vero travaglio. E penso che dipenda anche da come viene raccontata una determinata storia a distinguerla dalle altre, e spero di esserci in qualche modo riuscita.
Non so se quello che ho detto abbia senso, ma sono troppo stanca per accertarmene.
Ringrazio CodaViola, fedele come sempre, Diletta che è stata la prima con cui ne ho parlato e Lia483 per avermi sopportata mentre le rompevo le scatole tutto il giorno.
Spero di farmi viva presto, alla prossima!!
   
 
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