My Lost Innocence
III Parte.
Durante le missioni
Sakura Haruno era solita tenere diligentemente conto dei giorni che passava
fuori casa (e quindi in compagnia di Sasuke).
L’innervosiva sapere che
per un numero elevato di ore non avrebbe più rivisto né sua madre né suo padre,
però la sollevava il fatto che avrebbe passato quei momenti insieme a
Sasuke-kun.
In quella determinata
missione – poteva definirla tale? Non lo sapeva, davvero – aveva perso
completamente la cognizione del tempo, dei suoi sentimenti verso la famiglia e
dei suoi amici.
Non la rincuorava neanche
il fatto di essere in compagnia di Sasuke, visto che Sasuke di compagnia non lo
era proprio. In tutto il tempo passato lì insieme a lui, aveva avuto solo
l’onore di osservarlo ad allenarsi, di scambiare due parole (i suoi complimenti
e i suoi mugugni) e di aiutarlo con
qualche ferita difficile da medicare, sostituendo così Kabuto.
«… infine prepara questo
e portamelo entro due giorni. Fallo bollire bene, mi raccomando, e pensa a
girare l’infuso il numero esatto di volte. Se non fai come ti dico perde la
fragranza e l’effetto» Kabuto concluse con aria austera il suo discorso sul
determinato medicinale che Sakura avrebbe dovuto preparare da lì a due giorni.
Annuì stancamente,
raccogliendo le sue cose dalla scrivania e afferrando gli ingredienti che
Kabuto le porgeva, osservandolo allontanarsi con camminata lenta e strascicata
verso la porta della sua camera. Sakura abbassò lo sguardo, lievemente
assonnata, rivolgendo la sua attenzione a ciò che avrebbe impegnato le sue
future giornate e sentì stranamente lo sguardo di Kabuto addosso.
Alzò il suo, facendo
incontrare verde e nero, ma un nero diverso, non come quello di Sasuke-kun.
«non sbagliare, Sakura»
sibilò semplicemente il ninja traditore, sparendo velocemente dalla sua vista
dietro la porta scura. L’Haruno osservò stranita l’uscio, per poi riabbassare
lo sguardo.
Avrebbe voluto farsi una
doccia, prima, sentendosi in qualche modo sporca.
Forse lo stare nel covo
di Orochimaru le macchiava l’animo, come Sasuke se lo stava consumando
lentamente con i suoi silenzi ed il suo orgoglio sempre in primo piano.
Ebbe compassione di se
stessa mentre con quel sorriso di circostanza si alzava dal letto per dirigersi
verso il bagno.
Ma una cosa attirò la sua
attenzione.
Un qualcosa che brillava,
sotto le coperte del letto ripiegate malamente dopo una (altra) notte insonne.
Si avvicinò con circospezione, stando ben attenta a non dare troppa fiducia a
quella qualsiasi cosa brillasse sul suo posto di riposo. Scostò lentamente le
lenzuola, rivelando un kunai dal metallo luccicante e pulito.
Batté ciglio
indispettita, prendendo fra le mani l’arma e rigirandosela fra le dita sottili
e pallide.
La riconobbe; era l’arma
che Sasuke aveva lasciato la sera prima quand’era venuto per farsi curare una
ferita relativamente superficiale. La studiò con interesse, con sguardo quasi
maniacale, fino a quando la punta affilata del kunai non le graffiò il dito.
Vide una sottile goccia del suo stesso sangue scivolare lungo la pelle
cadaverica e trovò esilarante quel macabro contrasto.
Bianca come un cadavere,
macchiata di rosso sangue.
“Strana la vita” pensò
divertita, i ciuffi rosei che le adombravano la fronte ampia [prima di
qualsivoglia copri fronte] e lo sguardo tetro.
In quel solo attimo le
passarono davanti agli occhi tutte le scene della sua routine a Konoha:
svegliarsi coi richiami di sua madre, trovare Naruto ad attenderla sotto casa,
litigare con Sai, litigare con Ino, sgridare il maestro Kakashi, allenarsi ed
obbedire a Tsunade-hime, salvare vite…
…tutto aveva senso se non
poteva salvare la sua di vita? Quella di Sasuke. E la sua.
«cosa stai facendo?»
assorta com’era nei suoi pensieri, non si era accorta della porta aperta e di
Sasuke Uchiha appoggiato allo stipite di questa. Assorta e tentata com’era, non si era accorta della lama del kunai
pericolosamente vicina al suo polso.
Sussultò improvvisamente,
sentendosi nuda e lasciando cadere con un tonfo secco l’arma sul materasso,
rivolgendo completamente l’attenzione al ragazzo.
«Sa… Sasuke-kun. Non… ti
avevo sentito entrare, già. Hai… b-bisogno di qualcosa?» sibilò attentamente,
assumendo una posizione più comoda sul letto, portando le ginocchia ad
incrociarsi davanti a lei.
Sasuke inarcò un
sopracciglio scuro, indeciso se entrare o meno. Optò per chiudere la porta come
aveva fatto Kabuto qualche minuto prima, con la sola differenza d’intrattenersi
con Sakura.
«no, non ho bisogno di
niente. Voglio solo sapere cosa stavi tentando di fare con quel kunai, Sakura»
il tono basso ma imperioso riecheggiò nella mente debole della ragazza che
scrollò le spalle, tranquillamente. Tirò un sorriso falso sulle labbra sottili,
scendendo con un movimento goffo dal letto e mettendosi in fretta in piedi.
«nulla, lo stavo solo
guardando, Sasuke-kun. È tuo, no?» domandò a bassa voce, muovendo qualche passo
incerto verso l’Uchiha. Sasuke la seguì con lo sguardo, gli occhi neri
antracite puntati su di lei. Studiò ogni particolare del viso di Sakura, quasi
a volerne cogliere ogni emozione.
«volevi ucciderti,
Sakura? Sei davvero così debole?» chiese in un sussurro roco, stanco, facendo
impietrire la ragazza davanti a lui.
Non cedere Sakura, sei cambiata.
«ti sbagli Sasuke-kun.
Io… non volevo farci nulla»
Non cedere Sakura. Tu. Sei. Cambiata.
«se non volevi farci
nulla lo avresti lasciato perdere. Ed invece era lì che lo guardavi come se
stessi pensando di suicidarti. Che cosa stupida»
No, Sakura. Sei cambiata, non piangere.
«non avrei motivo di
suicidarmi, Sasuke – senza “–kun”, questa volta – davvero. Davvero»
… perché sei cambiata. Non ti arrendi più, ora, sei lì
con lui, no?
«sì, di motivi ne
avresti. Pensare di poter risolvere tutto con la morte è da vili. E da deboli»
Parla proprio lui di viltà, eh? Lo senti, Sakura? Sei cambiata.
«perché ti preoccupi così
tanto, Sasuke-kun?!»
Adesso lo nota anche lui che sei cambiata. Non piangere, Sakura.
Sasuke si tirò lievemente
indietro, colto da tale affermazione inaspettata. Aprì la bocca per dire
qualcosa, ma il cervello non recepì nessuna battuta che potesse giustificarlo a
dovere.
Sakura abbassò la testa,
chinandola in avanti, chiudendo gli occhi. Sentì le lacrime risalite lungo il
suo animo per sgorgare dalle orbite cadere nel vuoto, abbandonando
silenziosamente le sue ciglia.
Strinse i pugni lungo i
fianchi, sentendosi ridicola ad aver trattenuto così a lungo quelle lacrime di
rabbia, frustrazione e quant’altro quando con Sasuke era solita dimostrarsi per
quello che era in realtà: debole. Che senso aveva nascondere il pianto quando
con lui non aveva fatto altro che piangere? Nessuno.
Sentì una mano
risollevarle il mento, cautamente, come se quel contatto potesse scottarlo, ed
aprì gli occhi, veramente, incontrando
le iridi d’ebano di Sasuke. Il ragazzo tolse prontamente la mano dalla mandibola
leggermente appuntita di lei, stringendo le labbra seccato.
«non hai perso
l’abitudine di piangere. Me lo aspettavo» confessò tranquillamente, facendo
ricadere inerme il braccio lungo il fianco destro.
Sakura tirò sulle labbra
un sorriso per nulla sincero, scotendo la testa sconsolata.
«Sasuke-kun… cosa sono
io? Sono un ninja della foglia? Oppure una del suono? Sono una semplice
traditrice del proprio villaggio? Non lo so. Cerco risposte, ma non ne trovo.
Sono inutile persino a me stessa. Non riesco a dimenticare Naruto, né Konoha…
spiegami come hai fatto, cazzo, come sei riuscito a lasciarti tutto alle
spalle?!» la frase, partita con tono quasi lagnoso e docile, si trasformò
rapidamente in un’affermazione rabbiosa, carica d’ansia e delusione.
L’Uchiha osservò l’ormai
ex compagna afferrare saldamente un lembo del suo yukata e tirarlo con
prepotenza contro di sé, quasi a volerlo attaccare in un qualche modo.
«chi ti dice che lo ho
fatto?» enigmatico come al solito, Sasuke non si premurò di spostare quella
morsa dal suo kimono, né di spostare il viso pericolosamente vicino a quello
della kunoichi.
Fu Sakura a lasciare la
presa, quassi si fosse scottata, e fissarlo stralunata attraverso gli occhi
verde foglia spalancati. Sembrava tutto così irreale; pensava ormai che Sasuke
avesse superato tutto, senza il minimo rimorso.
«tu pensi ancora a
Konoha? A Naruto…? Pensavi ancora… a me?»
chiese in un’unica emissione di fiato, debole ma speranzosa. Il ragazzo non
evitò lo sguardo e sembrò volerle comunicare la risposta tramite quello scambio
di pensieri. Di tutta risposta chiuse le palpebre, trovando stranamente
stancante tutta la situazione. E Sakura capì.
«Sasuke-kun – la voce di
Sakura sembrava essere ritornata a tre anni prima, quand’era ancora fresca e
solare – non importa. Io lo ho detto. Siamo come sole e luna, tu non mi vuoi
credere!» la tensione venne smorzata da una flebile risatina da parte
dell’Haruno che, sinceramente divertita, portò la mano che prima stringeva la
stoffa bianca della casacca di Sasuke alle labbra.
«Sakura – la voce di
Sasuke era sempre stata uguale, se non per quell’inflessione dura concepita nel
tempo passato con Orochimaru – sole e luna. Stanno in cielo, Sakura, noi siamo
sulla terra. Cosa vuoi che ce ne importi?».
Per un attimo, si
rividero bambini.
Fu forse per istinto
riflesso a quelle parole che Sakura non si trattenne nell’alzare le braccia e
buttarle al collo del ragazzo e stringerle dietro la nuca, abbandonando la
testa nell’incavo del collo di questi e sorridere, infischiandosene di poter
essere rifiutata, di non essere cambiata e di risultare infantile.
Infischiandosene di tutto.
C’erano solo lui e lei,
due corpi ancora non totalmente maturati di uomo e donna, petto scolpito dagli
allenamenti che preme contro il seno acerbo di un’adolescente (sempre)
innamorata, mani che titubanti si stringono dietro la schiena dell’altro, solo
per quel momento.
«Sasuke-kun… dico che
siamo sole e luna e che se c’è uno non può esserci l’altro» cominciò Sakura
premendo le labbra sul collo tiepido dell’Uchiha che, di malavoglia,
l’allontanò da quell’abbraccio improvviso stampando sul viso un’espressione
scocciata e turbata.
Fissò le iridi della
ragazza, notandole per la prima volta in uno stato vagamente somigliante alla felicità. Lei lasciò cadere le braccia dalle
sue spalle, volendosi riprendere da quell’impeto.
«… non ho mai tenuto
conto dell’eccezione: l’eclissi. Siamo
noi, l’eccezione, Sasuke-kun?» domandò sincera Sakura, cercando con il suo lo
sguardo di lui. Sasuke scrollò le spalle, stanco di tutte quelle parole, stanco
dell’essere lì, stanco di quelle inutili parole che per lei sembravano vitali.
«pensala come vuoi,
Sakura. Io sono un vendicatore…»
Tutto ciò di cui erano entrati a fare parte era solo un misero circolo vizioso: non si usciva più, una volta entrati. Lui, era il vendicatore freddo e spietato che riusciva ad addolcirsi quel che bastava solo in presenza di lei, la ragazza debole fuori ma forte dentro. Non cambiava mai nulla.
«… ed io ti amo»
Nemmeno a distanza di anni.
Come out, come out wherever you are
So lost in your sea
Give in, give in for my touch
For my taste, for my lust!
Vieni fuori, vieni fuori ovunque tu sia
Così perso nel tuo mare
Arrenditi, arrenditi per il mio tocco
Per il mio sapore, per la mia sensualità!
Caro Sasuke,
come va?
Beh, potrei
chiedertelo a voce, visto che sei qui accanto a me però…
Sasuke,
alla fine, ce l’abbiamo fatta.
Si, noi, ce l’abbiamo fatta. Insieme.
Ormai quanto tempo è passato dal nostro primo abbraccio qui al covo di Orochimaru? Non lo saprei proprio dire.
La realtà è che ormai non posso più fare a meno di te, di pensarti, di scriverti, sebbene tu sia qui a pochi metri da me.
La realtà è che non sono mai riuscita a fare a meno di te, lo sai.
Avevo detto che avrei tradito per te, e lo ho fatto.
Adesso sono tua, Sasuke, sempre.
Avevo detto che io sono come il sole e tu come la luna, due elementi naturali così complementari ma così diversi. Ed è così che siamo: uguali, ma diversi.
Io il sole: brillante, allegra, spigliata, senza troppi pensieri per la testa ma comunque responsabile… illumino la giornata degli altri.
E finalmente, sono riuscita ad illuminare anche la tua di giornata.
Tu che sei la luna; bella, attraente e misteriosa che brilla di luce riflessa, la mia.
Pensavo davvero che Sole e Luna non avessero possibilità di stare insieme. Ma noi siamo la prova che non è vero, esiste l’eclissi.
È inutile continuare a mentire, Sasuke-kun, ti amo. E ti amerò sempre.
E ti prometto che riuscirò a farmi amare anche da te perché per il tuo amore ho pianto, distrutto e tradito. Sarei pronta a farlo mille altre volte, se necessario.
Sakura.
Rilesse con calma quelle
poche righe, sulle labbra un lieve sorriso.
«“ti amo”… che sciocca –
si lasciò sfuggire Sasuke Uchiha, ghigno perfetto sulla bocca sottile – potrei
amarti anche io. Ma questo non me lo sentirai mai dire, Sakura»
Sasuke richiuse quella
lettera che avrebbe dovuto essere segreta e le voltò le spalle noncurante.
Orochimaru (Sakura) lo stava aspettando.
Fine.
Everdream © Nightwish.
E così si conclude la mia fanfic che partecipò mesi or sono (tipo luglio, toH) al concorso “scontro fra pairing” indetto da Nagaina, che si classificò prima nella classifica generale e batté la coppia NaruSaku. Spero vi sia piaciuta, ci tengo particolarmente a questa fic.
Vorrei rispondere a tutti coloro che sono stati così gentili da lasciarmi una recensione, ma non sono dell’umore adatto. Però dovevo aggiornare, altrimenti questo capitolo sarebbe rimasto lì ad ammuffire per altri mesi. Ci risentiamo ad un’altra fic, mia o vostra che sia <3.
Grazie a:
Bambi88.
Deliaiason88.
Nomiemi.
Talpina Pensierosa.
Kry333.
StAkuro. (adorabilmente straziante? XD Beh, diciamo che l’intento era quello! Grazie per aver recensito! <3).
Ed un grazie anche a coloro che hanno messo questa fic nei preferiti. Un commentino, visto che questo è l’ultimo capitolo, me lo lasciate? Eh? *-* XD.
Concludo qui. Ricordate che il SasuSaku è metal ed hentai allo stato puro u.u
Dedicata ad ogni Black Panthers, perché noi non ci estingueremo mai!
*cala il sipario con l’inno nazionale*
Rory.