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Autore: Soly_D    24/01/2015    5 recensioni
Urlò, urlò con tutta se stessa.
Annaspò alla disperata ricerca di un appiglio, ma non c’era più nulla a cui aggrapparsi. Intorno a lei solo scosse elettriche e fiotti di luce.
Era davvero quella la sua fine? Si sarebbe sfracellata al suolo senza nemmeno rendersene conto?
Chiuse gli occhi, abbandonandosi all’imminente caduta contro la quale non poteva far nulla, e le venne in mente il viso luminoso di Naruto.
Non Sasuke, Naruto. Perché in un momento del genere pensava proprio a lui?
Forse perché in tutti quegli anni era sempre arrivato al momento giusto per salvarla.
Ma ora era diverso, Naruto si era accorto di Hinata, e forse questa volta non l’avrebbe raggiunta. Non di nuovo.
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[Rivisitazione della scena NaruSaku in The Last dal punto di vista di Sakura]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Naruto/Sakura
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Allooora, partiamo dal presupposto che io sono taaaanto felice per aver scoperto che in The last, il film NaruHina per eccellenza, c'è una scena NaruSaku (il collegamento vi porterà direttamente al video) che riassume questa coppia in maniera meravigliosa: Naruto, Sakura e gli altri sono nel bel mezzo di una battaglia volando sugli uccelli disegnati da Sai e c'è una sorta di Trasformer che spara proiettili di luce; l'uccello di Sakura esplode, Sakura cade ma Naruto la salva all'ultimo momento. Ho voluto ricostruire la vicenda dal punto di vista di Sakura per gioire con voi di questi pochi momenti NaruSaku che saltano fuori dal nulla, restituendoci un po' di speranza ♥ Ci tengo a precisare che ho un po' cambiato la dinamica della scena, anche se il senso rimane lo stesso; le tre cose scritte in grassetto sono quelle che ho ripreso fedelmente dal film. Detto questo spero che la fanfiction vi piaccia, grazie a tutti coloro che leggeranno e recensiranno. Buona lettura!




Arigatou, Naruto
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Sakura si aggrappò con forza al dorso dell’immenso uccello di inchiostro sul quale stava volando, deviando all’ultimo momento verso destra ed evitando così di essere colpita da uno di quei proiettili luminosi che da interminabili minuti miravano in tutte le direzioni.
L’aria vibrava di elettricità e, attraverso quella fitta pioggia di luce, Sakura riusciva a vedere poco quanto niente. Senza contare che l’odore di bruciato e il rumore assordante delle bombe le ricordavano in ogni momento la guerra, il rischio di morire, di perdere tutto ciò che aveva di più caro al mondo. Ma in mezzo a tutta quella confusione, in quel caos, Naruto rimaneva il suo punto di riferimento.
Naruto che comandava gli spostamenti dell’intera squadra, Naruto che urlava di fare attenzione, Naruto che non avrebbe mollato fino a quando la missione non fosse stata portata a termine. Sakura non lo aveva mai perso di vista, nemmeno per una volta, o almeno fino a quel momento: cercò con gli occhi la sua zazzera bionda, ma per la prima volta durante quella missione non lo intravide da nessuna parte. Sgranò gli occhi, sentendo l’aria mancare nei polmoni.
Improvvisamente gli scoppi delle bombe divennero solo rumori ovattati in lontananza, i proiettili luminosi si ridussero a bagliori insignificanti che la sorpassavano senza sfiorarla. Ogni cosa intorno a lei sembrò dissolversi nel momento in cui si accorse di aver perso la sua unica certezza: la presenza costante di Naruto al suo fianco.
“Dove sei? Dove sei, Naruto?”
E fu proprio in quel momento di debolezza, di distrazione, che il volatile su cui si reggeva venne colpito in pieno, vibrando violentemente. La potenza dell’esplosione fu tale da spingere Sakura verso l’alto di qualche metro. E mentre l’animale si scioglieva come neve al sole, riducendosi ad un mero getto di inchiostro che si riversò indisturbato nel vuoto, per un attimo la ragazza si sentì sospesa in aria, come mantenuta da mani invisibili. Subito dopo cominciò a precipitare, attratta inevitabilmente verso il basso dalla forza di gravità.
Urlò, urlò con tutta se stessa. Annaspò alla disperata ricerca di un appiglio, ma non c’era più nulla a cui aggrapparsi. Intorno a lei solo scosse elettriche e fiotti di luce. Era davvero quella la sua fine? Si sarebbe sfracellata al suolo senza nemmeno rendersene conto?
Chiuse gli occhi, abbandonandosi all’imminente caduta contro la quale non poteva far nulla, e le venne in mente il viso luminoso di Naruto.
Non Sasuke, Naruto. Perché in un momento del genere pensava proprio a lui?
Forse perché in tutti quegli anni era sempre arrivato al momento giusto per salvarla.
Ma ora era diverso, Naruto si era accorto di Hinata, e forse questa volta non l’avrebbe raggiunta. Non di nuovo.
«Sakura-chan!».
O forse sì.
Il suo nome pronunciato da quella voce le restituì l’aria nei polmoni. Si era sbagliata, alla fine era arrivato. Era lì, Naruto era lì per lei.
Era sbucato da chissà dove ed ora sfrecciava attraverso il vuoto nella sua direzione, i grandi occhi azzurri che la fissavano allarmati e una mano tesa verso di lei nel disperato tentativo di afferrarla.
La stava salvando, di nuovo. E lei si stava dimostrando un peso, ancora.
Lasciò che il vento le asciugasse la minuscola lacrima impigliata tra le ciglia e allungò il braccio fino ad afferrare la mano di Naruto, che strinse la sua con forza, forse troppa, quasi stritolandogliela. Si aggrapparono l’uno al braccio dell’altro e volteggiarono nell’aria un paio di volte, faccia a faccia, occhi negli occhi. Sakura si rilassò, ora che la presa di Naruto intorno al suo polso era più leggera, ora che il suo sguardo, prima divorato dalla paura, brillava di sollievo.
Ironico, pensò a quanto tutto quello fosse ironico. Si era accorta della presenza di Naruto solo nella situazione più critica, ma se lui l’aveva vista cadere, se lui l’aveva afferrata appena in tempo, significava che in fondo era sempre rimasto al suo fianco, solo che lei non era riuscita a vederlo. Allo stesso modo, in tutti quegli anni, non si era mai soffermata davvero sull’onnipresenza di Naruto, accorgendosi di lui solo al momento del bisogno e sfruttando la sua determinazione, i suoi sentimenti per lei, a proprio vantaggio [il peso di quella promessa era gravato per troppo tempo sulle spalle di Naruto, quasi schiacciandolo].
Ma mentre atterravano su un altro uccello di inchiostro, Sakura si ripromise che non avrebbe mai più perso di vista Naruto.
Che sarebbe stata il suo punto di riferimento, se lui avesse voluto.
Che l’avrebbe salvato, protetto, sostenuto come lui aveva fatto con lei. Anche da lontano, anche con Hinata nel mezzo.
Quando infine sentì le gambe adagiarsi sul dorso dell’animale e la sua mano staccarsi lentamente da quella confortante di Naruto, notò che lui le stava sorridendo. Ricambiò il sorriso con lo stesso calore e pensò che avrebbe voluto dirgli tante, troppe cose. Parole nuove, confuse, che venivano dal cuore, ma quello non era né il momento, né il posto giusto, e forse non lo sarebbe mai stato. Forse Sakura aveva già perso la sua occasione, ma in quel momento non le importava. Naruto era lì con lei, bastava quello, e tutto ciò che riuscì a fare fu guardarlo intensamente negli occhi e pronunciare quelle due parole dette e ridette nel corso degli anni che forse erano riduttive, ma che alla fine riassumevano tutto ciò che quel baka significava davvero per lei.
«Arigatou, Naruto».




  
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