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Autore: ColdFire    25/11/2008    3 recensioni
"Era preoccupata. E il suo sorriso era ugualmente bello e chiaro. Era preoccupata..sì, preoccupata per lui. Gli pareva davvero un angelo, così disponibile e gentile. ..e si ricordò che.."
E che quando ti sembra tutto traballante, anche la cosa più banale, anche quella a cui mai avevi fatto caso, può essere una magnifica e solidale scoperta.
..quanto può essere "magnifica" la scoperta, se quella "cosa" diventa un qualcosa di più importante, un "tesoro perenne" da cui pare impossibile[improbabile] staccarsi?
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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The thing that you lost, the "quid" that I hid
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Prologue.."Lost keys"

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Pioveva.
Sì, pioveva  oramai da più di due, tre, quattro ore…aveva perso il conto.
Pioveva e lui era a piedi, senza l’ombrello.
E stava per strada oramai da un bel po’, con tutto quel tempo che gli ci era voluto per tornare a casa.
Ma ecco. Oramai c’era arrivato.
Aveva smesso di correre un po’ di tempo fa e di certo non si sarebbe messo a correre di nuovo, così fiacco come si sentiva.
Arrivò sotto la porta e frugò nelle tasche.
E non sentì il rumore metallico delle chiavi.
Cercò meglio, rivoltandosi ogni tasca dei pantaloni, del giubbotto sottile e fradicio che indossava.
E poi aprì addirittura la tracolla, facendo bagnare anche il suo contenuto.
Ma nulla.
Dov’erano finite quelle dannate chiavi?
Sospirò sconfitto, appoggiandosi alla porta d’ingresso di casa sua.
Perfetto.
Chiuso fuori, le chiavi perse chissà dove e la pioggia a catinelle a zupparlo più di quanto già non fosse.
..magari avrebbe dovuto compare una casa con un portico, sarebbe stato meglio.

S’era già arreso a passare la notte così, all’addiaccio sotto l’acqua, quando sentì ovattata la melodia di un pianoforte.
E diresse il suo sguardo verso la casa lì di fianco, con le tende tirate attraverso le quali filtrava la luce già accesa. …bhè, erano pur sempre quasi le otto di sera.
Si ritrovò a muovere i passi quasi meccanicamente, inconsciamente.
E arrivò al cancelletto di quella casa dalla quale provenivano le tintillanti note.
Si soffermò giusto di un passo.
Tanto minuto meno o minuto più sotto la pioggia non cambiava granché.
Poi aprì il cancelletto e se lo richiuse dietro, scricchiolando i passi sulla ghiaia del vialetto d’accesso.
E arrivò al portico.
Stridé sotto le suole bagnate il legno e la musica continuava.
Poggiò delicatamente le dita sul campanello.
E il piano si fermò.
Rumore di passi.
E poi la porta interna che si apre, mancava solo quella esterna di mogano scuro.
E quando fu aperta, non riuscì nemmeno ad alzare la mano in segno di saluto, che una voce apprensiva subito l’abbracciò caldamente.

-Oh, mio Dio, Spencer!-

Le mani di lei sulle spalle. Quel tocco così delicato e caldo.
E i suoi occhi verdi così liquidi e preoccupati, i capelli neri che sapevano di fresia si muovevano docilmente sotto ogni suo movimento.
Lui si poggiò allo stipite, sfinito.
Lei gli sfiorò la fronte, cercando di asciugargli il volto zuppo, come ogni altra sua parte del corpo.

-Scotti..!Ma cosa hai fatto?...-

-..ho perso le chiavi e dimenticato l’ombrello e..-

Non gli fece dire di più. Lo spinse delicatamente all’interno, nel torpore del caminetto acceso.

-..shh..avanti, me lo racconterai di fronte al caminetto, dopo che ti sarai asciugato almeno un po’ e tolto questi abiti bagnati di dosso..-

Fece lei, richiudendosi dietro con una sola mano le due porte, visto che con l’altra teneva lui per la spalla, così leggera da sembrare quasi che quel tocco non ci fosse.

-..Spencer..vieni, vedo di prenderti degli abiti asciutti..-

Disse lei, ancora, con voce tanto chiara e gentile.
E Spencer focalizzò l’attenzione su quel suo volto solo allora.

La conosceva da qualche mese.
Eppure fino a quel momento non l’aveva mai guardata veramente in volto.
Quella pelle chiara, di porcellana, gli occhi verde foresta, cerchiati dalle ciglia scure e folte, i capelli lunghi e neri, lisci come la seta, densi come l’inchiostro. Quelle ciocche che le cadevano nella frangia obliqua sul volto erano perfettamente bilanciate dal suo pallore. E il verde a renderla ancora più eterea, quel leggero rossore sulle gote dovuto al calore che veniva dal camino.
Se ne sentì d’improvviso investito, mentre quel verde lo guardava quasi curioso.

-..mh?..cosa c’è?...-

Fece d’un tratto, sciogliendo poco quella preoccupazione e dipingendo quei due fili di rosa in un sorriso.
Spencer la guardò ancora un po’, muto, perdendosi nella sua espressione così pacificata.
Era preoccupata. E il suo sorriso era ugualmente bello e chiaro.
Era preoccupata..sì, preoccupata per lui.
Gli pareva davvero un angelo, così disponibile e gentile.
..e si ricordò che fu la stessa cosa che pensò quel primo giorno che s’incontrarono, quel giorno in cui lei stava fra quei suoi scatoloni e li portava sotto il portico a fatica…




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Eccomi ad esplorare un campo mai testato.
Diciamo che questa fiction è..un esprimento.
Un amabile esperimento. E siccome Criminal Minds, pur conoscendolo da poco più di un mese, è divenuto il mio telefilm preferito, ecco che l'esperimento si tramuta nella mia prima fic proprio su questo.
Uao.
Ok, ed ora, quid dicam?
Piuttosto...spero possa piacervi, o incuriosirvi, o insospettirvi, o quant'altro.
Fatemelo sapere. Oh, sì. Mi fan piacere anche i commenti lapidari e stringati, don't worry.

Bien, smetto di attorcigliar il cervello.
Al prossimo capitolo(spero).
"You'll comment, if you want"
ColdFire§
  
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