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Autore: benzodiazepunk    23/01/2015    3 recensioni
I suoi occhi mi incatenano a lui, mi sembra quasi che una forza sconosciuta di qualche tipo mi abbia immobilizzata, rendendomi impossibile qualsiasi movimento. [...] Siamo ormai entrati in una realtà parallela nella quale non ha importanza nulla di tutto ciò che può accaderci intorno, ci siamo solo noi, e l’elettricità fra noi, che tiene fusi i nostri sguardi in un’unione quasi irreale.
[...]
-Non ho paura di te- rispondo in un sussurro, sconvolta dal suo discorso. –Solo, non voglio farmi coinvolgere troppo-
-Lasciati coinvolgere, ti prego- ribatte lui con tono quasi sofferente. –Io l’ho già fatto-
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Una breve storia nata da un sogno, e si sa, certe volte i sogni sono destinati ad avverarsi, altre a infrangersi... chissà cosa ci riserva il destino.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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1 - If we'll die, we'll die together
 
Nevica.
È da anni che non nevica.
Ricordo che quando ero piccola Natale lo si passava quasi sempre con la neve, e noi che abitavamo in campagna ci divertivamo a fare grandi pupazzi in giardino, o gradini di neve per arrivare a salire sugli alberelli più bassi, quelli alla portata di una bambina.
Ma è da anni che non nevica, forse addirittura da allora, mentre adesso il terreno è soffice e bianco e grandi fiocchi ghiacciati cadono ancora dal cielo.
Sorrido tra me e me stringendomi nella giacca e cercando di scaldarmi le mani, perennemente fredde, mentre osservo il paesaggio collinare intorno a me. La neve che ancora sta cadendo dal cielo coperto di nubi ricopre ogni cosa, gela le piante, soffoca i rumori e dona a tutto quanto una poesia speciale.
-Nicole sta per spiegare dove staremo a dormire-
La voce di ma sorella mi raggiunge da poco distante; mi volto, presa alla sprovvista, e la seguo svelta all’interno della casa padronale.
-Quindi l’organizzazione sarà la seguente- sta dicendo la padrona di casa rivolta a tutti gli ospiti riuniti nella grande cucina. La stanza è piena di gente, mi guardo intorno e riconosco due coppie, amici dei miei genitori, e almeno altri dieci adulti e altrettanti ragazzi più o meno della mia età. Alcuni li conosco essendo figli di amici di famiglia, altri non li ho mai visti e perciò non presto loro particolare attenzione. Torno a concentrarmi su quello che Nicole sta dicendo dato che dovrò passare qui i prossimi due giorni. I genitori della mia amica Enrica, nonché padroni di casa, hanno organizzato un “weekend di svago” come hanno voluto definirlo per staccare dalla solita vita lavorativa passando del tempo tutti insieme, e così mi trovo a casa loro con i miei genitori al seguito eccitata dall’idea ma incapace di spostare i miei pensieri dal recente rifiuto da parte del ragazzo di cui ero innamorata persa da quasi un anno. Rifiuto secco e troppo duro. E sì, ero, perché ora sono convinta di non esserne innamorata più. E meno male che deve essere un weekend di svago.
-Dato che di spazio ne abbiamo- comincia Nicole. -Noi adulti soggiorneremo qui a casa per tutto il weekend, mentre per voi ragazzi è stata sistemata la dependance sul retro. Ovviamente nessuno di noi è relegato e la maggior parte del tempo la passeremo tutti insieme, ma queste sono le sistemazioni, quindi se qualcuno vuole andare a dare un’occhiata è libero di farlo, altrimenti che abbia inizio il weekend di svago!- esclama.
Immediatamente la stanza si riempie di voci e chiacchiere mentre tutti gli adulti avvicinano i loro amici più stretti. Noi ragazzi rimaniamo fermi ai nostri posti leggermente in imbarazzo, o almeno, noi che siamo ospiti.
-Andiamo di là- propongono Enrica e suo fratello Roberto, che a differenza mia conoscono tutti; un gruppo di circa una decina di ragazzi si muove così dietro ai padroni di casa verso la nostra nuova sistemazione.
La dependance è grande circa come casa mia e le poche valigie che ognuno di noi si è portato sono già accatastate in un angolo. Dall’ingresso in cui ci troviamo partono un corridoio e una scala che portano alle camere da letto, al bagno e a un salottino pieno zeppo di poltrone.
Mi guardo intorno cercando mia sorella ma la trovo immersa in una conversazione con un’amica, e così abbandono l’idea di andare da lei. Mi siedo su una poltrona dato che non ho nessuna voglia di conoscere gente nuova o di mettermi a parlare con ragazzi che non vedo da una vita, intenzionata a osservare lo svolgersi della giornata da lì, ma non passano pochi minuti che Enrica e Roberto mi si avvicinano.
-Per il weekend noi avremmo una proposta- asserisce Enrica, sedendosi sul bracciolo della poltrona di fianco alla mia. –Di cui i nostri genitori non sono a conoscenza ovviamente... dimmi che te ne pare- sorride a metà, un sorriso che mi incuriosisce, seppur preoccupandomi leggermente al contempo.
-Spara- affermo, scrutando i due fratelli.
-Dato che siamo in numero pari, e soprattutto dato che non tutti si conoscono fra loro, abbiamo pensato di assegnare a ognuno una coppia e di definire che per tutto il weekend la coppia deve stare insieme. Nel senso- si affretta ad aggiungere in risposta alla mia espressione confusa. –Tutti noi saremo divisi in coppie-
-Accoppiati con qualcuno che non conosciamo o che conosciamo poco- aggiunge Roberto.
-E per tutto il weekend le coppie non potranno separarsi praticamente mai. Dovranno mangiare insieme, sedere vicini, parlare con le stesse persone, fare le stesse attività, dormire nella stesa stanza…-
-Sarà una sfida, dato che una convivenza forzata può essere dura-
-Soprattutto se le due persone sono molto diverse-
-Ma almeno ci divertiremo, conoscendoci fra noi- spiegano ad alternanza, costringendomi a passare lo sguardo dall’uno all’altra come seguendo una partita di ping pong.
-Che ne pensi?- mi chiede infine la ragazza, indirizzandomi un sorriso smagliante.
-Può essere divertente- ammetto, pensando che tutto sommato perché no? Almeno sarebbe uno svago, e non è questo lo scopo del weekend? Svagarsi?
-Chi farà le coppie?- domando.
-Noi, ovviamente!- esclama Enrica. –Siamo quelli che conoscono meglio tutti quanti perciò saremo in grado di creare le coppie perfette- afferma decisa, alzandosi dalla poltrona.
-Avanti, vieni! Non abbiamo molto tempo-
Riunire i ragazzi, illustrare l’idea e fare in modo che tutti ne risultino entusiasti è questione di pochi minuti per Enrica, un asso nel rendere qualsiasi cosa il più appetibile possibile; sarebbe stata in grado di convincere tutti quanti che un pomeriggio di studio è più interessante di una gita a Gardaland, se necessario.
-Io accoppio te e tu me- dice rivolgendosi al fratello.
-Va bene, allora sarai in coppia con Anna- decide Roberto, e subito una ragazza bionda e piuttosto timida si fa avanti avvicinandosi a Enrica.
-Tu con Marta- ribatte lei, e anche il fratello si accosta alla sua coppia.
Seguirono mia sorella con un ragazzino, Giacomo, un amico di Roberto con un altro ragazzo che non avevo mai visto, poi Enrica chiama il mio nome.
-Chiara tu non conosci Loris, vero?-
Scuoto la testa, non sapendo se essere felice o meno di essere capitata con un ragazzo. –No- rispondo.
-Perfetto, allora sarete insieme!- esclama, per poi proseguire con i ragazzi rimanenti.
Sposto lo sguardo distogliendo l’attenzione dall’attribuzione delle coppie per cercare di individuare Loris, e vedo un ragazzo che si alza da una delle poltrone, rivolgendomi un sorrisetto. Ha i capelli castani e lisci, pettinati un po’ in sù, alla moda, occhi anch’essi castani e un viso da ragazzino; veste jeans a vita bassa e mi si avvicina con l’espressione sicura di uno che sa di piacere.
-Ciao, Chiara giusto? Io sono Loris-
-Piacere- gli rispondo sorridendo a mia volta. Non so se mi è simpatico questo ragazzo che mi sembra un po’ troppo sicuro di sè, ma perché non dargli una possibilità?
-Cosa vuoi fare? Dato che dobbiamo rimanere insieme tutto il tempo tanto vale accordarci. Dimmi cosa ti piace, parlami di te- dice guardandomi negli occhi senza pudore.
-Beh- Non so da che parte iniziare e mi sento anche un po’ in imbarazzo, lì in piedi in mezzo al salotto. Lancio un’occhiata alla gente intorno a me e vedo che anche tutti gli altri stanno avendo conversazioni immagino pressoché simili la nostra; alcuni sono usciti, altri si sono seduti sul divano, altri ancora se ne restano in piedi proprio come me e Loris.
Appoggio la schiena a una delle poltrone e torno a guardare il mio interlocutore. -Mi piace leggere, ascoltare musica, vedere film… che genere di film ti piace?- chiedo di rimando.
-Sul guardare film siamo d’accordo. Horror, film d’azione o di avventura… non farmi vedere commedie romantiche però, potrei morire!- ridacchia, e io fingo ti tirare un sospiro di sollievo.
-Grazie al cielo! Non sono proprio nello stato d’animo adatto a cose del genere. Horror piuttosto- affermo.
-Che horror hai visto che ti sono piaciuti? Saw? Nightmare?-
-Ma questi sono classici, mi sembra normale che li abbia visti! Nightmare mi è piaciuto parecchio-
-Ci credo! È sempre bello. Ce n’è uno nuovo al cinema in questo periodo, l’hai già visto?-
-No- rispondo. –Non so se andarci sinceramente… gli ultimi horror che ho visto al cinema non erano un gran che-
Loris annuisce e si siede sul bracciolo di una poltrona girandomi intorno senza staccare gli occhi da me nemmeno per un secondo. Io lo imito e mi sistemo in modo da essergli di fronte.
-E che musica ascolti?- domanda ancora.
-Perlopiù rock e punk- rispondo.
-Green Day? Più 30 Seconds to Mars o Nightwish?- domanda lasciandomi spiazzata.
-Sono colpita- sorrido a metà. –Ti vedevo più da Skrillex o cose simili-
-Green Day tutta la vita!- scherza lanciandomi però un’occhiata furba che non riesco bene a inquadrare.
-Più 30 Seconds to Mars comunque; i Nightwish mi piacciono, ma non sono del tutto il mio genere- ribatto.
-Sei più sul genere tragico insomma, se ti piace lo stile di Jared Leto-
-Assolutamente, ha una voce favolosa oltretutto-
-Sottoscrivo. Ci è andata bene, siamo molto più simili del previsto, ammettilo! Possiamo fare qualsiasi cosa-
-Sì, infatti. Perciò, cosa facciamo?- domando guardandomi intorno.
-Aspettiamo il pranzo, sto morendo di fame-
-Andiamo a vedere in cucina se c’è qualcosa di pronto- propongo, e così ci avviamo fianco a fianco verso la casa padronale dalla quale proviene una musica anni ottanta e un gran vociare. Nessuno fa caso a noi quando ci intrufoliamo in cucina e ci mettiamo a curiosare fra i piatti pronti, e quando usciamo con in mano rispettivamente una fetta di pizza e un panino siamo piuttosto increduli.
-Insomma, non ci ha calcolati nessuno-
-Non mi stupisce, considerando che mia mamma quando attacca bottone è irrefrenabile-
-A me lo dici!- ride lui, e in quel momento nella mente mi passa come un lampo il pensiero che è davvero carino. Sgrano leggermente gli occhi, stupita di me stessa, ma accantono subito la questione e mi concentro sui suoni che provengono dal salotto della dependance.
-Qualcuno ha acceso la tv- afferma Loris aprendo la porta. Entrambi ci avviciniamo al divano ma non possiamo fare a meno di lanciarci un’occhiata e scoppiare a ridere quando vediamo che Enrica e Anna stanno vedendo proprio una nota commedia romantica.
-Andiamo sù, per carità!- esclama Loris, e insieme ci dirigiamo verso le stanze del piano superiore.
Le scale che portano al primo piano si affacciano su un corridoio dal quale si aprono tre stanze: dalla prima sentiamo provenire un vociare, tra cui distinguo la voce di mia sorella, mentre le altre sono vuote così apriamo la porta di quella di mezzo ed entriamo. La stanza non è molto grande ma ci stanno comunque comodamente due letti singoli piuttosto ampi, un armadio e una piccola scrivania.
Mi lascio cadere sul letto più vicino appoggiando la schiena alla testata dietro di me, e Loris mi si accomoda esattamente di fronte. -Adesso tocca a te- affermo. –Cosa fai nel tempo libero?-
-Gioco a calcio. Molto scontato vero?- sogghigna.
-Un pochino- rispondo, e lui ride.
-Tu fai sport?-
-Sì, ma da quando vado all’università ho dovuto diminuire molto- rispondo. –Tra viaggi, studio e prove della band…-
-Hai una band?!- esclama entusiasta, e io ridacchio.
-Sì, con mia sorella-
-Cosa suoni?-
-In realtà nulla. Io canto- sorrido imbarazzata.
-Una cantante, wow! Che musica fate?-
-Secondo te? Contando che propongo sempre io i pezzi- sogghigno, e lui annuisce divertito.
-Dovrai farmi sentire qualcosa-
-Non senza musica e dato che i miei musicisti non sono presenti… mi dispiace!- concludo soddisfatta.
-Prima o poi cederai- sorride, e per qualche secondo rimaniamo entrambi in silenzio. Nel momento in cui apro la bocca per dire qualcosa lui fa lo stesso, ci interrompiamo subito tutti e due, e scoppiamo a ridere.
-Prima tu- dico ridacchiando.
-Mi chiedevo solo se ti andasse di fare qualcosa in particolare o se volessi sentire un po’ di musica con me. Già che per una volta trovo qualcuno con i miei stessi gusti- afferma con un tono che, se non provenisse da lui, mi sembrerebbe quasi insicuro.
-Mi sembra una proposta più allettante la musica che il chiasso di sotto- commento, storcendo la bocca in direzione delle urla che provengono dal piano inferiore. –Non ho troppa voglia di socializzare e non oso immaginare cosa stiano facendo-
-Idem- sorride lui tirando intanto il cellulare fuori dalla tasca dei jeans e attaccando lo spinotto delle cuffie. Ne teniamo una a testa, affiancati, e ci sdraiamo sul letto attenti a non sfiorarci. Mi sembra impossibile essere in questa situazione, a letto ad ascoltare musica con un perfetto sconosciuto. Ma tutto sommato non mi dispiace. Non mi dispiace affatto.
La musica risuona nelle orecchie, passando da American Idiot agli Avenged Sevenfold, da Madness dei Muse ai Sum 41. Sorrido ogni volta che sento una canzone conosciuta e mi viene quasi da pensare di essere nella stanza con un mio gemello separato alla nascita. È un ragazzo reale o un mio alter ego? Maledizione!
Ad un tratto la voce di Enrica dal basso ci annuncia che il pranzo è pronto, facendo sobbalzare entrambi. Sorridendo senza bisogno di dire nulla scendiamo e torniamo in mezzo agli altri ragazzi.
In tavola c’è ogni ben di Dio: ognuno ha portato qualcosa da casa così c’è l’imbarazzo della scelta tra torte salate, pasta, panini, pizze e qualsiasi altra cosa possibile immaginabile.
Come da regolamento io e Loris rimaniamo insieme tutto il tempo, spesso scegliendo addirittura le stesse cose da mangiare, e così tutti gli altri anche se molti sono riuniti a gruppetti. Anche noi ci avviciniamo ad altri e finiamo per mangiare in gruppo.
Alle due e mezza circa, ormai strapieni, decidiamo di tornare nella dependance.
Alcuni ragazzi hanno organizzato un torneo di Twister così, in comune accordo, ci alleghiamo a loro. Inizio davvero a divertirmi adesso, tutto sommato questi ragazzi mi sono simpatici. Potrebbe prospettarsi un weekend davvero piacevole. Twister mi è sempre piaciuto e cerco di mantenere le posizioni assurde in cui sono costretta a mettermi il più a lungo possibile nonostante mi ritrovi tutta contorta e spesso e volentieri incastrata tra gli arti degli altri giocatori. Anna, la ragazza bionda, è davvero brava e vince sempre; Loris è pressoché negato e ci sbellichiamo tutti dalle risate per le scene che fa. E, anche se all’inizio non ci faccio caso, si ritrova sempre stranamente vicino a me, molto più spesso di tutti gli altri.
Alla fine della quinta partita, dopo che Anna ha vinto per la terza volta, il gruppo si scioglie. Due decidono di andare a presenziare alla partita di Risiko che si sta svolgendo sul tavolino del salotto, altri si disperdono per le stanze.
-Vediamo un film?- propongo. Ho solo voglia di stendermi su un divano e fare qualcosa di poco impegnativo. Loris accetta così entriamo in salotto solo per trovarlo già occupato da mia sorella e Giacomo che guardano un telefilm su MTV.
-C’è un’altra televisione?- chiede il ragazzo a Enrica, che è intenta a leggere le istruzioni di un gioco da tavolo.
-Sì certo, nell’ultima stanza di sopra- risponde distratta.
-Sei una tipa da telefilm?- mi chiede Loris mentre saliamo le scale.
-Dipende da che genere di telefilm. Quelli che danno su MTV non mi piacciono molto ma CSI, Criminal Minds, quelli sì-
-Dr. House?- domanda ancora.
-Come potrebbe non piacermi Dr. House?! È un telefilm cult- esclamo avvicinandomi intanto al mobiletto che affianca la tv della camera, stracolmo di dvd.
-Cosa vediamo?- tentenno indecisa.
-Fa’ vedere cosa c’è di interessante- risponde Loris, accovacciandosi al mio fianco e piazzandosi in questo modo a meno di dieci centimetri da me.
Sentire la sua presenza così vicina mi mette un po’ a disagio ma avverto anche qualcos’altro, una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Non faccio comunque in tempo a indagare più di così.
-Ecco!- esclama il ragazzo facendomi sobbalzare. –La guerra dei mondi-
-Quello con Dakota Fanning?- chiedo anche se conosco già la risposta.
-Chi?-
-L’attrice, la ragazzina- rispondo. –Una delle mie attrici preferite-
-Non la conosco… è la bambina bionda?-
-Esatto. Ha fatto un sacco di bei film-
-Tipo?-
-Tipo la guerra dei mondi- rido.
Entrambi ci sediamo sul letto appoggiando la schiena al cuscino che Loris ha tirato su, e il film parte.
Sarà la ventesima volta che lo vedo? Forse, considerato che mio papà è talmente appassionato del genere da averci portate a vederlo al cinema; ma mi fa piacere comunque.
Come sempre all’improvvisa comparsa di uno dei mostri, al cambio di scena, sobbalzo e Loris ride.
-Ti fa paura?-
-No- rispondo asciutta. –Mi prendo un colpo quando cambiano la scena così- sorrido a metà poi, e lui non dice nulla. Vedo con la coda dell’occhio che mi osserva, senza pudore come sempre, e mi sento in imbarazzo. Faccio finta di niente e dopo un po’, quando ormai anche lui è tornato a osservare lo schermo del televisore, torno a rilassarmi.
Tanto che a un certo punto per poco non mi addormento.
Mi riscuoto appena in tempo per vedere che mi sono quasi appoggiata a Loris, e com’è possibile? Prima non eravamo così vicini. Gli lancio un’occhiata imbarazzata ma per una volta lui non fa commenti né si mette a ridere; anzi, oserei quasi dire che un’ombra di rossore gli colori le guancie anche se appena cerco di scrutarlo meglio quella è già sparita.
-Cambiamo posizione?- chiede piuttosto, stiracchiandosi. Ci mettiamo a pancia in giù sdraiati con la testa in fondo al letto mentre il film prosegue imperterrito. Ma man mano che va avanti riesco a seguire la trama sempre meno.
Il mio sguardo tende a spostarsi sempre più spesso verso sinistra, dove Loris è appoggiato a un gomito in una posa rilassata; non riesco a concentrarmi e non capisco il perché. Non mi era nemmeno simpatico questo ragazzo all’inizio.
Già, all’inizio.
Poi ha cominciato a dire di ascoltare la stessa musica che amo io, ha ammesso di guardare il mio stesso genere di film, ha iniziato ad essere troppo affine a me per non piacermi.
Nel senso innocuo del termine ovviamente.
Come potrebbe mai piacermi un ragazzo così in quel senso? E' impossibile. Voglio dire, andiamo. Non è assolutamente il mio tipo.
A me piacciono i ragazzi timidi, intellettuali, con i quali posso parlare di libri e di filosofia, i tipi tranquilli e anche un po’ strani che preferiscono una serata davanti a un caminetto piuttosto che la discoteca; e possibilmente biondi.
Lui non è niente di tutto questo, è sicuro di sé tanto da risultare quasi presuntuoso, è troppo spiritoso e troppo poco delicato nel dire le cose, più che essere timido fa diventare timida me. E non è biondo, nemmeno per sogno.
Mi accorgo troppo tardi di essere rimasta a guardare il suo viso per tutta la durata del mio monologo interiore e quando si gira, Loris mi trova che lo fisso. Il mio viso si imporpora immediatamente ma ora che i nostri sguardi si sono intrecciati non riesco più a distogliere il mio dal suo. Il pudore mi direbbe di abbassare gli occhi, di tornare a concentrarmi sul film, l’educazione mi porterebbe addirittura a scusarmi perché è da maleducati fissare le persone.
Ma non posso.
I suoi occhi mi incatenano a lui, mi sembra quasi che una forza sconosciuta di qualche tipo mi abbia immobilizzata rendendomi impossibile qualsiasi movimento. Mi rendo conto che i nostri visi sono a meno di cinquanta centimetri l’uno dall’altro, sento che il film va avanti e mi viene da sorridere al pensiero che nessuno dei due gli stia prestando più la minima attenzione. Siamo ormai entrati in una realtà parallela nella quale non ha importanza nulla di tutto ciò che può accaderci intorno, ci siamo solo noi, e l’elettricità fra noi che tiene fusi i nostri sguardi in un’unione quasi irreale.
Non so da quanto tempo ci stiamo guardando quando Loris alza una mano e con un gesto che può addirittura sembrarmi timido la appoggia alla mia guancia; sento il suo tocco delicato e il cuore mi salta in gola, non so cosa fare, ma dopotutto forse non devo fare nulla perché un attimo dopo lui annulla la distanza tra i nostri visi poggiando le sue labbra sulle mie.
Il tempo improvvisamente si ferma, e lo stupore iniziale lascia spazio a mille altre emozioni contrastanti; non so cosa pensare, non so se sia giusto né se sia conveniente. Non so se sottrarmi o meno, ma come un lampo a ciel sereno mi raggiunge la consapevolezza, la certezza disarmante che non voglio sottrarmi.
E a quel punto non posso fare altro che rispondere al bacio, con un trasporto che non credevo nemmeno possibile.
È un bacio delicato quello che ci scambiamo, all’inizio a fior di labbra, quasi casto; la sicurezza di sé che Loris tanto dimostrava in precedenza adesso è sparita per lasciare il posto a una timidezza del tutto nuova. Mi sfiora più che toccarmi, mi accarezza la guancia a fior di dita, non sento quasi il suo respiro sulla pelle.
Io trattengo il mio nonostante dentro di me infuri una tempesta. Il cuore mi batte tanto forte che ho paura che anche Loris possa sentirlo, mi tremano le mani e non so cosa fare o come muovermi.
Nel momento stesso in cui prendo coraggio e poggio una mano sul suo petto sento il suo cuore battere veloce quanto il mio; la sua mano, ancora delicatamente appoggiata alla mia guancia, si sposta nell’incavo del collo, le dita a sfiorarmi la nuca rendendo il tocco più sicuro e sento sotto le dita il ritmo del suo cuore accelerare ancora mentre preme le labbra sulle mie con più forza.
Vorrei pensare al perché io sia qui a baciare un ragazzo che fino a quella mattina era per me un perfetto sconosciuto, a cosa mi stia spingendo ad abbandonarmi così a lui, o anche solo al perché io stia sentendo il cuore in gola e le mani tremare; ma non riesco a completare nemmeno uno di quei pensieri, l’unica cosa che faccio è schiudere le labbra permettendogli di approfondire quel bacio che sta annullando ogni mia possibile resistenza.
All’inizio ci muoviamo con prudenza, poi sempre più sicuri, uniti come due amanti di una vita, come se ci fossimo conosciuti in una vita precedente  e rimasti legati in attesa del giorno in cui ci fossimo ritrovati.
Quando dopo minuti interminabili infine ci separiamo, le mie guance avvampano immediatamente. Alzo uno sguardo incerto sul suo viso e vedo che, nonostante mi stia fissando con il suo ritrovato sguardo sfacciato, anche lui è arrossito, forse per l’audacia del suo gesto, penso.
Deglutisco a vuoto alla ricerca di qualcosa di intelligente da dire o da fare ma la mia mente è vuota in questo momento. Tabula rasa. Zero assoluto.
Accenno un sorriso imbarazzato senza sapere dove guardare e mi metto seduta facendo perno sul gomito. Loris mi imita e ci troviamo nuovamente l’uno di fronte all’altra.
-Forse non intendevano questo Enrica e Roberto quando hanno deciso di metterci in coppia- balbetto tanto per dire qualcosa.
Loris scoppia in una risata e poi mi sorride, un sorriso disarmante. -Forse, ma chissenefrega- afferma, e l’atmosfera inizia a distendersi un po’. –Tanto qui non ci sono-
Annuisco incapace di fare altro; sento ancora il suo bacio bruciarmi le labbra e guardarlo con gli stessi occhi di qualche ora, o anche solo di qualche minuto fa mi risulta oramai impossibile. In questo momento avrei bisogno di qualcosa che mi rinfreschi le idee, perché la mente mi dice una cosa e il corpo un’altra. Non mi capisco, e questa mancanza totale di controllo sulle mie emozioni non mi piace.
-Nevica ancora?- domando stupidamente.
Loris sposta lo sguardo dal mio viso alla finestra e annuisce.
-Molto meno di stamattina- aggiunge.
-Ti va di uscire?- me ne esco. –Le regole sono ancora valide, o entrambi o nessuno- sorrido.
-Certo- accetta senza problemi. Passandomi di fianco per scendere dal letto mi poggia una mano su un fianco e mi guarda ardentemente lasciandomi confusa. Per un attimo, la durata di quell’occhiata, il mio cuore si ferma; poi Loris si alza in piedi e io tiro il fiato, con lo stomaco in subbuglio.
Il film ormai è finito e i titoli di coda scorrono sullo schermo accompagnati dalla colonna sonora. Loris si avvicina al lettore dvd mentre io appoggio i piedi sul pavimento, e preme il pulsante di espulsione del disco.
-Meno male che l’avevamo già visto- commenta ridacchiando.
-Avremmo potuto portarlo indietro e riguardare il finale- sogghigno.
-Se vuoi possiamo farlo- afferma tornando a guardarmi, il CD ancora in mano.
-No, ma figurati!- rido. –Lo so a memoria! Se vuoi te lo racconto- lo guardo con espressione divertita.
-Con chi credi di parlare?!- esclama fingendosi offeso. –Potrei doppiarti tutte le battute seduta stante- mi sorride avvicinandomisi.
Inaspettatamente, o almeno inaspettatamente per me, mi appoggia le mani sui fianchi avvicinando il viso al mio.
-Andiamo- soffia a pochi centimetri dalle mie labbra prima di allontanarsi nuovamente, con una scintilla divertita ad animargli gli occhi.
Che cosa intende fare? Gioca con me forse? Vuole testare che effetto mi fa?
Non capisco.
Sempre più confusa infilo le scarpe e mi avvio verso il corridoio e poi giù dalle scale.
La neve cade leggera e il terreno che ne  ricoperto è soffice sotto i miei piedi e scricchiola a contatto con le mie scarpe. Alzo gli occhi al cielo e mi godo il freddo sul viso che mi arrossa le guance per una volta non di imbarazzo. Cammino lungo il lato della casa fino a raggiungere una zona porticata e mi siedo sul gradino che separa il vialetto intorno all’abitazione dal terreno.
Loris si siede accanto a me, a una distanza tanto breve da essere quasi imbarazzante, e inspira l’aria fredda della sera.
Il cielo a ovest è colorato da ogni sfumatura dell’arancio; all’orizzonte non ci sono nuvole portatrici di neve, e il sole che tramonta è ben visibile nel suo colore più affascinante.
-Ti piace osservare le cose- afferma Loris, senza spostare lo sguardo dal cielo.
Gli lancio un’occhiata interdetta prima di rispondere. –Sì- ammetto poi semplicemente. –Mi piace osservare il cielo, le stelle, la natura, ma anche le persone. Da lontano però-
-Non ti piace la gente?-
-Tutt’altro- scuoto la testa. –Sono anche piuttosto socievole… credo. Però quando sono in modalità osservazione ho bisogno di pace e silenzio, e spesso le persone non sono adatte ad essere osservate da vicino. Quando mi trovo in mezzo alla gente e non ho alternative, allora mi rifugio nella musica-
-L’avevo intuito sai- commenta lui, appoggiandosi con i gomiti alle ginocchia. –E ora sei in uno di quei momenti?- domanda senza lasciarmi il tempo di metabolizzare la sua prima affermazione.
-Sì e no- tentenno, e finalmente Loris si volta a guardarmi in viso.
-In che senso?-
Fisso anche io i miei occhi nei suoi. –Voglio che tu stia qui con me- sussurro, con un coraggio preso da non so dove.
Gli occhi di Loris si sgranano appena, ancora una volta fissi nei miei; mi sembra di non stare facendo altro da tutto il giorno se non guardarlo negli occhi. Poi sorride, tra l’imbarazzato e il sollevato, e mi si avvicina. A questo punto so esattamente cosa voglio, e anche cosa devo fare.
Mi sporgo verso di lui, e  senza riuscire a trattenere un sorriso, lo bacio.
  
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