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Autore: DalamarF16    22/01/2015    5 recensioni
Questa storia è il seguito di: "La Recluta". Mentre Steve e Natasha sono impegnati nelle vicende di Captain America The Winter Soldier, Clint è alle prese con il recupero della vista, sempre accompagnato dal fidato Tommy. Il ritorno di tutti i miei personaggi de La Recluta, con l'aggiunta dei nuovi arrivati: Sam Wilson e Bucky, e non è escluso l'arrivo di Coulson. Come procedevano le vite degli altri avengers durante TWS? E come cambieranno le loro vite dopo la caduta dello SHIELD?
ATTENZIONE: Ho messo l'avvertimento spoiler per precauzione, potrei mettere riferimenti alla prima stagione di agents of SHIELD
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America
Note: Cross-over, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers: Rinascita.'
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cap1 recluta2 PERSONAL SPACE: Tremate, tremate, i vendicatori son tornati XD
Ok, primo capitolo e già sto delirando...andiamo bene! Dunque dunque...bentrovati e benvenuti, a seconda che siate nuovi lettori o meno XD
Se siete già miei fedeli lettori, allora saprete che questo è il seguito de: "la recluta", che potrete trovare cliccando QUI , se siete nuovi...bè ora lo sapete quindi magari cliccate XD
Riassunto delle puntate precedenti, se proprio siete pigri:

Dopo i fatti di NY (The avengers), Clint vive con il perenne senso di colpa di quello che ha fatto, e le cose peggiorano quando tra i suoi allievi compare il figlio di uno degli agenti che l'arciere ha ucciso mentre era sotto il controllo di Loki; Natasha nel frattempo lo aiuta come può, tra una missione e l'altra. In una di queste missioni viene scoperta catturata, e torturata proprio dal suo obiettivo. Mentre Clint a NY decide di raccontare la verità alla recluta, Tommy, Nat riesce a scappare e a tornare negli States, dove si rifugerà, ferita e sconvolta, proprio da Occhio di Falco, che dovrà mettere da parte i suoi sensi di colpa per aiutare l'amica.
In suo aiuto interviene anche Capitan America, che sarà fondamentale per la ripresa psico-fisica di Natasha e del suo rientro alla piena operatività.
Lo sceicco, rapitore di Natasha, riesce a vendicarsi catturando Clint: i vendicatori (e Tommy) si troveranno così coinvolti in una missione di salvataggio. Qualcosa però è successo: Clint ha problemi di visione. Mentre Tony Stark e Bruce Banner cercano di capire come risolvere il tutto e far tornare Occhio di Falco Occhio di Falco, Steve viene trasferito a Washington, dove ritroverà Peggy Carter e farà la conoscenza di Sam Wilson.
Sì, la storia finisce all'inizio di capitan america The Winter Soldier.

Questa era, in pochissime righe, "la recluta", ovviamente se andate a leggerla scoprirete tutti i dettagli, ma più o meno ora avete il background per leggere questa.
Nei primi 2-3 capitoli ci muoveremo in contemporanea con The Winter Soldier, quindi ci saranno dei pezzi che racconteranno molto brevemente il film, con l'aggiunta di pensieri e riflessioni dei protagonisti, poi prenderà ovviamente una sua trama, in un seguito ideali che allo stesso tempo cercherà di spiegare cosa diamine stavano facendo gli altri vendicatori mentre lo SHIELD veniva distrutto. E' la prima volta che mi cimento in una storia del genere, qualche volta dilateò un po' i tempi, e me ne scuso, ma proverò a essere il più fedele possibile, promesso!!
Mi son già dilungata anche troppo quindi...vi lascio al primo capitolo. Buona lettura!!

immagine capitolo

RISE AGAIN

We were living separate lives
With no room for compromise
Falling down again
See you Rise Again
This is not the end, my friend

Rise Again - The Rainband ft, James Toseland

Tony Stark riguardò per l'ennesima volta i risultati delle analisi sugli occhi di Clint Barton, incrociandole di nuovo con quelli precedenti l'operazione che aveva tentato per ripristinargli la vista.
Tentato. Non diciamo stronzate. Era un'idea sua e le sue idee funzionavano sempre.
Il nuovo controllo non era dettato da esigenze mediche, quanto da un momento di puro autocompiacimento.
Tutti i valori erano rientrati nella norma e il cristallino aveva riacquistato la sua naturale elasticità e trasparenza. Di fatto i sintomi di Clint erano un misto tra una presbiopia (un irrigidimento del cristallino di norma dovuto all'età) e un'opacizzazione dello stesso, molto simile a una comune cataratta, con la differenza che non era bastato un normale intervento correttivo a eliminarlo.
L'opacità aveva infatti la straordinaria capacità di riformarsi praticamente nell'istante in cui veniva il cristallino veniva sostituito da quello chirurgicamente innestato, rendendo di fatto inutile l'intervento.
Alla fine Tony si era inventato un cristallino di un materiale che aveva creato in laboratorio, completamente privo di elementi biologici (aveva stabilito infatti che erano quelle le molecole che venivano attaccate) e aveva di fatto effettuato un trapianto. Era stata un'operazione complessa e delicata, con parecchi rischi di rigetto (a detta dei medici, Tony non aveva dubbi di aver creato il materiale antirigetto per eccellenza) e la possibilità della cecità assoluta (“Meglio cieco che questa via di mezzo” aveva sentenziato Clint, quando gli avevano elencato i rischi dell'intervento), ma alla fine era riuscita.
E una volta risolto il problema principale, per eliminare definitivamente la tossina dal corpo dell'arciere era bastato un bombardamento a base di antibiotico.
Tony rimirò ancora una volta il suo capolavoro.
Nemmeno un valore sballato, e capacità visive ancora intatte.
Ed era finalmente il momento di liberare gli occhi di Barton dalle bende che lo avevano tenuto al buio per i tre giorni successivi all'intervento.
-Hai intenzione di toglierti quel sorriso compiaciuto dalla faccia?-
-Assolutamente no, Pepper. Sono un ingegnere, non un medico eppure guarda: la perfezione-
Pepper Potts sorrise e scosse la testa, mentre gli porgeva un flute riempito di costosissimo champagne. Tony lo prese delicatamente e il cristallo toccò il suo gemello con un melodioso “plin”, in un brindisi silenzioso alla riuscita dell'ennesima “invenzione” del miliardario.

-Pronto, Legolas?-
-Ma Occhio di Falco ti fa così schifo?- non potè fare a meno di chiedergli di rimando l'agente steso sul lettino.
Finalmente il momento era arrivato. Clint faticava a trattenere l'eccitazione, condita da un pizzico di paura. I medici che l'avevano operato e Tony lo avevano rassicurato: la tossina era stata debellata e tutto era tornato a essere nella norma, tuttavia non osava sperarci davvero prima di vedere di persona (nel vero senso della parola) i risultati. Come si suol dire: non aspettarti niente e non resterai deluso.
-No, solo che non mi piace usare soprannomi che non ho inventato io-
-Mi scusi, signor Tolkien-
Tony intascò la sagace replica con un sorrisetto divertito, Clint ne era certo: niente poteva scalfire il suo buon umore. Percepiva distintamente che il miliardario era su di giri, sicuramente eccitato all'idea di vedere i risultati delle proprie ricerche.
Barton era grato all'amico (Quando aveva iniziato a pensare a Tony Stark come a un amico?), che si era dannato l'anima e aveva sacrificato molte ore della propria vita per far sì che non perdesse l'unica cosa che aveva: la sua vista.
Lo sentì armeggiare con le bende, che caddero con una lentezza che gli parve infinita, un giro dopo l'altro, fino a quando anche l'ultimo centimetro non fu nelle mani dello scienziato.
Ora tra lui e la verità c'erano soltanto due grandi cerotti rettangolari bianchi.
Strinse i palmi, improvvisamente sudati, mentre il cuore prese a battergli a mille. Uno sottile strato di tessuto e cotone lo separava dalla sua intera vita.
-Legolas?-
-Eh?- si riscosse dal suono del suo cuore che sembrava volesse uscirgli dal petto e si accorse di non aver sentito quello che gli era stato detto
-Tieni le palpebre socchiuse, l'ambiente è quasi buio, ma ti darà fastidio lo stesso, ok?-
-Sarò... subito in grado di vedere?-
-Sì, ma le prime ore non saranno piacevoli-
Clint annuì e fece un respiro profondo, mentre serrava le palpebre. Il primo spiraglio di luce lo fece lacrimare, ma allo stesso tempo, quando riuscì a tenere gli occhi aperti, lo avvolse il sollievo.
Poteva tornare in pista!

Aveva rovinato tutto. Di nuovo.
Era ufficiale. Natasha Romanoff nei rapporti umani faceva schifo.
Era tornata dalla missione di salvataggio degli ostaggi con il morale sotto i piedi. Come sempre più spesso ormai accadeva, Fury le aveva assegnato una missione segreta, il backup di tutti i database contenenti informazioni su ogni singolo agente dello SHIELD, lei inclusa ovviamente; l'unica differenza era che questa volta era stata assegnata a una missione di salvataggio, e si era trovata a svolgere una missione nella missione comandata da Steve Rogers.
Gli ordini sono ordini, si era detta quando, poco prima di partire, erano rimasti soli per un attimo e lei aveva accarezzato per un secondo l'idea di rivelargli il vero motivo della propria presenza su quell'helicarrier. Aveva deciso di tacere, preferendo concentrarsi sulla vita sociale del Capitano.
La missione non era stata esattamente una passeggiata: i soldati presenti sulla nave avevano opposto una strenua resistenza, ma niente che non fosse riuscita ad affrontare da sola.
Tutto era andato per il verso giusto, almeno fino a quando Steve non l'aveva scoperta a trafficare con i computer di bordo della nave. Mentre attendeva il completamento del trasferimento dei dati, aveva cercato di spiegare a Steve che la missione del capitano era quella di salvataggio, mentre la sua era quella di sottrarre quei dati.
A complicare le cose erano stati scoperti e la missione era quasi andata a farsi benedire, così come quell'inizio di rapporto di amicizia con Rogers, che da quando erano tornati a Washington a fatica le rivolgeva la parola.
Non poteva nascondere, per lo meno a sé stessa, che la situazione le pesava non poco. Se ne era sempre più o meno fregata di quello che la gente pensava di lei, le importava poco o nulla perfino di quello che pensava Clint. Era una spia, un'assassina provetta, un'arma micidiale, con un passato costellato di omicidi compiuti a sangue freddo; nonostante questo, da quando si era scoperta compromessa, aveva deciso che voleva cambiare, e per una qualche malsana ragione di cui ancora non si capacitava, voleva dimostrarsi degna della fiducia e dell'amicizia di Steve.
Lei era nera. Lui era bianco.
Una l'incarnazione delle menzone, dei sotterfugi, del marcio che governava il mondo, l'altro quella della lealtà, degli ideali e della verità sopra ogni cosa.
Per un qualche motivo, quando Capitan America era nei paraggi, desiderava disperatamente cercare di entrare in quella luce che emanava, in qualche modo essere degna della sua amicizia; voleva riparare alle azioni del passato votandosi al bene supremo. Come sempre, tutto era andato in fumo.
A questo ripensava la Vedova Nera mentre si trovava su un volo di linea che l'avrebbe riportata da Washington DC alla grande Mela, dove stava facendo ritorno all'appartamento di Clint.
Clint.
Si ricordò improvvisamente che quello doveva essere il giorno della verità. Stark aveva parlato di 72 ore di buio assoluto prima di togliergli le bende e verificare se il tentativo era andato a buon fine.
Da parte sua, Natash era fiduciosa: prima di partire, quando avevano parlato dell'operazione, Iron Man emanava quell'aura che aveva imparato a conoscere come l'estrema soddisfazione dell'uomo tipica di quando creava qualcosa che funzionava esattamente secondo i suoi progetti. Durante i precedenti tentativi non l'aveva mai emanata,e questo era bastato a rincuorarla.
Fece due conti, e realizzò che quello era il giorno designato e all'improvviso si ritrovò impaziente di atterrare per poter avere notizie dell'amico.
Non appena fu all'interno del terminal prese il telefono.

Clint si trovava nella stanza a lui riservata alla Stark Tower, quasi completamente buia per quel primo giorno di ripresa di contatto dei suoi occhi con il mondo esterno. Tony gli aveva spiegato che poiché l'intervento che aveva subito era qualcosa di straordinariamente delicato e mai tentato prima, era fondamentale che non bruciassero le tappe, ma che lasciassero al suo corpo il tempo di riabituarsi gradualmente alla luce del sole.
Capì cosa voleva dire con “potrebbe essere un po' traumatico tornare alla luce di colpo” quando lo schermo del suo cellulare si illuminò all'improvviso, segnalandogli insieme alla vibrazione, l'arrivo di una chiamata. Sebbene lo sfondo fosse nero, il che diminuiva drasticamente la potenza dell'illuminazione, il fatto che fosse intermittente lo accecò per un istante.
Serrò gli occhi con un gemito mentre allungava una mano per prendere il telefono.
-Natasha-
-Clint, ehi. Come è andata?-
-Ci vedo di nuovo, anche se per ora sono in modalità vampiro-
-Cioè? Luccichi al sole?- (un momento...Natasha conosce certi film? Clint ebbe appena un secondo per realizzare la cosa)
-No, non sono gay!-  rise lui -Il sole mi brucia. Stark dice che ci vorrà un po' di tempo e che ci vorrà qualche giorno prima che io possa tornare alla vita-
-Ottimo, partner-
-Dove sei?-
-Aereoporto-
-La Guardia?-
-JFK. Sto tornando a casa. Tommy?-
-A casa, credo. Steve?-
-Sta bene-
-Che è successo?-
Dannato Occhio di Falco. Non mancava il bersaglio nemmeno da cieco.
-Niente, non preoccuparti. Adesso pensa a rimetterti. A dopo-
Attaccò e prese un taxi che l'avrebbe riportata a casa.

Tony l'aveva fatto avvisare che gli occhi di Clint avevano risposto come previsto e Tommy non vedeva l'ora che il suo turno finisse per poter passare da casa. Non essere più in accademia era una cosa positiva, i turni erano molto più interessanti, così come le esercitazioni, tuttavia, sapeva che era solo questione di tempo prima che fosse trasferito in qualche altra città. Sarebbe avvenuto nel momento in cui Natasha e il capitano Rogers avessero deciso che era pronto per camminare sulle sue gambe.
Non sapeva se era più eccitato o rattristato dall'idea di iniziare una nuova vita lontano da New York ora che aveva trovato una sorta di equilibrio con Natasha e Clint.
Quei due erano certamente le persone più difficili con cui convivere, ma dopo un periodo di assestamento le cose avevano iniziato a girare bene. Non era esattamente come avere due genitori in casa, era più come avere dei coinquilini che all'occasione gli facevano un po' da fratelli maggiori e da insegnanti: sapeva di aver ancora molto da imparare nonostante la promozione ad agente effettivo.
Finito il turno, fece un salto alla Stark Tower; Clint era seduto nella sua stanza in penombra, ma aveva un sorriso da un orecchi all'altro, di quelli che non si vedevano da molto tempo sul volto dell'arciere.
-Tutto ok?-
-Presto sarò pronto per ricominciare- annunciò il suo superiore -e non vedo l'ora di averti nella mia squadra-
A riprova delle ultime parole, Tommy notò che vicino a Clint era posato un bellissimo arco nudo in legno, dall'aria “antica” ma allo stesso tempo tenuto maniacalmente e una boccetta di olio. Capì subito che Barton stava preparando il suo arco preferito per una sessione di allenamento.
L'olio serviva infatti a scaldare le fibre del legno un po' come lo stretching scaldava i muscoli prima dell'attività fisica e serviva a fare in modo che con la tensione non si creassero danni interni all'arma.
Tommy sapeva che Clint adorava quell'arco, era il più vecchio che avesse e quello con cui preferiva allenarsi, nonostante fosse oggettivamente meno efficiente, maneggevole e letale di quello che utilizzava durante le missioni con lo SHIELD, tuttavia, lo utilizzava ogni volta che poteva. Era utile, gli aveva spiegato, a volte tirare con l'arco nudo, senza alcun aiuto per la mira, in modo da non perdere l'occhio. Non potevi mai sapere quando il puntatore laser avrebbe fatto cilecca, costringendoti ad affidarti solo all'occhio: una teoria che gli aveva inculcato anche durante l'addestramento.
Nell'aula di Clint non esisteva l'acquisizione del bersaglio assistita, non prima, almeno, di aver raggiunto delle buone capacità e velocità utilizzando solo i propri occhi.
Accanto all'arco c'erano delle bellissime frecce, anch'esse in semplice legno (ben lontane dal carbonio leggerissimo e perfettamente equilibrato dai mille poteri più o meno distruttivi), evidentemente “impennate” di fresco. Una manciata di punte in ferro attendevano poco distanti di essere incollate.
-Quando potrai ricominciare ad allenarti?-
-Anche domani, secondo Stark, a patto che i bersagli non superino i 10 metri di distanza-
Tommy sorrise, nonostante gli facesse strano pensare a un Clint in possesso della sua vista (aveva deciso di eliminare l'estenuante periodo di allenamenti con vista annebbiata) che tirava a soli 10 metri, era contento che si rimettesse in moto.
Non era solo questione di mira: in quelle settimane ogni allenamento era stato smesso, e anche la forma fisica di Clint ne aveva risentito. Non che si fosse trasformato in Homer Simpson, ma i muscoli avevano perso un poco della loro tonicità; niente di allarmante o di irreparabile, ma sufficiente da far fremere Tommy di impazienza: adorava allenarsi con Occhio di Falco e la Vedova Nera e non vedeva l'ora di cominciare.
-Ottimo. Sarai presto in pista allora-
-Esatto. Come sta il mio appartamento?-
-Tutto ok, gli acari ti salutano e gli abitanti del frigo protestano perchè non vogliono pagare l'affitto-
-Tutto nella norma allora-
-Sì, almeno finchè non torna Natasha e gli darà lo sfratto-
I due si guardarono e scoppiarono a ridere. Nonostante il tocco femminile della donna, non appena Nat si allontanava dall'appartamento per una qualche missione, il disordine tornava a regnare sovrano nella casa, tanto che più di una volta li aveva minacciati di morte se non avessero riordinato all'istante, e dato che “all'istante” era comunque un lasso di tempo ragionevolmente lungo (la quantità di roba che quei due riuscivano ad immagazzinare sfuggiva a ogni legge fisica), era andata a dormire a casa sua per protesta.
-A che ora preferisce venga servita la cena, signor Barton?-
La voce meccanica e gentile di J.A.R.V.I.S. Interruppe le loro risate. Clint guardò Tommy
-Resti?-
-Se non è un problema-
-J.A.R.V.I.S., cena per due per le 19.30, grazie-
-Come desidera, signor Barton-
Clint sorrise un po' in imbarazzo. Il lusso sfrenato e le comodità di casa Stark (o meglio, dell'Avengers Tower) riuscivano a metterlo ancora a disagio. Gli faceva davvero strano essere servito e riverito, quando nella sua vita al massimo aveva dato ordini a un qualche plotone dello SHIELD, e non certo per farsi portare la cena; proprio non riusciva ad abituarsi a tutto questo e ai robot delle pulizie che ogni giorno rendevano la sua stanza pulita e splendente, e non vedeva l'ora di poter tornare al suo appartamento in perenne disordine.
Sospirò e si sistemò meglio sul letto, lasciando spazio a Tommy per mettersi comodo e farsi raccontare le ultime novità e gli ultimi pettegolezzi dallo SHIELD.

La vita di Steve Rogers a Washington aveva ormai preso la piega abitudinaria che lo illudeva di fare una vita normale, di non essere Capitan America al servizio di una qualche entità che agiva in maniera discutibile per, a suo dire, preservare la pace e la libertà degli americani.
Dopo la missione su quella nave, aveva fatto irruzione nell'ufficio di Nick Fury, accusandolo di averlo tenuto all'oscuro. Per tutta risposta, il direttore dello SHIELD lo aveva portato con sé nei laboratori dell'organizzazione e gli aveva mostrato il progetto Insight.
Questo non l'aveva aiutato a sentirsi meglio: le immagini di quegli helicarrier pronti a eliminare potenziali minacce sulla base di non sapeva quali ipotesi prima che potessero agire e compromettere la stabilità degli Stati Uniti (o del mondo intero). Per Steve si trattava di omicidi a sangue freddo, condanne a morte di persone che ancora non avevano fatto nulla, e probabilmente nemmeno si immaginavano che in un futuro (prossimo o remoto che fosse) avrebbero commesso atti di terrorismo.
Dove stava la giustizia in tutto questo?
Per cosa lui, Capitan America, stava lottando?
Era questa l'organizzazione che Peggy aveva aiutato a fondare? O come spesso accadeva poi le cose erano peggiorate?
O forse era lui che non riusciva a concepire che era stata l'evoluzione naturale delle cose a far sì che la giustizia diventasse una questione di segreti e spionaggio?
Ogni volta che si soffermava a pensarci gli veniva un gran mal di testa.
E il tradimento di Natasha non lo aiutava. Era consapevole che Natasha fosse una spia, certo, lo sapeva fin dall'inizio. L'aveva saputo fin dalla prima volta che l'aveva incontrata, o quasi, su quell'helicarrier, quando era stata mandata a estorcere informazioni a Loki. L'agente Coulson l'aveva descritta come la migliore degli agenti segreti dello SHIELD, con i suoi contatti sparsi per tutto il globo. Era stato avvisato: non era una persona degna di fiducia.
E all'inizio era stato diffidente. Poi l'aveva vista combattere, rischiare la vita con tutti loro per salvare New York e il mondo. La prima di molte altre missioni “pulite” che avevano portato a termine.
L'aveva vista ridere, sorridere, scherzare con lui e con Occhio di Falco. L'aveva sentita gridare, terrorizzata, quella notte dopo la missione con lo sceicco e aveva sentito la gratitudine nella sua voce quando l'aveva invitata nel suo appartamento con la scusa dell'insonnia. Una scusa talmente debole che non aveva dubitato per un istante sul fatto che lei l'avesse scoperto mentire.
L'aveva vista rimanere accanto a Clint Barton per tutto quel periodo di difficoltà senza mai perdere la pazienza, senza mai cedere a un moto di nervosismo di fronte agli scatti di rabbia dell'arciere.
Si erano avvicinati in quei mesi e avevano parlato. Lui era arrivato a fidarsi di lei.
Poi aveva scoperto che era solo un'agente. Una spia. La spia di Fury.
Ed era ripiombato nella paranoia.
Fury l'aveva tradito. Natasha pure. Stark era Stark, ed era una personalità che di per sé non ispirava una grande fiducia.
Di chi poteva fidarsi?
Sam Wilson sembrava una valida alternativa, al momento. Gli ricordava molto Bucky, per certi versi. Non aveva paura di dirgli quello che pensava e mai, finora, l'aveva trattato da leggenda vivente. Il soldato era spontaneo e con lui riusciva finalmente a trovare una propria quotidianità.
Non era raro che si ritrovassero dopo la corsa per una sana colazione a base di uova e bacon, prima di dirigersi ai propri posti di lavoro.
Anche la sua vicina, l'infermiera della porta accanto, aveva sapore di tranquillità e di casa, per questo finora aveva ignorato i suggerimenti della Vedova Nera di chiederle di uscire con lui.
Probabilmente avrebbe accettato, ma quanto sarebbe durato?
Non molto, come avrebbe avuto modo di scoprire quando una sera, tornando a casa, si ritrovò un malconcio Nick Fury semi-steso su una poltrona, poco prima che venisse ucciso e lui si ritrovasse a combattere un nemico micidiale quanto invisibile e misterioso.

PERSONAL SPACE:
Un paio di note... ovviamente Era un'idea sua e le sue idee funzionavano sempre. è una citazione di Howard Stark, se qualcuno di voi sta seguendo Agent Carter sa di cosa sto parlando...se non la state guardando, guardatevela perchè non ve ne pentirete XD
Rise Again se siete appassionati di moto (o seguite Revolver di Ringo su Virgin Radio) la conoscerete, è la canzone dedicata a Marco Simoncelli, qui si parla di nuovi inizi e mi piaceva l'idea di metterci questi versi, comunque se vi capita ascoltatela, perchè è meravigliosa.
Eh niente, spero che il primo capitolo vi sia piaciuto, e che continuerete a seguirmi...e ovviamente spero che mi lasciate (?? è italiano??) una recensioncina -ina -ina per dirmi cosa ne pensate di qeusto primo capitolo...
Per adesso, grazie di essere arrivate fin qui e... alla prossima, spero!
Dalamar (in overdose da caffè)
PS; Spero che nessuno si offenda per il rimando alla Saga di Twilight

   
 
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