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Autore: HellWill    25/01/2015    1 recensioni
(Ho visto questa challenge (goo.gl/XBoRTK) e non potevo non farla.)
"Camminò instancabilmente, l’animo che gli bruciava di dolore e rabbia, e la mente, lucida e vuota, che assisteva a quel viaggio senza proferire alcun pensiero. E quando arrivò al luogo in cui era iniziato tutto, il campo d’addestramento in cui per errore lei aveva ucciso un ragazzo, prese una spada senza nome né cavaliere ed uccise tutti, uno dopo l’altro, silenziosa come la morte, incurante degli sguardi terrorizzati o delle urla; e per chi scappava la morte sopraggiungeva dopo, quando Will li raggiungeva e poneva fine alla loro fuga."
Genere: Angst, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
- Questa storia fa parte della serie '365 DAYS WRITING CHALLENGE'
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23 gennaio 2015
Insanity

Era sul letto da ore, forse da giorni, forse da settimane.
Il tempo era dilatato, ogni secondo distillato nella sua forma più pura, ogni ticchettio una stilettata al cuore, ogni attimo puro inferno.
Sentiva tutto, e nulla: sentiva le sue mani sul viso e fra i capelli, sentiva le sue labbra sui seni, sentiva il suo sorriso fendere l’aria e ferirle il cuore, sentiva i suoi capelli ricci fra le dita delle mani, sentiva le palme dei piedi correre sull’erba insieme a lui, sentiva il proprio naso affondare nel suo collo, sentiva il suo odore solleticarle le narici e sentiva Rafael tutto intorno a sé, per sempre, continuamente, ogni secondo più forte, ogni secondo più presente.
Sentiva tutto, e nulla.
Il vuoto era la realtà, straziante, e il tutto erano i suoi ricordi.
I suoi ricordi erano tutto, e la realtà era il vuoto.
Poi, come tutto era iniziato, finì.
Non seppe come, non seppe quando, non seppe perché: semplicemente aprì gli occhi e ricominciò a respirare, batté le palpebre, e sentì il terreno sotto la guancia, le foglie sulle mani, la polvere che la ricopriva e i rampicanti che le si erano arricciati gentilmente intorno ad un polpaccio, solleticandole la pelle con le morbide estremità.
Restò immobile ancora per un po’, senza capire.
Perché si era svegliata? Perché si trovava lì? Sentì il dolore ottenebrarle la mente, spazzando via i suoi pensieri ad ondate, ma si sentiva improvvisamente lucida, come se sul mondo fosse calata una patina che colorava tutto e faceva risplendere la natura di colori: si sentiva un rudere, una cosa vecchia e sporca ed in rovina, ma al tempo stesso la rabbia ed il dolore la animavano dall’interno, come se fossero dell’ottimo carburante. Si sollevò a fatica, scostandosi di dosso gentilmente le piante che, non consce della sua presenza, avevano reso il Tempio di Rafael un luogo fiorente; e lui era lì, steso sull’altare, così come l’aveva lasciato: un raggio di sole lo carezzava dolcemente, illuminandogli i capelli biondi, e il suo viso era sereno come se dormisse.
Will non lo guardò nemmeno, uscendo a passi decisi come se avesse una guerra da combattere; e da lì, la strada fu semplice fino al Palazzo… ma non si fermò lì: continuò oltre la Seremauwn, la Città degli Alberi, e continuò anche quando la foresta finì, miglia e miglia e miglia più a nord. Camminò instancabilmente, l’animo che gli bruciava di dolore e rabbia, e la mente, lucida e vuota, che assisteva a quel viaggio senza proferire alcun pensiero. E quando arrivò al luogo in cui era iniziato tutto, il campo d’addestramento in cui per errore lei aveva ucciso un ragazzo, prese una spada senza nome né cavaliere ed uccise tutti, uno dopo l’altro, silenziosa come la morte, incurante degli sguardi terrorizzati o delle urla; e per chi scappava la morte sopraggiungeva dopo, quando Will li raggiungeva e poneva fine alla loro fuga.
E dopo aver sgozzato e ammazzato e tutti meno che una ragazza, LA ragazza che aveva ucciso Rafael, Will buttò via la spada: i lunghi capelli neri, una volta morbidi e lisci, le si erano appiccicati per l’enorme quantità di sangue in cui erano stati strusciati; la pelle bianca era macchiata in ogni punto dal liquido rosso e da pezzi di materia non identificata; la toga verde che indossava nel Tempio era pregna di sangue e gocciolava a terra, creando una piccola pozza i suoi i suoi piedi affondavano; e i suoi occhi verdi splendevano in modo terribile, illuminati da una luce folle e determinata che nulla aveva a che fare con la pacifica Sayn che era sempre stata.
«Hai ucciso Rafael. Lo hai ucciso. E uccidendolo hai ucciso anche me» sussurrò, chinandosi sulla ragazza terrorizzata. «Sei una patetica umana, non potresti capire nemmeno se ti sforzassi. Mi dicesti che ero una delusione, mi dicesti che Rafael faceva male a stare con una come me… oh, sciocco e patetico essere umano, mero mortale, Rafael era il mio compagno da più di secoli, più di millenni, più di qualunque era tu possa sognare, prima ancora che il tempo fosse inventato! E me lo hai portato via, con l’Arules me l’hai strappato e la mia anima lacerata dovrà convivere senza un pezzo per tutta la mia restante eternità. Ma tu non avrai questo lusso, non è forse vero? Tu un giorno morrai, proprio come quel tuo patetico compagno. Tu andrai avanti, insensibile al dolore; ricorderai, e ti farai un’altra vita, conoscerai un altro uomo, lo amerai più del patetico mortale che ho ucciso per errore, e ci farai dei figli; e quando morirai non ricorderai nemmeno più l’umano che uccisi quando avevi sedici anni. Sciocca mortale! Nessuno avrebbe mai dovuto sfidare una Sayn. Nessuno avrebbe mai dovuto sfidare me» sibilò con voce roca Will, stringendo gli occhi, e la ragazza piagnucolò, pregandola di lasciarla andare, pregandola di non farle del male, e Will sorrise benevola, in modo così dolce che il sorriso strideva totalmente con lo sguardo crudele dei suoi occhi.
«E sia. Ti lascerò andare. Ma prima che tu vada, ti farò un dono» sorrise, ed ora anche il sorriso era crudele; negli occhi verdi balenò un lampo. «Che tu possa sentire la tua anima tranciata a metà, qualunque cosa tu faccia o senta, e che questa sensazione non svanisca mai con il tempo; che tu possa percepire ogni singola estremità della tua anima strappata agitarsi nelle pieghe del vento, per tutta l’eternità; che tu possa vivere per sempre, con la consapevolezza che questa sensazione non ti abbandonerà mai; che tu possa divenire immortale, senza che il metallo ti ferisca o il veleno ti uccida, che tu possa essere invulnerabile all’acqua, al fuoco, all’altezza, al fulmine e al freddo; che tu possa divenire un relitto umano, che la vecchiaia ti prenda e rompa le tue ossa, che tu possa percepire il dolore anche quando la tua carne si sarà disfatta e le tue ossa saranno polvere; che tu non possa mai conoscere la pace cui la tua anima agognerà dopo che questa maledizione sarà conclusa».
La ragazza si piegò in due, lanciando un urlo acuto, e Will chiude gli occhi, alzando le mani al cielo.
«Che così sia, e così resti per sempre» concluse con un grido che squarciò il silenzio, riecheggiando nella palestra colma di morti. La ragazza ai suoi piedi cadde a terra, come stordita dal dolore che aveva iniziato a provare dentro di sé, e Will sorrise, chinandosi con un ginocchio nel sangue per scostarle i capelli castani dal viso.
«Lunga vita agli assassini» sussurrò, con un dolce sorriso sul viso, e si rialzò, avviandosi fuori; ma non si sentiva soddisfatta.. per nulla. Fuori dall’Accademia si era radunato un esercito, un plotone di esseri umani pronti a morire pur di abbatterla; ma lei non era mortale. L’Arules poteva ucciderla, ma le importava davvero qualcosa a quel punto? La risposta era negativa. Avrebbe ucciso tutti, tutti i patetici esseri umani che l’avevano sfidata e che avevano strappato la terra a tutte le creature che la abitavano prima di loro; li avrebbe massacrati, lei sola, fino all’ultimo, perché gli esseri umani erano immondi e indegni di qualsiasi pietà. E Siobhan sarebbe rimasta sola, quella patetica ragazzina sarebbe rimasta da sola in un mondo di creature sconosciute, sarebbe rimasta l’unico essere umano e sarebbe invecchiata lentamente sotto i secoli e i millenni, schiacciata dal peso degli anni, e Will avrebbe visto gli esseri umani bruciare nel fuoco della sua rabbia.
   
 
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