Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: metaldolphin    26/01/2015    6 recensioni
Definire lo spazio cosmico è difficile: non c'è un concetto più vasto e sconfinato che la mente umana possa comprendere...
Per questo è l'unico posto che Harlock può abitare: non ha le barriere, i confini o le limitazioni che l'umanità da sempre si impone.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Yuki
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tra serio e faceto in CG'
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Lo spazio.
Definirlo era difficile: non aveva confini.
Allora, dove cominciava?

Già nel ventesimo secolo sulla Terra si dava un'altezza verticale di 100 km, per poter dire di essere nello spazio, ma era una convenzione più che altro, perché l'atmosfera terrestre non terminava certo all'improvviso... Sfumava lentamente, con una gradualità difficile da definire negli strati più esterni.
Quindi tutto poteva essere spazio...

Forse era questo il motivo che aveva spinto Tochiro a creare quella classe di astronavi così versatili.
L'ultima rimasta, l'Arcadia, era capace di muoversi attraverso le acque di mari lontani, delle atmosfere planetarie e negli spazi interstellari; per lei i confini che gli uomini erano soliti piazzare un po' ovunque, non esistevano.
Perché questo facevano le persone: creavano barriere e confini, erigendole un po' ovunque: tra gli stati, tra le diverse razze e tra essi stessi, inventandosi persino classi sociali che provassero a rendere i propri simili di serie A e di serie B.

E questo ad Harlock non piaceva.

Come Capitano dell'Arcadia, non prendeva in considerazione altre bandiere che la sua e la libertà era un concetto che stava alla base delle vite di coloro che lo seguivano. Non per questo era esentato dal creare una linea di comando, sull'astronave: nella criticità di certe situazioni, cosa che accadeva non certo di rado, l'organizzazione era indispensabile... Bisognava prendere decisioni e metterle in atto repentinamente e con una dose non indifferente di responsabilità.

Ma alla fine della giornata artificiale, dettata dagli orologi anziché dal sorgere e tramontare di una stella, uno stanco Harlock si spogliava dei doveri che la sua carica gli conferiva e nella penombra del suo alloggio toglieva il pesante mantello, si liberava dei pesanti cinturoni e si rilassava.

Ed era da tempo che non lo faceva in compagnia di Meeme e della sua musica...
Da quando si erano scontrati per la seconda volta con la Gaia Sanction scatenando la dark matter.
Da quando aveva deciso di proteggere la Terra in rinascita.
Da quando aveva deciso di condividere parte di quel grosso peso col giovane Yama.
Da quando aveva deciso di capire quali fossero i sentimenti che provava verso Yuki ed avevano deciso di iniziare una relazione sentimentale.

Come di consueto, lei lo raggiunse pochi minuti dopo e si assicurò che l'apposito codice chiudesse la porta.
Le sorrise, come solo con lei faceva e Yuki si premurò di slacciare le pesanti parti rigide della sua uniforme.
Lui approntò due calici di vino e gliene porse uno. Lo bevvero insieme, guardando il buio dello spazio senza confini, come se fossero davvero soli in quell'immensità

Quella sera apparve ai loro occhi anche la luna martoriata dal primo raggio distruttore che era stato lanciato dal Jovian Blaster per distruggerli. Non era il solo che sapeva distruggere le cose, si ritrovò a pensare ancora una volta il Capitano, malinconicamente.
-Per fortuna c'è ancora... è rovinata, ma almeno è rimasta lì.- disse ad un tratto Yuki.
Harlock abbassò lo sguardo a fissarla.
Cosa voleva dire?
Certo, non era la prima volta che la vedevano da quando era accaduta tutta quella vicenda, ma quella sera lei aveva fatto quell'osservazione e lui non ne capiva perché.
Leggendogli nel profondo, Yuki si voltò a guardare il satellite devastato e spiegò: -Vedi, ho letto che quando gli uomini abitavano sulla Terra, soltanto sulla Terra intendo, guardavano la luna, misteriosa e mutevole nel cielo, che rischiarava le notti. Divenne così un simbolo per i poeti e per coloro che si amavano. Per questo sono contenta che ci sia ancora, anche se malmessa: quando la gente tornerà ad abitare sul suo pianeta natale, avrà ancora chi illuminerà le notti e qualcosa che ispiri amore e poesie....
Harlock sapeva bene che Yuki era a conoscenza del fatto che la luna era importante per la vita sulla terra per ben altri motivi, tutti molto più pratici.
Ma in quel momento la vide strana, come se fosse stata un' iniziata ad arcani segreti ancestrali di matriarcati perduti negli abissi del tempo.
Come se avesse capito dove lo stavano portando i suoi pensieri, Yuki gli sorrise, dolce e felina allo stesso tempo, uguale a quello di chi sa bene cosa vuole e sa come ottenerlo.
Per questo si chinò a baciarla, con lenta passione, poggiando le le mani sui fianchi e via via stringendola più a sé.
Sapeva quale desiderio celassero quegli occhioni così azzurri, perché era anche il suo.

In quella cabina la loro libertà era l'essere come i milioni di altri amanti sparsi nella Galassia: un uomo ed una donna uniti da un esclusivo legame d'amore.
E le stelle sembrarono danzare, mentre la sollevava per tornare al loro letto, poi Yuki poté sentire il suo peso, perché non era solito alleviarlo sulle braccia forti: voleva che lo sentisse, su tutta la pelle e sui muscoli, così da lasciare impresso il suo ricordo a tutte le cellule che la formavano, indelebile fino alla volta successiva.

E lo spazio che non aveva confini era tutto intorno a loro e dentro di loro, grido di libertà che non aveva voce, nel silenzio che segnava la distanza tra le stelle.
   
 
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