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Autore: GretaHorses    24/01/2015    29 recensioni
""Leon ascoltami: non ho detto che devi amare me, devi amare lui!". Indicai tremante il mio ventre. No Vilu, non piangere. Non in quel momento, non davanti a lui. "Non sarei di troppo?". Assunse un'espressione sarcastica e ridacchiò. "Ma cosa stai dicendo? Lui ha bisogno di te". "Ce la può fare benissimo senza di me, un padre ce l'ha già!". Mi urlò contro con una rabbia tale che quasi mi fece paura. "Hai ragione, lui non ha bisogno di te. Diego mi è stato vicino in tutti questi mesi e di certo lo ama più di te che non ci sei mai stato. Amare per te è un optional, giusto? E' sempre stato così, non capirai mai". Decisi di andarmene e mi voltai, non volevo più sentire un'altra parola uscire dalla sua bocca. Erano passati quasi due anni dal nostro ultimo addio, quattro mesi da quella maledetta sera. Ma se non me ne doveva importare più nulla, perché faceva così male?".
Questo è il sequel di "Indovina perché ti odio", vi consiglio di leggere la fanfiction precedente se non l'avete ancora fatto.
Enjoy.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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CAPITOLO 14
 
 
 
La scuola è in fermento, i corridoi sono un via vai di persone di tutte le età accorse a vederci ed è quasi impossibile cercare di spostarsi in mezzo a questa confusione. Per una giornata sono sospese le lezioni regolari in favore di quest’evento, solo ora mi rendo di conto di quanto le cose siano state fatte in grande: l’aula magna è gremita di spettatori, tanto che molti sono costretti a stare in piedi nonostante abbiano aggiunto altri posti a sedere per necessità. Mi allontano dal varco che dà sulla sala per rientrare nel dietro le quinte, Maxi è seduto su un pouf poco distante da me intento a fare degli esercizi di rilassamento per scaricare la tensione che, col passare dei minuti, si accumula sempre di più. Mi costa ammetterlo, ma pure io sono tesa come la corda di un violino soprattutto dopo aver visto tutta quella gente come pubblico. Tutti i concorrenti che ci circondano sono agitati, lo si carpisce dai loro volti carichi di nervosismo ed ansia. Chissà come saranno i loro pezzi, sono molto curiosa di sentire il lavoro degli altri svolto in contemporanea al nostro in queste settimane. C’è chi canticchia per smorzare il momento e scaldare la voce, chi riflette in un angolo come il mio migliore amico, chi chiacchiera con gli altri partecipanti e chi, come me, non fa altro che andare avanti indietro e studiare l’ambiente. M’incammino verso la porta d'uscita perché sento il bisogno fisico di andare ai servizi, bagnarmi i polsi e la fronte con dell’acqua gelida e prendere una pastiglia per l’ansia. Afferro la mia borsa posata su un pouf verde accanto a quello blu in cui è seduto Maxi, faccio per proseguire, ma quest’ultimo mi ferma: “Dove stai andando?”. “A prendere un tranquillante, sia mai che mi venga un attacco di panico proprio mentre dobbiamo esibirci”, rispondo prontamente. Mi rivolge un sorriso timido che contraccambio, poi mi decido ad uscire. Appena fuori dallo stanzino fin troppo stretto per i miei gusti, inspiro a pieni polmoni una bocconata d’aria per poi inviarmi verso il bagno. Passo accanto ad un muro pieno di aule, quando improvvisamente sento delle voci provenire da un uscio leggermente aperto. Sarà per questo che la conversazione arriva dritta al mio orecchio e rapisce la mia attenzione, infatti mi fermo e mi metto in ascolto. Sono in due e sono entrambe voci familiari. “…e credimi, non è stato facile. Infondo, però, che potevo fare? Non potevo più andare avanti in quel modo”. Sobbalzo non appena riconosco a chi appartiene. Un tono deciso con qualche sfumatura roca: Leon. Cosa ci fa all’interno di un'aula vuota? Perché non aspettare dietro le quinte come tutti? Sarà una riunione speciale per parlare in privato della band? “Lo immagino. E adesso cosa pensi di fare? Quel che è fatto, è fatto. Non puoi più tornare indietro”. Mi pare di conoscerla, ma proprio mi sfugge di chi sia. Sarà che non la sento da tanto questa voce, eppure sono certa di aver interagito con questa persona in passato. “Non ne ho idea. Un modo lo troverò, stanne certo”. “Ma tutti i suoi amici sono contro di te”, obietta l’altro. Aggrotto la fronte confusa e mi avvicino un po’ di più per ascoltare meglio. “Secondo te non lo so?”. “Devo crederti quando dici che lo farai? Perché non è la prima volta che la lasci dicendo di farlo e poi improvvisamente ritorni da lei”. “Credimi, questa volta nulla mi farà cambiare idea, Andrès”. Ecco chi è: Andrès. E' da talmente tanto tempo che non ci parlo che probabilmente per questo non sono riuscita a riconoscerlo. “Sono contento che alla fine tu abbia scelto il meglio per te ed anche per lei, ovviamente. Ha sofferto tanto a causa tua, questo è quello che mi ha detto Broadway”. Mi si blocca il respiro, stanno parlando di me? Broadway non potrebbe sapere della sofferenza di Raquel. “Lo so bene, per questo sento di non meritarla ancora. Però ci proverò, proverò ad essere una persona migliore anche se sono cosciente di essere un enorme stronzo quando mi ci metto. Infondo basta solo esserle accanto per far sì che io cambi, è strano ma è lei a rendermi una persona migliore”. Alzo leggermente un angolo della bocca, me lo diceva spesso quando stavamo assieme. Quand'era con me si sentiva in dovere di essere una persona migliore. “Sempre detto che ti comportavi meglio quando stavi con lei”, ridacchia l’amico. “Credi che non sappia anche questo? Non sono per le frasi fatte, ma è proprio vero che ‘ti rendi conto di amare una persona quando questa non ti appartiene più’. Ho capito solo dopo che tutto quello che ho sempre cercato in una donna, l’avevo già trovato in lei. Certo, ha i suoi difetti ed alcuni veramente grossi, ma per me è perfetta così”. Poggio una mano contro il muro per essere sicura di non cadere a terra da un momento all’altro. ‘Ti rendi conto di amare una persona quando questa non ti appartiene più’. Significa che quando ci siamo lasciati ha capito di amarmi, quelle della spiaggia non erano bugie come avevo cercato di convincermi in questi mesi. Vorrei spalancare la porta, entrarvi ed urlargli che anche lui per me è perfetto e che pure io non ho mai smesso di amarlo e sperare in noi per nemmeno un secondo da dopo la nostra rottura. Però no, non riesco a farlo o, meglio, non voglio che scopra che abbia origliato la conversazione con Andrès. “Le parlerai, dunque?”.  La bocca dello stomaco mi si chiude in attesa del suo responso. “Certo, ma voglio farlo nel momento più opportuno”. Decido di aver sentito abbastanza, l’ultima cosa che desidero è che mi sorprenda appena fuori dalla stanza. Perciò continuo a camminare lungo il corridoio per fare ciò per cui ho abbandonato Maxi dietro le quinte. Arrivata nei pressi dei bagni, vi entro e mi precipito accanto ad un lavabo. Mi aggrappo ai bordi di esso, faccio scorrere dell’acqua fresca e v’immergo i polsi per poi passarmi le mani umide sulla fronte e lungo il collo. Ho bisogno di smorzare la tensione prima dell’esibizione che avverrà fra non molto. Afferro delle salviette e mi asciugo per bene, dopodiché estraggo dalla borsa la confezione di pastiglie per prevenire gli attacchi d’ansia e ne imbocco una posizionandola sotto la lingua per poterla far sciogliere. Mi ricompongo e torno fuori respirando a fondo, i corridoi sono quasi vuoti perché tutti ormai sono nella sala in cui si terrà l’evento. Intravedo poco distante una chioma dorata lunga e boccolosa: Ludmilla. “Lud!”. Si volta all’indietro, ma si rigira subito non appena vede che sono stata io a chiamarla. Inizia ad inviarsi speditamente, ma la inseguo urlandole: “Aspetta!”. Si blocca rigidamente senza nemmeno degnarsi di mostrare un cenno di risposta, la raggiungo e mi pongo di fronte a lei che mi fissa impassibile. “Perché?”, chiedo. Sospira e cerca di evitare il mio sguardo in tutti i modi, cosa le ho fatto di male? Davvero, non mi spiego questo suo atteggiamento distaccato nei miei confronti. Non mi pare di averle fatto nessun torto o averle recato danno anche solo per sbaglio. “Non ho voglia di parlarne, tantomeno con te”. Aggrotto la fronte. “Invece dobbiamo parlarne eccome, solo così posso capire cosa ti prende. Non voglio perderti per una stronzata e nemmeno sapere di preciso il motivo del tuo astio improvviso nei miei confronti”. Si arrotola una ciocca con l’indice pensierosa sul da farsi, chiarirsi o non chiarirsi? “Tu c’entri sempre, anche indirettamente…tu sei sempre presente ed io vivo nella tua ombra da anni. Ecco, l’ho detto ed adesso sentiti libera di odiarmi quanto vuoi”, sputa rapidamente. La osservo per alcuni secondi per metabolizzare bene ciò che ha confessato, poi scuoto il capo. “Ma io non potrei mai odiarti”. Accenna mezzo sorriso che fa scomparire subito in un istante. “Il fatto è che…”. “…Diego”, termino al posto suo. Annuisce e deglutisce. “Sai bene come la penso, no? Veramente, non provo nulla se non stima ed affetto nei suoi confronti”. “Io ti credo, è che…”, le si spezza voce. “…scusa, sono solo un’idiota che s’illude per tutto”. Si posa una mano davanti al viso come per nascondersi, come se si vergognasse della sua vulnerabilità in questo campo. “E’ successo qualcosa che non so?”, domando preoccupata. Si passa i polpastrelli lungo i bordi degli occhi, perché ci sta così male? Cosa le hanno o, meglio, ha fatto? “Nulla d’importante”. “No, se ti fa soffrire eccome se è importante”, ribatto. “Veramente non…”. “Senti, non voglio che tu sia forzata a parlarmene anche se non te la senti. Dico solo che non ti giudicherò in ogni caso, qualsiasi cosa tu stia per dire, okay? Sei una delle persone più importanti per me, Lud, e se hai bisogno, cercherò di aiutarti”. Alza la testa e finalmente i nostri occhi s’incrociano, è davvero triste. E’ quasi un ossimoro vederla così piccola e malinconica in un clima così energico e festoso tutt’intorno. “E’ successo qualcosa fra te e lui?”. Mi fa cenno di sì. Bene, vorrà dire che le caverò fuori le parole di bocca. “Che genere di cosa?”. Fa le spallucce. “Bacio?”. Distoglie subito lo sguardo imbarazzata. Perfetto, ho indovinato. “Ma c’è dell’altro, giusto?”. Si morde il labbro inferiore, incredibile come si possa comunicare senza fiatare solo grazie all’espressività ed ai gesti. “Lo devo proprio chiedere, Lud?”. Ho capito fin troppo bene cos’è capitato, più la conversazione si dilunga e più sono convinta di ciò. Nega repentinamente agitando l’indice, mi afferra per un polso e mi trascina in un angolo appartato. “Bene, ora ne ho la conferma”, ridacchio. “Basta che non parli ad alta voce, okay?”. “Okay”. “E comunque sì, è successo”. “Quando?”. Sono quasi euforica, l’idea che qualcosa si possa concretizzare fra loro due mi rende felice e sollevata al contempo. “L’altro ieri, è venuto da me arrabbiatissimo per sfogarsi dopo aver discusso con te nel nuovo locale. Mentre mi raccontava animatamente l’accaduto, sentivo di essere in procinto di esplodere da un momento all’altro. Non ce la facevo più, capisci? Mi ha confessato pochi giorni prima di volerti dimenticare, poi si presenta a casa mia per esplicarmi tutti i problemi della sua vita sentimentale. Volevo solamente urlargli in faccia di smetterla di prendermi in giro e cercarmi quando gli fa comodo, io non sono una ruota di scorta. Non voglio essere un ruota di scorta. Tra una cosa e l’altra, ho sbottato male ed abbiamo finito per litigare. Mentre ci urlavamo contro mi è uscito che l’amavo e che non sopportavo di essere trattata come una pezza da piede e, in modo alquanto confusionario ed aggiungerei pure violento, ci siamo ritrovati a baciarci e…il resto è intuibile, credo”. Inarca un sopracciglio, per poi continuare: “Perché mi guardi così?”. Non appena mi viene posto questo quesito mi rendo conto di avere la bocca spalancata e di sbattere le palpebre in continuazione, perciò opto per ricompormi. “Insomma, ti ha sconvolto così tanto? L’avevi capito, no? Od avevi capito altro?”. No, avevo capito benissimo. C’è solo una cosa che continua a fluttuarmi nella mente e non se ne vuole andare nonostante cerchi invano di rimuoverla. Una ‘parola’, in verità. “Violento?”, ripeto con voce stridula. Finalmente, dopo molta freddezza, scoppia in una fragorosa risata, la quale rimbomba in tutto il corridoio. “Sempre a pensare male, vero?”. Contraccambio con un enorme sorriso, la tensione che c’era fino ad un paio di minuti fa pare scomparsa. “Dunque perché ce l’avevi così tanto con me? Per questo?”. Nega, per poi dire: “No, cioè sì. Anche un po’ per quello, ma soprattutto per il fatto che dopo quello che è successo fra noi si fosse fiondato subito da te il giorno successivo”. Ah, ora comprendo le motivazioni del suo ‘odio’. Sono certa che le cose dettemi ieri fossero commenti a caldo, perché il ‘pensavo fossi mia amica’ non ha praticamente senso dal momento che non ho fatto nulla di male. Lui semmai, io ho solo vissuto la mia vita senza rompere a nessuno. Diego è suo sotto quel punto di vista, glielo lascio più che volentieri. Ho altro a cui pensare. “Beh, sappi che non ho assolutamente intenzione di rubartelo o cose simili”. Annuisce. “Lo so, sono stata una cretina. Perdonami, se puoi”. Le accarezzo il braccio per infonderle affetto, sicurezza. “Ma io non sono assolutamente arrabbiata con te, non c’è nulla da perdonare. Capisco, probabilmente fossi stata al posto tuo avrei reagito nella stessa maniera”. Sospira profondamente, per poi abbracciarmi con trasporto. Ho il viso affondato nei suoi capelli dorati che profumano leggermente di lavanda, mi sono sempre chiesta quali prodotti usi per avere un aspetto così perfetto. Si stacca per potermi guardare bene in faccia. “Vilu, mai come ora mi sento di dirti una cosa che mi porto dentro da tempo: sei la mia migliore amica”. E’ bellissimo quando una persona, specie come Lud, confessa cose di questo genere. C’è pure Fran nella mia vita, ovviamente, ma cosa c’è di male nell’avere due migliori amiche? “Anche tu lo sei”. “Dov’eri finita?”. Una voce irata ed alquanto preoccupata ci fa voltare di scatto, è Maxi. “Oh, sono andata in bagno ed ho incontrato…”. “Sì, ma è da venti minuti che mi hai piantato nel dietro le quinte da solo! Muoviamoci che la gara sta per cominciare, è questione di un paio di minuti”. Mi afferra per il polso per trascinarmi con sé, lancio un’occhiata combattuta a Ludmilla facendo le spallucce. Per tutta risposta mi sorride e mi rivolge un pollice all'insù come per augurarmi in bocca al lupo, so già che sarà fra quella folta schiera di pubblico a tifare per noi.
 
 
“Sono tutti bravi”, commenta Maxi nervoso mordicchiandosi l’unghia dell’indice. “E per fortuna che tutti dovevano avere canzoni di merda tranne i Mindblowing, eh?”. “Non è il momento, Vilu”, mi liquida. Mi sono vista costretta a dare pure a lui una pastiglia per l’ansia perché era molto più agitato di me, ma non sembra calmarlo in alcun modo. Speriamo faccia effetto al più presto, sia mai che mi crolli sul palco. Una mano mi sfiora la spalla e sobbalzo, mi volto e deglutisco rumorosamente. “Oh…hey”, saluto timidamente. “Come ti senti?”, chiede seriamente. “Uhm…bene?”. Inarca entrambe le sopracciglia per niente convinto. “Okay, molto tesa”. “Si vede”, ammette ridacchiando. “Come fai a non essere minimamente toccato dalla cosa?”. Scrolla le spalle. “Mal che vada perdiamo un premio consistente in centocinquanta pesos ed una statuetta in oro tarocco”. “Beh insomma, centocinquanta pesos sono pur sempre centocinquanta pesos”, replico. “Sì, ma se li vincerete voi, avrete settantacinque pesos a testa. Nella nostra band siamo in quattro, sai che guadagno”. “Sarà, ma sono comunque utili”. “Ragioni come mia madre”, mi canzona. “A proposito di tua madre: è qua per vederti?”. Scuote il capo. “Come no? Cielo, Leon, è tua mamma!”. Rotea gli occhi scocciato dal mio puntuale ribattere su ogni cosa dica o faccia. “Non siamo agli Mtv Music Awards, non gli ho manco raccontato di questa ‘Battaglia di band’. Scommetto che la tua famiglia sia qua, no?”. Annuisco. “Papà e zia Angie. Che c’è? Perché ridi?”, domando. “Sempre con questa mania di portarti dietro il mondo”. “Scusami tanto se ci tenevano ad esserci”, rispondo facendo la finta offesa. “…non è ancora finita! Sono ancora due i concorrenti in gara questa mattinata e, con le loro esibizioni, possono stravolgere la sommaria idea che si sono fatti i giudici finora”. La voce del presentatore di quest’evento, Facundo, ci cattura l’attenzione facendoci voltare di fronte a noi dove si vede parte della sala ed il palco. “E’ ora”, sentenzia Maxi inspirando ed espirando per mantenere la calma. “E’ arrivato il turno di due grandi amici che hanno formato questa band o, meglio, duo apposta per l’occasione. Sono sicuro che nonostante la giovane esperienza ci stupiranno nelle note della loro canzone ‘Rescue me’, facciamo un applauso ai Frozen Fire!”. Sospiro e mi sfrego le mani nervosamente, il mio migliore amico si è già avviato fuori quindi opto per seguirlo. Vengo bloccata per un braccio, mi giro incrociando il suo sguardo e mi dice: “Buona fortuna”. “Grazie”, rispondo sorridendo di rimando. Mi lascia e faccio pure io il mio ingresso in aula magna sotto le occhiate penetranti di tutti i presenti, ma non ho il coraggio di voltarmi a guardarli perciò procedo a testa bassa salendo sul palco. Mi posiziono al centro di esso di fronte al microfono ed alla sinistra di Maxi, finalmente trovo la forza di alzare il capo e sento tutta la pressione addosso. Centinaia di occhi inquisitori mi scrutano incuriositi, la maggior parte si sofferma sul pancione prominente. L’istinto di correre e scappare è tanto, ma ormai sono qua e non posso lasciare il mio partner solo. Osservo rapidamente dietro di me ed i musicisti che fanno da accompagnamento si stanno sistemando ai loro posti, torno a fissare un punto indefinito sulla parete di fondo. In questo modo ho meno probabilità di andare in crisi. La base parte e devo praticamente attaccare subito, non siamo più alle prove e la cosa mi spaventa alquanto.
I know, I’m finding it hard to breathe
and I’ve been drowning in my own sleep.
I feel a hate crashing over me,
so rescue me.
Oh, oh, oh, oh.
So rescue me.
Mi rendo conto da sola di esser parsa molto titubante nelle prime due frasi, la voce quasi tremolante. Almeno mi sono ripresa, mi volto istintivamente verso il mio amico per guardarlo rappare.
Everybody need to drive before we break out like hives,
gotta learn to put this shit we call pride to the side.
I ain’t no player, without you I’m not okay.
Viva la Vida, now she wanna give me Coldplay.
Oh, once you find you can’t keep it
you broke my heart in a million tiny little pieces.
And I would splurge on you, never put hurt on you
talkin’ to your girlfriends, tryna find dirt on you.
Damn, is this what we have come to?
When he was cheating, I was the person you’d run to
guess it’s for another time, this is what I’ve come to find.
Should’ve seen it coming, but Stevie Wonder, love is blind.
Nell’ultima frase ruota verso di me e ci osserviamo mentre canto il secondo ritornello:
I know, I’m finding it hard to breathe
and I’ve been drowning in my own sleep.
And I feel a hate crashing over me,
so rescue me.
Oh, oh, oh, oh.
So rescue me.
Rimuoviamo entrambi i microfoni dall’asta e ci poniamo uno di fronte all’altro e, finalmente, inizio a muovermi a ritmo della musica mentre lui procede con la sua strofa.
She used to be the person of my dreams
and now she’s just a demon of my nightmares.
I know this shit ain’t what it seems.
Hey, hey, you ain’t leaving, I’ll be right here.
Shorty just rescue me, I know you especially
the way I always felt with you, thinking that true telepathy.
Like the age and their games, we used to be binding.
Who would have thought when you left,
the right would become the wrong thing?
La sintonia che c’è fra me e Maxi è unica ed ora che abbiamo preso confidenza col palco è come se attorno a noi ci sia una cortina che ci separa dai presenti.
I know, I’m finding it hard to breathe
and I’ve been drowning in my own sleep.
And I feel a hate crashing over me,
so rescue me.
Improvvisamente mentre prolungo l’ultima parola, mi volto verso il pubblico per poi lanciare uno sguardo al varco che collega al dietro le quinte. Leon è poggiato allo stipite della porta a braccia conserte intento a fissarmi, la sua vista mi fa imboccare una gran dose di fiato ed urlare con tutta la potenza risiedente nelle mie corde vocali:
So rescue me.
Dalla sala si leva un boato ed una serie di applausi mentre io sono ancora piegata ed intenta a gridare con forza, poi continuo:
And I’ve been drowning in my own sleep
and I feel a hate crashing over me,
so rescue me.
Oh, oh, oh.
Oh, rescue me.
Torno a guardare dritto davanti a me e, col poco fiato che mi rimane, pronuncio:
So rescue me.
Tutt’intorno è un tripudio, io e Maxi ci scambiamo un'occhiata soddisfatta col fiatone. Si avvicina e mi sussurra all’orecchio: “Ce l’abbiamo fatta alla fine”. Per tutta risposta gli rivolgo un sorriso radioso, ma stranamente spontaneo mentre la folla ancora ci applaude entusiasta. Facundo ci raggiunge sopra il palco e si mette fra noi due poggiandomi una mano sulla spalla, poi fa segno al pubblico di quietarsi. “Wow, mi sa che questi daranno un bel filo da torcere al resto dei partecipanti. Che dite?”. Riesco ad udire delle urla di consenso, siamo veramente piaciuti. Siamo arrivati alla gente, chissà quanto sarà fiero di me papà e pure mamma che veglia su di me da lassù. Ce l’ho fatta. Stare di fronte a tutte queste persone non mi fa più paura, anzi mi fa star bene. “Grazie, ragazzi!”. Ci indica dove poter scendere dal palco e c’inviamo tornando nel dietro le quinte. Gli altri concorrenti ci danno amichevoli pacche e dispensano complimenti a destra e a manca, non riesco ancora a credere che questo sia successo. Nonostante abbia ricevuto molti apprezzamenti e sia circondata dalla confusione più totale, i miei occhi cercano maniacalmente una persona: lui. Ora è il suo turno, ora tocca a lui rompere i culi a tutti i presenti. Sono sicura che abbia portato un pezzo dall’alto tasso rock e farà crollare i muri, devo per forza augurargli buona fortuna come ha fatto con me. Mentre continuo a ruotare su me stessa nella sua ricerca, improvvisamente mi blocco non appena me lo ritrovo dinnanzi. “Siete stati molto bravi”, dice. “Grazie mille, sono certa che anche voi farete un’esibizione coi controcazzi”. Sorride timidamente, le sue goti si tingono leggermente di rosso ed è un evento più unico che raro. “Hai una voce pazzesca, senti io…”. “…possibili vincitori, eh? Non avete ancora sentito tutto, manca una band la cui formazione risale ad un bel po’ di tempo fa. Sono esperti, talentuosi e molto irriverenti. Sono i Mindblowing, gente! Che ci delizieranno con un pezzo chiamato ‘Always attract’. Un applauso!”. “Leon, muoviti!”, lo esorta Cris che sta per uscire. Sbuffa, poi torna a guardarmi. “Buona fortuna”, dico dolcemente. “Grazie, bimba”, risponde alzando un angolo della bocca e lasciandomi un bacio sulla guancia. Il cuore inizia a martellarmi nella cassa toracica mentre l’osservo allontanarsi e scomparire per fare il suo ingresso in aula magna. Col fiato ancora più corto di quando ho finito di cantare, raggiungo il varco per potermi gustare l’esibizione. Mi ha chiamata ‘bimba’, mi ha baciata sulla guancia. Sono sicura che il mio colorito sia quello di una prugna dall’emozione. Si sistemano nella loro postazione coi rispettivi strumenti musicali e noto che Leon afferra una chitarra acustica anziché una elettrica, cosa devo aspettarmi? Si avvicina al microfono e si schiarisce la voce, per poi pizzicare le corde con delicatezza dando vita ad una melodia lenta ed armoniosa. Non l'avrei mai detto. E’ concentrato a fissare i propri movimenti, poi, quando arriva il momento di cantare, alza lo sguardo di fronte a sé.
If it hurts this much,
then it must be love.
And it's a lottery,
I can't wait to draw your name.
Oh, I'm trying to get to you,
but time isn't on my side.
The truth's the worst I could do,
and I guess that I have lied.
 
Keeping me awake,
it's been like this now for days.
My heart is out at sea,
my head all over the place.
I'm losing sense of time,
and everything tastes the same.
I'll be home in a day,
I fear that's a month too late.
Ho praticamente un sorriso da ebete mentre lo fisso incantata. Il modo in cui accarezza la chitarra, la sua voce ruvida a tratti. Penso di amarlo più di sempre quando canta.
That night I slept
on your side of the bed so
it was ready when you got home.
We're like noughts and crosses in that
opposites always attract.
Contrariamente a me, lui continua a guardare davanti con sicurezza. Il testo mi ricorda un sacco di cose, mi fa pensare alla nostra storia. Che l’avesse scritta per me? Vorrei tentare di non illudermi, ma dopo ciò che ho origliato oggi mi è praticamente impossibile.
You've taken me to the top,
and let me fall back south.
You've had me at the top of the pile,
and then had me kissing the ground.
We've heard and seen it all,
no one's talked us out.
The problems that have come
haven't yet torn us down.
 
Am I keeping you awake?
If I am then just say:
you can make your own decisions,
you can make your own mistakes.
I'll live and let die
all the promises you made,
but if you lie another time,
it'll be a lie that's too late.
 
That night I slept
on your side of the bed so,
it was ready when you got home.
We're like noughts and crosses in that
opposites always attract.
Dà il via ad una parte strumentale che gli altri membri del gruppo proseguono, poi ad un tratto lascia tutti a bocca aperta perché si allontana dal centro del palco per dirigersi verso le scalette e scendere da esso. Cosa gli passa per la testa? E’ pazzo? Lo vedo venire verso il dietro le quinte, perché ha abbandonato i suoi compagni? Anche loro sembrano confusi, ma continuano nonostante tutto a suonare. Arrivato di fronte a me si ferma, lascia penzolare la chitarra appesa al suo collo con la cinghia e mi porge una mano. Sgrano gli occhi e scuoto il capo, cosa vuole fare? Vedendomi indisposta, l’afferra comunque e mi trascina con sé sopra il palco. Un mormorio consistente si alza dal pubblico, non ho la più pallida idea di cos’abbia intenzione di fare e non credo sia approvato dal regolamento. Mi bisbiglia all’orecchio mentre raggiungiamo la sua postazione precedente: “Ora riprendo a cantare, tu ascolta ciò che dico e, quando avrai impresso una manciata di frasi, unisciti a me”. Rettifico: adesso gli spettatori sono tornati a farmi paura ed anche tanta. Molta più di prima. Perciò mi volto verso di lui cercando di scordare dove sia e cosa stia facendo, pizzica ancora delicatamente le corde per poi cantare:
And you always have your way,
for now it's too soon for you to say
will we be always, always?
And you always have your way,
for now it's too soon for you to say
will we be always, always?
La musica inizia ad animarsi e gli altri membri a suonare con più energia, ora ho immagazzinato bene le parole. La canzone raggiunge il suo culmine perché tutti gli strumenti sono un tripudio. Io e Leon siamo affrontati e condividiamo lo stesso microfono, mi fa un piccolo cenno col capo per indicarmi che è ora di unire le nostre voci:
And you always have your way,
for now it's too soon for you to say
will we be always, always?
And you always have your way,
for now it's too soon for you to say
will we be always, always, always?
And you always have your way,
for now it's too soon for you to say
will we be always, always?
Come nella mia esibizione, il pubblico esplode e posso udire qualche grida di approvazione non appena l’accompagnamento rallenta. Dal mio canto, continuo a fissarlo sorridente e lui fa lo stesso, poi si gira verso la gente e mi avvolge un braccio attorno alle spalle avvicinandomi a sé. Lui continua:
You had your way,
you had your way,
you had your way.
La melodia prosegue mentre noi siamo fermi davanti alla sala gremita di persone, non appena essa si arresta succede l’impensabile: tutti i presenti si alzano in piedi uno alla volta per applaudire dando forma ad una vera e propria standing ovation. Involontariamente mi metto a ridere, forse dalla felicità, e Leon notandolo fa lo stesso. “Ma è incredibile!”, esclama Facundo salendo sul palco e raggiungendoci. Non appena gli spettatori lo vedono, tornano a sedersi per poter ascoltare. “Pazzesco, davvero! Non mi sarei mai aspettato un riscontro del genere. Beh, sono certo che la giuria avrà non pochi problemi nel decretare un vincitore. Ringraziamo i Mindblowing e la special guest Violetta Castillo, a questo punto!”. Si leva una leggera risata e ci dirigiamo verso il backstage. Arrivati dentro si ripropone lo stesso copione di prima ossia tutti ci accolgono con esclamazioni ed apprezzamenti. Mentre gli altri sono intenti a parlarne con i partecipanti, in mezzo alla caciara decido di voltarmi verso Leon e chiedergli: “Cosa significa tutto questo?”. Per alcuni secondi aspetto la risposta, ma mi osserva in silenzio. Poi in modo irruento si fionda sulle mie labbra costringendomi a poggiarmi con la schiena al muro, d’istinto ricambio con passione e circondo le braccia attorno alla sua schiena conficcandovi le unghie. Quanto l’avevo aspettato questo bacio, quanto avevo aspettato questo momento. Le nostre labbra si schiudono permettendo alle nostre lingue d’incontrarsi ed avvolgersi fra loro insaziabilmente come se non desiderassero altro che questo da chissà quanto tempo. Faccio salire le mani fino al suo capo ed incastro le dita sui suoi capelli com’ero solita fare sempre quando ci baciavamo in questa maniera, mentre lui fa scivolare le sue appena sopra il mio sedere. Ad un certo punto mi rendo conto che il fiato inizia a venire meno, per cui delicatamente mi stacco e mi specchio nelle sue splendide iridi verdi poggiando la mia fronte contro la sua noncuranti delle persone che ci sono attorno. “Ti amo”, dice col respiro affannoso. “Non ho mai smesso di farlo”. Sorrido con gli occhi lucidi dalla commozione e lo abbraccio forte, il mio ventre prosperoso preme contro il suo addome. “Anch’io”, rispondo nascondendo il viso nell’incavo del suo collo ed odorando il suo profumo.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
‘Chi non muore, si rivede’ starete sicuramente pensando di me in questo momento. Infatti eccomi tornata con un nuovo, nuovissimo capitolo che si può definire la fine delle vostre sofferenze. Ebbene sì, l’avete aspettato tanto ed ora è arrivato. Beh, innanzitutto voglio scusarmi per l’assurdo ritardo e precisare che oltre ad aver perso il capitolo due giorni prima della pubblicazione ancora ad inizio gennaio, successivamente ho avuto problemi in famiglia e mi hanno pure ritirato il portatile. Se la sfiga avesse un nome, penso sarebbe il mio. Mi scuso per non aver risposto alle recensioni e se il capitolo non sia all’altezza delle aspettative perché ci sono alcune parti che mi lasciano ancora perplessa dopo la rilettura. Bah, voi che ne pensate? Va bene? Aspetto con ansia di sapere i vostri pareri anche se dubito me li darete dopo che vi ho fatto penare così tanto per questo maledetto capitolo quattordici lol
Ringrazio tutti voi e chi mi ha contattata durante questo lungo travaglio, siete molto simpi e vi voglio bene lol
Inoltre ci tengo a fare il solito ringraziamento a chi segue, mette fra i preferiti e recensisce la storia. Ogni tanto, quando sono giù di morale, leggo le recensioni per sentirmi meglio perché mi fanno sentire apprezzata e capire che forse sono capace di fare qualcosa di buono nella mia vita.
Grazie.
Alla prossima e STAY TUNED,
Gre *sparge cuori*
P.S. Qui sotto vi lascio i link delle canzoni presenti nel capitolo, entrambe della band inglese You Me At Six (adoro) e le rispettive traduzione se v’interessassero.
Rescue me: https://www.youtube.com/watch?v=Kfxs2L0a778
Traduzione di ‘Rescue me’: http://testitradotti.wikitesti.com/2011/04/09/rescue-me-testo-traduzione-e-video-del-singolo-degli-you-me-at-six/
Always Attract: https://www.youtube.com/watch?v=95KuzIMwxZY
Traduzioen ‘Always Attract’: http://testitradotti.wikitesti.com/2012/12/29/always-attract-testro-traduzione-e-video-dei-you-me-at-six/
 
  
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