Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |      
Autore: Afaneia    23/01/2015    4 recensioni
Tutti noi abbiamo amato qualche Pokémon, da piccoli. Non conta molto che fosse il nostro primo starter, tanto faticosamente portato al livello cento, lo shiny trovato per miracolo quando ancora neppure sapevamo che cosa fosse uno shiny, il primo Pokémon che abbiamo visto uscire dall'uovo... di chiunque si trattasse, durante le nostre interminabili avventure, li percepivamo come amici, compagni con una loro personalità, una loro vera vita e sensibilità di cui dovevamo prenderci cura, benché fatta di pixel.
Ma poi sono usciti i nuovi giochi, noi siamo andati avanti... e loro sono rimasti soli.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buon pomeriggio!

Mi rendo conto di star quasi monopolizzando la sezione postando spessissimo, ma sono in un periodo particolarmente fertile e, a mia discolpa, posso dire francamente di non aver condiviso neppure la metà di tutto ciò che ho scritto da quest'estate.

Shot nata di getto, senza troppe pretese, ma che ha letteralmente catturato la mia attenzione per diverse ore. La posto con un sentitissimo ringraziamento al dottor Uber della pagina Facebook Quello che non sapevi sui Pokémon per aver passato un sacco del suo tempo libero a spiegarmi come sfruttare un Tyranitar in modo competitivo.

Buona lettura!

Afaneia


Reincarnazioni.


AAAAA trovò Larvitar sul Monte Argento e, dopo una buona serie di Ultraball, riuscì a catturarlo. Lo soprannominò LONGJOHN, anche se non ricordava dove avesse mai sentito quel nome, e nella sua mente continuò sempre a chiamarlo con il nome della sua specie. Comunque, LONGJOHN non gli dispiaceva: gli sembrava un nome da guerriero coraggioso e sicuro di sé, piuttosto adatto al grande Tyranitar che, secondo l'ordine del Pokédex, quel piccolo Larvitar era destinato a diventare.

Allenò Larvitar come se ripartisse per il suo viaggio un'altra volta. Non si era mai dato troppa pena di creare una vera squadra molto bilanciata: aveva sconfitto la Lega con il suo Typhlosion al livello settantadue, il Gyarados rosso del Lago d'Ira al trentasei e poco altro... ma Larvitar era diverso.

Lo allenò duramente, un giorno dopo l'altro, senza eccezioni. Non sapeva a che livello si sarebbe evoluto, ma AAAAA era un tipo paziente e allenare i Pokémon gli piaceva molto. Attraversò di nuovo Johto a partire da Borgo Foglianova, ripercorrendo i propri passi già compiuti, camminando nell'erba alta il più a lungo possibile con Larvitar al primo posto in squadra. Lo fece salire di livello naturalmente, senza lasciarlo alla Pensione o imbottirlo di caramelle come aveva fatto con altri Pokémon con cui voleva solo completare il Pokédex. Ormai era cresciuto e sapeva come occuparsi dei propri Pokémon.

AAAAA amava Larvitar.

All'inizio, per contro, Larvitar non gli voleva molto bene. AAAAA lo portava tutti i giorni da quella ragazza di Fiordopoli che abitava dietro il Centro Commerciale, ma lei non faceva che dirgli: «Devi trattarlo meglio. Non siete molto in sintonia.»

Io lo tratto benissimo, avrebbe voluto urlarle AAAAA. È lui che non capisce.

Il suo affetto non ricambiato lo frustrava oltre ogni immaginazione. Lui amava Larvitar, lo adorava, allora perché il suo Pokémon non ricambiava? Cominciò a portarlo tutti i giorni dai Fratelli Capelli, pagandoli ciecamente sulla parola, anche se non riusciva a capire, malgrado tutti i suoi sforzi, quali capelli avesse Larvitar, dato che non li vedeva, e in ogni caso, come potessero ricrescergli ogni giorno abbastanza da dover essere tagliati. Tuttavia, decise di fidarsi di quei due fratelli parrucchieri, dal momento che Larvitar sembrava più felice quando gli venivano tagliati i suoi capelli immaginari.

A poco a poco, come premio ai suoi molteplici sforzi, Larvitar cominciò a mostrarsi un po' più amichevole con lui. AAAAA stava attentissimo a non farlo svenire durante le lotte, a dargli le medicine migliori e più costose, a curarlo spesso al Centro Pokémon e, anche se non era sicuro che questo c'entrasse, a non depositarlo nel PC: non gli sembrava molto gentile e non voleva che si sentisse abbandonato o trascurato in favore di qualche altro Pokémon. Al livello trenta, Larvitar evolse in Pupitar e AAAAA ne fu felicissimo, ma cercò di fargli capire, con le sue mute labbra incapaci di parole, che in ogni caso lui non lo amava solo perché sarebbe diventato un Tyranitar, un giorno. Lui gli voleva bene proprio così com'era, e anche se fosse rimasto un Larvitar per tutta la vita, l'avrebbe amato egualmente. Questa gli sembrava una cosa molto carina da dire, e anche se mai avrebbe potuto dirgliela direttamente perché la sua bocca eternamente chiusa non era fatta per parlare, AAAAA era certo che Pupitar potesse capire.

Continuò perciò ad allenarlo infaticabilmente, un livello dopo l'altro, e quando Pupitar ebbe superato il livello quarantacinque, lo portò alle pendici del Monte Argento per allenarlo con Pokémon di buon livello. Lo portò anche al primo piano della grotta, proprio là dove lo aveva catturato: una signora, a nord di Olivinopoli, diceva spesso che il suo Meowth era contento di tornare nel posto dove si erano incontrati. AAAAA non era certo che questo valesse per tutti i Pokémon, ovviamente, ma pensava che anche a Pupitar potesse far piacere tornare nel luogo da cui proveniva.

Che questo gli facesse piacere o no, un giorno la ragazza di Fiordoropoli gli comunicò che Pupitar sembrava essere molto felice con lui. Per AAAAA fu come ricevere finalmente l'amore di un figlio che fosse stato arrabbiato con lui senza motivo per troppo tempo. Quel giorno era così felice che lo allenò nell'erba alta per ore, ben oltre l'ora di andare a letto, e lo portò al livello cinquantacinque. Non sapeva che fosse proprio quello il livello di evoluzione, ma quando all'improvviso Pupitar s'illuminò di luce bianca e cominciò lentamente a mutare forma, per AAAAA fu il momento più bello della sua breve vita. Pupitar era divenuto Tyranitar, e Tyranitar lo amava. Avrebbero combattuto assieme, avrebbero sconfitto la Lega per tutte le volte a venire, avrebbero solcato i mari e la loro amicizia sarebbe stata consacrata per sempre nella Sala d'Onore...

Sia Typhlosion che Tyranitar raggiunsero il livello cento dopo innumerevoli sforzi, ore trascorse sul Monte Argento, sull'Altopiano Blu, sulla M/N ANNA... con loro, con quella piccola squadra che a lui sembrava invincibile, AAAAA sconfisse Rosso, finalmente, e si sentì immortale.


Un giorno, AAAAA si svegliò dopo un sonno che gli era parso eterno, sentendosi un po' intorpidito. Si trovava nella sua camera al secondo piano della casetta a Borgo Foglianova, accanto alla sua Maxibambola Snorlax. Conservava ricordi un po' confusi – doveva aver dormito tantissimo! - ma quando controllò la sua squadra, era a posto. C'erano Typhlosion e Tyranitar, dunque andava tutto bene. Senza sapere perché, uscì di casa e si diresse a Fiorpescopoli, e mentre pedalava pigramente, per la prima volta dopo anni, udì la voce di Dio.

Dio guardava tutte le sue azioni, Dio era il suo signore e padrone, e alla sua autorità superna AAAAA si era sempre adeguato senza ribellarsi. Dopotutto, Dio era molto buono con lui: gli aveva fatto ottenere tutto ciò che possedeva al mondo, i suoi Pokémon, lo aveva guidato e tratto in salvo attraverso i pericoli e contro tutti i nemici, lo aveva reso il Campione incontrastato di quel vasto mondo di cui egli conosceva ormai ogni singolo palmo di terra. AAAAA non aveva mai provato il benché minimo impulso di ribellione nei suoi confronti, e d'altronde, Dio era per la maggior parte del tempo una presenza tanto remota e distante, silenziosa ed eterea, da essere facilmente ignorabile. Pur guidato dalla sua mano, AAAAA si era sempre sentito molto orgoglioso dei suoi traguardi personali. Dopotutto, Rosso l'aveva sconfitto lui: Dio si era limitato ad assistere alla lotta dal suo mondo trascendente.

Prima di allora, AAAAA aveva udito la sua voce solo in un paio di occasioni. La prima era stata quando si era scontrato contro Lance per la prima volta e un Iperraggio ben assestato del suo Dragonite aveva messo KO Typhlosion.

«Oh, accidenti!» aveva esclamato la voce di Dio, sconvolgendolo profondamente. «Stupido Dragonite!»

Non è colpa sua, avrebbe voluto suggerirgli saggiamente AAAAA. È quello che deve fare. Ma non era nella posizione di suggerire alcunché a Dio, tanto più la prima volta che si degnava di parlare e, in ogni caso, era molto preoccupato per Typhlosion. Per fortuna aveva ancora dei Revitalizzanti con sé e tenendo Dragonite occupato con un Raticate al livello ventisette che si era portato dietro per evenienze di quel genere, aveva potuto rimetterlo in sesto.

La seconda volta era stata quando, esplorando le Rovine d'Alfa, AAAAA aveva visto un buco aprirsi nella parete e Dio aveva detto: «Wow!»

In quel momento, udire di nuovo la voce di Dio così inaspettatamente fu una sorpresa tale che AAAAA avrebbe voluto fermarsi, ma continuò egualmente a pedalare verso Fiorpescopoli. La voce era un po' più profonda e più adulta di quanto AAAAA la ricordasse, ma non c'erano dubbi: era la voce di Dio.

«Bello, eh? Ci ho messo un sacco ad allenarlo.»

A dire il vero, l'ho allenato io. AAAAA continuò a pedalare sentendosi lievemente infastidito, ma decise di non darvi troppo peso. In fondo, era Dio.

All'improvviso un'altra voce echeggiò nell'aria. Doveva essere un'altra divinità, pensò meravigliato AAAAA mentre entrava nel Centro Pokémon di Fiorpescopoli e saliva le scale alla propria sinistra.

«Sei sicuro di volerlo dare a me? Non ci sei affezionato?»

Ma di che stanno parlando?, pensò AAAAA attraversando il secondo piano del Centro.

«Eh... sì che ci sono affezionato. Ma ormai questo gioco non lo accendo più da anni e per il compleanno i miei mi regalano Rossofuoco, perciò...»

«Non puoi passartelo lì?»

«No, la seconda generazione non è compatibile con la terza, perciò te lo passo volentieri. Non preoccuparti. L'hai attaccato il cavo?»

AAAAA realizzò quanto stava per accadere quando parlò con l'addetta al centro scambi e fu fatto entrare in una stanzetta con un tavolo verde, dall'altra parte del quale sedeva un suo perfetto doppio.

No! avrebbe voluto urlare. Cercò di puntare i piedi, di opporre resistenza, ma le sue gambe su cui la sua volontà non aveva più alcun potere continuarono a condurlo irresistibilmente verso il tavolo. Avrebbe voluto sollevare il capo, guardare negli occhi quella divinità, offenderla e pregarla e cercare di commuoverla, ma sapeva che se anche fosse riuscito ad alzare la testa, il suo sguardo non avrebbe incontrato altro che quel cielo traslucido che aveva sempre sovrastato la sua vita. Non puoi farlo! Loro sono i miei Pokémon. Li ho allenati io, io! Non puoi portarmeli via!

Ma a nulla valsero i suoi sforzi. Sedette al tavolo verde, sentendosi profondamente avvilito ma ancora non del tutto arreso, e con indicibile orrore vide i nomi dei suoi Pokémon su uno schermo. Una freccia indicava quello di LONGJOHN.

«Ma dai, sul serio ti sei chiamato AAAAA?»

Dio rise. «Ero piccolo, non avevo voglia di scervellarmi. E comunque pensavo che si potesse cambiare.»

Come poteva il suo Dio ridere? Stava per strappargli Tyranitar! Cercò di scuotersi, di urlare, ma alla sua bocca chiusa in eterno non era dato di parlare, come ai suoi occhi non era concesso di piangere.

Ti prego, non lui! Non Tyranitar. Farò tutto quello che vuoi!

- Scambi TYRANITAR per SENTRET? -

No, urlò in silenzio AAAAA.

- OK -

Non poteva fare nulla. Non poteva muoversi, non poteva salvarlo. Rimase immobile mentre la Ball di Tyranitar entrava in un tubo e percorreva un cavo e sullo schermo campeggiava la scritta: - Per TYRANITAR di AAAAA, BOB invia SENTRET. -

No, non è vero! Non è oggi! Tyranitar!

Non aveva alcun controllo su quanto stava accadendo. AAAAA rimase immobile a fissare orripilato il grande orribile tradimento di Dio, colla gola bruciante del grido che non poteva emettere e la bocca piena di bestemmie che non trovavano voce. Avrebbe voluto essere Adamo, essere Satana!, ma ribellarsi a Dio! Ma la sua mente non aveva potere sul suo corpo e Tyranitar si allontanò, era perduto, scomparso...

Uscì dalla saletta guidato solo dal volere di Dio. Tyranitar, ch'egli aveva amato più delle proprie viscere, se n'era andato. Il mondo non gli appariva più bello come un tempo, era un mondo orribile, un mondo grigio e odioso nel quale Tyranitar non c'era più.

«Grazie mille! È bellissimo il tuo Tyranitar.»

È mio, pensò AAAAA. Il mio Tyranitar. Tu non c'eri quando lo allenavo. Nessuno di voi c'era quando abbiamo sconfitto Rosso. Eravamo in tre, io e lui e Typhlosion, e questo...

Ma non valeva la pena pensare a queste cose. Tyranitar non c'era più. Ora AAAAA sperava solo di tornare a dormire come aveva fatto negli ultimi anni e non pensare, non svegliarsi, non dover vivere in un mondo nel quale Tyranitar non esisteva. Con suo grande sollievo, Dio doveva avere almeno quest'ultima pietà in serbo per lui.

    - Vuoi salvare il gioco?-

    - Sì. -

    - C'è già un gioco salvato in memoria. Vuoi sostituirlo? -

    - Sì. -

    - SALVATAGGIO... NON SPEGNERE. -

    - AAAAA ha salvato il gioco. -

No, non sono stato io, avrebbe voluto dire AAAAA. Non ho fatto niente di tutto ciò. Non l'avrei mai fatto...

Ma finalmente il mondo attorno a lui sfumò nel buio e AAAAA poté abbandonarsi all'oblio e sperare in esso di trovare pace.



Ad AAAAA piaceva molto Kalos, anche se per ora aveva visitato appena due o tre città. Era davvero una bella regione, ma qualche volta egli aveva la sensazione di averne già vedute altre. Se qualcuna delle persone che incontrava nominava luoghi come Kanto, Johto, o anche Hoenn o Sinnoh o Unima, egli aveva la persistente sensazione di esserci già stato.

Era un'idea sciocca, continuava a dirsi, eppure non riusciva proprio a reprimerla. Non si ricordava neppure come fossero fatte, quelle regioni, o quali Pokémon vi si trovassero, o... ma in ogni caso, egli ne era convinto.

«Ehi, guarda che PoKémon mi ha mandato il mio amico!» esclamò a un tratto la voce di Dio, echeggiando nelle strade di Luminopoli. AAAAA sentiva la voce di Dio piuttosto spesso, quando lottava o scambiava con qualche allenatore lontano. Quella voce non gli piaceva molto. Certo, era una bella voce maschia e profonda, ma in qualche modo AAAAA aveva l'impressione di aver conosciuto anche quella e gli dava un senso d'inquietudine, come se da quella voce egli si aspettasse di essere tradito.

A volte, AAAAA si divertiva a pensare di aver vissuto altre vite in precedenza, ciascuna in una regione, anche se sapeva che era un'idea sciocca.

Nella sua squadra ora c'era un Larvitar al livello uno. AAAAA lo fissò con stupore, assieme a Frogadier e al Charmender che aveva da poco ricevuto, mentre nell'aria echeggiava una seconda voce div ina.

«Mi spieghi perché continui a chiamarti AAAAA? È un nome stupido!»

Ehi!, pensò AAAAA seccato.

«È il nome che avevo da bambino! L'ho usato in tutti i giochi, mi piace. Vuoi guardare lo schermo, per favore?»

«Un Larvitar, e allora? Fammi vedere la natura.»

«Oh, non credo sia un granché. È uno scarto di breeding, il mio amico avrà schiuso quindici uova per...»

«Natura Quieta... con questo non ci fai nulla.»

Anche AAAAA guardò con interesse, ma non la natura, o l'abilità, o le statistiche, o le mosse uovo. AAAAA guardò Larvitar. Avrebbe voluto dirgli che a lui non importava nulla di IV ed EV e di tutto il resto, che a lui piacevano i Pokémon così com'erano, rassicurarlo e dirgli di stare tranquillo, che per lui non era uno scarto, ma la sua bocca era incapace di esprimere i suoi pensieri e, in ogni caso, egli sapeva che il destino di Larvitar dipendeva dal volere divino.

«Non mi importa, sul serio. A me piace. Guarda come ho chiesto al mio amico di soprannominarlo.»

Fu allora che anche AAAAA notò che Larvitar aveva un soprannome, forse un po' infantile, ma non brutto: si chiamava LONGJOHN. Se le sue labbra avessero potuto muoversi, avrebbe sorriso: chissà perché, aveva l'impressione di aver già sentito quel nome, o forse letto da qualche parte.

«Oh, come quello che mi passasti su Cristallo! Quanto ci sono rimasto male quando si è scaricata la batteria interna della cartuccia...»

Per un attimo AAAAA pensò che i suoi occhi privi d'anima si sarebbero riempiti di lacrime, ma questo, ovviamente, non accadde. Si sentiva inspiegabilmente triste alla notizia che quel Tyranitar, chiunque fosse stato, fosse in qualche modo scomparso a causa di una batteria scarica. Si diede dello sciocco da solo e si ripeté: Non lo conoscevi neppure. E poi: Anche se non lo conoscevo, sono triste perché un Pokémon è morto. Non posso esserlo? Ma in fondo al suo cuore che non aveva mai battuto, egli non era convinto di quella spiegazione.

«Beh, questo lo tengo in squadra, comunque. L'hai visto Mega Tyranitar? È bellissimo!»

Più tardi, quel giorno, sotto lo sguardo benevolo di un Dio silente, AAAAA accese il Pokéio&te e guardò Larvitar. Sembrava contento di vederlo e per un solo attimo,scrutando i suoi occhi rossi, AAAAA ebbe una strana sensazione di déjà vu.

Ci conosciamo?, avrebbe voluto chiedergli, ma ovviamente non poteva... e poi, in fondo, egli conosceva già la risposta. In qualche vita lontana, in qualche regione remota e irraggiungibile, egli era certo, senza aver bisogno di altre conferme, di averlo già incontrato.

Finalmente, AAAAA tese la mano e accarezzò Larvitar.









   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Afaneia